Scheda del libro "Ultime lettere di Jacopo Ortis"

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano
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Data:30.05.2005
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Testo

AUTORE: Ugo Foscolo
TITOLO: Ultime lettere di Jacopo Ortis
EDITORE: Mondadori
CASA EDITRICE: Mondadori
ANNO DI EDIZIONE: ****

CONTESTO
Ugo Foscolo nasce sull’isola di Zante nel 1778, allora possedimento di Venezia, e si trasferisce proprio nella Serenissima da ragazzo(1793). Qui fa conoscenza di letterati come Bettinelli e Cesarotti, apprendendo un consolidamento culturale e la poesia.
Le sue idee giacobine e rivoluzionarie, contrastanti con quelle di stampo Austriaco, lo costringono a ritirarsi nel 1796 sui Colli Euganei, poi a Bologna. In questo periodo compone la sua opera di lancio, la tragedia Tieste, nel 1797.
Il primo avvilimento politico lo ottiene nel 1797, quando, portatosi a Venezia per la possibilità di un governo democratico, le sue speranze vengono stroncate dal trattato di Campoformio, con il quale Napoleone cede Venezia all’Austria. Una svolta alla sua vita gliela offre l’incontro con Parini, che gli introduce nuovi ideali in cui credere. Così in questo periodo si reca a Milano, dove viene anche arruolato come luogotenente della Guardia Nazionale francese. Successivamente si trasferisce a Bologna e Firenze. Qui compone l’opera Ultime lettere di Jacopo Ortis(1802), dal carattere autobiografico.
Nel 1803 viene pubblicata Poesie, la produzione poetica di Foscolo che consta di dodici sonetti e due odi di carattere neoclassico.
In occasione dell'estensione all'Italia nel 1806 dell'editto di Saint Claude, che impone la collocazione dei cimiteri lontano dalle abitazioni e una regolamentazione delle tombe, Foscolo compone il testo Dei Sepolcri.
Nelle opere seguenti a questo periodo compare una trasformazione psicologica dell’artista: egli è infatti misurato, ironico e disincantato, differente dal Foscolo che ha composto “l’Ortis”.
Quando gli austriaci tornano a Milano nel 1814, Foscolo decide di partire in esilio volontario, prima in Svizzera(1815) e poi in Inghilterra(1816).
Qui riprende il poema Le Grazie, che rimane incompiuto in uno stato frammentario. Dopo un oscuro declino, muore in un sobborgo di Londra il 10 settembre 1827, all’età di 49 anni.

TRAMA
Le vicende narrate si svolgono dall’11 ottobre 1797 sino al 25 marzo del 1799.
Gli eventi si svolgono in vari luoghi; all'inizio il protagonista si trova sui colli Euganei, in prossimità di Arquà. Gli altri luoghi che si incontrano nella storia sono: Padova, Bologna, Firenze, Ferrara, Milano, Genova, Della Pietra (paesino ai piedi delle Alpi Marittime), Ventimiglia, Alessandria, Rimini e Venezia.
L’impostazione fittizia del romanzo epistolare data da Foscolo vede Lorenzo Alderani (narratore interno alla vicenda), compagno di Jacopo Ortis e destinatario di molte delle sue lettere, che omaggia l’amico morto suicida commentando e pubblicando appunto le lettere ritrovate, trattanti l’ultimo periodo di vita del loro autore.
La storia parla di Jacopo, uno studente di Venezia, che viene costretto all’esilio per sfuggire alle persecuzioni delle liste di proscrizione emesse dagli austriaci, in seguito al loro avvento al potere. Così il giovane si rifugia in un paesino sui colli Euganei nei pressi di Arquà.
A questo punto si ritrova a vivere con la famiglia T***, di carattere benestante, lontano dalle persecuzioni e dai suoi cari in un misto tra serenità e tristezza. Col passare del tempo Jacopo si innamora perdutamente di Teresa, figlia del signor T***, che però è promessa ad un giovane di nome Odoardo. Una volta venuto a conoscenza che il sentimento di Teresa è contraccambiato, Jacopo si sente lo stesso infelice perché sa che il loro amore non sarà mai possibile.
Così Jacopo, per evitare di far soffrire Teresa e se stesso, decide di fuggire per alcuni anni, intraprendendo un viaggio in diverse città italiane, per accrescere anche culturalmente.
Nonostante la distanza dai colli Euganei, Jacopo soffre ancora molto per l’impossibilità di avere per sé Teresa e quando viene a conoscenza del matrimonio di questa con Odoardo decide di togliersi la vita, ma non subito. Dapprima sceglie di incontrare per l’ultima volta la madre, l’amico Lorenzo, i suoi cari ed infine Teresa e la sua famiglia. Jacopo si suicida a 24 anni con una pugnalata al cuore il 25 marzo proprio sui colli Euganei, sfinito dall’amore irrealizzabile verso la sua amata e dalla situazione precaria italiana sul piano politico a cui egli era interessato.
Gli interventi del narratore, che ricorda gli eventi accaduti al protagonista, sono tutti volti al passato.
Le lettere scritte dal protagonista e riportate dal narratore per esteso hanno principalmente tempo verbale presente e passato.

PERSONAGGI
-Ecco elencati i personaggi principali che prendono parte agli eventi:
Jacopo Ortis, autore delle lettere, è il protagonista, alter ego dell’autore, soprattutto persona delusa dalla società e dagli eventi politici nazionali avversi alle sue idee.
Dalle sue lettere si può capire che egli è un giovane pieno di speranze e di ideali classici e preromantici. Questi sentimenti si intendono dai continui riferimenti che egli fa alla semplicità della natura e dagli accenni di voler riavere quel forte prestigio di cui godeva l’Italia nell’età imperiale romana.
Lorenzo Alderani è l’amico di Jacopo e destinatario di gran parte della sua posta; egli, sconvolto dalla morte dell’amico e debitore delle promesse fatte a questo, decide di omaggiarlo con una raccolta delle sue lettere. Nonostante sia la voce narrante i suoi interventi sono davvero pochi.
Teresa, figlia del signor T*** è l’amata di Jacopo; questo la vede pura come un angelo, a tratti quasi di provenienza divina. Ella è , come il protagonista, vittima delle circostanze e delle strutture sociali e politiche, perché non può decidere chi amare veramente a causa di motivi esterni. Così è costretta a passare il resto della sua vita in modo infelice, determinando anche il dolore e la morte del protagonista.
Il signor T*** è il padre di Teresa; uomo controverso perché comprensibile e caritatevole con Jacopo sino ad un certo punto, dato che vuole il suo bene, ma ne impedisce il matrimonio con sua figlia per motivi egoistici di carattere economico.
Isabellina è la sorella minore di Teresa; il racconto non definisce precisamente la sua età. Quasi per un dispetto del cielo nei confronti di Jacopo è lei tra le due sorelle la più affettuosa con il protagonista.
Odoardo è il promesso sposo di Teresa, che ne diventa appunto il marito; egli è l’uomo che secondo il signor T*** salverà la famiglia grazie alla sua importanza economica. Non vede di buon occhio Jacopo ed i due si rispettano ma sanno di odiarsi a vicenda.
-Personaggi secondari(non importanti al fine della storia):
Lauretta: è un’amica di vecchia data di Jacopo. E’ una persona molto sfortunata a cui muoiono tutti i parenti più vicini all’infuori di sua madre. Jacopo è molto affezionato a Lauretta e la vuole prendere in sposa per attenuare le sue disgrazie. Ma quando il protagonista scopre che malauguratamente è venuta a mancare anche lei si dispera moltissimo; prima di morire, a sua volta, l’Ortis decide di andare a trovare la madre di Lauretta per poter piangere con lei la figlia scomparsa.
Michele è il giovane aiutante di Jacopo; è la fedeltà fatta persona, infatti lo segue in tutte le mete che egli decide di fare. Alla morte del suo padrone rimane sconsolato, pur avendo intuito da tempo che la sua fine sarebbe stata vicina.
La madre di Jacopo è una donna molto sfortunata perché, dopo aver perso il marito, è costretta anche a vedere il proprio figlio allontanarsi in trasferimento da Venezia. Ad aggravare la situazione c’è la continua pena per non sapere le condizioni di suo figlio in modo continuo. Anche lei si rincontra con Jacopo poco prima della sua morte e capisce dal suo comportamento che non lo rivedrà mai più.

USO DELLA LINGUA
Ho riscontrato qualche difficoltà a leggere questo libro perché i periodi utilizzati dallo scrittore sono molto lunghi e complessi, inoltre distolgono l’attenzione da ciò si intende dire realmente. Infine l’aggiunta del lessico del 1800 rallenta la lettura e la interrompe sovente.
Un altro elemento che crea scarsa comprensibilità è la punteggiatura, che l’autore utilizza con canoni diversi da quella attuale. Così risulta difficile isolare una parte di dialogo ad un’altra di narrazione, riflessione o descrizione.
Nelle lettere dell’Ortis compaiono numerosi monologhi di autocritica e riflessione di considerevole significato da molti punti di vista, tra cui quello religioso, quello politico e quello ideologico. Molto particolari sono le riflessioni dell’Ortis perché presentano un grande quantitativo di interrogativi in serie senza alcuna risposta.

PROBLEMATICHE SOLLEVATE
Questo libro pone come problema primario, perché maggiormente trattato, il pesante tema del suicidio, ancora in discussione attualmente sulla sua correttezza o meno. L’opera da questo punto di vista offre una risposta negativa, in quanto il protagonista per sfuggire alla sofferenza decide di morire. Ma la vita non è anche sofferenza e sapere di doverla affrontare ogni giorno?
L’Ortis si arrende alla morte a soli ventiquattro anni e pur avendo una vita ancora davanti. Sarebbe interessante capire i motivi per i quali Foscolo “spinge” il protagonista della storia verso il suicidio, a maggior ragione se il carattere della storia è autobiografico. Allora per quale ragione Foscolo decide di non uccidersi, mentre la sua figura apparente agisce nel senso opposto?
Un altro punto importante che si incontra nella vicenda è il rapporto fortissimo di amicizia tra Lorenzo e Jacopo, che non si voltano mai le spalle, sia nel bene che nel male. I due si sentono vicini pur vedendosi di rado, gli unici contatti sono proprio le lettere che si scrivono l’un l’altro. La cosa che li accomuna realmente è la convinzione negli stessi ideali, quella che li allontana è la condizione differente di vita: uno è fuggito dalle persecuzioni, mentre l’altro vive serenamente in libertà.
Viene inoltre citato il problema politico posto da molti intellettuali dell’800, ovvero come rendere indipendente l’Italia dagli stati stranieri. Tuttavia nell’opera, come del resto in Foscolo, si crede in un modello illusorio alla risoluzione di tale problema, affidandosi alla bontà di Napoleone, che mai arriverà. Eppure solamente sessanta anni dopo la pubblicazione di tale opera l’Italia si dichiara regno indipendente ed unito, a dimostrazione che esistono in ogni occasione dei principi giusti in cui credere.

GIUDIZIO DI GRADIMENTO
La lettura del libro è stata sostanzialmente massiccia, non tanto per il numero di pagine, quanto per la complessità in sé del linguaggio utilizzato da Foscolo.
Tuttavia lo stile dell’autore è inimitabile perché concentra tutte le sue attenzioni su alcuni elementi, scelti non a caso, e ne sviluppa delle riflessioni molto accurate e complete. Ma se da una parte le lettere dell’Ortis sono un concentrato di opinioni e saggezza, dall’altro trascurano molto la parte narrativa, assegnando alla storia vera e propria ed agli aspetti dei personaggi uno spazio minimo e forse insufficiente. Questo perché lo stile scelto, ovvero il romanzo epistolare, non permette di vedere la storia in sé da un punto di vista più ampio ed imparziale.
Un elemento negativo, ma che comunque risulta ancora oggi un materia di discussione, è la tristezza dell’opera che parte dall’accadimento di un suicidio volontario e premeditato di un uomo, seppur fittizio.
Delle parti molto belle, che ho invece riscontrato, sono quelle che partono dalla riscoperta della natura per arrivare a capire chi siamo noi realmente, passando anche per il sacro. Questi pezzi sono molto profondi e riflessivi, che tendono quasi ad essere materia filosofica.

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