Totalitarismi

Materie:Tesina
Categoria:Interdisciplinare

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Testo

Esame per il conseguimento del diploma di scuola media superiore
Anno Scolastico 2005/2006
Titolo tesina: I totalitarismi
PERCORSO:
• Latino: Tacito
• Storia: I totalitarismi dopo la I Guerra Mondiale in Russia, Germania e Italia
• Inglese: “Animal farm” by Gorge Orwell
• Filosofia: Nietzsche e Karl Popper
• Italiano: Gabriele D’Annunzio e “Suggella, Herma, con nastri e cerlacca” nella sezione seconda di “Bufera ed altro” di Eugenio Montale
• Arte: Architettura Fascista a Torino (da Via Nuova a Via Roma) e a Roma (da Via Dell’Impero a Via Dei Fori Imperiali).
• Educazione fisica: le olimpiadi del ’36 e sport nell’Italia Fascista
STORIA:
La Germania Nazista
L’ideologia nazista ha la struttura fondamentale simile alle altre ideologie totalitariste moderne ma nei contenuti differisce notevolmente sia con quella fascista che con quella stalinista. Tale dottrina di leggi si basa sul riconoscimento di un nemico comune causa del disagio sociale che venne individuato negli ebrei. L’ideologia nazista fu la prima di questo genere, cioè nel riconoscere il proprio nemico ma per la razza. Hitler dava motivazioni di ogni genere per dare una spiegazione a questo odio contro gli ebrei; egli, infatti, ne riconosceva a pieno titolo la colpa del collasso tedesco sia nell’ambito economico che sociale. Per quanto riguarda i nemici politici per Hitler erano rappresentati dai bolscevichi, i nemici genetici del regime. Questo ricerca necessaria e ossessiva di un nemico “genetico” del regime era dovuto soprattutto al fatto che bisognava trovare un punto in comune che unisse l’intera popolazione ed Hitler capii che bisognava fare leva sul sentimento nazionalista tedesco represso per la sconfitta del primo conflitto. Il programma nazista inoltre prevedeva il dominio assoluto e la fondazione di un nuovo ordine sociale con a capo la razza ariana. Tale razza era pensata con tanto di prove pseudo-scientifiche, come l’unica razza pura “biologicamente” e degna di comandare; le altre razze erano ritenute “inferiori” o addirittura da eliminare come quella ebraica . A questa politica populista si affiancava il genio da statista, demagogo e retorica di Adolf Hitler che divenne una delle figure più carismatiche dell’ultimo secolo, mare di folle erano in delirio durante i suoi discorsi.
Il regime nazista nel suo manifestarsi reale
Le cause dell’avvento nazista in Germania sono essenzialmente tre. La sanzioni causate dalla sconfitta della I^ Guerra Mondiale, la crisi del ’29 e la politica populista di Hitler. Il Nazismo aveva un’ideologia non molto precisa e chiara come quella fascista; essa si rifaceva ad antichi valori germanici, e ripudiava i nuovi valori come il Cristianesimo, il liberalismo e la Democrazia. L’ideologia si avvalse impropriamente della teoria del superuomo di Nietzsche, individuando punti comuni praticamente inesistenti. L’ideologia nazista venne applicata appieno anche nel contesto reale. Dopo due anni dell’ascesa al potere di Hitler, vennero emanate le Leggi di Norimberga in base alle quali i cittadini ebrei tedeschi perdevano ogni diritto civili e furono oggetto di un boicottaggio sia civico che economico, di fatto iniziavano le percussioni ebraiche che sfociarono nell’Olocausto. Fu instaurato un regime di terrore con i campi di concentramento, caratteristiche contraddistinta dei regimi totalitari. In Germania furono i lager, dove vennero rinchiusi ebrei, oppositori politici o chi era ritenuto contro l’etica del regime. Vennero legalizzate organizzazioni di polizia terroristica come le SA e le SS. Per far fronte alla disoccupazione vennero ampliati lavori pubblici di edilizia statale e privata, basati sulla costruzione di grande opere monumentali. Per quanto riguarda l’economia fu promossa una politica protezionistica, per valorizzare i prodotti interni e sviluppare l’economia interna. Tutto questo era dovuto all’obiettivo di raggiungere un autarchia totale, ed effettivamente tale obiettivo venne raggiunto e superato, e fece vivere alla popolazione tedesca un periodo di prosperità dopo lunghi anni di fame e miseria; anche questo fu il motivo dell’affermazione nazista nella Germania degli anni ’30.

Le cause dell’avvento fascista in Italia
Ci sono fattori comuni tra le cause dell’avvento fascista in Italia e quello nazista in Germania. C’era infatti un malcontento dell’intera società dovuto alla situazione economica disagiata che l’Italia attraversava, inoltre, la rivoluzione russa aveva portato una ventata di forza ai movimenti socialisti e comunisti che promovevano ideali di tipo rivoluzionario. Infatti, tra 1919 e 1920 si verificò in Italia un periodo denominato “Biennio Rosso” caratterizzato nella società operaia dall’affermazione delle ideologie comuniste di stampo sovietico, e quindi, nell’attuazione pratica, da continui scioperi e scontri. Nell’ambito politico tuttavia ci fu una svolta, infatti, il fronte socialista di spaccò a causa della migliore strategia da intraprendere, la conseguenza di ciò fu l’indebolimento di tutta la sinistra italiana che aiuto indirettamente l’ascesa fascista. I continui scioperi degli operai vennero contrapposti allo squadrismo nero che iniziò a svilupparsi in tutto il Paese. Lo squadrismo nato con il Partito Fascista era il braccio armato dello stesso, era finanziato dai proprietari terrieri e dagli industriali, che vedevano nell’affermazione dello squadrismo un arma migliore dello Stato. Per cui la figura di Mussolini venne interpretata dall’alta borghesia, ma anche dai dirigenti liberali e antisocialisti, come l’arma migliore per combattere l’ondata comunista. Il Fascismo assunse l’essenza dell’anticomunismo e della protezione della monarchia. L’atteggiamento anarchico di Mussolini cambiò radicalmente riconoscendo nel Re l’importanza dell’unità dello Stato italiana e nel Papa l’insieme delle dottrine morali “giuste”. Il 28 ottobre 1921 le “camicie nere” marciarono su Roma, sotto lo sguardo impassibile dell’esercito che non agì in quanto Vittorio Emanuele II vedeva in Mussolini un “protettore” della monarchia e nemico del comunismo, per lo stesso motivo la Chiesa, nonostante le continue violenze dei Fasci appoggiò la nascita del fascismo.
L’Italia Fascista
Il Fascismo fu un movimento nato per rispondere all’esigenza di una borghesia che non si riconosceva più negli ideali risorgimentali della prima età unitaria italiana. Il Fascismo prima di tutto era un movimento di idee in cui divergevano diverse classi sociali di tradizione completamente differente. Il corpo ideologico costituito dal Manifesto dei Fasci esprime interamente un disagio nazionale che stava attraversando l’Italia post-bellica, era la conseguenza di una politica che aveva lasciato fuori il popolo e dato più potere alla burocrazia. Inizialmente il Partito Fascista non si poneva in nessuna corrente politica in quanto aveva ideali ripresi sia dai movimenti socialisti che da quelli nazionalisti. I Fascisti erano antidemocratici, antiliberali e anticlericali, si proponevano di nazionalizzare i beni della Chiesa, di imporre imposte di carattere progressivo sul capitale, suffragio universale, voto alle donne, partecipazione dei lavoratori alle assemblee di gestione delle aziende e la giornata lavorativa di otto ore. Oltre a questi principi puramente socialisti, i Fascisti possedevano anche principi di carattere nazionalista, infatti, erano contro l’internazionalismo ma alla valorizzazione del patriottismo. Il movimento era collocato tra un socialismo e nazionalismo affiancato ad iniziative populiste; il loro obiettivo era quello di unire forze sociali eterogenee ma capaci, se unite, di salire al potere. Come il Nazismo e lo Stalinismo anche l’ideologia fascista aveva individuato una causa del male della società: i comunisti, che erano diventati nemici “naturali” del movimento e del degrado della società, e le forze democratiche-liberali, per cui l’unica soluzione per risollevare l’Italia agli antichi albori dell’Impero Romano era affidare il potere ad un capo carismatico e capace, che venne individuato in Benito Mussolini.
La manifestazione reale del regime fascista
Vennero messi al bando tutti i partiti tranne il PNF. Fu istituito una milizia nazionale formata dagli squadristi, che avevano la possibilità di fare uso della violenza se necessario. La cultura venne controllata, e alcuni intellettuali come il filosofo neo-idealista Gentile ne fecero parte anche nella vita politica. Il Fascismo cercò di integrarsi nella società italiana, attraverso la scuola con riforme e “abituando” la gioventù al culto del Duce. Mussolini cercò di consolidare i rapporti con i cattolici, firmando i “Patti Lateranensi” costituiti da un Concordato bilaterali, in base ai quali lo Stato fascista riconosceva lo Stato del Vaticano e istituiva l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane; così riuscì a ricucire i rapporti con Chiesa e Stato. Per far fronte alla disoccupazione lo Stato promosse la costruzione di opere pubbliche costituite da complessi monumentali di stile romano imperiali, inoltre, bonificò alcune zone paludose nei pressi Roma e fondò la città di Latina. Aiutò con finanziamenti l’economia dell’agricoltura per costituire una Stato perfettamente autarchico; questa iniziativa ebbe due valenze: una la necessità di non dipendere da altre nazioni, l’altra della ruralizzazione della società, che doveva rifiutate la visione moderna della società industriale e operaia. La repressione fascista fu più blanda di quelle naziste e staliniste poiché Mussolini aveva raggiunto il potere grazie all’appoggio dell’aristocrazia e delle alte cariche ecclesiastiche; per cui una repressione totale delle masse avrebbe sfaldato il regime. Il maggior consenso popolare il fascismo lo raggiunse dopo un decennio della suo governo, dovuto alla situazione di stallo, di ordine e relativa pace che si era manifestata dopo tanto tempo in Italia. Il regime fascista deve essere definito totalitarismo imperfetto in quanto manca la completa compenetrazione tra società civile e stato; manca il controllo effettivo delle due istituzioni basilari della realtà italiana: monarchia e Chiesa le quali restano pur di fatto approvando silenziosamente il regime libere di agire.
Il regime stalinista nell’Unione Sovietica degli anni ’20 e ’30.
Una differenza essenziale del regime stalinista è che Stalin si poneva l’obiettivo non di mantenere la struttura sociale ma di pianificare e riformare del tutto il tessuto sociale, rendendolo un ammasso unico, con cultura, idee politiche e culturali omogenee. Dopo la morte di Lenin all’interno del Partito Comunista si scatenò una lotta di successione tra Trockji e Stalin conclusasi con l’affermazione di quest’ultimo. Infatti nel Partito erano emerse due figure di grande spicco valorizzate dal fatto che erano grandi compagni e collaboratori di Lenin; una era appunto quella di Stalin, l’altra quella di Trockji. I due si scontrarono per le loro strategie diverse, Stalin voleva una politica basata sulla risoluzione dei problemi interni sociali ed economici del territorio russo, Trockji invece voleva continuare la Rivoluzione del Proletariato espandendola in tutta Europa. La politica interna di Stalin si incentrò soprattutto sull’economia e sulla statalizzazione della società. Il primo obiettivo fu la collettivizzazione forzata delle campagne; nella società russa infatti si erano affermati dei piccoli proprietari terrieri, i Kulaki, che vennero praticamente travolti dalla politica di Stalin. Tutti i beni vennero confiscati, mentre si cercò di eliminare la classe sociale dei kulaki in quanto classe. Moltissimi vennero trasferiti in Siberia dove per fame o per freddo morivano mentre lavoravano in condizione di schiavitù, alla costruzione di opere pubbliche come ferrovie, dighe; molti altri invece i più diffidenti vennero uccisi direttamente con fucilazioni di massa sommarie. I sovietici alla pari dei nazisti, possedevano dei campi di concentramento che prendevano il nome di Gulag i quali rappresentavano in sé un strumento di terrore per reprimere nel nascere ogni attività avversa al regime. Se l’essenza dei Gulag sovietici era la stessa dei Lager nazisti, tuttavia, avevano obiettivi diversi. La struttura dei Gulag era un mezzo utile al regime per pianificare del tutto la società trasformandola nella “società del proletariato”. Infatti vennero coinvolti tutti gli individui ritenuti non appartenenti al proletariato e quindi estraneo alla nuova realtà socialista, in questa lista rientravano gli artigiani, i commercianti, piccoli imprenditori e professionisti, si puntava alla distruzione della società ritenuta vecchia e degradata per formarne una nuova fondata sul proletariato, erano persone non oppositori del regime, ma ritenute non adatte alla nuova realtà; inoltre vennero trasferiti nei gulag anche minoranze etniche e religiose; mentre la persecuzione nazista si basava principalmente sulla razza, quelle russa poneva le sue fondamenta su una persecuzione di tipo sociale. Entrambi si ponevano l’obiettivo, per mezzo dei campi di concentramento, di arrivare ad una società ritenuta più giusta. Per quanto riguarda la propaganda era fondata sul culto di Stalin, che venne di fatto divinizzata; fu riproposto come il “capo del proletariato mondiale”, l’unico capace di portare la rivoluzione proletaria in tutto il mondo. La cultura vene vista come una strumento propagandistico e di regime. Nacque in questo modo il realismo socialista che si poneva l’obiettivo di decantare le virtù del socialismo e della rivoluzione, e di istruire in tal senso la popolazione, lodando gli obiettivi raggiunti dal regime. Tutto ciò naturalmente sotto stretta osservanza del partito.
LATINO
Tacito
Il grande storiografo Tacito affermò che il princeps et libertas sono opposti. L’intento di Tacito è quello di compiere un elogio dei tempi in cui viveva perché vede in Nerva l’uomo che mischiò principato e libertà. Sembra proprio che Tacito manifesti un sentimento di speranza di unione tra il potere del princeps e la libertas del Senato. Tacito nelle Historiae scrive riguardo al governo di uomini “giusti che non sanno reggere né una totale schiavitù né una totale libertà traspare una saggia consapevolezza dell’impossibilità di una totale libertà, in quanto una situazione simile porterebbe alla distruzione l’intera struttura imperiale. La gestione migliore di uno Stato è caratterizzata dal riconoscimento della libertà individuale ma anche dal limite della stessa per attuare un’amministrazione equa. Quindi Tacito giustifica storicamente il principato perché è l’unico modo di governare un impero così vasto. L’animo dell’autore cambia totalmente negli Annales, la sua ultima opera in cui narra le vicende storiche romane dalla morte di Augusto (14 d.C.) a quella di Nerone (68 d.C.). Negli Annales Tacito è rassegnato ritenendo definitivamente non compatibili il princeps e la libertas, il decadimento è dovuto alla “degenerazione dei costumi”; che per Tacito è segnata dal decadimento dello stesso sistema politico quindi la libertas divenne solo prerogativa del princeps. Quindi il Totalitarismo negativo sia quello antico che quello moderno, porta ad un decadimento dei costumi, causati dall’uomo che cerca di far degenerare tutto il sistema politico e sociale.
INGLESE: “Animal Farm” By George Orwell
Animal farm was written by George Orwell as the second world war came to an end. it's a political satire on totalitarism. this book has been considered like a funny tale for children and a harsh and reflective story for adults. The animal characters are actually also symbols for particular historical figures.
Orwell denounces any kind of dictatorship, specially Russian communism. the book describes communism under Lenin and Stalin until the famous Russian revolution, identifying these political figures with specific animals: Pigs. The animal of the farm made a rebellion against Mr. Jones with the pigs which became the leaders of the group. They took the farm destroying everything that could remember Mr Jones also changing its name.
FILOSOFIA
Karl Popper: Lo storicismo come causa dei Totalitarismi
Il concetto di storicismo, nell’uso popperiano, assume il significato di uno schema polemico per tutte quelle filosofie che hanno preteso di individuare un senso globale oggettivo della storia. Per questo Popper critica fortemente la filosofia di Marx, che a parer suo, conferisce una visione della storia utopistica e definitiva basata su una dialettica individuata nello scontro delle classi; la critica allo storicismo si muove anche verso Hegel da cui Marx ha chiaramente attinto. Per Popper, non è la storia che fa l’uomo, ma è l’uomo che fa la storia; la Storia è la conseguenza delle scelte dell’uomo, è l’uomo che costruisce la Storia, e nel momento in cui sceglie una direzione da questa scelta scaturiranno infinite possibilità e conseguenze che lo stesso uomo non può prevedere, per cui la visione determinata storica è piuttosto errata. Popper fa rientrare lo storicismo nell’ottica politica del regime totalitario, in quanto ogni regime si basa su una ideologia utopista che contiene per essenza uno storicismo che per base ha una visione della storia determinata. Una visione utopistica delle realtà distorta dal filtro delle ideologie; ogni ideologia si espande continuamente prendendo in sé qualsiasi cosa e inevitabilmente si scontrerà con un’altra ideologia che ugualmente tende ad espandersi, ciò scaturirà in un conflitto fin quando una delle due ideologie sarà distrutta. Quindi ogni ideologia e storicismo ha nella propria essenza una violenza dovuta allo scontro tra il reale ed un’altra ideologia; tutto questo nel contesto reale sfocia nel fanatismo ed estremismo politico tipico dei regimi totalitari, che per giungere alla visione storica implicata nella propria ideologia, accettano anche l’uso della violenza.
ITALIANO
Gabriele D’Annunzio: Essenza poetica ed Essenza politica, possono coincidere ?
Il D’Annunzio fu ritenuto il vate del fascismo per le sue idee politiche che convergevano in un nazionalismo superomostico talvolta esasperati. Era ritenuto la forma poetica dell’essenza ideologica fascista, e per questo Mussolini, infastidito per l’ascesa popolare di D’Annunzio, lo relegò nella villa di Gardone. Quindi è possibile che l’essenza poetica possa coincidere con quella politica? Possiamo dire che non esistono espressioni poetiche che diano origine ad ideologie politiche, poiché l’una e l’altra sono due essenze differenti. Il procedimento inverso invece è più possibile, in quanto un ideologia affermatasi nel suo manifestarsi reale “contagia” in vari modi la cultura, in modo positivo e in modo negativo.
Interpretazione errata della volontà di potenza di Nietzsche: quando Zarathustra divenne Hitler
Nietzsche con la sua idea del superuomo, inteso come il giusto trionfatore di una massa di deboli o schiavi, va senza dubbio corretta. Nietzsche non fu l'estensore d'un vangelo della violenza, ma intese porre le condizioni di sviluppo d'una civiltà radicalmente rinnovate. Le opere della maturità, sono scritte con uno stile poetico: tono profetico e filosofia si mescolano in maniera inestricabile, rendendo spesso difficile e riduttiva l'interpretazione. Rimane costante nell'opera di Nietzsche un'ambiguità di fondo, un'ambiguità socio-politica che ha dato adito a contrastanti strumentalizzazioni politiche. Il filosofo, infatti, non specifica mai espressamente chi debba essere il soggetto della volontà di potenza: il superuomo. Molti critici hanno identificato il superuomo in una umanità vivente in modo libero e creativo, ma, molti altri lo hanno limitato ad un'élite che esercita la sua volontà di potenza non solo nei riguardi della caoticità del mondo, ma anche verso il prossimo. L’ideologia nazista lesse la teoria del superuomo in una chiave politica, essi credevano che il filosofo volesse in questo modo profetizzare e annunciare l’arrivo di una classe di persone degne di comandare sul mondo intero. La “Morte di Dio”, venne distrutta e stravolta per ridurla in smanie di potere da parte di gerarchi nazista. La morte di Dio di Nietzsche non è qualcosa di politico o sociale ma è qualcosa di altamente esistenziale che rappresenta il punto del divenire completo verso il raggiungimento dell’oltre-uomo, verso la consapevolezza della volontà di vivere. Dio è l’essenza degli ideali umani che hanno bloccato l’uomo nel suo eterno divenire, Dio è quelle certezze e valori assoluti che l’uomo nella sua storia si è posto d’innanzi al caos vitale. La morte di Dio è il bisogno di andare oltre a ciò che l’uomo ha creato per fermare il proprio divenire, è la necessità di riconoscere nella vita terrena la volontà di vivere. I nazisti intesero la “Morte di Dio” come la distruzione culturale e fisica dei valori, fittizi e non necessari; ponevano il passaggio della morte di Dio necessario per creare sulle macerie della vecchia morale, dei vecchi valori, delle vecchie certezze, una nuova etica e morale, degna di un superuomo; un etica capace di far raggiungere lo scopo della volontà di potenza. La volontà di potenza in Nietzsche è l’ergersi d’innanzi al caos della vita, è l’affermazione totale del proprio io verso l’esterno, è la consapevolezza di riuscire a vivere la propria vita e di accettarla con un valore solo terreno. L’enorme impatto che ebbe questo annuncio nietzschiano fu causa dell’interpretazione errata; per comodità si cercò di dare una lettura politica e sociale, e si identificò nell’uomo che raggiunge la volontà di potenza, cioè il superuomo, quell’uomo che è capace per la sua forza di sopprimere gli altri e comandare sul mondo intero.
Il superuomo nei romanzi di D’Annunzio
Il poeta Italiano,nella sua fase superomistica, è profondamente influenzato dal pensiero di Nietzsche, tuttavia dà molto rilievo al rifiuto del conformismo borghese e dei principi egualitari.Rispetto al pensiero originale di Nietzsche queste idee assumono una più accentuata coloritura reazionaria e persino imperialistica.Le opere superomistiche di D’Annunzio sono tutte una denuncia dei limiti della realtà borghese del nuovo stato unitario.Per D’Annunzio devono esistere alcune èlite che hanno il diritto di affermare se stesse, in disprezzo delle comuni leggi del bene e del male.Queste èlite al disopra della massa devono spingere per una nuova politica dello stato Italiano, una politica di dominio sul mondo. La figura dannunziana del superuomo è, comunque, uno sviluppo di quella dell’esteta.
Il primo romanzo in cui si inizia a delineare la figura del superuomo è “Il trionfo della morte”.Il romanzo ha una debole struttura narrativa ed è articolato in sei libri.E’ incentrato sul rapporto contraddittorio e ambiguo di Giorgio Aurispa con l’amante Ippolita Sanzio. Giorgio cerca di trovare l’equilibrio tra superuomo e misticismo, e aspira a realizzare una vita nuova.Per questo vive il rapporto con l’amante come limitazione, come ostacolo:per il suo fascino irresistibile, Ippolita Sanzio è sentita come la “nemica” forza della natura che rende schiavo il maschio.Solo con la morte Giorgio si libererà da tale condizione:per questo si uccide con Ippolita, buttandosi da uno scoglio. Ippolita, la donna fatale consuma le sue forze portandolo alla morte.
Sulla figura del superuomo si incentra anche “Le Vergini delle Rocce”.Qui però la complessità ideologica del superuomo subisce una sostanziale semplificazione nella direzione di un superomismo estetico che s’intride di valenze politiche reazionarie.
Il nucleo drammatico del romanzo, fondato sull’aspirazione di Claudio Cantelmo a generare un figlio in cui si distinguessero le qualità di una illustre progenie.
“Suggella, Herma, con nastri e ceralacca”
Suggella herma con i nastri di ceralacca
La speranza che vana
Si svela, appena schiusa ai tuoi mattini.
Sul muro dove si leggeva MORTE
A BAFFO BUCO passano una mano
Di biacca. Un vagabondo di lassù
Scioglie manifestini sulla corte
Annuvolata. E il rombo s’allontana.
EDUCAZIONE FISICA: Le olimpiadi di Berlino nel ‘36
Hitler mosso dal consenso ottenuto da Mussolini attraverso i Mondiali di calcio del '34, non tardò a comprendere il significato politico dei Giochi e respinse in ogni modo tutti i tentativi di cambiare la sede olimpica: molte nazioni vi si opposero tra cui gli USA che pensarono di boicottare i Giochi, i paesi socialisti avevano addirittura organizzato una manifestazione parallela, le Olimpiadi del popolo. Hitler accettò che alle Olimpiadi partecipassero atleti neri ed anche Ebrei e i Giochi si fecero, anche se era chiaro che sarebbero stati una lotta per dimostrare la superiorità di un popolo sugli altri. Alla fine le Olimpiadi di Berlino furono una manifestazione eccezionale dal punto di vista organizzativo e sportivo, per il nazismo si rivelò una vittoria quasi su tutta la linea: la Germania vinse la Olimpiadi scalzando per la prima volta gli Stati Uniti, gli Italiani arrivarono terzi e i Giapponesi quarti davanti agli Inglesi e Francesi; in pratica i regimi dittatoriali sconfissero i paesi democratici, ma un episodio scalfì questa grande affermazione del Führer.
Un atleta americano, per di più di colore, Jesse Owens, vinse quattro medaglie d'oro nello stesso giorno; le gare dei 100m, 200m, salto in lungo e staffetta 4X400 erano infatti state programmate tutte nello stesso giorno per evitare questo rischio, ma Owens si rivelò superiore anche a questo tipo di ostacolo e la giornata terminò con i Tedeschi presenti nello stadio che inneggiavano il nome di quest'uomo che aveva compiuto forse la più grande impresa sportiva della storia. Ormai ogni paese aveva le sue grandi manifestazioni sportive, i suoi campionati di calcio , di baseball o di qualcos'altro e lo sport era parte integrante di ogni società evoluta con un seguito popolare enorme e per questo motivo la Guerra non mise fine a nessuna delle sue manifestazioni più importanti. Hitler e Mussolini avevano dimostrato come i successi sportivi portassero un ritorno di immagine non indifferente e questo insegnamento fu raccolto dall' URSS che si affacciò sullo sport mondiale nel secondo dopoguerra.
ARTE:

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