"san martino" Carducci

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Testo

GIOSUE CARDUCCI
“SAN MARTINO”

SINTESI:

“San Martino” è una lirica scritta da Giosue Carducci,un poeta verista dell’ottocento, sostenitore del classicismo in Italia. La lode si può dire anacleondica perché scritta sullo stile di Anacleonde,antico poeta greco che trattava di argomenti amorosi o bacchici.
La lirica si riferisce al giorno di San Martino,l’11 novembre,e descrive prima le campagne circostanti il borgo e poi gli avvenimenti del borgo stesso con un’atmosfera di allegria e di festosità.
IL PAESAGGIO RURALE è CARATTERIZZATO DALLA NEBBIA E DALLA PIOGGIA MENTRE TIRA IL MAESTRALE E IL MARE RUMOREGGIA E “SPUMEGGIA”. PER LE VIE DEL BORGO SI SENTE L’ASPRO ODOR DEI VINI CHE RALLEGRA LE ANIME. INTANTO LO SPIEDO GIRA SUI CEPPI ACCESI MENTRE IL CACCIATORE AMMIRA SULLA SOGLIA DELLA PORTA STORMI DI UCCELLI NERI.
La lirica è composta da 4 quartine di settenari;in ogni quartina il primo verso è libero dalla rima, il secondo e il terzo rimano tra loro e il quarto,tronco, rima col verso finale delle altre quartine.
L’immagine della prima strofa,in cui si descrive il paesaggio rurale,è piena di tristezza e smarrimento rappresentati dalla pioggia e dalla nebbia e si contrappone alla successiva, nella quale si descrive l’allegria nel borgo. Nella seconda strofa il “ma” ha un doppio valore:il cambiamento di scena e il cambiamento di sentimento. Nella lirica inoltre si trovano diverse notazioni sia visive,sia coloristiche,questo per rendere la qualità più contrastante. Nell’ultima strofa si paragonano stormi di uccelli neri a esuli pensieri,qui si trova la caratteristica della lirica perché si paragona un oggetto concreto a una cosa astratta mentre, in genere, è il contrario.La lirica appare piena di movimento,grazie alla rima doppia al centro e anche grazie ad alcune figure retoriche come l’allitterazione.Gli accenti sono uguali in ogni coppia di versi e conferiscono nella 1^-2^-3^ strofa alla lirica un ritmo rapido e deciso mentre più lento e tranquillo nell’ultima strofa!
Nella lirica vengono usate molte figure retoriche quali la prosopopea,nel 4^ verso nel quale il mare viene umanizzato,l’iperbato nel 6^-7^ verso in cui viene invertito l’ordine,questo per valorizzare i termini in tutta la loro carica semantica,la paronomasia che riproduce un uguale suono e attua una funzione onomatopeica e la similitudine.
Nella lirica ci sono fenomeni descrivibili con la vista (nebbia irti colli)con l’udito (urla,fischiando) con l’odorato(aspro odor)e fenomeni naturali (nebbia pioggia mare) e antropici(ceppi spiedo).

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