Come Dio Comanda

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano
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Data:04.12.2007
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Testo

Schedatura libro
Titolo: Come Dio Comanda
Autore: Niccolò Ammaniti
Casa Editrice: Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.,Milano
Numero Pagine: 495
Anno Pubblicazione: I edizione Settembre 2006
Genere Letterario: Romanzo
Premi: vincitore del premio Strega 2007
La Trama
Anno 2006, su una pianura fangosa percorsa dal Forgese nei pressi di Varrano, in un abbozzo di casa a due piani delimitata da campi e colline, abitano Rino e Cristiano Zena, circondati da piatti sporchi lasciati nel lavello unto, da cartoni di pizza con resti di cibo sparsi sul pavimento e lattine di birra gettate qua e là.
L’anima della baracca è l’amore tormentato da violenze e incomprensioni tra il padre e il figlio, uniti da un rapporto pieno di conflitti, nel quale però non manca il sostenersi a vicenda. Compagni di sventure dei due sono il povero pazzo Corrado Rumitz, alias Quattro Formaggi tormentato dai tic dopo uno spiacevole incidente con i cavi dell’alta tensione e Danilo Aprea, alcolista tormentato dalla morte della figlioletta Laura e dall’abbandono della moglie Teresa. I quattro amici vivono un’esistenza difficile e pungente, fatta di notti a bere, rientri a casa ubriachi, andare a caccia di sesso nei Pub più malfamati, lottando ogni giorno con le unghie per il rispetto. Le loro vite cambieranno per sempre e in questo caso, non è solo un modo di dire: una notte decidono di tentare il colpo al Bancomat di Varrano, stanchi della miseria che non permette loro di arrivare alla fine del mese. Quella notte, che sarà maledetta non solo per loro, li trascinerà in quattro destini differenti, crudeli ma allo stesso tempo fatalmente intrecciati anche alla vita di altre persone, tutto per caso o semplicemente, come Quattro Formaggi dice, perché così Dio comanda.
Lo Spazio e Il Tempo
Il racconto è ambientato nell’anno 2006, lo stesso in cui è stato pubblicato il libro (--> l’informazione relativa al tempo scaturisce da un passo nel libro, in cui Danilo Aprea afferma che:
“[…]Erano passati quattro anni da quando avevano cambiato la moneta […]. Ma cosa avevano le lire che non andava?” pag. 47]. La vicenda si articola in appena 6 giorni da un Venerdì qualunque sino al Mercoledì successivo.
Il luogo, grossolanamente citato e descritto, è il centro abitato di Varrano su una pianura desolata, colpita spesso e volentieri da forti temporali di pioggia o neve che la riducono a una landa fangosa e cupa; su di essa si snoda il fiume Forgese che “serpeggiando unisce le montagne, a nord, con il mare, a sud” (riferimento al testo pag. 31). Il paesaggio è un misto di colline e campi, in mezzo ai quali fanno capolino gli altri centri abitati di: San Rocco,Rocca Seconda, Morelle,Giardino Fiorito,Marzio,Bogognano e Semerese, tutti come Varrano, caratterizzati dallo stesso aspetto smorto con “i loro piccoli e grandi abusi, con le villette a due piani circondate dal pratino all’inglese bruciato dal gelo, con i loro capannoni prefabbricati, gli istituti di credito, i cavalcavia, i concessionari e i loro parco giochi e le loro macchine.” (rif. Testo pag. 32). La vicenda si apre a casa Zena, alla periferia della città, in un quadrato di cemento a due piani con porte scardinate e tapparelle scese a qualche chilometro dal Forgese; proseguendo nella lettura ci si inoltra sempre di più nel centro abitato di Varrano e nei dintorni, i luoghi in particolare descritti e in cui si consumano alcune scene sono il centro commerciale “I 4 Camini”, la tangenziale affianco a casa degli Zena, la scuola di Cristiano,il casolare edile in cui lavora sporadicamente Rino, il bosco di San Rocco, l’ospedale del Sacro Cuore e infine la Chiesa di Varrano. Accanto ai questi luoghi sono descritte anche le case in cui vivono i vari personaggi del racconto.

Il Narratore, La Focalizzazione, Le Tecniche Narrative, Lo Stile, La Struttura
La narrazione è condotta in terza persona. La focalizzazione è di due tipi: alla focalizzazione Zero con narratore onnisciente di primo grado che “osserva” dall’alto la vicenda, si alterna la focalizzazione Interna Multipla, interna perché il narratore assume il punto di vista di un personaggio, multipla perchè i punti di vista assunti dal narratore appartengono a personaggi diversi. Si noti che quando la vicenda assume un ritmo più incalzante (pagine 150 → in poi) ad ogni paragrafo corrisponde un punto di vista, relativo di volta in volta ai vari personaggi ognuno “immerso” nella sua vicenda, ne consegue che ogni paragrafo costituisce il proseguimento delle azioni di uno dei personaggi nel racconto. Si ha dunque l’alternarsi dei vari punti di vista. Essi sono differenziati in questa maniera, “saltando” di storia in storia; l’impressione è quella che si ha davanti a un film: in una scena sarà la vicenda di un personaggio che conferirà l’avanzare del film, essa verrà interrotta poi da una pausa durante la quale sarà invece un’altra scena con un altro personaggio a conferire il proseguimento del film, ci sarà poi la ripresa della prima e così via.
Nonostante l’alternanza, tutte le vite dei personaggi sono intrecciate. Tale intreccio è la “spina dorsale” del racconto, è infatti su di esso che avanza la vicenda completa.

Il linguaggio usato è gergale, non ricercato e mancante di termini specifici; legato al linguaggio quotidiano in cui non mancano termini volgari e imprecazioni, l’aggettivo giusto è “sfacciato”, “impulsivo”, anzi diretto…completamente diretto ed efficace, come si sol dire “senza peli sulla lingua”, è scorrevole grazie anche alla brevità dei capitoli e per l’assenza di giri di parole sia nei dialoghi che nelle descrizioni, non vi sono espressioni che possano camuffarlo con atmosfere ovattate o smussarne la forma, non è dunque noioso ma incalzante,umoristico proprio per questa sua spudoratezza,esso rimane aspro,duro e forte e c’è da aggiungere a questo proposito, che “calzi a pennello” con il ritmo e il tono della vicenda narrata: anche la realtà verosimile del racconto è nuda e cruda, i fatti che la compongono sono riportati così come avvengono, freddi e amari insieme alle sofferenze e dolori quotidiani dei personaggi. Nel testo sono frequenti i pensieri dei personaggi in prima persona, riportati in carattere corsivo. Il racconto può essere considerato tragi-comico.
E’ particolare poi la struttura del libro. Le 495 pagine di cui è composto,si dividono in quattro parti: Il Prologo, è la parte iniziale che consente un primo approccio con i personaggi più importanti cioè Rino e Cristiano Zena; in breve: si assiste all’uccisione del cane del vicino degli Zena da parte di Cristiano, che disturbava, abbaiando insistentemente, il sonno di Rino.
Nel prologo, è sicuro che ci si farà subito un’idea del temperamento di Rino Zena (!).
La seconda parte, preceduta da un versetto della Bibbia di Geremia,è chiamata “Prima” (pag. 29), alludendo ai tre giorni prima della notte del colpo; questa parte è suddivisa a sua volta in altre tre: 1) Venerdì, 2)Sabato, 3) Domenica.
La terza parte, preceduta da un passo tratto dal libro “Attraverso lo specchio” di L.Carroll, è “La Notte”, cioè la sera in cui dovrebbero effettuare il colpo; infine c’è “Dopo”, preceduta da una battuta della canzone “Quando sarai grande” di E. Bennato, è il proseguimento della parte “Prima”, alludendo ai tre giorni dopo la notte e suddivisa a sua volta in tre parti: 4) Lunedì, 5) Martedì, 6) Mercoledì con cui si conclude il racconto.
Per due volte nel testo, il narratore si rivolge direttamente al lettore: pag. 71 “Probabilmente i nostri eroi […]. ; pag. 170 “Quando i nostri […]”.

I Personaggi:
Rino Zena
Rino Zena è uno dei personaggi principali ed è il padre di Cristiano con cui vive da una vita nella casa presso il Forgese. Credente e di fede Nazista, si occupa sporadicamente di edilizia, quando e se viene chiamato per il lavori; è in perenne guerra con i servizi sociali che vogliono togliergli la custodia del figlio. Il passato di Rino è soprattutto riferito alla sua relazione con Irina, la madre di Cristiano che aveva tanto amato. Lei voleva abortire, Rino gliel’aveva però proibito. Una mattina, Rino si svegliò nel suo letto, accanto a lui un fagottino contenente Cristiano e Irina sparita. Delle caratteristiche fisiche sappiamo che ha la nuca rasata,il naso a becco, i baffi e il pizzo, il collo e le spalle muscolose. A pag. 41 è presente la descrizione di Rino da parte del figlio, che vorrebbe essere come il padre: “Gli piacevano la forma del cranio, le orecchie piccole e tonde […]. La mascella squadrata e i puntini neri della barba, il naso piccolo, gli occhi color ghiaccio e le rughette che gli venivano intorno quando rideva. E poi gli piaceva che non fosse troppo alto ma proporzionato, come un pugile. Con un sacco di muscoli ben definiti. E gli piaceva il filo spinato tatuato intorno al bicipite. Meno, la pancia gonfia e quella testa di leone sulla spalla che sembrava una scimmia. E anche la croce celtica che aveva sul pettorale non era male.”
Rino ha 36 anni, ma, come egli stesso osserva, sembra che ne abbia 50. Il motivo è molto semplice: Rino è alcolista di “professione”, con un fortissimo mal di teste che non gli dà tregua. Basti pensare quando, appena nel prologo, Rino sia già ubriaco alle 3 del mattino e non disdegni di aprire un’altra lattina di birra. Alla fine del racconto, il vizio di Rino che più volte si convince di voler estinguere, gli sarà quasi fatale.
Non sono di certo le caratteristiche fisiche e il suo bere troppo che identificano questo personaggio, bensì il suo temperamento duro, forte un po’ come…Bruce Willis o Mel Gibson, un po’ come quelli che vanno in Vietnam (pag. 41).
E’ un uomo orgoglioso, pronto a tutto per il rispetto, violento, cattivo, non guarda in faccia nessuno, sprezzante dei figli di papà, delle vallette-prostitute della Tv pronte a tutto per arrivare al successo, dei presentatori truccati, della loro gentilezza ipocrita,dei politici, dei leccaculo,della gente che parla di finta libertà, perché bisogna sapere che Rino pensa che la libertà esiste solo per chi ha soldi e lavoro…”Se non hai soldi non vai da nessuna parte…dov’è la libertà?”. Egli è rozzo nel linguaggio (non c’è battuta in cui non dica parolacce!) e negli atteggiamenti.
Unica cosa cara a Rino e che ribadisce più volte nel testo, senza la quale sarebbe completamente perduto, è il figlio Cristiano. Il loro rapporto è tormentato, una sorta di amore e odio tra i due. La notevole dimostrazione d’affetto nei confronti del figlio è quando Rino decide di non tentare più il colpo al Bancomat, perché come afferma egli stesso, è pericoloso e potrebbe portargli via Cristiano. Rino infine è un uomo poco paziente, che arriva subito al dunque, che alza le mani se non ottiene quello che vuole o se preso in giro. Si pensi all’incontro con il direttore del posto in cui lavora!
Sono interessanti le lezioni di vita che Rino impartisce a Cristiano, che costituiscono poi i “valori” su cui si basa l’esistenza di Rino, per esempio: cosa bisogna fare per non farsi mettere i piedi in testa, che il mondo non ti aspetta se soffri, la libertà,Hitler (da lui considerato un grande uomo), la feccia degli immigrati di colore e i cinesi che rubano il lavoro agli italiani, il costruirsi la vita con unghie e denti per guadagnarsi un po’ di rispetto. Rino oltre che lezioni morali, insegna a Cristiano…a sparare.
Conosciuto per il suo carattere forte e prepotente, Rino è temuto e rispettato da tutti in città. Basti pensare a quando le persone nei Pub o locali si ritraggono e ammutoliscono davanti al suo passaggio.
Cristiano Zena
Cristiano è il figlio di Rino. Orfano di madre, ha 13 anni e frequenta la terza media. Marina di frequente le lezioni e non ha amici al di fuori di quelli del padre. Cristiano è un ragazzino esile, alto per i sui 13 anni, con i polsi e le caviglie sottili, le mani lunghe e scheletriche e il 44 di piede. In testa gli cresce un cespo ingarbugliato di capelli biondicci che non riescono a nascondere le orecchie a sventola e che proseguono sulle guance con due basette poco curate. Gli occhi grandi e azzurri divisi da un nasino piccolo all’insù, e una bocca troppo larga per quel viso smilzo. La sua camera è grande, con i muri non ancora intonacati. In un angolo c’erano due cavalletti con una tavola di legno su cui erano impilati i quaderni e i libri di scuola. Sopra il letto, un poster di Valentino Rossi che faceva la pubblicità alla birra. Accanto alla porta spuntavano i tubi di rame tronchi con termosifone che non era mai stato montato.
Vestito spesso con jeans e felpa con cappuccio, Cristiano è un ragazzo mite, silenzioso in lotta perenne con il padre con il quale, un attimo prima è arrabbiato per le sue violenze e un attimo dopo, esplode d’affetto per lui. La sua timidezza lo ha sempre emarginato dai suoi coetanei e dalle ragazze, in particolare Fabiana ed Esmeralda, le due compagne di scuola per cui ha una cotta, ma che allo stesso tempo disprezza perché consapevole che le due lo prendono in giro.
Cristiano vorrebbe essere come il padre, un duro come lui ma invece cerca sempre di nascondersi per essere considerato il meno possibile.
Oltre agli occhi color ghiaccio, c’è un’altra cosa che accomuna padre e figlio: anche Cristiano parla con linguaggio volgare, divertente anche se si pensa a come si rivolge al compagno di scuola secchione ( Colizzi , pag. 69) oppure all’assistente sociale Beppa Tracca.
E’ un figlio affettuoso pronto, come si vedrà soprattutto alla fine del racconto, sempre ad aiutare il padre, a difenderlo, a proteggerlo. Cristiano non lo abbandonerà mai, il suo pensiero sarà sempre al padre e al modo per salvarlo. La sua famiglia, oltre al padre, sono anche gli amici di Rino sui quali, è convinto, può sempre fare affidamento. Purtroppo per Cristiano, egli crescerà troppo in fretta a causa delle “bravate” di quelli che considera le persone migliori che conosca. Gli eventi crudi e dolorosi che trascinano Cristiano senza che lui abbia alcuna colpa, lo riducono, come egli stesso afferma, a un corpo vuoto, che non riesce a sentire più niente, perché ormai solo. E’ un ragazzo dunque distrutto, strappato a un’adolescenza già troppo dura per un ragazzo di quell’età e catapultato nella realtà di omicidi, stupri, violenze che lo portano ed esserne complice. Cristiano è vittima degli eventi che gli rubano l’innocenza dei suoi 13 anni, alla fine del racconto si vedrà un ragazzo stremato con la faccia schiacciata al finestrino di un’auto, che pensa all’accaduto e a tutti i modi per sfuggire al destino e per portare il via il padre da quel teatro di sofferenza.
Verso la fine del racconto, la mente di Cristiano si trasforma in un mosaico di pensieri contrastanti, un turbinio di riflessioni su tutto l’accaduto, che pendono ora in un’opinione, ora in un’altra completamente diversa, tutto a causa della rapidità con cui, bruscamente, gli si sono parati di fronti gli avvenimenti.
Corrado Rumitz alias 4 Formaggi e…L’ Uomo delle Carogne
Corrado Rumitz, è uno dei due amici di Rino e forse, migliore amico di Cristiano.
E’ detto 4 Formaggi per “un’insana passione per la pizza ai quattro formaggi con cui si era nutrito per gran parte dei suoi 38 anni”. Alto 1.87, è così magro che assomiglia a un giocatore di Basket uscito da Auschwitz. Braccia e gambe sproporzionate, mani e piedi immensi.
Sul palmo destro un’escrezione callosa e sul polpaccio sinistro una cicatrice dura e marroncina. Sopra il collo ossuto poggia una testa piccola e tonda come quella di un gibbone cinerino. Una barba stenta macchia le guance scavate e il mento.
I capelli, al contrario della barba, sono neri e lucidi e gli calano sulla fronte bassa come la frangetta di un indio.
La sua “tenuta da casa” sono mutande lerce, vestaglia di flanella scozzese che gli arrivano alle caviglie e un paio di sdruciti stivali Camperos.
Il suo passatempo preferito è, oltre quello di raccogliere giocattolini abbandonati nel parco, guardare il film porno “Le grandi labbra di Ramona” del quale conosce tutte le battute a memoria. L’omonima protagonista è il suo unico sogno erotico e desiderio; sarà proprio la bramosia nei confronti della donna a far impazzire Corrado,che può sfogare il suo desiderio solo su se stesso.
La sua ossessione nei confronti di Ramona, lo porterà a identificare la ragazza in una compagna di scuola di Cristiano di nome Fabiana. Una ragazza bionda, molto simile a Ramona, vittima della follia di 4 Formaggi.
Nella vita reale, prova dei sentimenti per Liliana, una ragazza robusta sempre cordiale con lui. Corrado pensa siano perfetti insieme per le cose che li accomunano: sono entrambi single e vivono da soli; vorrebbe invitarla a cena, ma (come scoprirà più tardi) è già fidanzata.
Nome forse più appropriato per 4 Formaggi sarebbe stato “L’uomo elettrico”, quando aveva trent’anni infatti, Corrado aveva avuto una brutta esperienza che lo aveva segnato per tutta la vita e che, per ricordo,lo aveva riempito di tic e reso marcio il cervello. In breve: un giorno, era andato a pescare al fiume con la sua nuova canna da pesca, barattata con un fucile e con la quale, ne era certo, poteva acchiappare anche le nutrie al centro del fiume. Lanciò dunque la lenza, al primo tentativo fallì; al secondo, il filo si era aggrappato ai cavi dell’alta tensione proprio sulla sua testa. Fu un attimo: la canna in carbonio, era un ottimo conducibile elettrico. Venne ritrovato, mezzo carbonizzato, per terra, accanto al fiume. Per qualche anno non riuscì più a parlare, gli unici movimenti erano scatti.
Si era poi ripreso ma erano rimasti spasmi al collo,alla bocca e alla gamba, alla quale doveva tirare, di tanto in tanto, un pugno per risvegliarla.
Il danno maggiore fu sicuramente quello al cervello, che però sarà “visibile” solo verso la fine del racconto.
4 Formaggi era cresciuto in un orfanotrofio insieme a Rino. Erano diventati amici quando quest’ultimo, affermando: “D’ora in poi questa è proprietà di Rino Zena!”, lo aveva salvato da un gruppo di bulli. Da quel giorno, Corrado non fa altro che ringraziare Rino e ripetere a tutti che è “un grande”.
La prima impressione che quest’uomo dà all’inizio del racconto, è quella di una persona mite, timida, docile, quieta, che pensa sempre a come costruire e rendere più bello il suo presepe posto in un angolo della casa e costruito con cartacce e lattine e, i cui personaggi, sono giocattoli abbandonati nel parco vicino a casa (dove non fa entrare nessuno!); un uomo insomma che “non farebbe male a una mosca”, dunque indifeso. A confermare, quello che sembra il suo temperamento, è il fatto che 4 Formaggi è facile da convincere a fare anche le cose più assurde: “[…] bastava un piccolo stratagemma. Tenergli il muso e trattarlo con freddezza.”(pag. 62).
In questo modo, pur di tornare in pace con gli amici, dopo neanche tre giorni, 4 Formaggi accettava la richiesta.
Ecco come 4 Formaggi si presenta all’inizio...
L’idea iniziale si capovolge completamente, a partire dalla terza parte “La notte”.
Corrado si rivelerà per quello che è veramente: un folle.
Il riferimento più consono a questa affermazione è dalle pagine 219 in poi. Corrado “sente” la voce di Bob il boscaiolo (protagonista, insieme a Ramona, del suo film preferito) che gli dice, quando vede Fabiana sul motorino che torna a casa, che lei lo sta aspettando,deve seguirla. Si convince poi che se Fabiana prenderà la strada del bosco di San Rocco invece che la tangenziale, allora Bob il boscaiolo ha ragione: Fabiana/Ramona lo sta proprio aspettando.
Il “dialogo” a cui si assiste, è delirio puro. Corrado è accecato dal desiderio di avere Ramona, tant’è che chiama Fabiana proprio con quel nome. La follia culmina quando si lancia addosso alla ragazza e la stupra per poi ucciderla nel bosco, perché non è riuscito ad avere quel piacere che da tanto cercava e desiderava da Ramona.
Un altro esempio del delirio di 4 Formaggio è infine rappresentato dalla giustificazione che dà ai suoi atti: è Dio che ha voluto che facesse tutto quello, è Dio che comanda così, Dio è dalla sua parte; come Cristiano, anche la mente di 4Formaggi è un misto di pensieri diversi e contrastanti: si noti infatti che in un momento pensa che Dio sia dalla sua parte, in un altro che Dio invece lo punirà per quello che ha fatto; si alternano dunque attimi di lucidità, nei quali Corrado riconosce concretamente la crudeltà commessa e vorrebbe confessare tutto, attimi in cui afferma che non è lui il colpevole, ma Ramona che ha preso la strada verso San Rocco.
C’è da aggiungere poi, che verso la fine del racconto, Corrado pensa addirittura che quello stupro possa etichettarlo come persona importante e famosa che “ha cambiato i destini” di tantissime persone, ed è pronto dunque a dire a tutti che è stato lui l’artefice dell’accaduto.
Il delirio di Corrado ricade anche su Rino: infatti ha paura che l’amico, venuto a conoscenza dell’accaduto, riveli tutto alla polizia; questo timore scatena una furia omicida nei confronti di Rino: vuole infatti ucciderlo così non parlerà.
4 Formaggi è poi convinto di vedere la morte: un ombra nera con le piume, di cui sente i passi e che lo aspetterà alla fine del racconto per assistere al suo suicidio.
Infine, si auto-nominerà “l’uomo delle carogne”, perché in un sogno una voce lo chiamerà così ed è così d’ora in poi che verrà chiamato dall’autore, proprio per l’omicidio commesso.
Si assiste poi a un rifiuto del nome 4 Formaggi che lui non ha mai sopportato e che non gli sta per niente bene.
La doppia individualità che caratterizza questo personaggio è proprio quella tipica di un pazzo.
Danilo Aprea
Danilo Aprea è l’ultimo dei quattro amici.
Danilo ha 45 anni, è un uomo alto, grande e grosso con la pancia gonfia, “ […] non si può dire che sia grasso, è bello sodo e ha la pelle bianca come marmo. Ogni cosa in lui è squadrata: le dita, le caviglie, i piedi, il collo. Ha un cranio cubico, un muro al posto della fronte e due occhi nocciola incassati ai lati di un naso largo. Una sottile striscia di barba gli incornicia le guance perfettamente rasate. Porta dei Ray-Ban da vista con montatura dorata e si tinge i capelli, tagliati a spazzola, con una tonalità di rosso mogano.” (pag. 43).
Si veste con camicia di flanella a quadri perfettamente stirata, gilè da cacciatore con mille taschini, pantaloni di jeans con le pince, scarpe da ginnastica e attaccata alla cintura, una custodia con un coltellino svizzero e il cellulare.
Parsimonioso su tutto ma non sul suo aspetto, va dal barbiere ogni 15 giorni.
Danilo Aprea ha dietro un passato molto sofferto e doloroso, che lo hanno trascinato nel tunnel dell’alcol, “sostanza” prima a lui assolutamente sconosciuta. Il motivo è la morte, appena 4 anni prima, della figlioletta Laura di soli tre anni, a causa di un tappo dello shampoo incastrato nella trachea che l’aveva soffocata all’istante nonostante i soccorsi del padre. In seguito alla tragedia, i rapporti con la moglie, Teresa, una donna che aveva sposato nel 1966 e come dice Rino, sciapa come una minestra di dado vegetale, si erano incrinati fino al divorzio a un anno dalla morte della figlia. Danilo non si era più ripreso, nonostante fossero passati 4 anni e si era dunque aggrappato all’alcol. Teresa però continua a stargli vicino di nascosto dal nuovo marito: gli porta da mangiare, gli pulisce la casa, gli stira gli abiti. Danilo aveva provato più volte a riprendersi la moglie, a convincerla a tornare con lui, come risposta Teresa diceva che “non si può campare con un alcolizzato.”
L’amore ossessivo che Danilo prova per la donna lo portano più e più volte a chiamarla nel cuore della notte, anche ubriaco, per implorarla a riprovarci.
Il centro dell’esistenza di Danilo è ovviamente Teresa, l’unica donna che avesse amato in vita sua; non a caso il primo pensiero, quando architettano il colpo al Bancomat, va a lei: egli pensa che quando sarà ricco, Teresa vorrà tornare con lui e potrà darle tutto quello che prima non le aveva dato; potrà aprire con lei una boutique.
Il colpo al Bancomat gli darà alla testa: il desiderio di diventare ricco (praticamente pensa di avere già i soldi in tasca!) lo portano a comprare un quadro che raffigura un pagliaccio che scala una montagna per raggiungere un fiore, visto la notte del colpo alla televisione. Il pagliaccio nel quadro, quando si renderà conto che gli amici (Rino e Corrado) abbandonano il piano del bancomat, sarà la sua fonte di ispirazione per la rapina: anche Danilo, come 4 Formaggi con Bob il boscaiolo, intraprende un delirante dialogo con il pagliaccio del quadro che lo spinge ad effettuare il colpo da solo, così i soldi andranno tutti a lui e potrà farci quello che vorrà senza pensare a nessuno.
Danilo si riconosce nel pagliaccio: “anche lui era stato trattato come un pezzente, quasi un assassino, un alcolizzato deriso da tutti, ma quella notte avrebbe sfidato la montagna, avrebbe rischiato la vita solo per cogliere un fiore. La boutique da regalare a Teresa […].” (pag. 189)
A Danilo non sembra vero che non dovrà dividere la somma con nessuno: saranno suoi e di Teresa.
Nei confronti degli amici c’è solo disprezzo: sono dei codardi che l’hanno abbandonato.
Beppe Tracca
Beppe Tracca è l’assistente sociale che si occupa di Rino e Cristiano Zena.
Ha 35 anni ed è nato ad Ariccia, una cittadina sui castelli romani.
Si è trasferito a Varrano dopo aver vinto un concorso come assistente sociale.
E’ alto 1.70 e magro di costituzione. Sulla testa gli cresce una palla di ricci biondastri che “si ribellano anche ai gel più tenaci”.
Per l’ansia e agitazione che lo caratterizza, ha sempre a portata di mano un medicinale chiamato “Xanax”.
E’ innamorata di Ida Lo Vino, la moglie del suo migliore amico: Mario, che un giorno aveva baciato e come scoprirà dopo, ricambia il suo amore.
Ida Lo Vino era una bellissima donna di 27 anni che lo faceva stare bene e c’era sempre stata per lui nei momenti più difficili, insieme a Mario: come quando, tornato depresso da Ariccia, era stato accolto in casa Lo Vino e lì, aveva scoperto che anima fantastica era Ida.
Beppe Tracca andava a casa Zena una volta al mese, di Sabato per controllare che tutto fosse a posto: aveva consigliato agli Zena, per consolidare il rapporto padre-figlio, di giocare a Monopoli tutti i giorni. Ovvio che i due, tiravano fuori il Monopoli solo quando arrivava Beppe!
E’ un personaggio completamente estraneo alla vicenda del racconto, ha una storia sé nel libro, cioè quella con Ida. Sarà importante alla fine della storia, perché si occuperà di Cristiano quando rimarrà solo.
Egli viene “considerato” soprattutto alla fine del libro: è tormentato dal voto fatto con Dio una notte, quando aveva investito un uomo di colore in bicicletta. Se Dio avesse salvato l’uomo, Beppe avrebbe rinunciato a Ida.
Pronunciato il voto, poco dopo, vide il nero di nuovo in piedi.
Il voto è il cruccio di Beppe, è costretto a rinunciare a Ida e fino alla fine del libro, proprio l’ultima pagina, la evita, con le lacrime agli occhi, deciso a non vederla più e ad andarsene appena fosse stato possibile; chiede addirittura consiglio a un prete che non gli dà la risposta sperata: deve rispettare il voto.
Ma poi Beppe decide che tutte quelle storie sui voti erano fesserie, che dopotutto, “il nero poteva anche essere svenuto” e il voto che aveva fatto non era stato proprio un bel niente, ma una sciocca convinzione. Proprio per questo si vedrà che Beppe, tornerà da Ida.
E’ un personaggio la cui esistenza ruota solo intorno alla donna che ama.
Il suo animo scaturisce dal rapporto con lei: è insicuro, ha paura che sia un tranello e che Mario possa scoprirli, è dolce e affettuoso e ha paura di fare brutta figura quando faranno l’amore per la prima volta; ma anche con Cristiano: con lui è disponibile, gentile…ma tutto questo solo finché crede che il voto è valido e dovrà, per il resto della vita far del bene alle persone. Questo non lo porterà comunque ad abbandonare Cristiano.
Fabiana Ponticelli
È una delle compagne di scuola di Cristiano.
Biondissima, con gli occhi verdi come l’acqua stagna, labbra grandi ed esangui. Magra,alta, con il nasino all’insù, collo lungo, i capelli lisci fino a metà schiena e poco seno. Porta un anello d’argento con un teschio e piercing sul sopracciglio, sulla lingua e sull’ombelico.
La sua migliore amica è Esmeralda Guerra, dalla pelle scura e con gli occhi neri.
Sempre insieme: a scuola, a casa, in giro, a farsi le canne e ubriacarsi.
Sono le ragazze più belle della scuola, molto ambite dai ragazzi così come da Cristiano.
Si divertono a rubare nei negozi e prendere in giro i ragazzi, scambiandoseli.
Fabiana è figlia di una ricca famiglia che abita in una bella villa a Giardino Fiorito. Il suo rapporto con i genitori è pessimo, tant’è che chiama suo padre “Il merda. La madre invece è sempre piena di antidolorifici e calmanti, assolutamente incurante della figlia.
Il primo a preoccuparsi di Fabiana quando non viene vista tornare è il padre, Alessio Ponticelli, per il quale Fabiana, come dice alla fine, è la cosa più bella che gli sia mai capitata.
Il suo rapporto con Esmeralda è di amore/odio: invidia l’amica perché pensa abbia una madre fantastica, Serena, che si preoccupa di lei.
Va spesso a casa dell’amica, ma dice che odia quella casa perché troppo ordinata e il troppo ordine le sa di follia.
Fabiana è, insieme a Cristiano anche se in modi differenti, vittima degli eventi: la notte che Fabiana sta tornando a casa, vede 4 Formaggi caduto dal motorino di fronte a lei, solo per aiutarlo e per prestare soccorso a quell’uomo, viene ingannata, picchiata, inseguita nel bosco, violentata e poi uccisa.

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