"Le Metamorfosi"

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano
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Data:13.06.2006
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Testo

Edizione BUR – Biblioteca Universale Rizzoli
“Avrai da stupirti, lettore,
ché si tratterà delle sorti
d’uomini cangiati in altre figure,
i quali con alterna vicenda
ritorneranno nuovamente
nella forma primitiva”
Relazione a cura dello studente
DI FABIO NIKI
II A
Liceo Scientifico
“Raffaele Mattioli”
San Salvo(CH)
A.S. 2005 – 2006
a. La storia – Riassunto.
Introduzione. Il romanzo, opera stravagante in 11 libri, è forse l'adattamento di uno scritto di Luciano di Samosata di cui non siamo in possesso, ma del quale ci è pervenuto un plagio intitolato "Lucius o L'asino": si discute se Apuleio abbia seguito il modello solo nella trama principale, o ne abbia ricavato anche le molte novelle citate nel romanzo. Nell'opera, il magico si alterna con l’epico, col tragico, col comico, in una sperimentazione di generi diversi, che trova corrispondenza nello sperimentalismo linguistico.
Trama. Il giovane Lucio si reca in Tessaglia per affari di famiglia. Lungo la strada si unisce ad altri due viaggiatori. Da uno di questi, Aristomene, ascolta una storia di magia che accresce in lui la voglia di conoscere da vicino l'arte magica. Ad Ipata, viene ospitato dal ricco ed avaro Milone, la cui moglie, Panfila, è ritenuta una strega. Una parente, Birrena, invano offre la sua casa e lo mette in guardia contro le arti malefiche di Panfila. Il giovane è ansioso di conoscere i misteri della magia e per questo entra nelle grazie di Fotide, l'ancella della strega, iniziandosi a misteri ben diversi a quelli della magia. Una sera viene invitato al palazzo di Birrenia, dove ascolta un racconto di stregonerie di Telifrone. Mentre ritorna ebbro alla casa di Milone, egli pensa di scorgere tre ladri che ne escono, e li trafigge con la spada. Il giorno successivo viene preso e trascinato in tribunale per rispondere del triplice omicidio. Il giudizio avviene nel teatro pieno di gente schiamazzante. Il giudice pronuncia la condanna ed intima a Lucio di scoprire i corpi delle sue vittime. Tra gli schiamazzi e le risa della folla, appaiono tre otri sgonfi e bucati. Lucio ha fatto le spese della festa del dio Riso che si celebra ogni anno, con qualche esilarante invenzione. Il giovane torna a casa mortificato e Fotide, per consolarlo, gli promette di farlo assistere a qualche incantesimo della sua padrona. La notte successiva, Lucio assiste da una fessura alla trasformazione di Panfila in un gufo. Lucio prega Fotide di aiutarli in una simile metamorfosi; Fotide prende dall'armadio l'unguento magico, ma sbaglia il vasetto, così Lucio viene trasformato in un asino. Fotide è disperata per l'errore, ma l'indomani gli farà mangiare delle rose che faranno da antidoto alla pozione magica. Lucio, sebbene cambiato in animale, mantiene il sentimento, e, invece di uccidere la donna, attende l'alba nella stalla. Qui conosce le sventure riservate alle bestie. Il cavallo e l'asino di Milone, appena vedono l'intruso, gli impediscono di avvicinarsi alla mangiatoia e lo prendono a calci. Un servo lo sorprende mentre tenta di avvicinarsi alla corona di rose della cappella della dea Epona e lo prende a legnate. Non ha fatto in tempo a riprendersi che un gruppo di briganti assale la casa di Milone, rubando tutto e caricando la roba sugli animali della stalla, lui compreso. Transitando per una borgata, Lucio cerca di liberarsi invocando il nome di Cesare, ma dalla gola gli esce solo un lungo verso animalesco. I banditi, irritati dal raglio, gli rifilano un'altra dose di legnate. Durante una sosta è liberato dalla soma e vede un cespuglio di rose salvatrici, ma proprio mentre sta per addentarle, arriva un ortolano, col solito bastone, e se non fosse stato per i calci menati, lo avrebbe sicuramente ammazzato. Dopo altre peripezie, i ladri giungono al loro covo, guardato da una vecchia. Il giorno dopo, i ladroni rapiscono una fanciulla, Carite, e l'affidano alla vecchia in attesa del riscatto.
Per consolare la giovane, strappata al fidanzato il giorno prima delle nozze, la vecchia racconta la lunga novella di Amore e Psiche, ascoltata con attenzione anche dall'asino. L'asino stanco delle fatiche, decide di fuggire che lo lega, e porta con se Carite. Ma la notte di luna svela la fuga e i due sono ripresi dai banditi durante il loro ritorno. Stanno per dare una terribile punizione ai due, quando interviene Tiepolemo, fidanzato di Carite, che si finge anch'egli ladrone e si offre loro come capo. Alla fine riesce a farli ubriacare, e a fuggire con Carite e l'asinello. I banditi sono fatti precipitare in un burrone, mentre i due giovani si sposano, non dimentichi dell'asino, che viene mandato a riposare in campagna. Ma anche qui le sue sventure non sono finite, la moglie dell'asinaio lo sfrutta attaccandolo alla macina e un ragazzo lo tormenta, e, con le sue calunnie, rischia anche la castrazione. La tragica morte di Carite e Tiepolemo dà inizio ad nuove disgrazie. I servi fuggono col bestiame, che viene venduto al mercato. Lucio finisce nelle mani di alcuni sacerdoti degenerati della dea Syria, questi vengono imprigionati per i loro reati e l'asino passa ad un mugnaio. La moglie di questi, lo prende in odio, in quanto spettatore dei suoi vizi. Morto il mugnaio, l'asino passa di mano in mano, patendo la fame e le botte, e vedendo iniquità e scellerataggini. Capita al fine al servizio di due cuochi di un ricco signore, ed invece di mangiare la biada, si nutre dei manicaretti preparati da questi. I due cucinieri si accusano a vicenda dei furti, finché non viene scoperto il vero colpevole. Il padrone si diverte a vedere l'asino mangiare a tavola come un uomo e lo compra per se. Viene ammaestrato a fare tante cose, che egli finge di non sapere e di imparare docilmente. Lucio diventa un asino sapiente, che il padrone mostra orgoglioso a tutti. Una signora, ammirata dalla destrezza dell'asino, è presa da una voglia morbosa, e, pagato il guardiano, si giace con l'asino. Il padrone viene a sapere della cosa e pensa di dare uno spettacolo pubblico, facendo unire nel teatro l'asino e la donna, condannata alle bestie per nefandi delitti. Lucio vuole sottrarsi a tale vergogna. Approfittando dei preparativi, fugge a Cencere, dove si purifica in mare ed invoca lamentosamente la luna (Iside) affinché gli ridia la forma umana. La dea gli appare in sogno, dicendole di recarsi alla festa che l'indomani si svolgerà in suo onore e di mangiare le rose che porterà il sacerdote. Lucio si presenta alla festa ed addenta le rose che il sacerdote gli porge, avvertito dalla dea del suo arrivo: tra lo stupore di tutti ritorna alla sua forma umana. Lo stesso sacerdote gli spiega il significato della metamorfosi, che vuole essere anche la morale della favola: l'uomo che si abbandona al vizio e alla curiosità abdica alla dignità umana e solo la misericordia e la religione possono redimerlo. Lucio rende grazie alla dea e le chiede di essere iniziato ai suoi riti, divenendone sacerdote.
La favola di Amore e Psiche. La favola inizia nel più classico dei modi: c'erano una volta, in una città, un re e una regina, che avevano tre figlie. L'ultima, Psiche, è bellissima, tanto da suscitare la gelosia di Venere, la quale prega il dio Amore di ispirare alla fanciulla una passione disonorevole per l'uomo più vile della terra. Tuttavia, lo stesso Amore si invaghisce della ragazza, e la trasporta nel suo palazzo, dov'ella è servita ed onorata come una regina da ancelle invisibili e dove, ogni notte, il dio le procura indimenticabili visite. Ma Psiche deve stare attenta a non vedere il viso del misterioso amante, a rischio di rompere l'incantesimo. Per consolare la sua solitudine, la fanciulla ottiene di far venire nel castello le sue due sorelle; ma queste, invidiose, le suggeriscono che il suo amante è in realtà un serpente mostruoso: allora, Psiche, proprio come Lucio, non resiste alla curiosità, e, armata di pugnale, si avvicina al suo amante per ucciderlo. Ma a lei il dio Amore, che dorme, si rivela nel suo fulgore, con i capelli profumati di ambrosia e le ali rugiadose di luce e il candido collo e le guance di porpora. Dalla faretra del dio, Psiche trae una saetta, dalla quale resta punta, innamorandosi, così, perdutamente, dell'Amore stesso. Dalla lucerna di Psiche una goccia d'olio cade sul corpo di Amore, e lo sveglia. L'amante, allora, fugge da Psiche, che ha violato il patto. L'incantesimo, dunque, è rotto, e Psiche, disperata, si mette alla ricerca dell'amato. Deve affrontare l'ira di Venere, che sfoga la sua gelosia imponendole di superare quattro difficilissime prove, l'ultima delle quali comporta la discesa nel regno dei morti e il farsi dare da Persefone un vasetto. Psiche avrebbe dovuto consegnarlo a Venere senza aprirlo, ma la curiosità vince ancora una volta. La fanciulla viene allora avvolta in un sonno mortale, ma interviene Amore a salvarla; non solo: il dio otterrà per lei da Giove l'immortalità e la farà sua sposa.
b. Il discorso narrativo – Analisi del testo.
• In questo romanzo i fatti sono raccontati secondo un preciso ordine cronologico; non mancano, tuttavia, molte retrospezioni e alcune anticipazioni. La narrazione procede talvolta con lentezza, poiché l’autore si sofferma in minuziose descrizioni, talvolta con un ritmo sostenuto, con prevalenza di sommari.
• Questo romanzo contiene ampie descrizioni di spazi sia interni sia esterni. Nel complesso, la rappresentazione dello spazio è realistica.
• I personaggi citati in questo romanzo possono essere definiti a tutto tondo, cioè complessi e dinamici. In particolar modo troviamo nella figura del protagonista una serie di evoluzioni interiori ed esteriori nel corso della vicenda.
• Il romanzo è narrato in prima persona da un narratore interno. Esiste, in ogni caso, un’alternanza di voci narranti. Il punto di vista prevalente è interno, relativo a uno dei personaggi della vicenda, il protagonista.
• Nel romanzo prevale il racconto di avvenimenti, anche se quello dei pensieri e delle parole dei personaggi è, talvolta, molto usato. In queste ultime parti prevale la meditazione.
• Le scelte linguistiche dell’autore si indirizzano verso uno stile abbastanza ricercato e complesso. In questo romanzo non c’è uniformità di registro linguistico, il quale varia in relazione ai diversi personaggi e alle diverse situazioni. Questo procedimento, che crea nel romanzo varie scene di genere, si basa sulla sovrabbondanza dei tratti per rendere immediatamente percepibile il registro cercato: in ciò sta soprattutto l'impressione di stilizzazione che la lingua di Apuleio dà al lettore. Alla qualità altamente retorica del lessico fa riscontro la struttura del periodo e della frase, in cui assonanze, accumuli di sinonimi e numerose figure retoriche, conferiscono al discorso un andamento particolarissimo, teso a mostrare il concetto sino ai limiti del possibile. Si osserva la presenza di vocaboli dialettali e gergali. Si può notare un uso un po’ particolare della punteggiatura.
a. Interpretazione del significato.
Il romanzo di Lucio Apuleio vuole non solo essere di intrattenimento per il lettore, ma vuole anche stimolare la riflessione su alcune vicende relative ai tempi in cui è ambientata la storia narrata nel romanzo.
Il tema di particolare rilievo è l’iniziazione ai culti misterici, in questo caso a quelli della divinità egizia Iside.
Il protagonista del romanzo subisce e compie una serie di azioni che, in un primo momento, lo fanno trasformare in un asino e, alla fine, gli permettono di riprendere le sembianze umane.
Il narratore mostra di condividere le opinioni del protagonista, da lui interpretato in prima persona.
I temi del romanzo non possono essere considerati attuali, poiché, al giorno d’oggi, non esistono culti d’iniziazione misteriosi.
Io, comunque, condivido alcune opinioni espresse dai personaggi del romanzo.
a. L’autore, la sua produzione e la sua epoca – Scheda informativa sull’autore.
Figura 1 - Lucio Apuleio.

La vita. Lucio Apuleio nacque a Madaura, in Numidia, (odierna Algeria) intorno al 125 d.C. Studiò a Cartagine, dove apprese le regole dell'eloquenza latina; si recò poi ad Atene, per avviarsi allo studio del pensiero greco. Ciò che principalmente l'attraeva erano le dottrine nelle quali il pensiero religioso aveva una sua funzione: ma lo stoicismo, al quale rimanevano fedeli in gran parte i nobili romani, lo attraeva molto meno del platonismo, o della dottrina che allora passava sotto questo termine, impregnata di misticismo e addirittura di magia. Apuleio si fece iniziare a tutti i culti in parte segreti che a quei tempi abbondavano nell'Oriente mediterraneo: misteri di Eleusi, di Mitra, di Iside, e tanti altri di minore fama. La sua speranza era di trovare il "segreto delle cose" e si abbandonava a tutte le curiosità, avventurandosi fino alle frontiere del sacrilegio.
La strada del ritorno dalla Grecia all'Africa lo condusse attraverso le regioni asiatiche, in Egitto e quindi in Cirenaica, dove lo attendeva una straordinaria avventura verso Alessandria (155-156). Ad Oea (l'odierna Tripoli), infatti, conobbe Pudentilla, madre di Ponziano, uno dei suoi compagni di studi ad Atene, la quale, rimasta vedova, desiderava riprendere marito. I due si sposarono. I parenti della nobildonna, adirati nel vedere compromessa l'eredità, tentarono un processo al "filosofo" straniero accusandolo di aver plagiato e sedotto la donna con arti magiche per impossessarsi dei suoi averi, e lo tradussero davanti al governatore della provincia. Per difendersi, Apuleio compose un'arringa scintillante di spirito, che ci è stata conservata col titolo di "Apologia" (158).
Dopo il processo, lo scrittore tornò a Cartagine, dove ottenne varie dignità e dove proseguì la sua brillante carriera di conferenziere. Infine, la sua morte va collocata probabilmente dopo il 170 d.C.
Le opere. "Apologia" (158), versione in seguito rielaborata della propria, vittoriosa, orazione difensiva. L'episodio autobiografico viene filtrato attraverso una densa rete letteraria, che lo rende quasi emblematico, se non addirittura mitico; costante vi è poi l'ironia, da cui traspare la sicurezza della vittoria. "De mundo", rifacimento dell’omonimo trattato aristotelico; "De Platone et eius dogmate", una sintesi della fisica e dell’etica di Platone, cui doveva seguire una logica: ne emerge un Platone permeato di neopitagorismo, di teorie misteriche ed iniziatiche; "Metamorfosi" (Metamorphoseon), denominato a volte "L'asino d'oro" ("Asinus Aureus"), certamente il suo capolavoro: non si sa se l'aggettivo "aureus" sia stato coniato in riferimento alle doti eccezionali dell'asino, oppure alla qualità artistica del romanzo, oppure ancora al valore di edificazione morale insito nella storia del protagonista.
b. Il contesto storico-sociale della vicenda narrata – Scheda informativa sul contesto storico-sociale.
Il romanzo venne scritto quando governavano gli Antonini. Questo fu un periodo di grande prosperità per l’impero, anche se si profilavano invasioni barbariche sul fronte settentrionale, che poi dovettero essere fronteggiate da Marco Aurelio (Quadi, Parti e Marcomanni). Si diffuse il cristianesimo e la persecuzione dei fedeli a questa dottrina. Si ebbe una fioritura della cultura greca, grazie alla rinascita di Atene. Grazie all’istituzione di cattedre di retoriche finanziate pubblicamente la filosofia dominò sotto Adriano e Traiano e nuovamente ebbe un nuovo impulso. Si trattava di professionisti dell’eloquenza e oratori itineranti. Essi, essendo tutti di origine greca o dell’Asia minore fecero si che la lingua greca prevalesse su quella latina, tant’è che lo stesso marco Aurelio scrisse i suoi Pensieri in greco, come del resto tutta la letteratura cristiana.
Figura 2 - Espansione dell'Impero sotto gli Antonini.
L’impero del II secolo d.C. si estendeva su vaste regioni dei tre continenti (Europa, Asia e Africa) ed era popolato da circa ottanta milioni di abitanti. Come si può percepire dalle dimensioni, esso era estremamente diversificato. Ai tempi di Apuleio, l’Africa settentrionale, come tutte le altre province dell’impero, era diventata un’importante area economica, politica e culturale.
In questo periodo, a causa dei forti progressi della romanizzazione, della formazione di aristocrazie provinciali ricche e partecipi della cultura romana, della stessa necessità di assicurare un adeguato controllo agli immensi territori che costituivano l’impero, si arrivò ad una notevole crescita economica delle province romane. Molti prodotti provenienti dalle province furono acquistati dalla popolazione di Roma.
Figura 3 - Le province romane.
In campo politico, come già detto, i provinciali cominciarono a mostrare interessi politici. Molti di loro sedevano nel Senato di Roma, altri occupavano cariche importanti nell’amministrazione dell’impero. Ma lo stesso trono imperiale era considerato accessibile ai romani delle province, da quando vi fu chiamato il grande imperatore Traiano, appartenente all’aristocrazia romana di Spagna.
Dal punto di vista culturale, dalle province cominciavano ad emergere numerosi filosofi e scrittori; basti pensare a Seneca e a Marziale in Spagna, a Tacito in Gallia, allo stesso Apuleio e al teologo cristiano Tertulliano in Africa Settentrionale.
c. L’intertestualità – Confronto intertestuale.
La vicenda narrata nel romanzo di Apuleio venne ripresa da numerosi scrittori. Ad esempio, la trasformazione in asino del protagonista delle Metamorfosi può essere paragonata alla trasformazione di “ Pinocchio ” nello stesso animale nel famoso romanzo di Carlo Collodi, noto romanziere italiano del Novecento.
È possibile compiere un altro confronto intertestuale con il romanzo “ La Metamorfosi ” dello scrittore Franz Kafka (1883 – 1924). In questo romanzo il protagonista, un impiegato, è trasformato in uno scarafaggio, animale che, nell’ambiente borghese di una grande città è considerato come oggetto di disprezzo.
a. Sintesi interpretativo – valutativa.
A me questo romanzo è piaciuto molto perché è stato bello seguire le vicissitudini dello sventurato Lucio, il quale viene prima colto in errore, quando cede alla curiosità, ma poi riesce a salvarsi grazie all’aiuto della sua fede.
Questo può essere di esempio per noi, in quanto, anche oggi, la fede è l’unico mezzo di salvezza.

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