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Categoria: | Latino |
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Data: | 09.02.2001 |
Numero di pagine: | 1 |
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Testo
Aristide, figlio di Lismaco, Ateniese, fu quasi contemporaneo di Temistocle. Pertanto con egli contese il predominio della vita politica: e infatti si invidiavano tra loro. In questo poi è considerata quanto l’eloquenza precede l’innocenza. Sebbene infatti tanto Aristide eccelleva nell’astinenza, da essere chiamato col soprannome Giusto , tuttavia, accusato da Temistocle, con il sistema dell’ostracismo fu condannato a dieci anni di esilio. Apprendendo che non poteva essere repressa la moltitudine concitata e cedendo egli avesse scorto un certo che scriveva, affinché dalla patria Aristide fosse cacciato, chiese a questo, perché questo lo faceva o che Aristide avrebbe commissionato, perkè era stimato degno di tanta pena. A questo quello rispose che non ignorava Aristide, ma a lui non piaceva, che elaborasse tanta cupidigia, da essere chiamato giusto.
Questo non portò a termine la fine dei dieci anni. Infatti dopo che Serse scese in Grecia, quasi al sesto anno dopo che era stato espulso, per decreto popolare fu restituito alla patria.
da Nepote