L' Epitafio di Pericle (II, 40)

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Testo

L’EPITAFIO DI PERICLE (III)
"Amiamo il bello, ma con compostezza, e coltiviamo il sapere, ma senza debolezza; della ricchezza ci serviamo più per opportunità di azione che per vanto di discorsi; la povertà poi non è cosa vergognosa per alcuno ad ammettersi, mentre è cosa più vergognosa non evitarla nei fatti. In noi stessi è innata la cura degli affari privati e al tempo stesso di quelli pubblici, ed anche se siamo rivolti ad altre attività, abbiamo una conoscenza non certo manchevole degli interessi pubblici; infatti noi soli consideriamo chi non si interessa di tali problemi non già ozioso, ma inutile, e noi stessi o giudichiamo almeno o ponderiamo convenientemente le varie questioni, non ritenendo che i discorsi siano un danno per le azioni, ma piuttosto il non esserne informati con la discussione prima di andare di fatto incontro a ciò che bisogna; poiché anche in questo noi ci comportiamo diversamente: siamo gli stessi assolutamente e nell'osare e nel ponderare quello che ci accingeremo a compiere; mentre in questo per gli altri l'ignoranza comporta temerarietà e la riflessione incertezza".

Esempio