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Categoria: | Italiano |
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Data: | 26.03.2009 |
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Testo
Articolo di giornale
Destinazione: redazione quotidiano “La Stampa” di Torino
Non esiste razzismo tra i fiori
Chi di noi non è mai rimasto stupefatto nell’osservare la maestosa bellezza e varietà di un prato fiorito? In chi di noi tale visione non ha suscitato infinita gioia? Quanti fiori in un prato,diversi per colore,forma, odore e sempre meravigliosi: perché non è così anche tra gli uomini? Perché un uomo in mezzo a tanti diversi fiori si sente felice e un uomo in mezzo a tanti diversi uomini non lo è? La risposta sarebbe la soluzione ad un problema oggi ben noto: il razzismo. Tutti gli uomini concordano sul fatto di derivare dalla stessa specie (quella dell’Homo sapiens) e di aver subito differenzazioni determinate da numerose vicende della preistoria a seguito di processi di cambiamento della Terra ma nonostante questa consapevolezza le classificazioni del genere umano in varietà ben definite risultano piuttosto arbitrarie e pericolose. Le differenzazioni riguardano, in primo luogo, i caratteri somatici e, in secondo luogo, quelli culturali; entrambi necessari per individuare i cosiddetti gruppi razziali ma mai accettati e quindi causa di pregiudizio,violenza, prepotenza, prevaricazione. È facile dimostrare che né il colore della pelle né il riferimento culturale possono giustificare atteggiamenti di razzismo eppure, malgrado sembri così semplice affermare per tutti il principio di uguaglianza, ancora oggi operano la segregazione razziale, la persecuzione, le forme più svariate di pregiudizio contro i più deboli o i più poveri, i rapporti difficili tra settentrionali e meridionali. Numerosissimi e altrettanto noti sono i fatti storici a tal proposito, dalla tratta degli schiavi, la quale vedeva ingenti masse di indigeni africani ridotte in schiavitù, all’affermazione della parità dei diritti tra bianchi e neri negli USA, a Mandela, convinto della giusta causa dei negri e del loro diritto di uguaglianza, a Malcolm X. Tutto ciò perché il razzismo nasce quando un gruppo impone sugli altri con la violenza, fisica e morale, i propri valori e piega i suoi simili alla sua volontà in nome di una superiorità semplicemente presunta e trovando giustificazioni settarie al proprio comportamento. Non vi è alcuna ragione storica o scientifica che possa, in qualche modo, legittimare tale situazione. Basterebbe poco per evitare tutto questo: riconoscere a tutti gli stessi diritti ma con i fatti e non soltanto con le parole. Bisognerebbe comprendere, partecipare e informarsi, capire il valore che possiede ogni cultura ovvero, ogni persona. Bisognerebbe aiutare coloro che si rifiutano di aprire gli occhi alla realtà, convincerli che la loro idea potrebbe non essere quella giusta mostrando loro con più chiarezza quel mondo che tanto disprezzano. Bisognerebbe cogliere il significato che trapela dalle azioni di ognuno e non lasciare che l’ ignoranza, il non sapere, si tramuti in paura e conseguente rifiuto. Chi non ha il coraggio di confrontarsi con diverse realtà e rimane convinto di ciò che pensa senza cogliere la possibilità di essere più o meno complice del pensiero altrui, non si può ritenere degno di osservare e di vivere in un mondo colmo di tante differenze. Potrà solo accarezzare la bellezza di quei meravigliosi fiori senza coglierne mai l’effettivo valore.