Il giorno della civetta

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Testo

Davide Menaspà I A 7/3/2000
Relazione de: “Il giorno della civetta”
Riassunto
In una piccola città del centro della Sicilia, mentre l’ autobus sta per partire per Palermo, un colpo da arma da fuoco interrompe il silenzio dell’alba; la vittima del proiettile è Salvatore Colasberna, un piccolo imprenditore edile.
Il capitano Bellodi, comandante della compagnia dei carabinieri di C., interroga i parenti della vittima e il confidente di S., Calogero Dibella detto il Parrinieddu, che rivela al carabiniere due nomi : Ciccio La Rosa e Rosario Pizzucco. Solitamente il confidente è una persona che dopo un delitto viene convocato dalla polizia per avere qualche informazione sulla vittima; naturalmente questa comunicava delle informazioni che non potevano, in nessun modo, ostacolavate i loschi affari dei potenti. Questa volta, però, qualcosa va storto e, a sua insaputa, il Parrinieddu dice qualcosa di troppo sul conto di Pizzucco.
Intanto viene denunciata la scomparsa di un certo Nicolosi e nell’ interrogatorio a cui viene sottoposta la moglie, ella rivela a Bellodi che quel giorno, poco prima di uscire, il marito aveva visto Zecchinetta, un furfante, scappare allarmato.
A quel punto il capitano, ritenendo Zecchinetta e Pizzucco i colpevoli del delitto, li vuole interrogare, ma non tiene in conto il fatto che Dibella (il Parrinieddu), prima di scomparire, ha lasciato scritto un biglietto con il nome di Zecchinetta, Pizzucco e Don Mariano.
Quindi Bellodi interroga Pizzucco e stende un falso verbale, nel quale il piccolo boss mafioso ammette che Zecchinetta aveva ucciso Colasberna e Nicolosi; successivamente Marchica (Zecchinetta) legge il verbale e dichiara di aver ucciso Colasberna e che Pizzucco aveva ucciso Nicolosi.
Intanto alcuni potenti boss mafiosi decidono di scagionare Marchica con il fine di mantenere “pulita” la reputazione dell’altrettanto potente Don Mariano; infatti essi comprano alibi di ferro e grazie alla protezione della mafia fanno passare l’omicidio come omicidio passionale, l’unica pista che i carabinieri ed il capitano Bellodi avevano tralasciato.
Quest’ultimo andrà a Parma, suo paese d’origine, ma presto sentirà il bisogno di ritornare in Sicilia.
Le Opere e la Vita
Leonardo Sciascia nacque a Recalmuto nel 1921, da umile famiglia.
Visse prima, come insegnante elementare, poi la crescente fama letteraria e il costante interventismo sulle questioni della vita del sud e dell’Italia in generale, lo portarono spesso al centro del dibattito ideologico e politico.
Ha sperimentato l’impegno politico diretto come consigliere comunale a Palermo.
La sua prima opera è un libretto di favole: Favole della dittatura (1950) a cui seguirono le poesie di La Sicilia, il suo cuore (1952)e il saggio Pirandello e il pirandellismo (1953).
La prima opera che ha rivelato le singolari doti di narratore secco e rigoroso è stato il volume Le parrocchie di Regalpetra (1956), dove Sciascia ha condensato le esperienze di maestro elementare, svolgendo la narrazione precisa dell’ esatto e ragionato giudizio riformista.
Nel 1958 scrisse Gli zii di Sicilia, una raccolta di una serie di racconti di diverso livello, ottenendo gli esiti migliori nei racconti La morte di Stalin e L’ antimonio.
Tre anni dopo sfornò la sua opera più valida, rappresentata dal romanzo Il giorno della civetta.; acuto ed efficace è anche il romanzo Il Consiglio d’ Egitto (1963).
Successivamente cercò di ritornare al saggio con Morte dell’inquisitore (1964) e con il volume Feste religiose in Sicilia (1965) dove si presenta lo Sciascia studioso di costumi e folklore siciliano.
Lo scrittore siciliano tentò anche il teatro nel 1969 con La recitazione della controversia liparitana dedicata ad A.D., che ebbe, inoltre, esiti particolarmente felici, ma poco dopo ritornò al romanzo siciliano dedicato alla mafia con A ciascuno il suo.
Negli anni settanta e ottanta le pubblicazioni si sono intensificate; Sciascia dà le sue prove migliori con Il contesto (1971) e Todo Modo (1974)
Fondamentale negli ultimi anni della sua vita la saggistica politica e letteraria; tutti gli interventi saggistici, in particolare quelli compresi in Cruciverba (1983) e Fatti diversi di storia letteraria e civile (1989), confermano in Sciascia l’intellettuale più acuto e inquietante di quasti decenni.
Alla fine lo scrittore siculo ritorna al prediletto giallo metafisico con due romanzi: Il cavaliere e la morte (1988) e Una storia semplice 1989, che costituiscono il suo testamento spirituale.
Dopo un’’intensa vita Leonardo Sciascia mori a Palermo nel 1989.
Analisi dei personaggi.
Capitano Bellodi: è il capitano dei carabinieri di C., venuto da poco in Sicilia per combattere, e possibilmente sconfiggere, il gran problema della criminalità organizzata. E’ un tipo di poliziotto del tutto diverso da quelli a cui erano abituati in Sicilia; egli non è un tipo violento e non teme le minacce della mafia.
Alla fine del romanzo ritorna a Parma, suo paese d’origine, per una breve vacanza e scopre, mentre vede andare tutto il suo lavoro in fumo, che la Sicilia gli manca nonostante tutti i suoi problemi.
Salvatore Colasberna: è la prima vittima del romanzo; un imprenditore edile che rinuncia la protezione della mafia, offertagli da Don Mariano.
Venne ucciso come avvertimento per i suoi fratelli.
Il confidente Calogero Dibella detto il Parrinieddu: è la persona che con la sua “informazione” fa partire tutte le indagini
Successivamente per avere detto qualcosa di troppo viene ucciso dalla mafia, ma lascia un’ ulteriore informazione a Bellodi.
Rosario Pizzucco: è una delle due persone che il confidente ha nominato nel suo biglietto. Inizialmente viene identificato come colpevole di un delitto, ma successivamente viene scagionato insieme a Marchica.
Paolo Nicolosi : è un’ innocente persona che lavora come giardiniere; sfortunatamente vede Zecchinetta scappare allarmato proprio il giorno della morte di Colasberna.
Viene ucciso proprio per avere confessato questo.
Zecchinetta: è inizialmente il presunto assassino del primo delitto, essendo stato visto scappare da Via Cavour il giorno della morte di Colasberna.
Fortunatamente per lui, alla fine, due potenti boss decidono di scagionarlo, essendo lui direttamente collegato con Don Mariano.
Don Mariano Arena : è un potente boss della mafia che capita nelle indagini nonostante la morte di due innocenti abbia cercato di mantenere pulita la sua reputazione. Riesce in ogni modo a uscirne pulito grazie all’ aiuto di due potenti.
Analisi dei luoghi
I luoghi non sono mai specificati nel libro, essendo sempre siglati. I paesi nominati, infatti, sono C., S., B..
C.: è il paese di cui Bellodi comanda la compagnia dei carabinieri e dove conduce tutte le sue indagini e i suoi interrogatori.
S.: è il paese del confidente, di cui egli conosce tutti e tutto. Qui si ambienta la prima scena del romanzo con la morte di Salvatore Colasberna.
Anche se i luoghi non sono mai specificati, si può sapere dalla lettura del libro che si trovano nel centro della Sicilia, non lontano da Palermo.
Analisi dei tempi
I riferimenti al tempo sono solo quelli riguardanti la durata del giorno, non essendo molto importante il passare dei giorni, delle settimane e dei mesi.
Lessico sconosciuto
Abigeato:furto di tre o più capi di bestiame raccolti in gregge o in mandria.
Intemerata: rimprovero lungo e violento.
Loica: logica.
Pece: cosa o persona molesta e noiosa.
Rabesco: insieme di linee capricciose, bizzarre e intricate.
Sentore: informazione vaga e indistinta.
Sibillino: oscuro, misterioso, enigmatico.
Solleone: estate torrida, grande caldo.

Esempio