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Categoria: | Diritto |
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I PARTITI POLITICI
Sono organizzazioni che hanno come fine la conquista e la gestione del potere politico.
Negli stati contemporanei costituiscono il principale canale di collegamento tra la società civile e le istituzioni statali.
Esprimono le idee e gli interessi di una parte della popolazione, ne raccolgono le domande politiche e su questa base formulano i loro programmi che cercano di far prevalere all’interno delle istituzioni pubbliche.
Da una parte essi agiscono come rappresentanti di settori della società civile, dall’altra determinano l’orientamento politico dello stato.
Sono organizzazioni private e volontarie: chiunque può iscriversi e dimettersi.
A partire dagli interessi che ciascun partito cerca di esprimere e dalle ideologie di cui è portatore, ogni partito formula il proprio programma politico, cioè quella serie di provvedimenti che intende sostenere all’interno degli organi dello stato.
I partiti sono l’asse portante dello stato, in quanto forniscono al parlamento e al governo gli uomini e i programmi.
FUNZIONI DEI PARTITI POLITICI:
- costituiscono il principale canale di selezione dei dirigenti politici: negli stati contemporanei è molto difficile diventare membri di un’assemblea elettiva senza l’appoggio di un partito.
- i partiti che ottengono la maggioranza alle elezioni formano il governo e ne designano i ministri. Inoltre hanno la possibilità di nominare uomini di loro fiducia in incarichi pubblici di varia natura
- l’indirizzo politico dello stato viene formulato dai partiti di maggioranza, attraverso un confronto con i partiti di opposizione delle assemblee elettive.
PROCESSO DI DEMOCRATIZZAZIONE E LO SVILUPPO DEI PARTITI
L’evoluzione dei partiti è collegata a quella dello stato rappresentativo.
Finché rimase in vita lo stato assoluto e il sovrano governava senza bisogno di un esplicito consenso da parte della società, i partiti non ebbero ragione di esistere.
Nella storia europea i partiti nacquero con il primo stato rappresentativo formatosi in Inghilterra, intorno al 1688. Essi non erano ancora dei partiti nel moderno senso della parola: avevano infatti scarsi contatti con la società ed esprimevano diversi orientamenti all’interno di una stessa classe sociale. Questi partiti vengono definiti notabili perché si formano attorno alle figure di importanti esponenti del mondo politico, senza basi di massa.
La fisionomia dei partiti varia poi con l’introduzione del suffragio universale: infatti il collegamento tra le istituzioni dello stato e la massa crescente degli elettori viene svolto dai partiti di massa.
I primi sono i partiti socialisti e il loro scopo è quello di organizzare la classe operaia e di lottare per ottenere conquiste politiche. Essi perciò adottano un’organizzazione capillare e di massa, aprono sezioni in tutte le zone del paese in cui gli iscritti sono chiamati a svolgere una vita politica attiva e si impegnano a rispettare la disciplina di partito. La complessità di tali organizzazioni fa che si crei, al vertice, un apparato formato dai funzionari e dai dirigenti del partito che si dedicano stabilmente all’attività politica (politici di professione).
I partiti di massa vengono anche designati come partiti di integrazione sociale perché consentono ai larghi strati della popolazione di organizzarsi verso una meta comune attorno a specifici simboli, culture, appartenenze, ideologie.
OLTRE I PARTITI DI MASSA?
I partiti di massa sono stati il tipo di partito dominante, ma verso la fine del secolo è cominciato il suo declino. I partiti infatti tendono a presentarsi come centri di raccolta di svariati interessi che cercano di procurarsi con ogni mezzo il massimo numero di voti possibile = PARTITI PIGLIATUTTO (partiti poco ideologici, intenzionati a sfruttare qualsiasi occasione per ottenere il successo elettorale).
In tutti i paese democratici abbiamo inoltre una tendenza crescente alla personalizzazione della politica. Anche grazie alla televisione, la politica è fatta soprattutto dai leader e gli elettori tendono a votare sulla base della personalità del politico.
I PARTITI POLITICI NELLA COSTITUZIONE (art. 49)
Dall’art. 49 possiamo ricavare 4 principi fondamentali:
- la formazione dei partiti è libera: ogni partito ha diritto di cittadinanza nello stato italiano qualunque ne sia l’ideologia.
LIMITE: è vietata la riorganizzazione del partito fascista, in quanto antidemocratico e totalitario
- la repubblica si fonda sul pluralismo dei partiti. Non è possibile un regime a partito unico
- è riconosciuta loro la funzione di determinare la politica nazionale, in concorrenza tra loro
- rispetto del metodo democratico, cioè il principio per cui la minoranza deve rispettare le decisioni della maggioranza, ma ha piena libertà di agire per diventare a sua volta la maggioranza
Dal punto di vista giuridico, i partiti politici in Italia sono organizzazioni private che si configurano come associazioni non riconosciute e godono quindi dell’ampia libertà d’azione.
Non sono persone giuridiche e quindi non possono essere sottoposti a controlli statali
IL FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI PARTITI
Ogni partito riceve dallo stato del denaro per finanziare la propria attività e le campagne elettorali. Questo metodo fu introdotto nel 1974 e fu parzialmente cancellato da un referendum nel 1993.
Attualmente i partiti ricevono un contributo dello stato pari a 5 euro per ogni voto ottenuto alle elezioni della camera dei deputati, a titolo di rimborso spese elettorali.
PRO FINANZIAMENTO PUBBLICO
CONTRO FINANZIAMENTO PUBBLICO
i partiti svolgono funzioni pubbliche e che, se non vengono finanziati, saranno costretti a ricorre a pratiche illecite. Il finanziamento pubblico viene quindi visto come un mezzo per evitare la corruzione
è un controsenso distribuire denaro pubblico a organizzazioni “di parte” che rimangono private e volontarie
I SISTEMI DI PARTITI = insieme dei partiti che operano in un paese e le loro relazioni reciproche
Si differenziano tra loro per due aspetti:
1. il numero dei partiti che esistono in un paese
2. il grado di omogeneità o disomogeneità politica esistente tra loro
Entrambi questi aspetti dipendono dalle caratteristiche storiche e culturali di ciascun paese: i partiti infatti riflettono le divisioni esistenti nella società e più queste sono grandi, più partiti esisteranno.
Abbiamo due modelli di partiti: quelli bipartitici e quelli multipartitici.
I SISTEMI BIPARTITICI (come Stati Uniti)
Nei sistemi bipartitici la competizione politica si svolge attraverso due partiti che si differenziano per il fatto che uno è orientato su posizioni riformatrici o progressiste (sinistra), l’altro su posizioni tradizionaliste o conservatrici (destra).
È stato spesso sostenuto che questi sistemi sono in grado di garantire un migliore funzionamento della democrazia. Infatti il partito che prevale alle elezioni conquista necessariamente la maggioranza assoluta dei seggi al parlamento e forma il governo, mentre il partito sconfitto è costretto a svolgere il ruolo dell’opposizione. A ogni elezione, però, i ruoli della maggioranza e di opposizione possono invertirsi se gli elettori decidono di spostare i voti.
Tale sistema garantisce nello stesso tempo la stabilità dei governi e la possibilità dell’alternanza al potere. Quest’ultimo aspetto è vitale per una democrazia, in quanto costituisce uno stimolo sia per il partito di governo sia per quello di opposizione.
PARTITO DI GOVERNO: sa che a ogni elezione corre il rischio di perdere il potere e quindi cercherà di governare tenendo conto anche delle critiche dell’opposizione
PARTITO DI OPPOSIZIONE: sarà indotto a formulare critiche realistiche e costruttive, in quanto sa che ha la possibilità di guidare il paese
INCONVENIENTE: agli elettori è consentita una scelta limitata e spesso poco significativa, perché spesso i programmi dei due partiti finiscono con il somigliarsi.
I SISTEMI MULTIPARTITICI (come Europa continentale)
La competizione politica avviene tra numerosi partiti che esprimono orientamenti molto differenti.
Poiché nessun partito è in grado di ottenere da solo la maggioranza alle elezioni, i governi sono formati da coalizioni di partiti che sono poco stabili in quanto fondate su un accordo tra organizzazioni che hanno programmi e interessi diversi.
Dal 2° dopoguerra in alcuni paesi europei si è verificata una semplificazione del sistema dei partiti.
L’EVOLUZIONE DEL SISTEMA DEI PARTITI IN ITALIA
• Il vecchio sistema dei partiti
Dal 1946 al 1994 in Italia abbiamo un sistema multipartitico, assai frazionato ma dotato di stabilità.
La particolarità del nostro sistema consisteva nel fatto che i partiti non erano raggruppati in due schieramenti in competizione con loro.
- Il maggior partito italiano (DC) occupava infatti una posizione “di centro” nel sistema politico e ciò permise di mantenersi sempre al governo alleandosi con i partiti minori sia di destra che sinistra.
- Il secondo partito (PCI) rimase sempre nell’opposizione.
Nei primi 50 anni di vita repubblicana non si è mai realizzata in Italia l’alternanza al governo.
DEMOCRAZIA BLOCCATA: non si è mai verificato quel ricambio tra maggioranza e opposizione che è considerato indispensabile per il buon funzionamento del sistema democratico.
BIPARTISMO IMPERFETTO: dominato da due grandi partiti che per varie ragioni non si sono mai alternati al governo
• Il nuovo sistema dei partiti
Il vecchio sistema dei partiti viene stravolto nei primi anni ’90 anche per effetto delle leggi elettorali di tipo maggioritario (1993).
Attualmente non sopravvive nessuno dei partiti esistenti nei primi anni ’90.
Tuttavia viviamo ancora in un sistema multipartitico, ma ora i partiti sono organizzati in 2 poli
- coalizione di centro-destra (Casa delle libertà)
- coalizione di centro-sinistra (Ulivo)
Il sistema dei partiti si è trasformato in uno bipolare, ma non è detto che sia stabile in quanto possono crearsi conflitti interni nelle coalizioni.
I GRUPPI DI INTERESSE
Nelle società contemporanee esistono numerose organizzazioni che, pur non presentandosi alle elezioni e non proponendosi la gestione del potere politico, hanno una concreta influenza sulle decisioni dello stato e quindi contribuiscono indirettamente a formulare la politica del paese
= GRUPPI DI INTERESSE, nel senso che sostengono gli interessi di particolari categorie sociali, o
GRUPPI DI PRESSIONE, nel senso che “premono” sui partiti o sugli organi dello stato per ottenere decisioni a loro favorevoli.
In America le chiamano lobbies perché i loro rappresentanti passano le giornate nei corridoi del parlamento in attesa di avvicinare qualche parlamentare.
• I sindacati
Sono i gruppi di pressione più importanti e la loro influenza è tale che il governo prende provvedimenti di politica economica solo dopo averli consultati = CONCERTAZIONE
• Altri gruppi di interesse
Allo stesso modo agiscono altri gruppi di interesse: si può dire che ogni categoria di cittadini è rappresentata da specifiche organizzazioni che ne tutelano gli interesse nei confronti dello stato e che premono sui partiti e sul governo per ottenere provvedimenti a essa favorevole.
Ogni associazione può trasformasi in gruppo di pressione se è abbastanza forte da trovare ascolto presso i partiti, il parlamento, i ministri, la pubblica amministrazione
• Aspetti negativi e positivi
ASPETTI POSITIVI
ASPETTI NEGATIVI
Permette di stabilire un più stretto collegamento tra l’azione dei partiti e dello stato e gli effettivi interessi dei cittadini
Gli interessi sostenuti dai gruppi più forti finiscono per essere presi più in considerazione dalla politica dello stato, mentre gli interessi dei gruppi più piccoli vengono spesso trascurati.
Ciò riguarda soprattutto quegli interessi che sono di vitale importanza per tutti i cittadini, ma che in genere non vengono espressi in forma organizzata
L’azione dei gruppi di interesse possono essere un fattore di corruzione