Il Libano: aspetti fisici, politici ed economici

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Testo

Il Libano

Aspetto fisico

Il confine con Israele è stato tracciato dalla Nazioni Unite, ma una parte del paese è stata occupata da Israele fino al 2001. La Siria ha mantenuto un esercito di occupazione nel paese, tenendolo di fatto sotto il proprio protettorato fino al febbraio 2005.
Il Libano si trova nel Vicino Oriente ed è bagnato dal Mar Mediterraneo. Il suo territorio è suddiviso in quattro distinte regioni geografiche: una fertile pianura che si estende lungo la fascia costiera; la catena del Libano; la catena dell'Antilibano, parallela a quella del Libano; la Bekaa, fossa di sprofondamento, continuazione verso nord della depressione del Mar Rosso e del Giordano.
Il clima è temperato mediterraneo, piovoso in inverno (con i rilievi montuosi spesso innevati).
Le principali problematiche ambientali sono rappresentate dai fenomeni di deforestazione, erosione del suolo e desertificazione. A queste si aggiunge un elevato inquinamento atmosferico causato dagli scarichi dei veicoli nelle grandi città e dall’inquinamento industriale. Anche le acque costiere sono soggette ad inquinamento dovuto all’assenza di adeguate reti fognarie e alla presenza di petrolio nel mare.

Economia

La guerra civile degli anni ‘70/’80 ha danneggiato seriamente l'infrastruttura economica libanese, dimezzato la produzione nazionale e posto fine al ruolo del Libano in Medio Oriente quale polo bancario. La pace ha permesso al governo centrale di restaurare il controllo su Beirut, cominciare a riscuotere le tasse e recuperare l'accesso ai porti principali e alle strutture governative. La ripresa dell'economia è stata favorita dall’efficiente sistema bancario e dalla capacità d’adattamento dei piccoli imprenditori industriali. Le rimesse degli emigrati, i servizi bancari, le esportazioni industriali ed agricole, nonché gli aiuti internazionali hanno rappresentato i principali elementi di scambio con l'estero. L'economia libanese ha, inoltre, raggiunto un notevole sviluppo in seguito al lancio di "Horizon 2000", il programma di ricostruzione economica (20 miliardi di dollari) promosso dal governo. Il Libano ha ricostruito gran parte dell'infrastruttura fisica e finanziaria danneggiata dalla guerra. Il governo, tuttavia, deve affrontare delle sfide considerevoli a livello economico.
I settori principali dell'economia libanese sono: bancario, alimentare, gioielli, tessile, cemento, chimico e minerario, raffinazione del petrolio, legno e mobili, metalli. Quanto al settore agricolo, i prodotti principali sono: agrumi, uva, pomodori, mele, ortaggi, patate, olive, tabacco; rilevante anche l’allevamento ovino e caprino.
Fra le attività economiche principali vi è anche il turismo.
Le infrastrutture sono state distrutte nel corso del conflitto e gas e petrolio, poco presenti in Libano, sono i prodotti maggiormente importati.
Il tasso di disoccupazione è del 18%.
L’inflazione è scesa a partire a partire dal 1990.

Importazioni
Principali importazioni: gas; petrolio; prodotti alimentari; macchinari e attrezzature per il trasporto; beni di consumo; prodotti chimici; prodotti tessili; metalli; carburante; prodotti agricoli
Principali fornitori: Francia, Germania, Italia, Siria, Cina, UK, USA.

Esportazioni
Principali esportazioni: prodotti alimentari e tabacco; prodotti tessili; prodotti chimici; pietre preziose; metalli e prodotti metallici; prodotti ed impianti elettrici; gioielleria; carta e derivati.
Principali clienti: UAE, Svizzera, Arabia Saudita, USA, Turchia, Giordania.

Popolazione

La popolazione si addensa per lo più nella fascia costiera, dove sorgono i centri più importanti (Beirut, Tripoli, Sidone, Tiro), e sul versante interno dei rilievi del Libano (Zahlé e Baàlbek).
Il 75% della popolazione è musulmana, con maggioranza dei sunniti rispetto agli sciiti, il restante 5% professa il cristianesimo, la maggior parte dei cristiani è maronita.
La lingua ufficiale è l’arabo, si parla anche il francese. Alcune minoranze parlano inglese e armeno.
La popolazione libanese comprende diversi gruppi etnici e religiosi. Dal 1932 non si sono più avuti censimenti ufficiali a causa della grande sensibilità dei libanesi nei confronti dei rapporti numerici fra le varie confessioni religiose. Ben 20 milioni di libanesi hanno lasciato la madrepatria per trasferirsi negli Stati Uniti, in Sud America, in Australia e in Europa. I libanesi della diaspora sono soprattutto di religione cristiana.

Storia

Intorno al 2000 a.C. i Fenici, una delle più grandi civiltà del mediterraneo, si insediarono lungo le coste del Libano. Nel 64 a.C., venne annesso alla Siria, provincia Romana.
Nel IV sec. d.C., in seguito allo sgretolamento dell'Impero Romano, il Libano e la Siria divennero parte dell'Impero Bizantino. Venne annesso all'impero Persiano fino a quando, nell’XI sec. arrivarono nel territorio i Crociati. Successivamente l'impero Ottomano conquistò la regione.
L’espansione egiziana verso nord favorì il processo di disgregazione dell'Impero Ottomano.
In questo contesto si inserirono le potenze europee, che, con il pretesto di proteggere i cristiani in qualsiasi parte del mondo si trovassero, appoggiarono i cristiani-maroniti nella resistenza contro l'espansione egiziana. I principali attori della "questione siriana" furono Francia ed Inghilterra: nel 1916 un accordo tra le due potenze stabilì il controllo della Francia su Siria e Libano, lasciando all'Inghilterra quello su Egitto, Iraq e Giordania.
La separazione amministrativa tra Siria e Libano fu operata dai Francesi, che lasciarono definitivamente i territori nel 1947, anche se la data ufficiale dell'indipendenza è il gennaio 1944.
Il primo presidente del Libano fu Camille Chamoun (cristiano: secondo la legge era riservata solo la carica di primo ministro ad un musulmano) che seguì un linea politica filo-occidentale, contestata duramente dai musulmani che aspiravano invece ad un allineamento con Siria ed Egitto.
Questa situazione di tensione sfociò nel 1958 in una cruenta guerra civile tra cristiani e musulmani; in seguito alla crisi interna il Presidente autorizzò l'entrata nel Paese di un contingente di marines americani.
La situazione si fece più problematica quando, negli anni '70, la popolazione musulmana divenne dominante rispetto a quella cristiana: i musulmani cominciarono a contestare fortemente il fatto che fosse riservata ad un cristiano la carica di presidente.
La decisione di concedere asilo politico a 300.000 Palestinesi in fuga dagli scontri tra Arabi e Israeliani, portò Israele ad effettuare incursioni e bombardamenti sempre più frequenti nel territorio libanese. Le tensioni interne si aggravarono in seguito a questa situazione e culminarono, nel 1975, in una guerra civile. L'anno successivo le truppe siriane riuscirono a far cessare il conflitto; tuttavia la situazione rimenava instabile a causa anche delle sempre più frequenti rappresaglie israeliane: nel 1981 furono bombardate le città di Tiro, Sidone e Beirut e nel 1982 il Libano fu invaso, la capitale rasa al suolo e vennero catturati 8.000 tra palestinesi e libanesi. Questa situazione portò l'OLP a ritirarsi da Beirut. Seguì un altro periodo di instabilità, caratterizzato da nuove incursioni israeliane soprattutto nei campi profughi palestinesi, con l'uccisione di centinaia di civili.
Sempre nello stesso anno, quando Israele occupava ancora metà del territorio del Paese, venne nominato presidente Amin Gemaye.
Nel 1983 si raggiunse un accordo tra Israele e Libano per porre fine alla guerra tra i due Paesi: in cambio dell'abbandono da parte di Israele delle zone occupate, il Libano si impegnava a non accogliere nel Paese gruppi armati di oppositori agli israeliani. In seguito il Paese subì una profonda crisi economica.
Nel 1985 le truppe di Israele si ritirarono definitivamente dal Libano e tre anni più tardi venne nominato presidente il maronita filo-israelinao Michel Aoun. Il Paese era gestito da due fazioni politiche rivali: quella del Presidente e quella del Primo Ministro musulmano Selim Al-Hoss.
Per porre fine alla situazione di instabilità, su proposta della Commissione della Lega Araba (Arabia Saudita, Marocco e Algeria), che svolgeva il ruolo di intermediaria tra le parti in conflitto, il Parlamento si riunì al di fuori del Paese per stabilire un'alternativa al sistema politico operante e indire nuove elezioni.
Il 12 ottobre fu raggiunto un accordo per la riconciliazione nazionale proposto dai legislatori libanesi (cristiani e musulmani) che prevedeva l'attribuzione di una quota di potere maggiore ai musulmani ed il ritiro parziale delle truppe siriane dal Paese. Il primo presidente eletto con le nuove regole nel 1989, Rene Moawad cristiano maronita aperto al mondo arabo, venne però assassinato in un attentato dinamitardo.
Nel 1991 venne stipulato tra Libano e Siria un accordo di Fratellanza, Cooperazione e Coordinamento, in cui, tra l'altro, la Siria riconobbe ufficialmente il Libano come Stato separato ed indipendente. Questo trattato fu criticato sia dal Governo di Israele, sia dai partiti cristiani Falange e Forze Libanesi, fortemente nazionalisti, perché si riteneva garantisse comunque un controllo sugli affari interni da parte della Siria; tuttavia venne approvato dal Parlamento.
I rapporti tra Israele e Libano rimanevano sempre molto tesi, oltre a questo la condizione economica del Paese continuava a peggiorare: nel 1993 intervenne nella regione la Banca Mondiale concedendo un prestito al Libano, che favorì una certa ripresa economica, ma incise negativamente sul divario già esistente tra fascia più ricca e più povera della popolazione.
Le tensioni con Israele non accennavano a placarsi: le autorità libanesi rifiutarono un accordo che prevedeva in cambio dell'immediato ritiro dal Paese di tutte le forze israeliane il disarmo di Hezbollah.
Nel 1995 venne approvato ed avviato dal primo ministro al-Hariri un progetto denominato Horizon 2000 per la ricostruzione urbana di Beirut, che era stata praticamente rasa al suolo dai conflitti degli anni precedenti. Nelle successive elezioni parlamentari la lista guidata da al-Hariri ottenne la maggioranza.
Nel 1997 gli Israeliani continuavano ad occupare una vasta zona del sud del Libano, chiamata zona di sicurezza: tuttavia le perdite subite dall'esercito israeliano cominciavano ad essere ingenti ed esisteva una forte pressione da parte dell'opinione pubblica perché si ponesse definitivamente fine a questo conflitto.
Nel marzo del 2000 il nuovo governo israeliano guidato da Ehud Barak ritirò ufficialmente le sue truppe dal sud del Libano, tuttavia si rifiutò di stipulare un accordo globale di pace che prevedesse tra l'altro la soluzione del problema dei rifugiati palestinesi.
In seguito al ritiro israeliano i residenti nelle ex-zone occupate poterono votare dopo trent'anni alle elezioni del settembre 2000: il partito guidato dal miliardario al-Hariri ottenne i consensi sia di cristiani che di musulmani.
Dopo un attentato terroristico dinamitardo, che ha provocato la morte di al-Hariri e della sua scorta, grandi manifestazioni pacifiste nelle piazze di Beirut, che hanno coinvolto un milione di persone, circa un quarto della popolazione dello Stato, hanno portato nel febbraio 2005 la Siria a ritirare il suo contingente armato, che, occupava da lungo tempo il paese.

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