Giuseppe Ungaretti

Materie:Tesina
Categoria:Italiano

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Testo

Corrente letteraria → L’ermetismo : Nell'ambito delle avanguardie del primo900 in Italia si affermò l'ermetismo, una corrente letteraria sorta alla fine degli anni '20 e che modificò profondamente la poesia, i poeti cercarono di evadere da uno stile d'annunziano e dai crepuscolari, per avvicinarsi il più possibile al simbolismo e postsimbolismo francese che stava diffondendo in tutta Europa una poesia pura, giusta, scavata nell'anima, Non più una poesia legata a versi, rime e metrica, ma libera, scarna, generata da un continuo colloquio con se stessi. In queste poesie la parola è ridotta all'essenziale e si è svicolati dalle regole grammaticali.
La vita → Giuseppe Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria, in Egitto. Qui trascorre la prima giovinezza. L’Egitto era un ambiente internazionale,che consente al poeta di formarsi in condizioni d’estrema apertura a tutte le correnti di pensiero. L’Egitto lo influenzerà soprattutto per quanto riguarda il paesaggio.
Gli anni passati in Francia fra il 1912 e l’inizio della prima guerra mondiale sono decisivi per le sue scelte culturali. A Parigi conosce i più significativi esponenti delle avanguardie artistiche del Novecento.
Il terzo tempo della biografia ungarettiana coincide con l’esperienza drammatica della prima guerra mondiale alla quale partecipa come soldato semplice. Basta poco tempo perché si senta profondamente deluso e dolorosamente segnato da quest’esperienza. Nascono da quest’esperienza le prime e più significative raccolte, Il porto sepolto e Allegria di naufragi.
A causa dell’influenza del futurismo, opera una vera e propria rivoluzione espressiva; spezza il verso riducendolo a pochissime sillabe, isola la parola all’interno della pagina bianca, elimina la punteggiatura.
Dopo la guerra vive per qualche anno ancora a Parigi, dove sposa Jeanne Dupoix, quindi si trasferisce a Roma.
Nel 1936 Ungaretti si trasferisce in Brasile dove è invitato a ricoprire la cattedra di letterature italiana all’Università di San Paolo. Nel 1939 è colpito da un grave lutto, la morte del figlio Antonietto, di soli nove anni. Le stragi e gli orrori della seconda guerra mondiale e la morte del figlio servono al poeta per modificare il suo canto: utilizza la parola gridata, il verso lungo, spezzato da frequenti puntini di sospensione che rendono l’affanno e la disperazione.
Tornato in Italia nel 1942, Ungaretti ottiene per fama la cattedra di letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università di Roma. Dopo la liberazione, la legittimità di quest’incarico assegnato dal regime fascista è messa in discussione, ma poi tutto si risolve in un nulla di fatto grazie anche alla solidarietà manifestata al poeta dagli intellettuali più prestigiosi del tempo.
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Continua a viaggiare per il mondo fedele alla sua concezione della vita come vagabondaggio e riceve da ogni parte premi e riconoscimenti.
Nel 1969 riunisce tutta la sua produzione nella raccolta Vita d’un uomo, sottolineando nel titolo lo stretto legame tra poesia ed esperienza biografica. Muore a Milano nel 1970.
La poetica → Ungaretti concepisce la poesia come strumento di conoscenza della realtà. Egli è convinto che sia la conoscenza della realtà interiore della coscienza, sia la conoscenza della realtà esteriore dell’universo si possa raggiungere per via analogica: questa permette di scoprire, per improvvisa folgorazione, illuminazioni, le relazioni intercorrenti tra gli esseri, e permette di sentirsi in armonia con l’universo, alla percezione dell’assoluto e alla fede in Dio. La sua poesia contiene la storia della vita del poeta, dall’angoscia esistenziale alla fede in Dio (da uomo di pena a uomo di fede). Questo spiega il titolo Vita di un uomo che egli volle dare alla raccolta definitiva delle sue opere.
L’Allegria → I testi di quest’opera sono stati scritti tra il 1914 ed il 1919; siamo in piena guerra mondiale, ed è proprio la tragica vita nelle trincee il tema centrale de L’Allegria. Una parte dell’opera era stata chiamata Porto Sepolto, per poi esser inserita in Allegria dei naufragi, mutata poi in L’Allegria. Il primo titolo alludeva ad una leggenda diffusa in Egitto circa un misterioso porto sommerso nei pressi di Alessandria. Tuttavia, dietro il rimando leggendario, si vuole esprimere la forma misteriosa (sepolto) che assumono il significato e il valore delle cose (porto). C’è gia un indizio del simbolismo di Ungaretti: ad essere sepolta è la parola stessa, ed al poeta spetta il compito di riportarla in superficie, conservandone il mistero ed il fascino di significare un valore.
Il successivo titolo allude alla condizione di precarietà e di dolore dell’uomo in trincea (naufragi). Tuttavia è possibile sentire ancora quella vitalità e quello slancio positivo (allegria) cari a Ungaretti, anche se si ha accanto il compagno squartato dalle bombe. L’allegria del naufragio, come il porto sepolto, sopravvive alla cancellazione, e si affida alla parola poetica per riemergere dal mistero. Il titolo L’Allegria rende ancora più diretto quel rimando allo slancio positivo di valorizzare, attraverso la parola poetica, quell’autenticità possibile anche nella condizione dell’uomo moderno: poiché la guerra non è altro che una metafora della vita, e la tragica condizione del soldato in trincea, che sta come una foglia su un albero d’autunno, rimanda alla condizione di precarietà della vita umana in generale.
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Il libro è diviso, secondo un ordine cronologico, in cinque sezioni:
1) Ultime, comprende poesie scritte tra il 1914 ed il 1915, quindi precedenti la sua esperienza di guerra. Il titolo simboleggia un prossimo cambiamento nello stile;
2) Porto sepolto, comprende poesie scritte tra il 22 dicembre 1915 ed il 2 ottobre 1916: siamo gia in guerra;
3) Naufragi, comprende poesie scritte tra il dicembre 1916 e l’agosto 1917
4) Girovago, comprende poesie scritte in Francia tra il marzo ed il luglio 1918;
5) Prime, viene scritta dopo il 1919, siamo quindi nel dopoguerra. Il titolo prime indica un altro cambio di stile (stavolta però è gia avvenuto, come giustifica il titolo), che sarà presente nella sua opera successiva sentimento del tempo
Come abbiamo detto il tema della guerra è un allegoria di quello della vita; la guerra diventa manifestazione della mancanza di radici e di identità dell’uomo moderno. Tuttavia non è l’unico tema presente nell’opera: altro tema importante è quello della natura, dove l’uomo cerca appunto il proprio bisogno di significato, rispecchiandosi nelle forme naturali; si avverte un forte simbolismo panico nelle sue poesie, ma non è l’unica sua poetica: la grandezza e l’importanza di Ungaretti stanno proprio nell’aver fatto convivere, peraltro attraverso gli stessi artifici formali, due correnti come Simbolismo ed Espressionismo; la stessa frantumazione dei versi classici, con i conseguenti versi-parola (molto spesso Ungaretti spezzava versi tradizionali come endecasillabi e settenari, formando insiemi di versi più piccoli) può essere interpretato come un artificio puramente espressionista di dare potenza espressiva alla parola (che si ritrovava sola in un verso), oppure come una valorizzazione del particolare e della parola stessa, in quanto mezzo di verità, tipica del simbolismo. Lo stesso si può dire dell’abolizione della punteggiatura (ridotta a qualche sporadico punto esclamativo) e della rima, che conferivano maggiore importanza alla parola, indipendentemente dai legami logici con le altre.
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Poesie
VEGLIA
da L'ALLEGRIA , Cima Quattro il 23 dicembre 1915
Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore.
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.
E' una veglia particolarmente atroce, dove la morte si fa concretezza di stravolgimenti fisici, "espressionistica" e orrenda deformazione. Le parole stesse di Ungaretti - riferite a tutto il suo "diario di guerra" - siano il commento più illuminante a questa lirica. Il binomio morte-vita dà origine a due rispettivi campi semantici: "massacro", "digrignata" "congestione" "penetrato"; e poi "plenilunio" "silenzio" "amore" "vita". Sul piano sintattico, la risoluzione definitiva della morte, si traduce nel succedersi quasi ossessivo dei participi passati, che rendono la totale assenza di movimento; anche il "buttato" del secondo verso suscita un'idea di grave pesantezza, quasi in uniformità con quella del compagno morto. Ma all'improvviso, con uno stacco netto, ecco la conclusione del periodo, con l'introduzione del primo verbo finito e la comparsa decisa dell'io del poeta: che parla in prima persona, ad affermare la sua vitalità, il suo amore irriducibile per la vita.
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I FIUMI
da L'ALLEGRIA - Cotici, il 16 agosto 1916
Mi tengo a quest'albero
mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
in un'urna d'acqua
e come una reliquia
ho riposato
L'Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso
Ho tirato su
le mie quattr'ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull'acqua
Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole
Questo è l'Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell'universo
Il mio supplizio
è quando
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non mi credo
in armonia
Ma quelle occulte
mani
che m'intridono
mi regalano
la rara
felicità
Ho ripassato
le epoche
della mia vita
Questi sono
i miei fiumi
Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil'anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre
Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere dell'inconsapevolezza
nelle estese pianure
Questa è la Senna
e in quel torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
contati nell'Isonzo
Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch'è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
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di tenebre
In questa poesia Ungaretti descrive le tappe principali della sua vita. Queste tappe sono simboleggiate dai fiumi Isonzo, Nilo ,Senna.
Il Nilo rappresenta il luogo in cui è nato e dove ha trascorso la sua infanzia; l’Isonzo rappresenta l’esperienza della guerra; la Senna, il periodo in cui ha vissuto a Parigi.
Mette in contrapposizione la morte e la vita, quindi la gioia e la malinconia. Sono molto usate descrizioni paesaggistiche per esprimere questi concetti.
La sintassi è semplice e lineare. Lo stile è paratattico. C’è l’uso molto frequente di ricorrere a parole nude che indicano elementi della natura.
E’ ricorrente l’uso dell’aggettivo dimostrativo “questo”, che esprime la vicinanza del poeta alla natura e una sensazione di stabilità.
SAN MARTINO DEL CARSO
da L'ALLEGRIA - Valloncello dell'Albero Isolato, il 27 agosto 1926
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non m'è rimasto
neppure tanto
Ma nel mio cuore
nessuna croce manca
E' il mio cuore
il paese più straziato
L’immagine di un paese distrutto dalla guerra, San Martino del Carso, è per il poeta l’equivalente delle distruzioni che sono celate nel suo cuore, causate dalla dolorosa perdita di tanti amici cari. Ancora una volta il poeta trova nelle immagini esterne una corrispondenza con quanto egli prova nei confronti dell’uomo, annullato dalla guerra. La lirica, di un’estrema essenzialità è tutta costruita su un gioco di rispondenze e di
contrapposizioni sentimentali, ma anche verbali: di San Martino resta qualche brandello di muro, dei morti cari allo scrittore non resta nulla; San Martino è un paese straziato, più straziato è il cuore del poeta. Così, eliminando ogni descrizione e ogni
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effusione sentimentale, l’Ungaretti riesce a rendere con il minimo di parole la sua pena e quella di tutto un paese, e dà vita a una lirica tutta nuova.
La lirica è costituita da quattro strofe. Le prime due strofe sono legate da un’anafora (“di queste case … di tanti”) e dalle iterazioni (“non è rimasto … non è rimasto; tanti … tanto”). La metafora “brandello di muro” riconduce all’immagine di corpi mutilati, straziati, ridotti a brandelli. La terza strofa si apre con un ma che ribalta l’affermazione precedente. Come le prime due, le ultime due strofe sono legate da un parallelismo (“ma nel cuore … è il mio cuore”) e dall’analogia (cuore = paese). Anche se nulla è rimasto dei compagni morti, “nessuna croce manca”: non è svanito il ricorso di nessuno di quei morti. Le croci suggeriscono l’immagine di un cimitero, ma richiamano, naturalmente, anche al sacrificio e alla morte del Cristo.
L’immagine finale del cuore straziato richiama quella iniziale del brandello di muro, racchiudendo il componimento in un cerchio di dolore.
SOLDATI
Bosco di Courton luglio 1918
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.
Senza il titolo non si rivelerebbe appieno il significato di questa lirica e addirittura il titolo “Soldati” è il primo termine di paragone. La lirica, scritta durante una pausa dei combattimenti nel Bosco di Courton, esprime la sospensione tra la vita e la morte nella quale si vengono a ritrovare i soldati, come le foglie sugli alberi in autunno, quando cadono con un soffio di vento.
La similitudine delle foglie rappresenta qualsiasi condizione: così come le foglie nascono e muoiono, allo stesso modo si susseguono le generazioni degli uomini. La lirica è costituita da un unico periodo composto da quattro versi brevissimi. Dopo il “come” vi è un enjambement che coinvolge l’idea di stabilità del verbo “stare”.
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COMMIATO
Locvizza 2 ottobre 1916
Gentile
Ettore Serra
poesia
è il mondo l’umanità
La propria vita
fioriti della parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso
La lirica "Commiato" chiude la prima edizione de "Il porto Sepolto" con il titolo di "Poesia", come è già stato ricordato altrove, e contiene indicazioni essenziali per capire la poetica di Ungaretti.
Prima strofa: la dedica all'amico Ettore Serra, considerato da Ungaretti come una parte di sé, è significativa, perché, fin dall'esordio, il concetto di poesia appare strettamente connesso con l';amicizia, con la gentilezza, con la sfera degli affetti. Segue alla dedica una definizione universale di "poesia": l'idea e il valore della poesia consistono, per Ungaretti, nell'umanità", nell'esistenza nella sua pienezza; la "parola" può fare sbocciare, fiorire la vita. Essa è "la limpida meraviglia" (chiarore e stupore insieme), che nasce da "un delirante fermento", cioè dall'inquietudine interiore, che provoca reazioni imprevedibili. Limpida meraviglia e delirante fermento sembrano rimandare l'una alla forma poetica nella sua compiutezza illuminante, l'altro all'entroterra esistenziale, un magma confuso e incandescente, dal quale deriva l'ispirazione del poeta.
Seconda strofa: da una definizione della poesia, in generale, Ungaretti passa ad una presentazione della "sua" poesia. L'uso dei pronomi possessivi è emblematico: "mio silenzio", "mia vita". Anche la "parola" diventa "una parola", la "sua" parola poetica: "una parola" occupa, non a caso, il verso centrale della strofa, tra il "silenzio" evocato dai primi due versi e l'abisso" evocato negli ultimi due.
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In cosa consiste dunque il significato della "sua" poesia per il poeta?Consiste in una miracolosa scoperta, in un'operazione di scavo. E'una faticosa e sofferta esplorazione sotterranea nell'abisso", l'abisso de "Il Porto Sepolto". In questo abisso insondabile e misterioso, l'abisso di sé, il poeta sfiora per un attimo il mistero, è vicino ad una verità e continua a cercare.
MATTINA
Santa Maria La longa 26 gennaio 1917
M’illumino
d’immenso
E' questa forse la lirica più breve ma anche tra le più famose del Novecento.
Anche i critici si sono chiesti qual è il soggetto dando risposte diverse. Per alcuni il soggetto è , cioè Ungaretti che con la luce chiara della mattina si anima di speranza per il nuovo giorno.
Altri vedono come soggetto la mattina stessa personificata, per cui è l'inizio del giorno che si riempie, dopo la notte buia, di immensa luce

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Esempio



  


  1. giulia

    il testo della poesia girovago di ungaretti