Demografia e Immigrazione

Materie:Tema
Categoria:Italiano

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Tema Immigrazione e Demografia

Il calo demografico e del tasso di natalità sono due fenomeni che si stanno verificando in tutti i paese sviluppati con tendenze sempre più preoccupanti.
Ormai la mortalità supera nella gran parte degli stati ricchi la natalità determinando un tasso di crescita della popolazione che oscilla pericolosamente dallo 0 all’uno.
Diversa e totalmente opposta è la situazione dei paesi sottosviluppati dove la crescita è costantemente alta e oserei aggiungere anche “troppo”, considerando la speranza di vita delle persone che vivono in questi paesi.
Attualmente la crescita media mondiale è solo del 1,6% annuo e ciò è relativamente un bene poiché la maggior parte di queste nuove nascite avvengono appunto nei paesi del terzo mondo mentre i paesi ricchi restano comunque a crescita “0”.
Fondamentalmente questo problema delle nascite risulta essere piuttosto irrazionale ma se lo analizziamo bene studiandone le cause potremo notare che si basa comunque su cause logiche.
Logicamente parlando pare scontato affermare che un paese con buone condizioni sociali, ottime speranze di vita e un ottimo grado di sviluppo economico sia più propenso a fare figli e viceversa un paese povero, che soffre la fame e dove la mortalità infantile miete ogni anni moltissimi bambini sia meno disposto a mettere al mondo altre “vittime”.
Eppure nel mondo si sta verificando il perfetto contrario.
E’ illogico, ma tuttavia se andiamo ad approfondire le motivazioni di base noteremo che, a prescindere dal fatto che siano esse giuste o no, sono razionali.
Nei paese più poveri l’alta natalità è determinata fondamentalmente dall’ignoranza.
Infatti, lì, la popolazione vive seguendo semplicemente la natura senza un minimo di pianificazione familiare.
Con la pianificazione famigliare ogni nucleo familiare decide di avere un determinato numero di figli basandosi anche e, a volte soprattutto, alle condizioni economiche di cui dispone.
Evitando di fare così figli che non sono poi in grado di mantenere.
Purtroppo questo concetto è difficile da spiegare a queste persone che vedono nei figli un “investimento per il futuro” poiché raramente sopravvivono tutti oltre l’anno di vita e continuano perciò a fare sopra i 5 figli per famiglia.
Nei paesi più ricchi il fenomeno dell’abbassamento delle nascite è invece causato da altri fattori, primo tra i quali quello economico.
Innanzitutto bisogna dire che in questi paesi il concetto di “pianificazione” è molto forte e infatti difficilmente due persone decidono di avere un figlio se non sono prima in grado di mantenerlo.
A questo concetto va aggiunto un altro elemento importantissimo ovvero i giovani nei paesi ricchi non riescono ad ottenere un posto di lavoro e una certa tranquillità economica prima dei 30 anni(mediamente parlando).
Pare ovvio a questo punto pensare che facendo il primo figlio a 30 anni, poi difficilmente una coppia si spinge oltre il secondo .
Purtroppo il ritardo notevole con il quale i giovani riescono a entrare nel mondo del lavoro, ma soprattutto riescono ad avere anche una minima certezza che gli consenta di avere un figlio, ha influito moltissimo.
Oltre a questo c’è anche un elemento prettamente egoistico, infatti nei paesi ricchi i figli non sono più “un investimento per il futuro” ma bensì un costo .
Infatti se i tempi dell’esser “figlio” si sono allungati moltissimo di conseguenza anche l’essere “genitore” è diventato molto più impegnativo e lungo.
Con i termini “figlio” e “genitore” non intendo il legame affettivo ma bensì il ruolo specifico dove troviamo un figlio che si vede costretto a farsi mantenere dai genitori e un genitore che si vede costretto a mantenerlo per molto più tempo.
Benché risulti essere un discorso poco umano è purtroppo quello che si verifica nel paesi sviluppati e non .
Le conseguenze di questi gravi dislivelli demografici non hanno tardato a mostrarsi, infatti laddove si viene a creare uno squilibrio si attuano sempre delle forze che cercano di riportare la normalità.
Per questo motivo i paesi più poveri dove la concentrazione di popolazione è più numerosa e si trova in condizioni più precarie tende a spostarsi in zone dove vi è meno concentrazione di popolazione: i paesi ricchi.
Ed ecco che sono aumentate notevolmente le emigrazioni nei paesi sviluppati.
Ovviamente queste migrazioni hanno portato con se molti aspetti positivi ma anche altrettanti negativi: infatti l’integrazione di queste persone nei paesi occidentali è molto difficile.
Proprio perché provengono da paesi molto differenti dai nostri sia negli usi che nei costumi, la comunicazione con loro è piuttosto difficile e questo porta irrimediabilmente a problemi di ordine religiosi e culturali.
Purtroppo non ho idea di come poter aiutare queste persone ad integrarsi nel nostro paese quando, a mio parere, sono loro per primi a non volerlo fare.
Dato comunque che negli stati “ospiti” esistono delle leggi, consuetudini e credenze da prima che arrivassero gli immigrati ritengo che dovrebbero essere loro ad adattarsi alle nostre regole e non obbligarci a “cambiarle”, magari anche contro il volere dei cittadini Italiani, solo perché non vanno d’accordo con la loro cultura.
Inizialmente non ero di idee così categoriche ma purtroppo crescendo mi sono resa conto che se voglio preservare un po’ del mio “nazionalismo” devo comportarmi così, anche perché vorrei aggiungere che molto difficilmente se noi andiamo nei loro “stati” troveremo tutta l’accondiscendenza che gli preserviamo noi.
Dunque concludendo ritengo che per risolvere questo problema l’unica soluzione è quella di fissare delle regole base da fargli rispettare, volenti o dolenti, sempre nel rispetto dei diritti umani ma pur sempre senza rinnegare le “nostre” leggi.

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