Parafrasi + commento 3 poesie di Ungaretti

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Testo

COMMENTO A TRE POESIE DI GIUSEPPE UNGARETTI

Introduzione: Ungaretti, L’ALLEGRIA, lo stile
Tutte le poesie commentate si trovano nella raccolta di liriche chiamata “L’ALLEGRIA DEI NAUFRAGHI” , raccolta pubblicata più volte tanto che alla sua prima edizione si chiamava “IL PORTO SEPOLTO”. Tale nome deriva da un’antica leggenda di Alessandria (dove nacque il poeta) secondo la quale davanti ad alessandria in antichità esisteva un porto, il quale era sprofondato. Sempre quest’immagine del porto origina il titolo della seconda edizione composto da un espressione ossimorica: infatti rimanda ad un’idea di ricerca della vita e della felicità contrastata dall’immagine dell’uomo naufrago, cioè un relitto di fronte alla morte. Il terzo titolo invece è semplicemente “ALLEGRIA” e le poesie contenute segnano la profonda trasformazione del linguaggio poetico del 900, egli infatti introduce la POESIA ERMETICA una poesia cioè che presenta tali caratteristiche:
- assenza di punteggiatura
- sintassi essenziale
- si predilige la paratassi dove i legami sintattici spesso on si hanno per un nesso , semplicemente accostando le parole
- c’è una centralità del soggetto poiché tale scelta esprime il modo di rapportarsi alla vita secondo l’esperienza personale
- Le parole sono poche ma ne viene curato molto il significato, con il quale spesso si riesce ad esprimere un intero concetto
Nelle poesie dell’” ALLEGRIA” , scritte durante la prima guerra mondiale” la guerra appare come il simbolo della condizione esistenziale dell’uomo, la mette a nudo poiché non si tratta né di una documentazione sulla guerra né di una dichiarazione contro il nemico.
SAN MARTINO DEL CARSO
Scritta nel 1916 è costituita da quattro strofe di versi liberi, le prime due sono QUARTINE, mentre le seconde sono DISTICI. Si può notare che ogni strofa è collegata da un lungo enjambement e che ogni strofa costituisce un’unità di senso e di significato.
PARAFRASI
Di queste case non è rimasto che qualche squarcio/pezzo di muro
Di tanti che corrispondevano il mio affetto (che mi erano cari) non è rimasto nemmeno questo (un brandello, qualcosa che identifichi una persona)
Ma nel mio cuore non manca il ricordo di nessuno dei miei compagni
È proprio il mo cuore il luogo più lacerato/afflitto/tormentato
Le prime due strofe sono legate da un’anafora (di queste case… di tanti) , da una rima identica (non è rimasto…. Non è rimasto). Tali scelte sono significative poiché comunque indicano che le due strofe sono collegate tra di loro: il PARALLELISMO che le unisce ulteriormente spiega perché l’autore ha voluto così strutturare la poesia. Nella prima strofa infatti l’immagine che prevale è un’immagine del mondo esterno : il paese, dopo i bombardamenti è distrutto è non sono rimaste tracce di case o comunque non sono rimaste tracce di vita umana , mentre nella seconda strofa l’immagine che prevale è l’immagine del mondo interiore del poeta, un mondo anch’esso devastato più del paese poiché se nel paese almeno sono rimaste delle tracce, di tutti i suoi parenti o amici non è rimasto niente. Da notare è l’utilizzo della parola BRANDELLO la quale pur essendo un’unica parola riesce già ad istituire un paragone tra i resti delle case che appunto vengono paragonati a stracci rotti ed inusabili.
Si può dunque dire che questi ELEMENTI rafforzano maggiormente il PARALLELISMO tra il mondo esterno ed interno dell’uomo ed evidenziano il contrasto tra l’immagine della guerra vista esteriormente (e dunque con maggiore oggettività) e la stessa immagine vista però interiormente con l’esperienza di chi l’ha vissuta e la sta vivendo. Inoltre l’attenzione si ferma anche sulla parola CORRISPONDEVANO che non è irrilevanti, infatti egli avrebbe potuto benissimo scrivere AMICI ma non l’ha fatto poiché sarebbe stato troppo comune e non avrebbe amplificato sensibilmente il fatto che è ha perso persone a cui voleva veramente bene.
Proseguendo la terza strofa comincia con una congiunzione avversativa MA molto importante perché comunque sta a significare che di fronte a tanta distruzione e di fronte alla scomparsa totale di tutti i suoi cari, il poeta non li dimenticherà mai poiché il suo cuore, paragonato ad un cimitero con la metafora NESSUNA CROCE MANCA, li ricorderà tutti .
Come le prime due strofe anche le ultime due sono collegate da un’ANAFORA (CUORE) e comunque da un parallelismo che richiama la stessa immagine dell’interiorità, rappresentata dal cuore del poeta, e l’esteriorità con la METAFORA “ è il paese più straziato” perché comunque nonostante la distruzione “oggettiva” quello che soffre maggiormente è il cuore del poeta definito STRAZIATO.
Concludendo si può dire che la poesia è basata su un parallelismo tra il paese distrutto di san Martino del Carso ed il cuore straziato del poeta, paragonato ad un paese, sono presenti continui rimandi tra l’esperienza del poeta e la realtà oggettiva, inoltre vi è una circolarità che unisce la poesia dovuta al fatto che si comincia con la parola CASE e si conclude con la parola PAESE.
SOLDATI
Scritta in Francia nel 1918 è una delle poesie più coinvolgenti e dure scritte da Ungaretti.
Questa poesia si presenta in un’unica strofa costituita da 4 versi liberi (dunque una quartina) e si basa su una SIMILITUDINE molto forte: innanzitutto si può notare la completa assenza di punteggiatura ed il contrasto che già s’immette tra il VERBO STARE che comunque indica una stabilità e la conseguente similitudine che invece indica una forte PRECARIETà.
Il verbo stare poi si presenta introdotto da una forma impersonale (si STA) volta a sottolineare maggiormente la condizione di anonimato che a sua volta accentua il senso di desolazione, solitudine ed abbandono riferito a quei soldati che ogni giorno erano a stretto contatto con la morte.
La poesia è una riflessione sulla PRECARIETà dei soldati in guerra, infatti essi vengono paragonati alle foglie che d’autunno con un soffio cadono inesorabilmente: il poeta semplicemente istituendo un paragone riesce a trasmettere questo senso di enorme instabilità quasi come se i soldati (proprio come le foglie) fossero legati alla vita tramite un sottile filo , che appunto con un soffio si spezzerà facilmente e proprio loro cadranno come le foglie.
Questa sensazione di impalpabile fragilità viene resa ancora più forte ed angosciante tramite la disposizione dei versi nel foglio (almeno nella versione originale): infatti spezzando la sequenza Ungaretti le imprime un andamento discontinuo, segno della precarietà e del dolore che coinvolge la vita umana.
Ancora una volta è importante la presentazione di questa poesia, collegata da un enjambement che però costringe a spezzare la lettura , costringe ad effettuare quasi una scansione isolata dei versi e ciò contribuisce a fornire l’idea di desolazione, precarietà dunque ad amplificare il paragone.
MATTINA
Si tratta di una delle poesie più famose e semplici di Ungaretti, fu scritta nel 1917 ed è sorprendente poiché con due sole parole il poeta riesce ad esprimere un concetto di dimensioni non misurabili.
La poesia si presenta formata da una strofa di due versi liberi ; da notare che l’ELISIONE fonde in un’unica pronuncia il soggetto con il verbo e l’allitterazione del fonema M che contribuisce ad amplificare l’idea dell’immensità.
Il titolo è molto importante poiché il poeta durante la guerra, una mattina viene come abbracciato da una luce molto forte e dunque anche da un calore molto forte proveniente dall’alto e che illumina lo spazio circostante, ma che soprattutto lo fa risplendere interiormente riuscendo così quasi a percepire la vastità immensa dell’infinito.
È un momento in cui il finito e l’infinito si uniscono quasi in un unico elemento: non esiste più niente intorno, solo una grande luce che gli origina un momento di intuizione nel quale egli si mette in contatto con l’assoluto , eliminando ciò che lo circonda e riflettendo soltanto sull’avvenimento.
Ungaretti dunque con questa poesia vuole quasi comunicare che l’uomo, pur in situazioni macabre, pur di fronte alle enormi distruzioni e agli enormi dolori che provoca la guerra , pur avendo scoperto la sua fragilità e la sua precarietà nella vita che gli è stata data è in grado di cogliere con una grandezza smisurata tutta l’immensità del suo mondo al quale si sente di appartenere.

Esempio



  


  1. Sabina

    La poesia in prosa di Ungaretti