Le lingue

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LE LINGUE NEL MONDO
Secondo l’Atlante delle Lingue di tutto il Mondo, pubblicato a Londra e New York nel 1994 e frutto del lavoro di otto anni di un gruppo di studiosi dei cinque continenti, il numero delle lingue supera le 6mila. Ma questa specie di biodiversità lessicale è destinata a ridursi: secondo le previsioni circa 3mila lingue si estingueranno nel corso di 1 secolo. Si tratta soprattutto di linguaggi di piccolissimi gruppi isolati (anche meno di mille persone ciascuno), nel Terzo Mondo : in Papua Nuova Guinea, per esempio, ci sono ben 155 di queste lingue, parlate ognuna da meno di trecento persone. In Europa il paese con la maggiore articolazione linguistica è proprio l’Italia: oltre che l’italiano ci sono almeno due dialetti che l’Atlante considera vere e proprie lingue (il sardo e il friulano), e poi abbiamo rappresentanze di francesi, occitani, tedeschi, albanesi, sloveni, ladini, greci, catalani e croati.
Esiste una teoria di Joseph Greenberg, docente dell’Università americana di Stanford, secondo la quale tutte le lingue del mondo discendono da un’unica antichissima lingua madre. Per provare questa affermazione, Greenberg ha confrontato tra loro decine di migliaia di vocaboli, trovando alla fine alcune radici universali. Partendo da queste e da migliaia di altre radici comuni, sarebbero nate, nel corso dei millenni, le nostre parole.
Il metodo utilizzato dai linguisti per costruire “L’albero delle parole” ricorda il gioco delle scatole cinesi, quelle cioè che si incastrano l’una nell’altra, dalla più piccola alla più grande.
Tutto è iniziato con la scoperta che parecchie lingue europee (latino, greco, gotico…) avevano molte strutture comuni all’antico indiano. Probabilmente quindi erano nate da una madre comune, l’indoeuropeo. In questi ultimi anni si è però anche scoperto che l’indoeuropeo ha molto in comune con altri gruppi di lingue, come l’afro-asiatico, il dravidico, il caucasico, l’uralico e l’altaico. Si è ipotizzato quindi che tutte queste sei famiglie linguistiche discendano da una sola madre, il nostratico. Ma oggi si va oltre: anche gran parte delle lingue indigene americane sono state raggruppate in una macro famiglia, l’amerindio, che ha contatti con il nostratico (vedi allegato 1).
Facendo una comparazione tra alberi genealogici in base alle differenziazioni genetiche e a quelle linguistiche si può notare che i due diagrammi, suddivisi per continenti (dall’alto : Africa, Europa, Asia nordorientale, Americhe, Asia sudorientale, isole del Pacifico, Nuova Guinea e Australia), tendono a coincidere. E’ da notare comunque che a ogni popolazione geneticamente identificata non corrisponde una lingua. Il fatto è dovuto ai flussi migratori, che possono lasciare in misura differente tracce genetiche (mescolanza di popolazioni a livello biologico) e tracce linguistiche (dominanza o sudditanza culturale tra popolazioni).
(vedi allegato 2).
Seguendo una ripartizione geografica è possibile raggruppare le lingue del mondo in zone ben distinte:
EUROPA OCCIDENTALE
Quasi tutte le lingue dell’Europa Occidentale appartengono al proto-indoeuropeo che secondo alcuni linguisti era parlato un tempo in una regione situata a mezzo tra l’attuale Iran e l’India settentrionale. Le lingue di derivazione proto-indoeuropea appartengono per lo più a quattro gruppi fondamentali: germanico o teutonico, neolatino, celtico ed ellenico.
Al gruppo germanico appartengono inglese, tedesco, olandese, fiammingo, danese, norvegese, svedese e islandese. Queste lingue sono parlate dalle popolazioni dell’Europa Settentrionale.
Le lingue neolatine sono parlate soprattutto nell’area meridionale e comprendono italiano, spagnolo, francese, portoghese e romancio, usato quest’ultimo da una minoranza svizzera. Queste sono derivate dal latino delle legioni romane che conquistarono l’Europa 2000 anni fa.
Le lingue celtiche erano un tempo molto diffuse nell’Europa occidentale ma adesso vanno estinguendosi: sono il gallese e il gaelico scozzese in Gran Bretagna, e il bretone nella Francia nord occidentale. Nella Repubblica d’Irlanda il governo ha dichiarato lingua ufficiale il gaelico irlandese unitamente all’inglese, nel tentativo di mantenere viva l’antica lingua. Pur appartenenti al gruppo celtico, il linguaggio della Cornovaglia e quello parlato nell’Isola di Man si sono quasi estinti nonostante i notevoli sforzi fatti per conservarli.
Molte delle lingue parlate in Europa attualmente hanno legami fra loro e molte parole in comune. Ad esempio vino in italiano e spagnolo è wein in tedesco e vin in francese. Lo spagnolo è una lingua neolatina, ma vi si incontrano molte parole arabe che risalgono all’occupazione moresca. E l’inglese, per quanto lingua germanica, ha molti vocaboli neolatini.
Vi sono però due lingue che non appartengono alla famiglia indoeuropea e che non hanno nulla in comune con le altre: il finlandese, che fa parte del gruppo ugro-finnico, parlato nelle regioni baltiche; molti esperti ritengono che sia stato portato da popoli migranti giunti in un lontano passato dall’Asia orientale. L’altra è avvolta nel mistero : si tratta del basco parlato dagli abitanti di una regione dei Pirenei che comprende una parte della Spagna settentrionale e una della Francia sudoccidentale. Alcuni linguisti sostengono che il basco appartiene ad un gruppo che accoglie anche il cinese e il turco, oltre a idiomi parlati nell’Europa orientale, nel subcontinente indiano e dagli indiani dell’America settentrionale. Si è tentato di stabilire dei legami tra lingue, nazioni e razze, ma senza risultato, in quanto le lingue possono essere imparate da chiunque. Infatti oggi l’inglese viene parlato come lingua madre da individui appartenenti alle razze più disparate. Analogamente in molte nazioni europee si parla più di una lingua. Ciò ha creato discordie in certi paesi dove minoranze linguistiche si sforzano di conservare la propria cultura, arrivando perfino a creare movimenti secessionisti.
EUROPA ORIENTALE
Nell’Europa orientale la lingue è sempre stato un fattore di grande importanza per l’identità di un popolo. In questo senso è qualche cosa di più di un mezzo di comunicazione: è la prova tangibile della nazionalità. In questa regione si parla un numero incredibile di lingue che per lo più appartengono alle famiglie indoeuropea e uralo-altaica. Le somiglianze riscontrabili tra le lingue appartenenti a queste due famiglie hanno fatto pensare che potessero derivare tutte da un unico ceppo linguistico.
La famiglia indoeuropea può essere a sua volta ulteriormente suddivisa in gruppi, e uno di questi, il baltico-slavo, è quello più diffuso nell’Europa orientale. Come indica il nome, queste lingue sono parlate da quegli slavi che discendono probabilmente dalle genti di lingua indoeuropea che, alcune migliaia di anni fa, si sono stabilite in quelle regioni dedicandosi all’agricoltura e all’allevamento. La lingua è oggi l’unico elemento in comune tra questi popoli che per caratteri somatici si differenziano notevolmente tra loro. In genere coloro che vivono presso il Mediterraneo tendono ad essere bassi e di colorito bruno, mentre quelli che abitano a nord, nella Bielorussia, sono in genere alti e biondi.
Gli slavi dell’est sono rappresentati da russi, bielorussi e ucraini. Ciascun gruppo ha una sua propria lingua, ma le somiglianze sono forti. Gli slavi del sud, presenti soprattutto nei Balcani (ex-Jugoslavia) parlano il serbo-croato; anche i bulgari parlano una lingua slava, nonostante discendano dalle tribù asiatiche che sottomisero le popolazioni slave locali e ne vennero a loro volta assorbite. Degli slavi occidentali fanno parte i polacchi, i cechi, gli slovacchi, gli sloveni e inoltre i ruteni.
Il lituano e il lettone rappresentano un gruppo indoeuropeo a sé stante (quello delle lingue baltiche), così come l’armeno. Il rumeno è una lingua di origine in parte latina e in parte slava, questo perché la regione è stata colonia romana e molti dei suoi abitanti di oggi discendono da quei colonizzatori. Pure l’albanese è considerato lingua indoeuropea ed è l’unico sopravvissuto degli idiomi tracofrigi un tempo diffusi in tutta la regione balcanica. Nell’albanese si distinguono due dialetti: il tosco e il ghego parlati rispettivamente a sud e a nord del fiume Shkumbi. In questa lingua si riscontrano anche vocaboli greci, latini e turchi.
La famiglia uralo-altaica, anche se meno consistente, include alcuni importanti gruppi linguistici. A quello delle lingue ugro-finniche, ad esempio, appartengono il magiaro, parlato in Ungheria, l’estone e il finnico.
Il gruppo altaico accoglie le lingue mongole e turche che si incontrano soprattutto nelle repubbliche sovietiche asiatiche, come il Kazahstan.
Oltre a queste famiglie principali ve ne sono altre, minori; ad esempio l’eschimese rientra nelle lingue amerinde, mentre il georgiano è una lingua caucasica. Nella Russia asiatica infine si parlano diverse lingue asiatiche. Nessun’altra regione del mondo presenta la varietà di lingue e di popoli dell’Unione Sovietica. Più di 60 lingue in una popolazione di circa 150 milioni di abitanti. Il russo, la lingua più diffusa, è parlata dal 53% della popolazione; l’ucraino dal 17%; l’usbeco, dal 14%; e il bielorusso dal 4%. Il governo sovietico ha fatto molto per conservare questo patrimonio linguistico incoraggiandone anche la letteratura, in gran parte anche per facilitare il diffondersi dell’ideologia comunista in tutti i suoi vasti territori. Alcune di queste lingue non aveva una forma scritta che dovette essere elaborata per assicurarne la sopravvivenza.
AMERICA SETTENTRIONALE
L’America settentrionale è stata popolata da immigrati. I primi furono gli indiani pellirosse (o amerindi), giuntivi circa 30'000 anni fa dall’Asia (allora collegata all’Alaska). Gli aleutini e altri eschimesi del nord cominciarono probabilmente a stabilirvisi circa 6000 anni addietro. Gli europei cominciarono a giungere numerosi sul continente a partire dal XVII secolo, e in seguito vi introdussero neri dall’Africa, ridotti in schiavitù, perché lavorassero per loro. Ma la maggiore ondata di immigrazione si verificò tra il 1820 e il 1907: circa 42 milioni di individui giunsero negli Stati Uniti, provenienti da quasi tutti i paesi del mondo.
In Canada circa 14 milioni e mezzo di abitanti parlano l’inglese, e 6 milioni il francese. Circa 3 milioni e mezzo di canadesi sono di lingua madre diversa.
Culturalmente il Messico fa parte dell’America latina. Gli abitanti parlano spagnolo e lingue amerinde.
AMERICA MERIDIONALE
La popolazione dell’America meridionale è costituita da amerindi, neri, bianchi, e da mescolanze di queste razze.
La lingua dominante in tutto il Sudamerica è lo spagnolo, eccezion fatta per il Brasile dove la lingua ufficiale è il portoghese. L’inglese è molto diffuso ed è seconda lingua obbligatoria in molte scuole. In Guyana (ex Guinea Britannica), nel Suriname e nel dipartimento d’oltremare della Guyana Francese, le lingue ufficiali sono, rispettivamente, l’inglese, l’olandese e il francese. Milioni di indios parlano inoltre i loro dialetti originari. Ciò vale in particolar modo per i guarani del Paraguay, dove il guarani è la lingua ufficiale insieme allo spagnolo.
LE INDIE OCCIDENTALI
Le Indie occidentali sono un crogiuolo di numerose razze e nazionalità. I neri sono numerosi e discendono dagli schiavi importati dall’Africa dagli europei, tra il XVI e il XIX secolo, per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero. Questi, e individui di altre razze si mescolarono con le tribù indigene dei caraibi e degli aruachi dando così luogo a culture distinte.
Fin dai primi tempi della conquista queste isole vennero contese dalle maggiori potenze europee, con i bucanieri che infestavano i mari e assaltavano i galeoni carichi di tesori che tornavano in Europa dall’America meridionale. Il risultato di queste dispute internazionali è visibile oggi nella cultura spagnola di Cuba, Portorico e Repubblica Dominicana; nell’influsso francese rilevabile in Martinica, Guadalupa e nella repubblica indipendente di Haiti; in quello svedese a Saint Barthelemy; in quello danese a Saint Thomas e Saint Croix; in quello olandese nelle Antille olandesi, e in quello britannico in isole quali le Bahama, Jamaica, Trinidad e Tobago, Barbados e altre.
In tempi successivi questa popolazione poliglotta è stata incrementata con elementi immigrati dalla Cina, dall’India e dalle Indie occidentali.
L’ASIA
Una delle principali famiglie linguistiche stanziatesi in Asia è quella delle lingue altaiche. Questa famiglia è divisa in tre rami. Uno comprende la lingua mancese (dominante durante i tre secoli di dominio della dinastia manciù) e alcune lingue tunguse. Gli altri due, assai più noti, sono più importanti a causa dei loro contatti con l’Europa : sono quello delle lingue turche e quello delle lingue mongoliche o mongole.
I tre gruppi presentano somiglianze che fanno apparire probabile, ma non dimostrano, un’origine comune. Un tempo questa famiglia veniva spesso raggruppata, insieme con le lingue uraliche, in una grande famiglia “uralo-altaica”.
Le lingue turche sono diffuse in un vasto territorio ai margini dell’Europa che va dalla Tracia alla Persia e alla Siberia.
La lingua più vicina agli europei è il turco moderno, lingua ufficiale della Turchia, chiamato anche turco di Turchia per distinguerlo da altre lingue parenti.
Il principale rappresentante delle lingue mongoliche è il mongolo “propriamente detto”, cioè la lingua ufficiale della Repubblica di Mongolia. Lingue ad esso parenti vengono parlate in Cina, nel Tibet, in Manciuria e in Afghanistan. Scritto per secoli con alfabeti propri (con direzione di scrittura dall’alto in basso), il mongolo si serve oggi di una forma leggermente modificata di cirillico.
Le lingue caucasiche possono definirsi tutte quelle che si parlano sui due versanti, settentrionale e meridionale, del Caucaso. Le lingue caucasiche sono quelle dell’area appena citata che non siano indoeuropee (come l’armeno) e che non appartengano alla famiglia delle turche. Queste lingue vengono di solito suddivise in tre gruppi: due a Nord del Caucaso, di cui uno a Ovest (Mar Nero) e l’altro a est (Mar Caspio), e il terzo a sud della catena principale.
Alla famiglia linguistica sinotibetana, una delle più importanti al mondo, appartengono:
1.Cinese, che utilizza una scrittura simbolica (detta ideografica perché formata da ideogrammi) il cui numero di caratteri si aggira sui 50'000 (per poter capire un testo semplice occorre conoscerne tra i duemila e i qusttromila);
2.Tibetano, parlato da svariati milioni di persone in Tibet, Sikkim e Nepal. Una serie di lingue tibetane si parla anche nell’area himalayana e assamese;
3.Birmano, chiamato anche burmese, parlato in Birmania;
4.Lingue thai, parlate in Thailandia (Siam), Laos e in parti della Birmania, del Vietnam del Nord e dell’Anam
AFRICA
In Africa sono più di 1000 gli idiomi parlati. In alcuni paesi dell’Africa nera la lingua parlata è rappresentata da numerose lingue e dialetti e come lingua europea e/o una lingua franca locale. In Tanzania, ad esempio, si parlano più di 120 idiomi, ufficiali sono l’inglese e lo swahili, lingua della costa orientale, di apprendimento relativamente facile, che è diventata una lingua franca in tutta l’Africa orientale e nello Zaire orientale.
Etnicamente la popolazione africana appartiene a due gruppi principali: europoide e negroide. Gli europoidi delle regioni settentrionali includono i berberi e gli arabi che penetrarono in questa regione verso il 600 d.C. introducendovi la cultura islamica. Qui la lingua più diffusa è l’arabo, sebbene vi si parlino anche alcuni idiomi berberi. Il ceppo negroide è presente nella maggior parte del continente a sud del Sahara. Le due maggiori famiglie linguistiche di questo gruppo vengono per consuetudine identificate nel gruppo sudanese, dell’Africa occidentale, e in quello bantu, dell’Africa centrale e meridionale.
OCEANIA
In Australia si parlano lingue e si mangiano i cibi di buona parte degli stati europei; un australiano su cinque infatti è nato in Europa. In passato quasi tutti i neoaustraliani erano inglesi, ma dopo la seconda guerra mondiale il paese ha aperto le porte a profughi e immigrati provenienti da Italia, Grecia, ex-Jugoslavia, Polonia e altri luoghi d’Europa.
Molti gruppi etnici si sono sparsi nelle isole del Pacifico, che adesso sono raggruppate secondo i nomi dati ai loro primi abitanti: i melanesiani, i micronesiani e i polinesiani. I servizi radiofonici e radiotelefonici fanno giungere le notizie nelle molte lingue qui parlate, tra cui l’inglese, il francese e il pidgin (oggi lingua ufficiale del Papua Nuova Guinea dove sono diffusi centinaia di idiomi locali, diversi l’uno dall’altro).

Bibliografia
Popoli e Paesi – ed. A.Vallardi
Focus N.18 e 42 - Gruner und Jahr-Mondadori Spa
L’avventura delle lingue di Hans Joachim Stoerig
Atlante delle Popolazioni – ed. UTET
Atlante geografico moderno De Agostini

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