Torquato Tasso

Materie:Appunti
Categoria:Italiano

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Testo

2^ META’ 500
Di questa metà fanno parte Tasso e Guicciardini, che hanno alcuni caratteri in comune con Ariosto e Machiavelli.
Ariosto e Machiavelli hanno in comune la fiducia nell’uomo, mentre Tasso e Guicciardini hanno in comune la sfiducia nell’uomo. Ariosto e Tasso però sono simili perché trattano argomenti epici e di fantasia, mentre Machiavelli e Guicciardini trattano argomenti politici.
VITA DI TORQUATO TASSO
Nacque nel 1544, e non ebbe una vita felice. Da piccolo fu costretto a seguire il padre in esilio e ad abbandonare la madre. Poi passò al servizio della famiglia dei Rodere e, infine, sotto il servizio della corte degli Estensi, come Ariosto. La differenza tra i due personaggi sta nel fatto che Ariosto, per quanto scontento di essere in quella corte, affrontava la situazione con il sorriso; Tasso invece non aveva fiducia nella realtà ne in se stesso (mancanza di autostima) e aveva sempre bisogno di continue conferme dall’esterno. Gli Estensi gli erano affezionati, ma spesso il suo bisogno continuo di attenzione era insopportabile.
Tasso era insicuro anche dal punto di vista letterario: aveva paura di non scrivere correttamente e di andare, con i suoi scritti, contro le idee della Chiesa, perciò chiedeva sempre conferme religiose e letterarie a scrittori e teologi e, nonostante le risposte, restava insicuro. Anche Ariosto faceva leggere le sue opere non per insicurezza, ma bensì perché sapeva che erano belle. A Tasso invece bastava una critica per entrare in crisi, e anche se le sue opere erano considerate buone, non ci credeva.
Un giorno Tasso, in una delle sue crisi, andò via. Al ritorno si aspettava una buona accoglienza, ma era il giorno del matrimonio della figlia del duca (o del duca?), e nessuno gli mostrò attenzione, per cui Tasso cadde di nuovo in crisi. Stanco delle continue insicurezze del Tasso, e per paura dell’inquisizione, che controllava l’intera corte, per le idee protestanti della moglie del duca,Astolfo decise di chiudere Tasso in un ospedale.
Ma che differenza c’è tra pazzia e normalità? Il passaggio tra i due stati è graduale. Tasso non aveva autostima, ma ciò non significa che fosse pazzo, e proprio per questo la differenza tra i due stati è impercettibile: perché la pazzia è un po’ l’esagerazione dell’insicurezza, e l’essere normale equivale, spesso, all’avere uno stile standard (come funziona per la moda).
CONCEZIONE DELLA VITA
Tasso è del tutto pessimista nei confronti della realtà e di se stesso. Per lui il problema tra virus e fortuna è completamente a favore della fortuna, dalla quale dipende tutto, e in una poesia ammette di essere solamente “un giocattolo nelle mani della fortuna”.
STILE
L’Orlando Furioso e la Gerusalemme Liberata sono entrambi dei poemi, ma hanno uno stile diverso. L’Orlando F. è scritto con uno stile chiaro, cristallino, semplice, in conformità con la semplicità e l’equilibrio di Ariosto. Tasso invece ha uno stile più intrigato, pieno di metafore e di giochi di parole.
AMINTA
Si tratta di un dramma pastorale, diviso in cinque atti, e scritto in versi endecasillabi e settenari alternati. Il termine dramma ha, in senso metaforico, il significato di ‘tragedia’, ma dal greco questa parola significa ‘opera teatrale’, che comprende sia la commedia (finale positivo) che la tragedia (finale negativo). Poiché le tragedie erano le più diffuse, oggi si pensa ai drammi, come ad opere con finale negativi.
L’Aminta è però una commedia che vede come protagonisti dei pastori. Scopo di questa opera era di essere recitata, rappresentata, a corte.
Tasso viveva a corte con un rapporto di odio-amore, poiché gli piaceva, ma si sentiva insoddisfatto, in quanto affascinato dal mondo pastorale: nella corte c’erano solo persone sofisticate e il pastore simboleggiava per lui la semplicità, un’antitesi o un’evasione alla pesante vita nobile. Ma sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto avere un vita di questo genere, perché lui stesso non era un uomo semplice, era colto, e doveva stare nella corte. Silvia, la ninfa, la ritroviamo anche nella poesia di Leopardi ‘A Silvia’ , in omaggio a Tasso. (simile a Romeo & Giulietta)
TRAMA
Il pastore Aminta è innamorato della ninfa Silvia che, vergogna, lo allontana. Confidenti della coppia sono Tirsi, che spinge Aminta a vincere la timidezza, e Dafne, che cerca di convincere Silvia a cedere all’amore del pastore. La situazione precipita quando Silvia, intenta a bagnarsi in un ruscello, viene aggredita da un Satiro che la vuole violentare; Aminta, giunto al ruscello per un piano progettato da Tirsi e Dafne, che vogliono unire la coppia, mette in fuga il Satiro, ma Silvia invece di essergli grata fugge, imbarazzata di trovarsi nuda di fronte a lui. Più tardi viene trovato un velo di Silvia insanguinato in mezzo a un branco di lupi, per cui si crede che sia stata sbranata. Aminta, disperato per la fuga di Silvia e, successivamente, distrutto per la notizia della sua morte, decide di buttarsi da un precipizio. Silvia fortunatamente è viva e raggiunge Dafne che, sorpresa, le da la triste notizia. Il suicidio del pastore commuove Silvia che passa dalla pietà all’amore. Si scopre infine che Aminta non è morto, perché caduto su dei cespugli, e i due finalmente si uniscono.

Canzone al Metauro (O del grand’Appennino)
In questa canzone, che fa parte delle Rime, Tasso narra la sua sfortunata vita, come una biografia.
Incompleta, l’opera esprime il profondo dolore del poeta, che rivive la sua triste giovinezza fino alla morte del padre: un vita nelle mani di un destino crudele, che lo portò a ripetute crisi e ad un’angoscia, espressa soprattutto nell’ultima parte di questa opera , che Tasso, però, non riuscì a continuare.
La Canzone al Metauro è dedicata al fiume Metauro, perché attraversa il territorio della famiglia Rovere (simbolo famiglia= quercia), signori di Urbino, che Tasso stimava e voleva ringraziarli. Il fiume, inoltre, è importante perché da esso prende nome una delle battaglie decisive della seconda guerra punica: sulle sue rive i Romani uccisero Asdrubale, che si recava in soccorso del fratello Annibale.
GERUSALEMME LIBERATA
A differenza dell’Orlando Furioso, Tasso ha un protagonista principale, ed è Goffredo di Buglione, oltre, naturalmente, alla vicenda della prima crociata, che non fa da sfondo al poema, come avviene invece per la guerra tra cristiani e saraceni, nell’opera di Ariosto.
La crociata è una guerra religiosa, che ha come scopo il liberare i luoghi santi; la guerra invece tratta nell’Orlando Furioso ha come scopo la vendetta, (il figlio di Troiano, ucciso da Orlando, invade la Francia sotto Carlo Magno per vendicare il proprio padre), Ariosto quasi dimentica, infatti, il valore religioso.
Intrecciate alle lotte della prima crociata sono, in questa opera, le vicende amorose, che Tasso ritiene molto importanti, ma delle quali si sente in colpa, perché teme di trascurare la religione, senza rendersi conto che queste, comunque, non tolgono nulla all’arte.
A causa di una sua solita crisi, in quanto insicuro se l’opera fosse scritta correttamente, secondo i canoni letterali e religiosi, Tasso decise di riscriverla da capo, chiamandola Gerusalemme Conquistata, un’opera senza valore.
TRAMA
Goffredo di Buglione, protagonista dell’opera, raduna i cavalieri cristiani, in seguito ad una ispirazione divina, li rinnova dell’ardore religioso e guerriero e li guida, come comandante, contro Gerusalemme.
Cielo e Inferno partecipano alla vicenda, soprattutto i demoni che seminano litigi e suggestioni erotiche tra i Crociati, per allontanarli dal nobile fine religioso.
Decisivo è l’intervento di Rinaldo che, riesce a liberarsi da una delle tante tentazioni, e riconduce i Crociati all’assalto della città e alla distruzione dell’esercito egiziano, liberando quindi il Sepolcro di Cristo.

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