4 Versioni di latino

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Testo

Alcuni esempi della forza d’animo degli Spartani

Uno Spartano, il cui nome neppure fu tramandato, che (fu)fosse condotto alla morte, (perché)condannato dagli efori, il (suo) volto era lieto e giocondo.
Questo dicendo al nemico: “ Disprezzi le leggi di Licurgo?”, egli rispose: “Io nutro la massima riconoscenza al giusto(a colui che è giusto), poiché mi meriterei questa pena, ma come potrei pagare senza far debiti”.
Tagliarono la testa del Spartano alle Termopili.
Perché questa cosa disse il comandante Leonida? “Preservate l’animo forte, O Spartani; oggi forse pranzeremo presso gli inferi”.
Questa gente fu forte, finché vigevano le leggi di Licurgo.
Quando in un famoso colloquio che avrebbe predetto il nemico Persiano: “Per il gran numero dei dardi e frecce non vedrete il sole”, un soldato Spartano(disse): “Dunque nell’ombra – disse – combatteremo.
Commemoro gli uomini; dunque di quale sorte Spartana?che avesse ascoltato quando avesse mandato il figlio in combattimento e lui fosse stato ucciso, “Quindi – disse – produrremmo, affinché fosse, che davanti alla morte della patria non esiteremo a soccombere”.

Il poeta Tirteo

I Messeni, benché per molti anni avevano tollerato nelle servitù le forti bastonate e le orrende catene nel resto dei prigionieri, prepararono la guerra contro gli Spartani.
Anche gli Spartani accorsero alle armi e per il volere degli dei dichiarano comandante di guerra dagli Ateniesi.
Gli Ateniesi, affinché disprezzassero gli Spartani, gli mandarono il poeta Tirteo da un piede zoppo, che, affidati tre combattimenti, condusse gli Spartani alla disperazione: infatti, i comandanti Spartani liberarono i servi da un esercito supplementare e promisero a loro la morte della moglie resi vedovi della moglie in matrimonio, affinché non perdessero un grande numero di persone, ma anche riuscissero ad avere il merito.
Quindi, non causassero maggiori perdite di cittadini, gli eserciti furono ricondotti a casa.
Allora Tirteo si elevò in un discorso e recitò poesie, nei quali aveva composto incitamenti al valore, (parole di) conforto per le sconfitte, consigli per la guerra.
Così, data ai soldati la forza, condusse l’esercito alla vittoria degli Spartani.

Pisistrato conquista Megara

Gli Ateniesi, poiché furono sottomessi già a lungo a Megara – infatti c’erano vecchie ostilità tra Ateniesi e Megaresi – dichiararono guerra ai nemici, e Pisistrato, nobile uomo, lo nominarono comandante.
I Dorici (i Megaresi), memori della recente sconfitta, non conservarono pubblicamente la battaglia, ma tengono un agguato ai nemici.
Infatti le matrone Ateniesi soffocate nella notte dei misteri eleusini salgono nelle navi.
Facilmente dall’effetto(dall’esecuzione) del consiglio furono perdute, quando Pisistrato arrivò all’improvviso con le truppe arruolate.
Poiché il comandante, informato della cosa dal re, aveva collocato la giovinezza nell’inganno e mentre il solito clamore e strepito delle matrone celebrano anche nell’accesso sacro dei nemici, dà un segnale, espugnò la flotta e distrusse e vinse i Megaresi presi alla sprovvista.
Dopo che impose nelle navi i soldati con le mogli e i figli contese Megara.
Affinché conoscano l’aspetto degli abitanti delle navi e la richiesta del bottino, procedono verso il porto esultando dalla gioia così i cittadini incauti e impreparati non riconoscono gli Ateniesi che occupano la città senza difensori.
Così i Dorici fecero per colpa loro una grande occasione di vittoria dei nemici.

Un pastore salva Romolo e Remo

Il re Amulio, dopo che abbia scoperto che la sacerdotessa Rea Silvia abbia partorito dei gemelli, ordinò subito che questi fossero trasportati e gettati nell’acqua corrente.
Allora quelli, ai quali era stato ordinato questo (tale compito), posti i bambini nel letto del fiume Tevere verso la parte inferiore del monte Palatino, che allora aveva inondato da molta acqua piovana, li gettarono.
Di quella regione il porcaro(pastore) Faustolo, osservato(spiato) gli abbandonati, quando li vide, al ritirarsi della corrente, il letto del fiume(la culla), in cui erano dei bambini, abbia attaccato verso il fico dei bambini e fatta uscire una lupa dal lamento, che era affaticata improvvisamente, che li abbia puliti con un primo leccare(leccato), che poi gli abbia offerto le mammelle, li scese e allevò nutrendoli e di Acca Larenzia fece sua consorte, affinché Ennio e Cesare scriveranno.
Aggiungono che, sotto gli occhi di Faustolo, il picchio che esser volato e si abbia scagliato nella bocca del bambino come cibo: quindi evidentemente la lupa e il picchio li hanno avuti in tutela da Marte in difesa dei Romani.

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