Petrarca: Trionfo dell'eternità

Materie:Tema
Categoria:Italiano

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Testo

Trionfo dell’eternità

Quello dell’eternità è l’ultimo dei sei trionfi presentati dal Petrarca nella sua opera.
Angosciato al pensiero di non poter riporre la speranza di amare Laura in nessuna delle situazioni descritte, il poeta capisce di non poterla riporre in nulla di terreno. L’ambientazione non è più, quindi, quella terrestre: Petrarca si trova in un mondo nuovo, immobile ed eterno, il mondo dell’eternità, illuminato dalla presenza celeste.
Questo mondo ultraterreno è sottratto dalla corruzione del tempo in quanto immerso in un eterno presente; è molto frequente l’utilizzo di avverbi temporali e di perifrasi attraverso i quali il poeta spiega quale sia l’ambientazione temporale:
Dice infatti che in questa terra, solitaria e tutta uguale, non ci sono ; ripete poi che ; sempre riguardo al tempo dice che .
Tutta questa visione è caratterizzata dalla continua contrapposizione tra passato e presente: il poeta racconta di quello che è stato e non sarà più e di quello che non è stato, ma sarà.
La dimensione di questo capitolo si potrebbe definire profetica. Il trionfo dell'Eternità, infatti, diversamente dagli altri cinque, non è rappresentato nel suo svolgimento, ma soltanto preannunciato: < Questi trionfi, i cinque in terra giuso / avem veduto, ed a la fine il sesto, / Dio permettente, vederem lassuso>.
Anche il Petrarca non sa quando avverrà il trionfo dell’eternità, che si realizzerà in seguito alla resurrezione della carne, e del momento in cui questa avrà luogo non sono stati resi partecipi nemmeno gli apostoli: .
Il poeta sottolinea poi che coloro che sono stati deturpati dal tempo a dalla morte, in questa nuova dimensione torneranno al loro aspetto più bello e più giovanile.
La continua contrapposizione tre presente e futuro, che troverà rimedio nell’eterno presente, è sottolineata nel testo dalla forte presenza di dittologie: , , , .
La lunga riflessione sulla fine del Tempo e della Storia approda, nella parte conclusiva dell'opera, all'apoteosi di Laura dopo il Giudizio universale. Petrarca dice infatti che la prima a rinascere sarà Laura, che non è solamente rimpianta dai mortali, ma è anche desiderata in cielo:.
L’opera giunge al termine con il poeta che, invidioso, afferma quanto deve essere felice il sasso che funge da pietra tombale al corpo della sua amata. Petrarca conclude l’ultimo trionfo, e di conseguenza il suo scritto, con una domanda:.

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