Il giorno della civetta di Sciascia

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Testo

Relazione su “Il giorno della civetta”, Leonardo Sciascia
Laura Svanera
2^ bl
26/10/2006
“Il giorno della civetta” esce per la prima volta nel 1961. In quegli anni in Italia, soprattutto in Sicilia la mafia era la padrona di tutto.
I politici erano quasi tutti corrotti e per questo motivo lo Stato era in mano alla malavita.
In questo libro Leonardo Sciascia affronta il doloroso e scottante tema della mafia con battagliero e appassionato impegno, a causa del grande amore verso la sua terra. Inoltre con questo romanzo, come ha sottolineato l'autore, per la prima volta la mafia viene messa al centro di un'opera narrativa destinata ad un vasto pubblico.
Il libro ebbe un gran successo e contribuì a stimolare la discussione su un fenomeno criminale che il potere politico tendeva allora ad ignorare. “Ma la mafia era ed è altra cosa: un «sistema» che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimamene possiamo dire borghese. La malavita non sorge e non si sviluppa nel «vuoto» dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma «dentro» lo Stato. La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta.”
Sciascia stesso confessa la prudenza che dovette adottare per non incorrere in accuse di oltraggio e per evitare le "possibili intolleranze" di coloro che si ritenessero colpiti dalla sua rappresentazione. Inoltre dichiara di non aver potuto scrivere "con quella piena libertà" di cui un autore avrebbe il diritto di valersi. Se Sciascia avesse scritto lo stesso libro ai giorni nostri sarebbe stato preso per un semplice racconto a storie; mentre scrivendo il suo romanzo in quegli anni ha prodotto un vero e proprio capolavoro.
Sotto le apparenze di un romanzo poliziesco, il romanzo di Sciascia, è un racconto drammatico e politico; vengono, infatti, messe di fronte due concezioni di vita: quella del capitano Bellodi, che simboleggia l’Italia della Resistenza, la nuova società democratica, che crede negli ideali di giustizia e di civile convivenza; contro quella del capo mafia, con i suoi amici, piccoli e grandi, simbolo dell’antica oppressione della Sicilia.
Questo romanzo è la storia di un delitto di mafia ma al tempo stesso un lucido atto d’accusa, tanto più coraggiosa poiché fatta in un’epoca in cui all’esistenza reale della mafia non si credeva sul serio.
E' il più classico romanzo sulla mafia scritto in Italia.
Una rilettura del libro tuttavia conferma che il romanzo non solo è bello, ma anche ben fatto sul piano della ricostruzione storica e politica. Nel narrare, Sciascia, non si concede ambiguità e fronzoli, ma fissa lo sguardo sempre e soltanto sulle nervature del significato, fossero anche in un minimo gesto o dettaglio.
• Riassunto
In una piccola città del centro della Sicilia, mentre l’autobus sta per partire per Palermo, un colpo da arma da fuoco interrompe il silenzio dell’alba; la vittima del proiettile è Salvatore Colasberna, un piccolo imprenditore edile.
Il capitano Bellodi, comandante della compagnia dei carabinieri di C., interroga i parenti della vittima e il confidente di S., Calogero Dibella detto il Parrinieddu, che rivela al carabiniere due nomi: Ciccio La Rosa e Rosario Pizzucco. Solitamente il confidente è una persona che dopo un delitto viene convocato dalla polizia per avere qualche informazione sulla vittima; naturalmente questa comunicava delle informazioni che non potevano, in nessun modo, ostacolare i loschi affari dei potenti. Questa volta però qualcosa va storto e a sua insaputa il Parrinieddu dice qualcosa di troppo sul conto di Pizzucco e in seguito viene trovato morto sull’uscio di casa.
Intanto viene denunciata la scomparsa di un certo Nicolosi. Bellodi, durante l’interrogatorio cui viene sottoposta la moglie, scopre che quel giorno, poco prima di uscire, il marito aveva visto Zicchinetta (un furfante) scappare allarmato.
A quel punto il capitano, ritenendo Zicchinetta e Pizzucco i colpevoli del delitto, li vuole interrogare ma non tiene conto del fatto che Dibella (il Parrinieddu), prima di scomparire, ha lasciato un biglietto con scritto i nomi di Pizzucco e Don Mariano.
Quindi Bellodi interroga Pizzucco e stende un falso verbale nel quale il piccolo boss mafioso ammette che Zicchinetta aveva ucciso Colasberna e Nicolosi; successivamente Zecchinetta legge il verbale e dichiara di aver ucciso Colasberna e che Pizzucco aveva ucciso Nicolosi.
Intanto alcuni potenti boss mafiosi decidono di scagionare Zicchinetta con il fine di mantenere “pulita” la reputazione dell’altrettanto potente Don Mariano; infatti, essi comprano alibi di ferro e grazie alla protezione della mafia fanno passare l’omicidio come passionale, l’unica pista che i carabinieri ed il capitano Bellodi avevano tralasciato.
Quest’ultimo andrà a Parma, suo paese d’origine, ma presto sentirà il bisogno di ritornare in Sicilia per fare giustizia.
• Analisi del testo
Le parti divise dagli spazi bianchi alternano lo svolgimento dei fatti e delle indagini che si svolgono in Sicilia tra i comuni di S. e di C. con la descrizione di circostanze che avvengono contemporaneamente in luoghi diversi da dove si svolge l’azione e che coinvolgono persone che sulla stessa hanno potere ma non coinvolgimento in prima persona. A volte si tratta di telefonate tra personalità importanti della politica o della magistratura, a volte discussioni di onorevoli su ciò che sta capitando in Sicilia. E’ spesso Roma il luogo dove si svolgono gli incontri descritti.
Sono due storie parallele che apparentemente non hanno contatti, ma si alimentano l’una con l’altra, finché, alla fine, si separano: una è la storia dei perdenti, l’altra dei vincenti.
Il romanzo di Sciascia è ambientato in spazi reali. Le tre principali città dove si svolge la vicenda sono Roma, Palermo e Parma. L’autore nomina anche tre paesi siciliani, ma solo le loro iniziali: B., C., S.. La presentazione degli spazi avviene sempre in maniera esplicita tramite il discorso indiretto: “…aveva sede in un vecchio convento: pianta rettangolare, e su ogni lato due file di camere divise da un corridoio, una fila che aveva finestre intorno al cortile, un’altra le cui finestre guardavano sulle strade…”.
L’autore non vuole precisare gli anni precisi in cui è ambientata la vicenda, ma s’intuisce dopo il 1955, ci dice invece che incomincia il 16 gennaio alle 6.30 e finisce nel 1972. Quindi la durata è di circa 17 anni.
L’autore a volte vuole descrivere anche il tempo meteorologico:
“…La serata era gelida, nell’ufficio del capitano una stufetta elettrica dava una così tenue ala di calore…”
“...Parma era incantata di neve…”
Il ritmo del racconto è molto lento poiché caratterizzato da tecniche narrative come il flash-back.
La scena più ricorrente è l’interrogatorio in cui prevale il discorso diretto.
L’autore ha deciso di far coincidere la fabula con l’intreccio, infatti l’ordine è cronologico, tuttavia in alcune parti troviamo dei flashback.
Il narratore è esterno onnisciente, difatti s’intuisce che sa già come andrà a finire la vicenda. Lo possiamo dedurre dal fatto che non è uno dei personaggi del racconto e narra alla terza persona singolare.
Sciascia in questo suo romanzo usa un lessico molto semplice appartenente ad un registro basso. Utilizza infatti molte espressioni popolari e frasi in dialetto.

• Commento
Prima che leggessi questo libro di Sciascia la mia conoscenza sulla mafia era quella “dei film”, ossia la mia concezione di mafia era quella dell’italiano, che abita negli Stati Uniti, che regola i propri interessi a colpi di mitragliatore.
Dopo aver letto il libro però, ho capito che la mafia è tutt’altra cosa e che non esiste solo negli USA ma in tutto il mondo e soprattutto a Palermo.
In questa città la mafia, a mio parere, è parte integrante della società, esiste in qualsiasi posto e in qualsiasi ente; controlla e dirige tutte le attività della città, facendo i propri interessi finanziari.
Le persone e soprattutto le società, che non si “associano” a queste così dette “cosche”, sono fatte fallire o addirittura vengono uccisi dei membri appartenenti a queste società (come capitato nel libro di Sciascia).
Secondo me Sciascia, con questo libro, vuol denunciare le autorità del posto che non muovono un dito per debellare questa piaga dell’umanità; infatti, il comandante Bellodi è di Parma.
Penso comunque che la polizia di Palermo non possa fare più di tanto se non vuole che le succeda qualcosa di poco piacevole…
Io sono dell’opinione che se tutte le polizie del mondo unissero le loro forze riuscirebbero a sconfiggere la mafia, ma purtroppo i corrotti ci saranno sempre!
La scena che più mi ha colpito è quella che narra il comandante Bellodi ad un suo vecchio amico incontrato a Parma. Egli spiega l’episodio accaduto ad un medico di un carcere che decise di portare in infermeria solo i carcerati malati, invece di gente che voleva stare solo in ambienti più comodi. Ma questa decisione suscitò l’ira dei carcerati che lo picchiarono. Il medico allora si rivolse ai membri del suo partito politico per cercare un appoggio ma questi, per paura delle conseguenze che avrebbero potuto subire, decisero che era meglio non trattare con quella gente.
Il dottore in seguito si rivolse ad un capomafia che gli diede la soddisfazione di far picchiare uno di coloro che lo avevano picchiato.
La lettura del romanzo non mi è stata per niente pesante e ciò è sicuramente dovuto al fatto che la trama è molto semplice e che il racconto è scritto in uno stile scorrevole e dinamico. L’unica nota negativa del romanzo potrebbe essere dovuta alla sua brevità, che porta subito a conclusione una storia che poteva essere sviluppata e ampliata in maniera diversa; bisogna comunque dire che pur nella brevità del testo l’autore è riuscito a scrivere un racconto valido e interessante.
Una lettura più attenta del libro conferma che il romanzo non solo è bello, ma anche ben fatto sul piano della ricostruzione storica e politica. Nel narrare, Sciascia, non si concede ambiguità e fronzoli, ma fissa lo sguardo sempre e soltanto sulle nervature del significato, fossero anche in un minimo gesto o dettaglio.
In conclusione posso affermare che il libro di Sciascia, da me letto, sia molto interessante, questo
perché lo scrittore è riuscito a costruire una storia attorno allo scottante tema della mafia.

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