Riassunto dell'opera di Verga "I Malavoglia"

Materie:Riassunto
Categoria:Italiano

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Data:27.04.2005
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Testo

I Malavoglia

Questo romanzo di Verga narra le vicende di un’antica famiglia di pescatori siciliani, I Malavoglia, vissuti nel paese d’Aci Trezza, poco lontano da Catania.
La famiglia è formata da patron ‘Ntoni, dal figlio Bastianazzo, da comare Maruzza, moglie di Bastianazzo, detta la Longa, e dai loro figli ‘Ntoni, Luca, Mena, Lia ed Alessi.
Il maggiore dei figli di Bastianazzo, ‘Ntoni, un bighellone di vent’anni, viene richiamato sotto le armi ed è la prima volta che la famiglia dei Malavoglia si scompone ed appunto allora inizia la sua storia di sconfitta. ‘Ntoni viene assegnato a Napoli, dove fa il soldato, ma anche il bellimbusto continuamente rifornito dalla povera Longa.
Padron ‘Ntoni compra a credito dei lupini da trasportare e vendere a Riposto, subendo le prepotenze di zio Crocifisso, Campana di Legno, e dal suo sensale Agostino Piedipapera. Ma alla fine la Provvidenza, la vecchia barca dei Malavoglia, un sabato settembre, verso sera, parte col carico sotto la guida di Bastianazzo.
La partenza della Provvidenza è seguita da tutto il villaggio che ne commenta il viaggio, dicendo che padron ‘Ntoni ha fatto un affare d’oro, mentre egli pensa solo alla Provvidenza.
Quando è notte tutti si avviano a casa e rimane sul ballatoio ad aspettare il nonno solo Mena. A lei rivolge la parola Alfio Mosca, il giovane più povero del paese, ma dal cuore d’oro.
L’indomani il maestrale infuria e in paese non si fa altro che parlare della Provvidenza e di Bastianazzo; ma peggio di tutti stanno naturalmente i Malavoglia. Il mare trionfa su ogni cosa e sull’uomo, la Provvidenza naufraga e Bastianazzo muore.
Le condizioni dei Malavoglia diventano assai penose, infatti lo zio Crocifisso non si rassegna al suo credito e così tutti i risparmi, compresa la dote di Mena, vengono dispersi e viene minacciata la stessa esistenza della casa.
Due fatti rimediano un pò la situazione: il ritorno della carcassa della Provvidenza e il ritorno di ‘Ntoni.
I Malavoglia trovano lavoro presso padron Fortunato e tirano avanti alla meglio, ma non è contento il giovane ‘Ntoni, insofferente nei confronti di una disciplina rigorosa; per di più sulla ricostruzione della famiglia vigila lo zio Crocifisso che non può darsi pace del credito andato a male e minaccia sempre di rivolersi.
Il Natale poi è assai triste per i Malavoglia, infatti Luca deve partire per la leva militare e zio Crocifisso sta accordandosi con Piedipapera per fingere di avergli ceduto il credito e quindi metter i Malavoglia nelle sue mani. La lite giudiziaria viene evitata solo con un accordo che obbliga padron ‘Ntoni ad un regolare pagamento annuale. Ma quei lupini continuano a pesare sui Malavoglia come un terribile incubo.
Intanto, con l’aiuto di comare Barbara al giovane ‘Ntoni, la Provvidenza torna lì, tutta bella e ripulita, in mare e con essa torna la fiducia nella vita per i Malavoglia che avrebbero potuto saldare il debito.
‘Ntoni promette di sposare Barbara, ma il nonno non accetta, perché secondo le vecchie usanze deve essere Mena a sposare prima di lui. Il malumore di ‘Ntoni si raddoppia quando sa che il brigadiere don Michele gira attorno a Barbara.
Contemporaneamente si compie il dramma di Mena destinata dal nonno a Brasi di Compare Cipolla, il che avrebbe significato il risanamento del debito e il ritorno alla normalità. Così si combina questo matrimonio d’interesse e Mena, “parata a festa come S. Agata”, viene fatta vedere a Brasi e a padron Fortunato.
E’ un bel giorno questo per ‘Noni che, sistemata la sorella, può pensare ad aggiustare il resto. Ma la sera stessa Mena viene a sapere che Alfio l’indomani sarebbe partito e prova una stretta al cuore ed un dolore immenso.
Verso Pasqua, quando Piedipapera accordatosi definitivamente con zio Crocifisso sta per mettere gli artigli sulla “casa del nespolo” e Mena si prepara a sposarsi, arriva la notizia della battaglia di Lissa, dell’affondamento del Re D’Italia e della Palestro e della morte di Luca.
La Longa dal grande dolore si ammala per alcuni giorni.
Alla morte di Luca segue la perdita definitiva della casa del nespolo perché Piedipapera ha finalmente vinto la sua causa ed i Malavoglia devono sloggiare; ciò significa niente più matrimonio per Mena, perché “non si può buttare la propria roba con chi non ha niente”, la perdita di ogni stima e di ogni amicizia, perché di chi è sconfitto “non ne vogliono nemmeno i cani”, la fine della speranza di ‘Ntoni di sposare Barbara.
La delusione d’amore è l’inizio del dramma di ‘Ntoni, sconfitto nel suo orgoglio di uomo, nella sua personalità giovane e prepotente e la consapevolezza della sconfitta lo porta alla morte spirituale. Ma questa morte, per fortuna, non è definitiva, anzi dà come effetto su ‘Ntoni la voglia e la forza di lottare tenacemente e accanitamente contro le forze segrete della natura.
Così i Malavoglia si dedicano interamente al mare da cui ricavano pesci e denari. Ma non sempre le cose vanno bene ed infatti, per amore del guadagno, una volta stanno per rimetterci tutti la pelle a causa di una terribile tempesta. Padron ‘Ntoni, colpito alla testa, per poco non muore, ma poi lentamente guarisce dal tutto e comincia a bazzicare per l’osteria in attesa di poter porre rimedio alla Provvidenza.
Intanto S. Francesco manda proprio la Provvidenza: “una passata di acciughe” che non si era mai vista prima, una ricchezza per tutto il paese e per i Malavoglia. Anche Mena è rifiorita adesso che sembra risolto il problema economico e si può di nuovo parlare del suo avvenire. Il giovane ‘Ntoni invece è ancora pieno di rancore nei confronti del mondo intero e pensa di andarsene via a far fortuna lontano mentre la povera madre e Mena cercano di dissuaderlo.
La sfortuna però si accanisce ancora sui Malavoglia perché a Catania scoppia il colera, le acciughe crollano paurosamente e minacciano ancora l’esistenza dei Malavoglia. Non solo, ma la malattia colpisce un bel giorno la povera Longa che gira di qua e di la per vendere uova e pane fresco e di lì a poco muore.
‘Ntoni allora parte e senza di lui la famiglia va di male in peggio. La Provvidenza viene venduta ad un prezzo ridicolo ed il nonno con l’ultimo nipote Alessi si riduce ad andare a giornata presso padron Fortunato che li accoglie per pietà.
‘Ntoni che doveva ritornare ricco tanto da ricomprare la vecchia casa e far stare tutti contenti, torna invece come un pezzente, tanto da non avere il coraggio di farsi vedere per le strade per otto giorni. Comincia così la decadenza non solo fisica, ma anche morale del giovane, si dà all’ozio ed è sempre ubriaco, finisce per fare il mantenuto nell’osteria della Santuzza.
Lia, a cui don Michele aveva montato la testa coni discorsi sulla vita di città, va via dal paese.
Intanto ‘Ntoni comincia a fare il contrabbandiere e, scoperto da don Michele viene arrestato.
Travolti dalla propria personalità ‘Ntoni e Lia; annullati dalla morte Bastianazzo, Luca e la Longa; della famiglia rimangono padron ‘Ntoni Mena e Alessi.
Alessi con la sua volontà recupera la “casa del nespolo” e vi porta la moglie Nunziata e Mena che vive come relegata con la sua grossa pena nel cuore e nemmeno il ritorno di Alfio riesce a smuoverla dalla sua decisione di solitudine.
Padron ‘Ntoni distrutto dalle delusioni finisce per perdere conoscenza e col morire in un ospedale.
L’enorme tristezza della sconfitta si conclude con l’abbandono di ‘Ntoni il quale, dopo i suoi anni di galera, torna una notte alla vecchia casa, ma solo per rivederla e portare viva nel cuore l’ultima immagine insieme a quella del paese.

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