Charles-Louis de Secondat deMontesquieu

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Testo

Montesquieu
Charles-Louis de Secondat de Montesquieu, filosofo e pensatore politico francese, nasce da nobilissima famiglia nel castello di La Brède, Bordeaux, nel 1689 e muore a Parigi nel 1755.
Dopo gli studi giuridici, nel 1714 divenne consigliere al Parlamento di Bordeaux, di cui fu presidente dal 1716 al 1728 dedicandosi interamente alla riflessione storica e politica. Nel 1721 pubblicò anonimamente la pungente satira delle Lettere persiane, con le quali sferzò un attacco alla Francia del suo tempo. Con questa satira mise in ridicolo gli ambienti politici, religiosi e letterari mostrandone l'incongruenza e la superficialità combattendo soprattutto l'assolutismo religioso e politico. In questa opera, che ebbe larga diffusione, Montesquieu si impegnò in un'appassionata difesa della tolleranza, inaugurando la stagione dell'illuminismo.
Dal 1721 al 1734 Montesquieu viaggia in Germania, Italia, Svizzera, Inghilterra e, intanto, nel 1728 viene ammesso all'Académie Française. Tornato in Francia nel 1734 pubblicò le Considerazioni intorno alle cause della grandezza dei Romani e della loro decadenza, in cui la storia di Roma, la sua ascesa e il suo declino vengono ricondotti a cause umane e naturali in opposizione alle tradizionali concezioni provvidenzialistiche. Una ricchissima riflessione morale sulla storia.
Il capolavoro di Montesquieu, Lo spirito delle leggi, uscì nel 1748. In questo fondamentale testo di teoria della politica Montesquieu esamina le tre principali forme di governo, repubblica, monarchia e dispotismo, e le leggi che ne regolano il funzionamento, ponendole in relazione con le condizioni climatiche, geografiche ed economiche del territorio e con gli usi e i costumi dei differenti popoli.
Ciascuno di questi tre tipi ha propri principi e proprie regole da non confondersi tra loro.
Il principio che deve informare di sé la repubblica è la virtù, cioè l'amor di patria e dell'uguaglianza; il principio della monarchia è l'onore; il principio del dispotismo, il terrore. Da questa analisi emerge un modello di stato ideale, basato sulla separazione tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, che costituisce uno dei cardini del pensiero liberale moderno.
Due volumi, trentuno libri, un lavoro tra i maggiori della storia del pensiero politico. Una vera e propria enciclopedia del sapere politico e giuridico del Settecento.
L'opera venne attaccata da gesuiti e giansenisti e messa all'indice nel 1751, dopo il giudizio negativo della Sorbona.
Montesquieu trascorse gli ultimi anni tra Parigi e il castello di La Brède e, nonostante l'indebolimento della vista, si dedicò alla composizione di nuovi scritti di minore importanza.

Il pensiero politico di Montesquieu

Montesquieu è una delle maggiori figure del "secolo dei lumi": gli spetta il merito di aver gettato le basi delle scienze sociali ed economiche moderne, di aver fondato la filosofia della storia. A prescindere dall'originalità del suo metodo d'indagine, la sua opera offre un ricco campionario di quelle idee che furono il patrimonio più cospicuo dell'Illuminismo: la tolleranza, la libertà politica; il rifiuto di dogmatismi: "non è la fortuna a dominare il mondo"; i fatti umani devono spiegarsi in modo umano. Nel libro XI dello Spirito delle leggi scrive la libertà alla separazione dei poteri; legislativo, esecutivo e giudiziario e al loro reciproco equilibrio. Questa dottrina, ricavata dall'osservazione della realtà inglese, diventò uno dei capisaldi del liberalismo ed ebbe una diretta e grande influenza sulle costituzioni americana e francese. La sua fama di letterato è legata soprattutto alle Lettere persiane, largamente imitate durante tutto il secolo.
Si sostiene che Montesquieu fu un sostenitore del dispotismo inteso come concetto scientifico-analitico, come una categoria utile a fondare i principi della sua filosofia e solo subordinatamente avente la funzione di monito per i governanti dell'Europa del XVIII secolo. Inoltre sostituisce la legge con la religione, inoppugnabile in quanto legge divina.
I suoi scritti rivelano la personalità dell'autore, gli aspetti contraddittori di un aristocratico riformatore, uno spirito grave non alieno dall'ironia e dalla frivolezza. I contemporanei ne apprezzarono le opere, ma anche la dignità umana.

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