Segnali religiosi nei luoghi pubblici del ventunesimo secolo

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SEGNALI RELIGIOSI NEI LUOGHI PUBBLICI DEL VENTUNESIMO SECOLO
L’Italia è uno stato laico, almeno a quanto si ricava dalla lettura della sua costituzione ma dalla situazione pubblica odierna non si direbbe così per le polemiche negli ultimi mesi sull’esposizione del crocefisso in alcuni luoghi pubblici. Come stato laico l’Italia non dovrebbe esporlo ma io non la penso così. Il crocifisso è un simbolo della nostra storia, qualcosa di radicato dentro di noi; magari non in tutti, ma in buona parte della popolazione. Stiamo cancellando dei caratteri tipici della nostra società. Il crocifisso dovrebbe continuare ad essere nei luoghi pubblici perché innanzi tutto fa parte di tradizioni che accomunano il popolo italiano e non parlo di religione comune, ma elementi che fanno parte della vita di tutti i giorni come la domenica giorno di festa e di riposo settimanale, i calendari con i nomi dei santi, i nomi dei paesi, delle vie; che si voglia o no la religione cattolica è presente nella vita di ogni cittadino italiano. La croce non deve essere esclusivamente collegata al simbolo religioso perché trasmette anche valori di natura morale come la figura della famiglia come legame sacro, il comportamento nei rapporti interpersonali; può estendersi anche all’ambito storico e tradizionale. Nella storia, è vero che con un lungo processo si è giunti alla totale separazione tra i potere politico e quello religioso, ma la religione è stata l’unico elemento d’unione del popolo italico diviso da varie autorità territoriali, da lotte interne e soprattutto dalla lingua; questa era la situazione sia prima della proclamazione del Regno d’Italia sia ancor prima nel medioevo. Un altro motivo che mi induce a questa presa di posizione è che nei paesi musulmani non ci si azzarderebbe mai a chiedere di togliere i loro simboli dai luoghi pubblici, perché non prenderebbero mai in considerazione una proposta del genere e si sarebbe subito visti in cattiva luce. Coloro che vengono in Italia, forse hanno scelto il nostro stato per le migliori possibilità di integrazione? Se è per questo, o comunque per ogni altro motivo, dovrebbero avere rispetto per un Paese che li accoglie e, quindi, accettare i simboli di una religione che lo rappresenta. Credo, quindi, che i nostri usi non debbano essere modificati e per di più sostituiti da stranieri di altre religioni che vengono a vivere nella nostra nazione. Alberto Campoleoni afferma: “…non va cercata nella legge o in un regolamento l’unica motivazione per l’eventuale presenza di simboli religiosi negli ambiti pubblici. Ben altre ragioni possono sostenerla: il richiamo a tradizioni condivise, che hanno segnato la storia e la cultura del popolo italiano più di latre, a valori che, pur provenendo da una specifica tradizione religiosa sono entrati a far parte del patrimonio complessivo del nostro popolo. Si tratta, insomma, di un richiamo non tanto alla religiosità, ma al suo radicamento nella nostra storia e alla sua capacità di fecondarla. E la laicità delle istituzioni non è messa in discussione da un crocifisso o da un presepe, di fronte ai quali nessuno chiede di inginocchiarsi o di dire una preghiera. Insomma, non è l’appartenenza religiosa ad essere interpellata”. Concludo affermando che secondo me il fatto che ci sia, non nuoce a nessuno, neanche alle persone non credenti poiché non prestando fede in questo simbolo dovrebbe essere per loro insignificante e quindi la sua presenza è irrilevante.
22) Salvatore Siclari Ciriè, 01/07/2010
Classe IV B L.S.S. “Galileo Galilei”

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