Diritti umani e cittadinanza

Materie:Tema
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Testo

Tema: Tutti gli esseri umani, senza distinzione alcuna di sesso, razza, nazionalità e religione, sono titolari di diritti fondamentali riconosciuti da leggi internazionali. Ciò ha portato all’affermazione di un nuovo concetto di cittadinanza, che non è più soltanto “anagrafica” o nazionale, ma che diventa “planetaria” e quindi universale.
Sviluppa l’argomento, analizzando, anche alla luce di eventi storici recenti o remoti, le difficoltà che i vari popoli hanno incontrato e che ancor oggi incontrano sulla strada dell’affermazione dei diritti umani.
Soffermati inoltre sulla grande sfida che le società odierne devono affrontare per rendere coerenti e compatibili le due forme di cittadinanza.
La prima cosa da definire è la definizione di cittadino, colui che appartiene alla collettività di uno Stato (o del Mondo) e come tale è titolare di diritti e soggetto ai doveri stabiliti dalla legge. Il diritto principale del cittadino è quello di approvare le leggi attraverso il voto.
Il concetto iniziale di cittadinanza trattava esclusivamente il lato dell’identità della persona, mentre il nuovo concetto di cittadinanza planetaria è quella che si fonda sui diritti umani e non ha bisogno di certificazione anagrafica. Come riportato dall’articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti”, di conseguenza non dovrebbe esistere alcuna distinzione di sesso, razza, nazionalità e religione.
Nella storia vi sono stati molti passaggi per raggiungere questi obiettivi. Si è passati dai diritti delle donne del “Codice di Hammurabi” (1780 a.C.), al “Cilindro di Ciro” (539 a.C.). Vedere i Ditti Umani come diritti naturali è invece parte del pensiero del Medioevo, mentre in età moderna emergono le teorie dell’Illuminismo e l’affermazione del concetto di libertà dell’individuo in opposizione all’assolutismo. Nel 1776 la “Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America” afferma gli inalienabili diritti di cui gli uomini sono dotati dal Creatore, seguita dalla “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” della Rivoluzione francese. Con la fine della seconda guerra mondiale si ha un’ulteriore affermazione dei diritti umani, la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”delle Nazioni Unite (1948) che stabiliva, per la prima volta nella storia moderna, l’universalità di questi diritti, non più limitati unicamente ai paesi occidentali, ma rivolti ai popoli del Mondo intero, e basati su un concetto di dignità umana intrinseca, inalienabile ed universale.
Esistenza, validità e contenuti dei Diritti Umani continuano ad essere oggetto di dibattito sia in filosofia che nell’ambito delle cosiddette scienze politiche. Da un punto di vista giuridico, i Diritti Umani vengono definiti da convenzioni e leggi internazionali, ma anche dagli ordinamenti giuridici di numerose nazioni. Nonostante ciò le società odierne devono affrontare notevoli difficoltà per rendere coerenti e compatibili il modello di cittadinanza universale con quello nazionale, e purtroppo non si è ancora giunti ad una conclusione accettabile.

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