La rabbia e l'orgoglio

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Data:04.06.2008
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Testo

LA RABBIA E L’ORGOGLIO di Oriana Fallaci.
Inutile sprecare inchiostro per introdurre un libro del genere, inutile ogni vario ed eventuale preambolo sull’autrice, sul silenzio durato un decennio e interrotto con questo scritto, inutile descrivere la causa dell’indignazione che ha sconvolto una quiete “eremitica” quell’11 Settembre 2001, persino inutile presentarlo come la versione integrale e originale dell’articolo scritto di getto e appassionatamente sotto forma di lettera per Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della sera: inutile perché tutti conoscono “La Rabbia e L’orgoglio”, tutti ne hanno sentito parlare, tutti hanno ben presenti le Twin Towers che si sfracellano davanti al mondo intero in diretta, tutti sanno chi sia stata questa Oriana Fallaci, venuta a mancare il due settembre 2006, custode, nel bene o nel male, tra consensi e critiche, della ricetta segreta che le ha permesso, sempre e comunque, di fare un gran parlare di se’
Di questo indiscusso caso mediatico, che ha commosso fino alle lacrime chi nel leggerlo ha visto espresso a pieno il suo pensiero e indignato chi lo ha definito un vero e proprio pamphlet razzista, la protagonista è senza ombra di dubbio lei, l’autrice, con le sue notti insonni, le sue sigarette, la sua infanzia, le sue opinioni schiette, scritte di getto, quasi “sputate” sulla carta, che non hanno bisogno di giri di parole o ghirigori barocchi perché vengono dalla penna di chi ormai può anche permettersi di fare scalpore e non piacere, con un mondo di sfondo, è vero, nazioni, culture, continenti, seri problemi come l’immigrazione o il regime talebano a fare da sottofondo, ma lei è e rimane la protagonista e questo il lettore non ha occasione di dimenticarlo neppure volendo.
Il libro, per lei un dovere morale, come possiamo chiaramente evincere dai toni infiammati e crudi, nasce, a suo dire, principalmente come una predica agli Italiani, che sfocia poi, secondo il mio modesto parere, in un invettiva contro l’Islam, un manifesto di xenofobia e di esaltazione di quelli che sono gli Stati Uniti d’America. Ma procediamo con ordine…
Una predica agli Italiani, dunque, Italiani divisi, Italiani avidi, Italiani che non sarà certo lei con le sue parole a dividere perché mai potrebbero essere più divisi di adesso; Italiani a cui serve tempo, un popolo in letargo che deve imparare a farsi rispettare, Italiani che sventolano le bandierine solo negli stadi e, devo essere del tutto onesta, Italiani che ho anche abbastanza riconosciuto tra le righe del libro, con passaggi forti che ho apprezzato (fatta eccezione per il punto in cui si rivolge a quelli che hanno esultato dopo l’attacco agli USA e dove la tentazione di generalizzare è diventata troppo forte, portandola a parlare agli italiani come se fossero stati tutti contenti di questo tragico evento), passaggi riguardo alla situazione attuale, disastrosa ( anche se non doveva certo essere la signora Fallaci a dircelo), sull’Italia centro della cultura mondiale, sull’Italia Rinascimentale, sul concetto di Patria, su una nazione Ideale e anche sul premier precedente Berlusconi (ma quella l’avrei condivisa a priori quasi certamente quindi non fa testo) …fatto sta che sicuramente non si può negare o insabbiare la preparazione di questa giornalista-scrittrice, né privarla dei giusti meriti.
Eppure basta sfogliare semplicemente qualche pagina per imbattersi nel netto salto di qualità: si parla dell’America.
L’America degli eroi, vulnerabile perché più esposta, più ricca, che porta sulle proprie spalle il peso di tutto il resto del mondo, fondata su una Dichiarazione d’Indipendenza da molti imitata ma da nessuno eguagliata, guidata da uomini colti e studiosi molto più in gamba degli Italiani (…), fatta da uomini fieri, riscattati e impregnata di individualismo.
Eh sì, la mitica America nata dal popolo, Nazione ideale per antonomasia e…sorprendente! Risponde anche a me la signora Fallaci! A me che ho sempre ritenuto il Nuovo Continente privo di qualsiasi retroterra storico-culturale ed esente da ogni influsso benefico dell’Illuminismo o di qualsiasi corrente culturale diffusasi in Europa nel corso della Storia…mi risponde dicendo che proprio dalla mancanza di un Identità comune di Popolo e dal bisogno di una Patria e di Libertà che nasce la grande forza dell’America, ciò che più le si dovrebbe invidiare: questo patriottismo e questa grande unione piuttosto che il potere Economico che a confronto sarebbe poco più di una bazzecola a suo dire. Ci parla di un’America che si è trovata ancora più unita dopo l’11 settembre, i cui simboli non sono altro che gli aerei, la scienza e la tecnologia e che proprio su questi tre punti è stata colpita dall’attentato terroristico ad opera di quello che definisce il legittimo erede, il nipote addirittura di Adolf Hitler:Usama Bin Laden.
E ancora vediamo l’America delle meraviglie con il sindaco Giuliani, che è solo sindaco, non ministro o deputato, tiene a specificare rivolgendosi a “qualcuno” a Roma, Firenze e Napoli, e che si getta tra le macerie coi pompieri per ritrovare i suoi concittadini e ancora con Bobby il bambino di quattro anni che rappresenta la speranza e l’ottimismo degli USA che non si perdono d’animo e si stringono sempre maggiormente attorno alla loro bandiera, l’America che, per quanti difetti abbia, saranno sempre meno di quelli dell’Europa.
Ecco… tutto il mondo ha pianto, è rimasto sgomento nel trovare sui propri schermi il centro del mondo in macerie, l’onda di emozione è stata forte per chiunque, ma a me, lo devo ammettere, fa un certo effetto l’enfasi con la quale si parla delle gesta di Bush e della grande America in questo libro, la stessa America che scatena guerre con o senza il consenso del resto del mondo; mi fa effetto il prendere esempio dal loro modo di fare politica, dall’esaltazione del concetto di Patria e dal patriottismo quasi fanatico e portato all’eccesso tipico Americano proprio da parte di chi ha scelto di lasciare il proprio paese e vivere a Manhattan, scegliendo l’esilio per scappare dai problemi della propria nazione… eppure questa signora parla di orgoglio patriottico italiano, cerca di inculcarcelo e mi domando, ma lei che si è rivelata in varie occasioni tanto coraggiosa, come ci ricorda, non cedendo, non diventando una “pennivendola” che scrive ciò che la gente vuole sentire, che ha preso in mano sempre le situazioni per non andare contro i propri principi…beh forse non avrebbe fatto una figura migliore, o per lo meno più coerente, evitando di fuggire, credendo nei cambiamenti e lottando per ottenerli come fanno i suoi amici Americani?
Credo che il mio dubbio sia legittimo…ma fin qui, potrei comunque ancora starci, sono sincera.
Entriamo nel clou del libro, nel vero argomento centrale, la “Crociata alla rovescia” come ama definirla, ovvero i rapporti con i figli di Allah. Viene trattato il terrore del regime talebano, la sua ferocia, si parla di questo signore Osama Bin Laden, anzi Usama Bin Laden, che è solo la cima di una montagna, la punta di qualcosa che non potrà mai essere distrutto, che con i suoi seguaci fa lapidare le adultere e obbliga le donne a coprire il volto mentre le sue sorelle prendono il sole in topless sugli yacht, che è specializzato in demolizioni, un attività tipicamente occidentale…
La Fallaci però da persona stimata, colta, istruita, che traccia un quadro preciso del mondo senza risparmiare nessuno ad un tratto sembra foderarsi gli occhi di prosciutto come un adolescente in preda ad un’ infatuazione, parlando solo dei pregi dell’America e non essendo più così obiettiva e razionale. Parla con estrema facilità degli aspetti positivi di questo continente-nazione(non si riesce nemmeno ad inquadrare bene la differenza tra uno e l’altro), che io sinceramente non riesco a vedere, mentre vedo distintamente le buone intenzioni tradite da decisioni politiche che non hanno niente di simile alle libertà e uguaglianza che si vanta di rappresentare, il signor Bush.
Inquadra tutto nell’ottica religiosa, non si sofferma minimamente, così impregnata del suo “americanismo”, sulle motivazioni economiche legate all’11 settembre e alla guerra che da quegli avvenimenti è scaturita sia dalla parte mediorientale sia dalla parte della sua amata America…non si può saltare un argomento intero ed essenziale come gli interessi riguardanti il petrolio, non si possono tacere i difetti, i peccati e le mancanze degli Stati Uniti facendo leva sulle carenze dell’Europa, abissali nella stessa identica maniera.
Ma il peggio viene fuori quando si parla sul serio dei paesi arabi, che nella miseria in cui vivono si affidano a leader “armiamoci e partite” che diventano sempre più ricchi a scapito della povera gente. Attacca il Papa per via delle sue scuse ai musulmani, attacca chiunque voglia difendere chi a suo parere non merita di esser difeso. Inizia a divagare, generalizzare, incorrere in errori madornali che assolutamente una scrittrice del suo calibro non può permettersi, innanzitutto definendo quella araba una non cultura (motiva la sua affermazione definendo “Le mille e una notte” favole che non possono essere paragonate a una Divina Commedia e dichiarando che gli arabi non sono affatto gli autori della matematica ma soltanto della grafia dei numeri, che si è sviluppata per di più contemporaneamente presso molte altre civiltà e che Muhammad ibn Musa al Khwarizmi non sia in realtà colui a cui si deve il concetto dello zero, elaborato precedentemente dall’indiano Brahamagupta e risalente addirittura ai Maya)… e sostenendo che la cultura Occidentale e quella Orientale( per lei inesistente e non degna di questa definizione come abbiamo visto) non sono nemmeno degne di stare sullo stesso piano (e qua io spero Oriana Fallaci si riferisca esclusivamente alla cultura Europea, perché nel momento in cui nega il valore di una cultura Orientale non può nemmeno osare parlare di cultura Americana o comprenderla in quella occidentale perché personalmente non ho mai studiato nè sentito parlare di una simile cultura...a meno che non si tratti della cultura di certi fast food impiantati ormai ovunque e popolati dai soggetti afflitti dalle peggiori abitudini alimentari che il mondo possa contare ).
Questa è una delle affermazioni più scadenti e squallide che io abbia potuto mai sentire o leggere, fatta eccezione per qualche trattato di Hitler. Non viene riconosciuto il valore di un popolo, di una cultura con un retroterra che gli americani, con tutto il rispetto, possono soltanto sognare...viene dimenticato l’apporto dato durante la dominazione araba in Spagna, in Sicilia…
Ed è soltanto una delle tante dimostrazioni di totale ignoranza, possiamo parlare della confusione tra ciò che è il Corano, ciò che sono le prescrizioni del profeta e ciò che invece sono le leggi dei talebani,tra la situazione dell'Afghanistan e i Paesi musulmani.
Si generalizza, si portano esempi di errate interpretazioni di estremisti e fanatici che nulla hanno a che vedere con l’islamismo autentico. Per non parlare dei termini offensivi nei riguardi dei musulmani, veri e propri insulti gratuiti. Si sostiene che questa popolazione non si limiti a fare ciò che vuole nei propri territori ma voglia imporsi ovunque facendo guerra agli occidentali: non sono gli ARABI, bensì i talebani ad agire in questa maniera.
Non ci si può riferire ad un intero popolo nei termini che riguardano solo alcuni individui, sarebbe un errore madornale tanto quanto definire tutti gli italiani mafiosi.
Vengono giudicate le donne che non si ribellano, e anche le femministe che non intervengono ma io non vedo cosa di tanto utile abbia creduto di fare Oriana Fallaci a differenza delle femministe limitandosi ad insultare le donne musulmane.
Altro errore… si critica la scelta di non bere alcolici, o di non mangiare animali sgozzati, si critica la poligamia… io sono del parere che pur non condividendo si debba rispettare la civiltà e le tradizioni altrui. La poligamia non implica che le donne musulmane siano delle inette, anche loro potrebbero benissimo venire a criticare la nostra monogamia e non parlando di Corano, non citando Maometto, semplicemente basterebbe un librettino di Shopenhauer, attenzione EUROPEO,OCCIDENTALE, che sostiene la futilità del matrimonio e della monogamia sostenendo che, mentre una donna può avere solo un figlio all’anno l’uomo ne possa avere infiniti di più e quanto questo possa influire positivamente per la salvaguardia del genere umano…mettendoci così in discussione. Totalmente!
Basterebbe inoltre leggere “Il cacciatore di aquiloni” di Khaled Hosseini, per rendersi conto di quanto possa essere pacifica e dignitosa e ricca la cultura araba, di quanto possa essere civile la vita persino in Afghanistan, prima dell’arrivo degli estremisti…
Viene senza dubbio fatto di tutta l’erba un fascio ne “La rabbia e l’orgoglio”, basti pensare all’affermazione “I soli coi quali abbia avuto un rapporto civile restano il povero Alì Bhutto cioè il primo ministro del Pakistan, morto impiccato perché troppo amico dell'Occidente, e il bravissimo re di Giordania: re Hussein. Ma quei due erano musulmani quanto io son cattolica."( essendo un dato di fatto che la Fallaci fosse atea verrebbe istintivo intendere che le uniche due eccezioni, non sono musulmani. L’onestà e la bontà sarebbero quindi prerogative che non riguardano la religione islamica? Come non farsi sfiorare dal dubbio di una tendenza razzista da parte della scrittrice, mi domando, nonostante lei lo neghi fermamente e risolutamente.)

Viene toccato l’argomento dell’Immigrazione, spunto per tacciare di falsità i commenti che seguono gli sbarchi di clandestini dai gommoni, per additare chiunque frequenti le moschee o le macellerie islamiche accusandolo di terrorismo.
L’autrice sottolinea la facilità con la quale il Ministero degli Interni, qui da noi, rilasci i permessi di soggiorno, preoccupazioni nate solo dopo l’11 settembre e accusa l’Italia di non aver arrestato nessun “figlio di Allah” presente nel nostro paese, come si è fatto invece nel resto d’Europa. Quale ipocrisia sarebbe stata farlo proprio dopo la strage? Arrestare i primi che capitavano a tiro per dimostrare agli occhi dell’opinione pubblica che lo Stato si stava muovendo per la nostra sicurezza?
Implicitamente viene addirittura chiesta la pulizia etnica nei confronti della popolazione immigrata, composta sembrerebbe soltanto da ubriaconi, ladri, delinquenti, come una vera e propria crociata: della serie “se la guerra è contro l'Islam, allora dobbiamo guardarci proprio da quelli che sono riusciti a "infiltrarsi" tra noi”. La logica ricorda vagamente quella di Hitler nei confronti degli ebrei o è una mia impressione?
Viene criticato chiunque non appoggi l’America, primo tra tutti Chirac a cui viene rinfacciato addirittura l’intervento americano nello sbarco in Normandia.
Quella che si respira tra le pagine de “La rabbia e l’orgoglio” è una sete di guerra etico-nazionale, un invito a schierarsi tutti contro i paesi arabi, a tale scopo vengono citati antenati e svariati parenti, si ricorre ad un richiamo antico, tribale, su tutti i popoli dominatori: la paura di essere invasi.Si cerca in maniera spregiudicata con errori palesi, con voluta disinformazione(mi auguro) di spronare, di intraprendere una vera e propria guerra all’Islam, di demonizzare i figli di Allah. Ciò che propone la Fallaci tra le righe è infatti una guerra tra popoli, tra buoni e cattivi. Un po’ come la Gerusalemme Liberata, solo che Tasso, nonostante l’Inquisizione, vedeva il lato positivo degli infedeli… Tutto il mondo contro un popolo, che, sbagliati o meno, condivisi o meno i principi cardine su cui basa la propria identità si è sempre dimostrato più coerente e determinato di qualunque altro.
Ho riscontrato anche delle tendenze quasi mitomani da parte di questa signora convinta ad esempio che Arafat tra i tanti di giornalisti che ha incontrato la ricordi in maniera indelebile:
"Sai, tra me e lui non corre buon sangue. Non mi ha mai perdonato né le roventi differenze di opinione che avemmo durante quell'incontro né il giudizio che su di lui espressi nel mio libro Intervista con la storia. Quanto a me, non gli ho mai perdonato nulla. Incluso il fatto che un giornalista italiano imprudentemente presentatosi a lui come mio amico, si sia ritrovato con una rivoltella puntata contro il cuore."
Sogna di essere stata al centro delle preoccupazione di Khomeini:
"che dopo l'intervista tenne un comizio a Qom per dichiarare che io lo accusavo di tagliare i seni alle donne. Da tale comizio ricavò un video che per mesi venne trasmesso alla televisione di Teheran sicché, quando l'anno successivo tornai a Teheran, venni arrestata appena scesa dall'aereo."
Fallaci, il terrore dell'Islam, tutto da sola:
"potrei parlarti di quel Mujib Rahman che, sempre a Dacca, aveva ordinato ai suoi guerriglieri di eliminarmi in quanto europea pericolosa, e meno male che a rischio della propria vita un colonnello inglese mi salvò."
Ci fa sapere che può telefonare al Ministro degli Esteri e incutere timore, e, non lo sapevamo, ma fu la Fallaci, a sentir lei, che risolse la protesta degli immigrati a Firenze e fu anche la più giovane partigiana della storia d'Italia:
"Per quel tricolore la mia intera famiglia fece la Resistenza e l'ho fatta anch'io. Nelle file di Giustizia e Libertà, col nome di battaglia Emilia. Avevo quattordici anni."
Ho trovato questo libro un ottimo spunto per riflettere, per sviluppare il senso critico ma nello stesso tempo un libro presuntuoso, egocentrico, razzista, sì razzista e poco obiettivo, oltre che ipocrita e scritto da una penna abbastanza saccente, mentre sono contenta delle novità nell’ambiente scolastico, dove si comincia a studiare la civiltà araba e a comprendere il diverso, e contenta che ci siano siti web come aljazira.it a cui ho attinto o associazioni che si preoccupano di diffondere la cultura araba, una cultura che non conosciamo e che con molta ignoranza temiamo, così che esista persino chi condivide le opinioni di una Fallaci piena di se che si sente circondata, addirittura, come direbbe lei, da “cicale” che vogliono imitare il suo filone(ci-sono-anch’io) e ben distante dalla Fallaci che ricordiamo ne “Lettera ad un bambino mai nato”, “Un uomo”.

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