tema sull'innominato

Materie:Tema
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Testo

Metti in evidenza come l’Innominato sia un personaggio dinamico e come don Abbondio sia un personaggio statico.
Inizialmente l’Innominato ci viene presentato e descritto dal Manzoni come un eroe; un eroe negativo capace di compiere atti contro la morale etica e religiosa e con un passato che ha reso la sua reputazione molto negativa. Questo personaggio era obbligatoriamente rispettato per il suo grande potere e molto temuto per la sua fama perversa anche di assassino; incuteva molta paura sia alle persone qualsiasi sia alle autorità che non si erano mai permesse di prendere dei provvedimenti. L’innominato viene spinto da Don Rodrigo a rapire la povera Lucia; questo è il suo ultimo atto da eroe negativo. Infatti le parole di Lucia fanno riflettere molto l’Innominato. Lui, il più grande e forte, che prova pietà per una donna. L’apice delle sue riflessioni arriva durante la fatidica “notte dell’Innominato” durante la quale non chiude occhio e pensa continuamente alle parole pronunciate da Lucia. Ricordo ed immagino che l’Innominato fosse un uomo quasi anziano ma ancora nel pieno delle proprie forze. Ormai si rendeva conto che avrebbe dovuto, tra non molto, affrontare il giudizio Divino; la morte non si sarebbe certo dimenticata di lui e non avrebbe certo avuto timore reverenziale nel bussare alla sua porta prima o poi. Quella famosa sera Lucia gli disse che per un’azione caritatevole Dio ne perdona molte altre malvagie! L’Innominato pensò quindi che facendo un gesto caritatevole sarebbe certamente stato aiutarlo al momento giusto. Forse inizialmente non pensava ad una conversione vera e propria. Forse inizialmente faceva solo un calcolo d’interesse. La conferma che qualcosa stava avvenendo proprio nel profondo del suo cuore l’ebbe soltanto quando fece visita al Cardinale Borromeo. Apprezzò il discorso del Cardinale che, con le sue toccanti riflessioni, riuscì a far convertire l’Innominato ed a trasformarlo in una persona diametralmente opposta a quella precedente. L’Innominato comprese e decise che poteva usare il proprio potere per fare del bene e poteva utilizzare le proprie ricchezze per aiutare i più poveri. Questo cambiamento rivela quanto l’Innominato sia un personaggio dinamico. Cambia pelle nel corso del romanzo, passa da una sponda all’altra traghettando il fardello ingombrante della propria anima appesantita ed abbruttita dalle innumerevoli malefatte. La linea che divide il bene dal male a volte è sottile ma nel caso dell’Innominato la sua distanza dal bene era proprio abissale. Che cambiamento, che rivoluzione.
Che differenza con Don Abbondio!
Anche lui ebbe la fortuna di potersi rimettere in discussione. Anche lui avrebbe potuto migliorarsi, non redimersi, non ce n’era bisogno, ma avvicinarsi alla santità d’animo. Anche Lui ebbe l’opportunità di avere un colloquio con il cardinale Borromeo ma questo viene recepito come una ramanzina un immeritato ed incomprensibile rimprovero. L’egoismo domina i sentimenti del prete. Il pensiero dominante è “salvare se stesso” rinnegando in questo modo, seppur inconsapevolmente, il principio fondamentale della fede! Dedicarsi anima e corpo per la redenzione e la salvezza dei propri simili. Il cardinale lo rimprovera perché non ha compiuto il suo dovere di sacerdote maritando Renzo e Lucia per paura che ciò gli avrebbe forse fatto perdere la vita. Don Abbondio non trova stimoli nel discorso del Cardinale non si considera assolutamente adatto ad affrontare un simile atto d’eroismo. Non ha la forza di rimettersi in gioco, di mettere in discussione la propria esistenza di fare un’autocritica. Si considera arrivato; in paese riveste una posizione, è rispettato, è coccolato ed accudito da Perpetua. La sua esistenza giornaliera è scandita da una serie di comportamenti che sono consoni al suo modo di essere prete. In fin dei conti è proprio soddisfatto della sua esistenza e qualsiasi turbamento, qualsiasi imprevisto alla stessa lo disturba e ne rifugge. Non parliamo poi della possibilità che qualche “Bravo” minacci addirittura la sua incolumità!
Qualsiasi cambiamento implica il rischio che si peggiori la propria situazione. In fin dei conti il proverbio insegna: “chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quello che lascia ma non sa quello che trova”. Per cambiare ci vuole coraggio e Don Abbondio proprio non ne ha; non ne ha mai avuto! Trovo difficile descrivere un animo statico. Riesco solo ad immaginarlo grasso, in modo figurato naturalmente, al contrario di uno dinamico. Non riesco nemmeno ad immaginare se un animo statico possa invidiare uno dinamico e viceversa. Credo solo che un romanzo, anche i Promessi Sposi, sarebbe certamente molto meno avvincente di quel che è se i personaggi fossero tutti come Don Abbondio.

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