Esiodo e la Tegonia

Materie:Altro
Categoria:Greco

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Testo

ESIODO
Esiodo(VIII secolo a.C.)era un poeta greco. La collocazione cronologica di Esiodo è un problema dibattuto fin dall'antichità e la critica moderna propende per l'ipotesi che sia posteriore alla stesura dei poemi di Omero. È comunque la prima personalità della letteratura greca che abbia carattere storico. Gli scarsissimi dati biografici si desumono dalle sue stesse opere: il padre era di Cuma (Asia Minore), da dove si era trasferito in Beozia, ad Ascra, per sfuggire all'indigenza. L'eredità del padre fu causa di liti con il fratello Perse, che aveva dilapidato la propria parte e tentava di corrompere i giudici per ottenere anche i beni di Esiodo.
Di Esiodo restano due poemi conservati integralmente dalla tradizione medievale: la Teogonia che consta di 1022 versi e Le opere e i giorni, 828 versi. Il proposito del primo è sistemare in modo organico e razionale l'immenso materiale mitologico presente nelle tradizioni religiose, nelle credenze popolari e nella poesia eroica. Dopo aver cantato l'origine dell'universo dal caos, il poeta enumera tutte le generazioni divine fino al regno di Zeus. Mentre il secondo lavoro elogia la giustizia e il lavoro.
Se Omero è il poeta del passato eroico e splendido, Esiodo è il poeta del presente e della concretezza faticosa del quotidiano, ed è anche perfettamente consapevole della forza innovativa della sua creazione: non è il rapsodo che vuole dilettare l'uditorio, ma un vate che intende insegnare agli uomini i valori che conferiscono dignità all'esistenza.
LA TEOGONIA
La teogonia è composta dall’invocazione alle Muse ispiratrici e dall’iniziazione poetica dello stesso autore. Questo secondo fattore dà modernità all’opera ma tuttavia non è la prima volta che un autore si riferisce a se stesso all’interno di una sua opera, infatti nell’antichità i rapsodi sovente inserivano nei loro racconti particolari personali per dare autenticità all’opera, inserendoci una sorta di firma interna al loro verseggiare.
In apertura, l’inno alle muse,il cui culto era praticato in un bosco sacro sul monte Eliconia, descrive il trasferimento delle Dee dall’Eliconia a l’Olimpo, dove esse, accompagnate da musica e danza, entrano a pieno titolo nella famiglia divina.
Racconta che,pascolando le greggi sul monte Elicona, dopo aver ricevuto un ramo d’alloro fiorito dalle Muse era stato ispirato al canto e, su loro richiesta, canta la stirpe dei beati.
Esiodo racconta le origini del mondo: all’inizio c’era il caos, l’abisso oscuro, poi nacquero Gea, Tartaro ed Eros. Da Gea nacquero Urano, i Monti e gli altri elementi naturali; successivamente Urano e Gea generarono i Titani, i Ciclopi e i Centimani. Urano però odiava tutti i suoi figli e quando nascevano li nascondeva nuovamente nel seno di Gea. Allora la madre istigò i figli alla ribellione ma nessuno di questi avrebbe osato sfidare il temuto padre, tranne Crono; così che quando Urano si riavvicinò a Gea mosso dal desidero, Crono che stava in agguato lo evirò con un falcetto e ne gettò i genitali in mare.Dalle gocce di sangue che schizzarono nacquero le Erinni, i Giganti e le Ninfe, mentre dalla spuma del mare ebbe origine la bella Afrodite.
Prometeo e Pandora
Dopo aver ingannato Zeus con lo stratagemma delle ossa bianche celate dal grasso, Prometeo ruba il fuoco agli Dei, che ne erano gelosi, e lo porta agli uomini nascosto in una canna: di qui l’ira di Zeus che condanna Prometeo ad esser legato a una rupe mentre un’aquila gli mangia il fegato che gli ricresce in eterno. Poi Zeus per punire gli uomini manda sulla terra la prima donna, Pandora, bellissima ma origine di tutti i mali.

LE OPERE E I GIORNI
Il nucleo concettuale delle Opere e i giorni è l'elogio del lavoro e della giustizia: la figura del fratello Perse costituisce una sorta di filo conduttore del poema, che si presenta come una serie di ammaestramenti intesi a indirizzarlo verso una vita onesta e operosa. Il lavoro è una necessità etica imposta agli uomini dagli dei e pertanto solo chi lavora può essere un uomo giusto; l'ineluttabilità di questa legge è confermata da due miti: quello del vaso di Pandora, donato al genere umano da Zeus per vendicarsi di Prometeo che gli aveva rubato il fuoco, e quello delle cinque età degli uomini, che per la loro stoltezza e violenza sono decaduti dalla felice età dell'oro alla miseranda età del ferro. Esiodo racconta che la prima stirpe, nell’età dell’oro viveva senza affanni, miseria né lavoro, simile agli immortali; la seconda stirpe, nell’età argentea, viveva per cent’anni nella beatitudine della fanciullezza ma una volta cresciuti si facevano la lotta l’un l’altro e morivano sofferenti anche perché si rifiutavano di venerare gli Dei; successivamente Zeus creò una terza stirpe, di bronzo, formata da mortali, questi lavoravano la terra e soffrivano per le loro stesse violenze morendo senza fama alcuna; poi ci fu’ una quarta stirpe, composta da semidei che combatterono le guerre di Tebe e di Troia e ora vivono nelle isole dei beati; infine Zeus creò un’ultima stirpe, nell’età del ferro, che ora vive, questi alternano il bene al male e verranno distrutti da Zeus quando le due forze non si compenseranno piu’ l’un con l’altra.
Inoltre Esiodo ricorre all’uso della favola per introdurre il tema del contrasto tra giustizia e violenza raccontando “La favola dello sparviero e dell’usignolo”dove lo sparviero, catturato l’usignolo, lo ammonisce intimandogli di non lamentarsi per non aggiungere dolore alla vergogna. Con questi racconti Esiodo si rivolgeva ai maggiorenti delle comunità a cui spettava applicare la giustizia. Questi enunciati precedono la parte più propriamente didascalica, dove le istruzioni pratiche sull'agricoltura, il commercio e la navigazione si alternano a più generali norme di comportamento.

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