Riassunti Decameron

Materie:Riassunto
Categoria:Italiano

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Data:11.11.2005
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Testo

Landolfo Rufolo:

Landolfo Rufolo, ricco commerciante di Ravello, desidera, nonostante il suo già enorme capitale, arricchirsi ancora di più: per fare ciò acquista una grande imbarcazione che, riempita di merci, commercerà con l'isola di Cipro. Poichè sull'isola c'è una grande concorrenza, Landolfo è costretto ad abbassare il prezzo delle sue merci fino a doverle quasi regalare per liberarsene. Così Landolfo perde le sue ricchezze e, per non tornare in patria da povero, vende la sua grande nave e ne compra una più piccola che, dopo essere stata armata, viene utilizzata per azioni pirate.. Grazie a questa attività Landolfo in un anno diventa il doppio più ricco di quando salpò per Cipro e, non volendo rischiare oltre di perdere i suoi beni, fa rotta per tornare a Ravello. Nel viaggio di ritorno è costretto da un'imminente tempesta a fermarsi presso una piccola isola dove incontra due navi di Genovesi. Questi conoscendo le ricchezze di Landolfo lo derubarono e fatta affondare la sua nave lo fanno prigioniero. Come se non bastasse le due navi genovesi vengono divise da una bufera e quella su cui si trova il protagonista affonda. Landolfo nella disperazione riesce ad attaccarsi ad un asse che lo tiene a galla per un'intera notte Spuntato il sole egli vede vicino a lui una grande cassa che, mossa dal mare, cozza contro l'asse su cui stava, facendolo finire sott'acqua. Riuscito a tornare a galla vede la tavola di legno allontanarsi e non potendo fare altro si aggrappa alla cassa che lo aveva fatto cadere. Vi rimane attaccato un altro giorno e un'altra notte fino a quando, trasportato dalla corrente, arriva presso l'isola di Gurfo dove una donna sulla spiaggia vedendo lei il naufrago lo soccorre. Landolfo, dopo essersi ripreso, per ricompensare la donna decide di donarle la cassa. Prima di fare ciò, decide di aprire la cassa per verificarne il contenuto: al suo interno trova molte pietre preziose. "di marina in marina" arrivò fino a Trani dove Landolfo vendette le pietre diventando il doppio più ricco di quando partì. Inoltre inviò dei soldi alla donna dell'isola di Gurfo e, capita la lezione abbandonò il commercio per potersi finalmente godere il tanto sofferto denaro senza più desiderarne dell'altro.

Nastagio degli Onesti

Un nobile ravennate, Nastagio degli Onesti, nonostante fosse ancora molto giovane, si ritrovò ricchissimo in seguito alla morte del padre e dello zio; presto s'innamorò di una ragazza di un'ancora più nobile famiglia, quella dei Traversa, e per attirare la sua attenzione, cominciò a spendere smisuratamente in banchetti e feste.
La giovane però non si mostrò mai interessata all'amore del ragazzo, e per questo lui più volte si propose di suicidarsi, di odiarla o di lasciarla stare, ma mai riuscì nei suoi propositi.
Vedendo che, seguendo questo suo sogno, Nastagio si stava consumando nella persona e nel patrimonio, i suoi amici e parenti gli consigliarono allora di andarsene da Ravenna, in modo che riuscisse poi a dimenticare il suo amore inappagato; il ragazzo, non potendo continuare ad ignorare questo consiglio, si trasferì a Classe, poco lontano dalla sua città.
Un venerdì all'inizio di Maggio, Nastagio, addentratosi nella pineta, vide una ragazza correre nuda e in lacrime, inseguita da due cani che la mordevano e da un cavaliere nero che la minacciava di morte: lui si schierò a difesa della fanciulla ma l'uomo a cavallo, dopo essersi presentato come Guido degli Anastagi, disse a Nastagio di lasciarlo fare in quanto, essendo in realtà già morto per essersi suicidato, stava solo scontando la propria pena infernale, accanendosi su colei che disprezzando il suo amore lo aveva portato a togliersi la vita.
Rassegnatosi al volere divino, assisté allo strazio del corpo della giovane da parte del cavaliere, al termine del quale i due furono costretti a ricominciare da capo il loro inseguimento, fino a fuggire dalla vista di Nastagio.
Il ragazzo decise allora di approfittare di questa situazione, e perciò invitò i propri parenti e la sua amata con i suoi genitori a banchettare in quel luogo il venerdì seguente.
Come Nastagio aveva previsto, alla fine del pranzo si ripeté la scena straziante alla quale lui aveva assistito una settimana prima, e questa ebbe l'effetto sperato, infatti, la giovane Traversa, ricordandosi di come aveva sempre calpestato l'amore che il padrone di casa provava nei suoi confronti, per paura di subire la stessa condanna acconsentì immediatamente a sposare Nastagio, tramutando il proprio odio in amore.

Elisabetta da Messina

Questa novella narra di Elisabetta, una giovane e bella ragazza, che viveva a Messina insieme ai suoi tre fratelli, mercanti di professione, arricchiti dall'eredità del padre; Elisabetta, nonostante fosse una bella ragazza, non si era ancora sposata, ma ben presto s'innamorò di un aiutante dei fratelli di nome Lorenzo, il quale dimostrò subito di contraccambiare i sentimenti della giovane.
Una sera uno dei tre fratelli scoprì casualmente la relazione tra i due ragazzi e, quando la mattina seguente ne parlò con gli altri, tutti insieme decisero di far finta di non sapere nulla, almeno finché non avessero eliminato definitivamente colui che rappresentava una vergogna per la sorella e per tutta la famiglia.
Così un giorno i tre condussero con l'inganno Lorenzo fuori città, l'uccisero e poi lo seppellirono; tornati in città dissero di averlo mandato lontano per portare a termine alcuni affari, e visto che erano soliti farlo, furono creduti.
Elisabetta, vedendo che Lorenzo non tornava, cominciò a chiedere sue notizie ai fratelli in maniera sempre più insistente, finché una notte lui le apparve in sogno: le disse che i suoi fratello lo avevano ucciso, e che perciò non poteva più tornare; le indicò però il luogo in cui era sepolto e poi scomparve.
Il giorno seguente, senza avere il coraggio di affrontare i fratelli, si diresse verso il luogo che Lorenzo le aveva indicato in sogno e trovato il corpo, sapendo di non potergli dare degna sepoltura, ne tagliò il capo che portò con sé.
Arrivata casa mise la testa dell'amato in un vaso, riempì questo di terra e vi piantò numerosi rami di basilico salernitano, che innaffiò per lungo tempo con le proprie lacrime; questo comportamento fu notato da alcuni vicini, i quali informarono i tre fratelli che, dopo aver più volte rimproverato la ragazza, decisero di sottrarle il vaso.
Elisabetta continuò a chiedere con insistenza la restituzione del vaso, continuando a piangere e ammalandosi. I fratelli, incuriositi da queste continue richieste, guardarno all'intero del vaso e subito trovarono sul suo fondo i resti della testa di Lorenzo, e per paura che questo fatto si venisse a sapere, trasferirono tutti i propri affari a Napoli.
Nel giro di poco tempo, Elisabetta morì continuando a domandare del vaso, e con lei morì il suo grande amore.

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