Il teatro di Dioniso

Materie:Appunti
Categoria:Greco

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IL TEATRO DI DIONISO: GLI ATTORI E LE MASCHERE
Il teatro di Dioniso sorgeva alle falde dell’acropoli, dove tutt’ora sono visibili i suoi resti ed era originariamente in legno. Un altro teatro provvisorio, anch’esso ligneo, veniva allestito in mezzo all’agorà in occasione delle feste Lenee; anche la platea per il pubblico era formata da impalcature in legno. Quest’usanza venne conservata fino al secolo IV a.C. quando, sotto l’arcontato di Licurgo, il teatro di Dioniso prese il suo assetto definitivo in pietra. È incerto quale fosse l’esatta capienza di pubblico: la cifra di 30.000 persone talvolta testimoniata dalle fonti antiche sembra essere esagerata, ma il teatro di Atene – concepito per essere uno spettacolo di massa – conteneva comunque un numero di spettatori molto superiore ai teatri moderni, arrivando con certezza a 15.000 posti. In origine esso era costituito da uno spazio circolare destinato alle evoluzioni del coro, mentre gli attori recitavano su un palcoscenico dove erano montati anche gli allestimenti necessari alla rappresentazione. La scena era posta alla stessa altezza dell’orchestra; successivamente essa venne elevata , secondo un modello utilizzato per il palcoscenico dei moderni teatri. Ai lati della scena si aprivano due ingressi per i quali passava il coro entrando o uscendo di scena. Alcune categorie di personaggi (soprattutto gli dei ) recitavano dalla piattaforma in cima all’edificio scenico, per sottolineare anche visivamente la loro distanza dalla sfera umana. Durante il secolo V a.C. vennero perfezionati sia l’apparato scenografico sia gli strumenti tecnici a disposizione dello spettacolo: scenografie dipinte, quinte mobili che consentivano di cambiare lo sfondo, macchine sceniche ecc ecc. gli attori in origine erano i poeti stessi: Eschilo recitò e fu il regista e il coreografo dei suoi stessi drammi; Sofocle era un abile danzatore e pare pure che abbia recitato, ma dovette poi abbandonare al scena poiché la sua voce non era adeguatamente alta. I progressi della tecnica teatrale e dell’arte della recitazione, e anche le esigenza crescenti del pubblico, richiesero presto l’impiego di attori professionisti per la scelta dei quali si tennero addirittura concorsi simili a quelli dei poeti. Successivamente, dopo il secolo V, si organizzavano in compagnie che prendevano il nome di tournèè, durante il secolo V invece l’uso di rappresentare tragedie attiche al di fuori di Atene sembra essere stato limitato, sebbene non escluso. Si sa che Eschilo compose una tragedia per il teatro di Siracusa e riprese in quella stesa città i Persiani; Euripide scrisse tragedie per il teatro di Pella in Macedonia. Ma poiché, come per altre forme d’arte della Grecia arcaica e classica, i poeti tragici scrivevano su committenza e questo proveniva soprattutto dalla polis ateniese, la loro attività fu perlopiù circoscritta a questo ambito. Solo con Sofocle il terzo attore divenne una presenza fissa nella tragedia, poiché all’interno della tragedia i personaggi sono più di due o tre, accadeva che spesso uno stesso attore rappresentasse sulla scena personaggi diversi, cosa resa possibile dall’uso delle maschere mediante la quale l’attore completava l’identificazione col personaggio. La maschera, in quanto antico feticcio, veniva usata – e viene tuttora usata ai popoli primitivi – in vari rituali per uso cerimoniale. Essa conservava certamente anche nel teatro antico un valore magico , sul quale molto s’è discusso, e consentiva il passaggio da un’identità individuale a una fittizia, modificando la parte del corpo più significativa, vale a dire il viso. Le prime maschere erano naturalistiche: nella commedia ad esempio erano in uso maschere – ritratto che riproducevano fedelmente i lineamenti delle persone riportate sulla scena. Il viso degli eroi tragici era naturalmente idealizzato attraverso la maschera, ma non mancavano anche in questo caso elementi destinati a rendere realistici i tratti dei personaggi: ad esempio, le maschere del coro dei Manaidi nelle Supplici di Eschilo (un gruppo di fanciulle egiziane) erano nere, gli eroi erano rappresentati abitualmente con maschere che avevano i capelli biondi, mentre la carnagione dei personaggi femminili era chiara. Le tipiche maschere tragiche della tradizione, fortemente stilizzate con orbite oculari e bocca prominente, vennero in uso solamente piu tardi, alla fine del secolo VI.

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