eduardo de filippo

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Testo

EDUARDO DE FILIPPO
Eduardo de Filippo nasce a Napoli il 24 Maggio 1900, dall’unione del più grande attore – autore – regista e commediografo napoletano di quell’epoca, Eduardo Scarpetta, con Luisa De Filippo, attrice nubile.
Nel 1904 a soli 4 anni debutta giovanissimo come giapponesino al teatro “Valle” di Roma ne “ La geisha “, firmata dallo stesso Scarpetta.
Dopo prese parte ad altre rappresentazioni sia come comparsa che rivestendo piccole parti.
Per il suo carattere turbolento e per la scarsa propensione agli studi, venne messo a soli 11 anni, nel collegio “ Chierchia “ di Napoli.
Nella sua biografia si legge: “ Mi ci volle del tempo per capire le circostanze della mia nascita perché a quei tempi i bambini non avevano la sveltezza e la strafottenza di quelli d’oggi e quando a undici anni seppi che ero “figlio di padre ignoto“ per me fu un grosso choc, da una parte ero orgoglioso di mio padre, della cui compagnia ero entrato a far parte, dall’altra le chiacchiere ed il pettegolezzo mi opprimevano dolorosamente. Mi sentivo respinto, tollerato solo perché “diverso””.
Ci resta solo due anni, il collegio non serve a farlo riappacificare con le istituzioni scolastiche, interrompe gli studi ma continua la sua istruzione sotto la ferrea guida del padre il quale per oltre due ore al giorno lo costringe a leggere e a ricopiare testi teatrali; inoltre quando capita l’occasione Eduardo non disdegna di partecipare a lavori teatrali, nei quali dimostra una innata bravura, particolarmente nel repertorio “farsesco”.
A 14 anni, Eduardo entra stabilmente nella compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta.
Questi sono gli anni della sua formazione, dove Eduardo recita in tutti i generi del teatro, dalla commedia italiana alla rivista.
Nel 1920 si impone per le sua doti recitative nel ruolo di comico primario e per la sua spiccata propensione all’inventiva; porta la data del 1920 il suo primo atto unico pubblicato: “Farmacia di turno”.
Questi sono gli anni del suo servizio militare ma il suo impegno o la sua passione artistica è tale da indurlo nelle ore libere a recitare in teatro.
Finito il militare De Filippo lascia la compagnia di Vincenzo Scarpetta per passare a quella di Francesco Corbinci, con il quale esordisce, per la prima volta, in una regia impegnata, al Teatro Partenope di via Foria a Napoli con “Surriento gentile” di Enzo Lucio Murolo.
Nel 1922 scrive e dirige un altro suo lavoro teatrale: “Uomo e galantuomo”.
Eduardo abbandona la compagnia di Corbinci per tornare a quella del fratellastro Vincenzo e vi rimane fino al 1930. In questo periodo conosce e sposa Doroty Pennington, un’americana in vacanza in Italia e recita anche in altre compagnie come quella di Michele Galdieri e di Cariniù Falconi.
Con lo pseudonimo di Tricot nel 1929 scrive l’atto unico “Sik sik l’artefice magico”.
Insieme ai fratelli Peppino e Titina nel 1931, fonda la compagnia del “Teatro Umoristico I De Filippo”. In questo periodo, egli scrive come autore “Natale in casa Cupiello” (1931) che all’epoca era solo atto unico, e lo porta in scena al teatro Kursaal il 25 Dicembre. Allo stesso tempo inizia un’intensa attività cinematografica, ma rimane a capo della compagnia teatrale fino al 1944, riscuotendo ovunque successi e consensi.
Il repertorio del teatro umoristico oltre a comprendere i lavori dei tre fratelli De Filippo, si avvaleva anche di testi scritti da Scarpetta, D’Ambra, Grassi ed il grande drammaturgo siciliano Luigi Pirandello, con il quale Eduardo si incontrò nel 1933 al teatro Politeama di Napoli.
Nel ’45 scrive “Napoli milionaria” e rompe definitivamente il rapporto artistico con Peppino per cui la loro Compagnia si scioglie. Così Eduardo dà vita alla “Compagnia di Eduardo”, che rappresenta nel 1946 “Questi fantasmi” e di lì a poco, con esiti trionfali, “Filumena Maturano”. Da qui è sempre un crescendo con altri capolavori come “Le bugie con le gambe lunghe” (1947).
Nel 1948 fallito il suo matrimonio americano con Doroty, Eduardo si unì in matrimonio con l’attrice di varietà Thea Prandi, dalla quale ebbe due figli, Luca e Luisella che morì bambina.
Di questo periodo sono “La grande magia”, “Le voci di dentro” e contemporaneamente al cinema gira “Assunta Spina”.
Eduardo non era solo un attore, egli era anche un gran commediografo ricco di talento naturale. Il teatro di Eduardo è un teatro vivo, significativo, fatto di esperienze reali, molte delle quali ancora attuali e che non si ancorano alla figura dell’attore autore, ma che vanno ben al di là dei confini del rapporto autore attore.
Il teatro di Eduardo darà vita a quella molteplicità di sensazioni magiche e stupende a cui il popolo italiano non è ancora ben preparato.
Eduardo si appresta ad essere internazionale; le prime opere ad essere rappresentate in terra straniera e da attori stranieri furono: Questi Fantasmi a Buenos Aires e Filumena Maturano a Bucarest, entrambe nel 1947. Ne seguono molte altre rappresentate a Parigi, Mosca, Atene, New York, Tel Aviv e in molte altre città.
Se ne può quindi arguire che i temi delle opere di Eduardo, oltre a possedere il carattere dell’universalità, contengono anche situazioni che possono trovare la loro collocazione in molteplici realtà tra loro diverse, ponendo così il loro autore in una posizione preminente nel mondo della cultura e facendone un punto di riferimento, un modello, a cui rifarsi e a cui ispirarsi.
Nella sua autobiografia Eduardo così recita: “Da molto tempo, ormai, ho capito che il talento si fa strada comunque e niente lo può fermare, ma è anche vero che esso cresce e si sviluppa più rigoglioso quando la persona che lo possiede viene considerata “diversa” dalla società. Infatti, la persona finisce per desiderare di esserlo davvero “diversa”, e le sue forze si moltiplicano, il suo pensiero è in continua ebollizione, il fisico non conosce più stanchezza pur di raggiungere la meta che si è prefissata”.
Eduardo dà vita ad opere di grande effetto e potenza vicine ai sentimenti umani, dominando con la sua magra e flemmatica figura i propri attori. Figlio del novecento, Eduardo ha attraversato intensamente il secolo, diventando un’icona egli stesso del suo “modo di attore”. Celebre interprete in vita, Eduardo dona ad ogni battuta un senso dipendente dal particolare tono di voce adottato, irripetibile nella sua polisemia, annullando il confine tra pagina scritta e scena, realizzando la tradizionale opera senza limiti, profonda e mai interamente attingibile. Impresario attento, drammaturgo e attore, frequenta i generi considerati meno nobili come il caffè chantant, la rivista, il cinema.
Fra le battute rimaste nel dire comune di quelle forgiate da Eduardo uno spazio importante occupa “Ha da passà a Nuttata”.
La sapienza drammaturgia del napoletano è un gioco alchemico, ovvero il virtuoso miscelare la flemma all’ira, l’amaro al dolce. La poetica di Eduardo è quella di far sviluppare una storia seria, tragica, all’interno di una forma o un contenitore comico. Pertanto egli agisce con scaltrezza trascinando lo spettatore direttamente nella vicenda per via logica e razionale così da una situazione comica si passa al dramma senza contraccolpi.
Il teatro di Eduardo è radicato nella commedia di ambiente, con problematiche sociali che nulla tolgono all’emersione di personaggi nettamente disegnati e dotati di una profondità psicologica traboccante rispetto a ciò che lascerebbero presagire.
Per i suoi meriti artistici il 15 Luglio del 1977 ricevette dall’Università di Birmingham la laurea Onoris Causa in Lettere e dopo tre anni, precisamente il 17 Novembre 1980 l’Università di Lettere di Roma gli conferì lo stesso titolo.
Il 26 Settembre del 1981 il Presidente della Repubblica Sandro Pertini lo nominò Senatore a Vita nello stesso anno l’Università di Roma gli conferisce la cattedra per il corso di Drammaturgia per l’anno accademico 1981 – 1982.
Eduardo è stato uno dei più geniali interpreti del teatro italiano, diventando anche regista sia teatrale che cinematografico. I suoi innumerevoli lavori ci hanno lasciato una testimonianza fedele anche se a volte portata agli eccessi della vita del sud Italia nel dopo guerra donandoci anche una visione a volte tragica ma a volte comica della Napoli di quei tempi.
Ma il teatro di Eduardo va oltre la comicità “campana”, supera i confini del teatro dialettale per diventare teatro puro e senza confini.
Nel teatro italiano, la lezione di Eduardo resta imprescindibile non solo per quanto concerne la contemporanea drammaturgia napoletana ma anche per l’enorme rappresentazione di personaggi e quindi di stati d’animo e di personalità sconosciute ai più. La passione per il cinema gli permise anche di riconciliarsi con il fratello Peppino e di collaborare con Vittorio De Sica per il quale inventò alcuni personaggi divertenti in alcune pellicole come ”Tempi nostri” e “ L’oro di Napoli”.
La vita privata di Eduardo, frenetica e confusa nel periodo prebellico, trovò pace e serenità negli anni della vecchiaia: sopportò con calma l’addio alle scene nel 1953 e la morte della sorella Titina nel 1964; dopo due matrimoni poco felici, convolò a nozze con Isabella Quarantotti nel 1977.
Eduardo si spegne il 31 Ottobre del 1984, nella clinica romana Villa Stuart dove era stato ricoverato pochi giorni prima. Le sue ultime parole furono ancora una volta dedicate alla sua città che tanto soffriva e che tanto l’aveva fatto soffrire; Eduardo disse: “Quando torniamo a Napoli?”.
Ancora un atto d’amore, quindi, per la sua città, quella che fu costretto a lasciare a malincuore.
Jatavenne!, diceva Eduardo, Jatavenne!. Quanto dolore e quanta rabbia per una città che è incapace di proteggere i propri figli.
Eduardo ha affermato più di una volta che: un giovane bisogna educarlo, non distruggerlo.

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