"Cuore di tenebra" di Conrad

Materie:Appunti
Categoria:Italiano

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Data:11.01.2006
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Testo

Recensione di Jacopo Gardenghi
CUORE DI TENEBRA
Einaudi, ET classici
pp.122, E. 12,50

Il libro cuore di tenebra, scritto da Joseph Conrad narra la storia del capitano Charlie Marlow e della sua avventura in luogo buio della Terra, il Congo.

Il romanzo si apre con una sorta di storia a cornice, dove cinque amici discutono su un battello ancorato in un porto lungo il Tamigi: tra loro vi sono un avvocato, un contabile, il narratore, il protagonista e il direttore della compagnia di navigazione per cui gli altri quattro lavorano.
Il narratore descrive minuziosamente quello che succede sull’imbarcazione, ma in un momento di silenzio, a prendere la parola è Marlow (che diventa a sua volta il narratore), il quale comincia a ricordare un’esperienza che, anni addietro, aveva vissuto lungo il corso del fiume Congo, un viaggio che lo aveva portato ad entrare in contatto con quella che, allora, per lui era una realtà inimmaginabile, e soprattutto con una nuova e sconosciuta parte di sé.
Sin da bambino sognava di visitare l’Africa, e con l’aiuto di una sua carissima zia era riuscito a farsi affidare il comando di una nave a vapore che percorreva quel fiume immenso e per gran parte inesplorato.
Appena sbarcato in Africa, Marlow era subito rimasto colpito dal magico mistero di quei luoghi e allo stesso tempo dalle condizioni di vita cui erano sottoposti i nativi del luogo, i quali venivano sfruttati come “bestie da soma”, e lasciati in preda a malattie e ad una scarsa alimentazione.
Il primo problema con cui egli dovette confrontarsi fu però di tutt’altro genere, infatti, venne subito a sapere che l’imbarcazione che avrebbe dovuto guidare era in realtà affondata; gli occorsero alcuni mesi per ripararla e, durante questo periodo, ebbe occasione di approfondire la conoscenza del direttore della stazione, “un comune uomo d’affari che operava in zona sin da quando era giovane”, dal quale ebbe modo di conoscere indirettamente un certo Mister Kurtz, il miglior fornitore d’avorio della Compagnia.
Durante il periodo dei lavori, raggiunse il campo una spedizione proveniente dall’Europa guidata dallo zio del direttore, il quale aveva intenzione di supportare il cinico nipote e i suoi desideri di carriera che sembravano però essere minacciati dalla fama che Kurtz aveva nella Compagnia.
Con l’alibi che questi non dava più notizie di sé, e con la speranza di ritrovarne solo il cadavere, i due uomini d’affari organizzarono una spedizione a bordo della nave del protagonista verso la stazione interna dove il misterioso personaggio.
Il viaggio durò esattamente due mesi, un periodo durante il quale l’unico desiderio che spingeva Marlow ad andare avanti era quello di incontrare Kurtz per poter ascoltare la sua voce; ma ad appena un miglio dalla meta, il battello fu attaccato dagli indigeni che, nascosti dalla vegetazione, cominciarono a bersagliare l’imbarcazione con frecce e lance, uccidendo il timoniere e fuggendo solo al suono della sirena di bordo.
Giunti alla stazione, Marlow conobbe un individuo strano, proveniente dalla Russia, il quale gli spiegò che il proprio superiore, sfruttando il suo carisma, era diventato una sorta di divinità per i “selvaggi”, e che questi avevano attaccato la spedizione su suo ordine, solo per impedire che se ne andasse.
Kurtz era rimasto colpito nel profondo del proprio animo da quel mondo che lo aveva spinto a guardarsi dentro con sincerità ed in seguito a questo esame di coscienza forzato, era come impazzito, ragione per cui avevano lasciato la sua mente e il suo corpo la forza e la volontà di abbandonare quei luoghi, quei luoghi che rappresentavano allo stesso tempo la vita e la morte, la bellezza e il terrore, la pace e la follia, quei luoghi accoglienti e allo stesso tempo pericolosi e inaccessibili.
Quando gli indigeni lo riportarono alla stazione, Kurtz era gravemente malato, la vita stava ormai abbandonando il suo corpo e solo nella sua voce si sentiva la sua ribellione a questa fine, la rabbia per i propri errori, per non poterli più correggere, e il desiderio contrastato di abbandonare quei luoghi, con la speranza di soffrire un po’ meno per ciò che essi avevano risvegliato in lui, dandogli la consapevolezza del proprio “orrore”: l’animo primitivo, puro e sincero dell’uomo, che solo quei cosiddetti indigeni possedevano ancora inalterato.
Solo appellandosi a lui, non in nome di qualcosa, ma solo della salvezza della sua anima, Marlow riuscì a convincere Kurtz ad abbandonare quella regione, partendo per quello che fu il suo ultimo viaggio;Kurtz ormai in punto di morte, ripensando alla propria vita, con solo due parole riuscì a riassumerla: “Che orrore”.

Il libro è scritto in maniera contorta, sono presenti molti ragionamenti sull’essere e sulla cruda realtà del mondo civilizzato ed il lessico è alquanto difficile; non è un libro di facile comprensione, tuttavia risveglia all’interno del lettore sensazioni molto forti che lo rendono affascinante.

Kurtz è il vero personaggio chiave del romanzo: un uomo ambizioso con aspirazioni elevate, il migliore nel suo campo, non si fa scrupoli nel servirsi della gente del luogo per raggiungere il suo scopo; ma ad un certo punto cambia, a contatto con quella natura primitiva si risveglia in lui un istinto primordiale che lo porta a riflettere sulla sua vita e su quanto il mondo che aveva conosciuto fino ad allora fosse corrotto e paradossalmente primitivo, il vero Cuore di tenebra.

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