guerra in colombia

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Testo

COLOMBIA
La Colombia, assieme al Sudafrica, è il Paese più violento del mondo: è tristemente nota all'estero per il fenomeno del narcotraffico che, negli ultimi vent'anni, è diventato un vero pericolo per l'esistenza di questa nazione sudamericana, immergendola ancora di più in una spirale di violenza e corruzione che aumenta il numero di omicidi e rapimenti.
La stessa lotta politica è sempre stata molto dura; negli ultimi decenni numerosi movimenti d'opposizione , vista l'impossibilità di arrivare al potere per vie legali, si sono dati alla guerriglia ed al terrorismo.
Da quasi quarant'anni la Colombia è sconvolta da una sanguinosa guerra civile tra governo, paramilitari e gruppi ribelli di estrema sinistra; all'origine di questo conflitto (300.000 morti), praticamente l'ultimo in una America Latina quasi del tutto pacificata, vi è una enorme disparità sociale tra classi dirigenti e popolazione, che aveva già provocato gravissime violenze ancora diversi anni prima dell'inizio "ufficiale" delle ostilità.
Gli anni '20 furono attraversati da massacri di centinaia di contadini che lavoravano presso piantagioni gestite da multinazionali americane: ripetute ondate di scioperi provocarono brutali repressioni da parte delle forze governative. Successivamente, fino alla fine degli anni '40 il potere restò suddiviso tra i due principali partiti del Paese, Conservatori e Liberali, entrambi di stampo fortemente oligarchico ed accentratrice, e legati ai grandi latifondisti.
In seguito all'uccisione di un leader progressista, Jorge Eliécer Gaitán, orchestrato dai vertici avversari, si scatenò un primo periodo di scontri tra gruppi armati regolari e non, dipendenti dalle due parti: fu la cosiddetta Violencia (1948-1958), che provocò oltre 200.000 morti.
Una breve speranza di pace giunse nel 1953, dopo un colpo di stato attuato dal generale Gustavo Rojas Pinilla, che peraltro proseguì per la linea dura contro i contadini armati, ignorando la loro richiesta di urgenti riforme agrarie e sferrando violenti attacchi in numerosi distretti; ciò portò migliaia di civili a rifugiarsi in alcune delle aree più remote del Paese (principalmente nei dipartimenti del Caquetà, Meta e Tolima), scortati da gruppi popolari di autodifesa.
Nel 1958 liberali e conservatori stipularono un piano di governo congiunto (il Fronte Nazionale) della durata di 16 anni, ponendo in tal modo fine alla Violencia.

Una nuova guerra civile
Nei primi anni '60 le squadre di autodifesa, stabilitesi tra i profughi della Violencia (che nel frattempo avevano costituito degli stati virtualmente indipendenti nelle suddette regioni), si organizzarono in gruppi guerriglieri di ispirazione comunista.
Il governo si oppose a queste "colonie" ed intese riprenderne il controllo: nel 1964 l'aviazione bombardò Marquetalia (Tolima), causando la risposta da parte dei ribelli, che nel giro di pochi mesi confluirono nelle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC).
Una nuova fase di guerra fu purtroppo aperta, complici anche gli imponenti finanziamenti di provenienza russa, cubana e cinese: il tutto contrapposto al crescente coinvolgimento statunitense a favore di Bogotà, nel contesto degli innumerevoli focolai di tensione centro- e sudamericani della Guerra Fredda.
Tra il 1965 ed il 1970 nacquero inoltre l'Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) - tuttora il secondo gruppo guerrigliero della Colombia - l'Esercito Popolare di Liberazione (EPL) ed il Movimento del 19 Aprile (M-19), che entrò in politica solo nel 1990.
Il conflitto proseguì, sporadicamente interrotto da trattative di pace che finora non hanno mai comportato alcuna cessazione prolungata delle ostilità; gli scontri tra esercito e ribelli furono sempre più cruenti, e nella gran parte dei casi arrivarono a coinvolgere la popolazione rurale, spesso arruolata con la forza, o vittima di sanguinosi massacri, sequestri e violenze; ciò portò migliaia di campesinos a rifugiarsi, quando possibile, nei grandi centri urbani, che si trovarono ben presto in una situazione dominata da povertà, disoccupazione e criminalità.
Verso la fine degli anni '70 la guerra conobbe una importante svolta con la "scoperta", da parte della guerriglia, delle potenzialità redditizie del mercato della coca: cominciò così lo sfruttamento di piantagioni, in associazione con i grandi narcotrafficanti, organizzata in modo che i ribelli salvaguardassero la sicurezza dei campi, ed i proprietari passassero loro parte dei ricavi (fino a 300 milioni di dollari l’anno).
Questo patto fu destinato a spegnersi in breve tempo, in seguito alla decisione di alcuni dei principali “cartelli” della coca, di ridurre i finanziamenti ai gruppi marxisti, per rivolgerli invece verso interessi propri; questi cartelli(alleanze) controllavano il traffico della cocaina prodotta in Sudamerica ed inondavano di stupefacenti Nordamerica ed Europa. Così ben presto i trafficanti crearono degli eserciti privati (che vennero finanziati, in parte, coi proventi del traffico di droga) per proteggersi dalla guerriglia, che nel frattempo aveva iniziato una campagna di sequestri dei "signori della coca" e dei loro familiari allo scopo di "compensare" le entrate.
La loro potenza crebbe così tanto che negli anni ’80 i Narcos, guidati dal carismatico e spietato Pablo Escobar, avevano quasi creato uno Stato nello Stato, soprattutto a Medellin.
Le pressioni USA, inondati dalla coca colombiana, e la consapevolezza del degrado e discredito in cui era caduta la Colombia spinsero il governo di Bogotà a combattere duramente Escobar ed a formare efficienti unità speciali antinarcos, quali il MAS (Morte Ai Sequestratori), identificato per la prima volta come "gruppo paramilitare"; i paramilitari trovarono immediatamente l'appoggio dell'amministrazione e dell'esercito, che ben presto arrivarono a sostituire nelle "operazioni" dirette sia contro i membri della guerriglia, sia contro i civili accusati di sostenerla: i massacri, circa 10000 persone arrestate e confische delle proprietà di sospetti trafficanti, conobbero dunque un brusco aumento, causando ulteriori fughe di massa da parte della popolazione. Altrettanto brutali furono le campagne di "limpieza social" (pulizia sociale) ai danni di piccoli criminali, senzatetto, prostitute, particolarmente nelle grandi città.
Il governo vide progressivamente i "pàras" come un esecutori di compiti "scomodi", quali ad esempio gli omicidi di giornalisti, attivisti umanitari, sindacalisti ed oppositori politici, che avvengono ancora oggi in numero di centinaia o migliaia per anno. Frequentissimi furono anche i combattimenti con i ribelli, legati al controllo territoriale.
Questo ebbe indubbi effetti di contenimento della criminalità, ma il narcotraffico si è poi diffuso in tutta la nazione essendo, paradossalmente, una fonte di ricchezza e sostentamento per molti colombiani, e la guerriglia continuò a sconvolgere il paese al punto che nel 1992 il governo dichiarò lo stato d'emergenza. Nel dicembre 1993 il narcotrafficante Pablo Escobar, potente capo del "cartello" di Medellín, fu ucciso dalle forze di sicurezza governative in uno scontro a fuoco.
Oramai i cartelli della droga, in primis quello di Cali, erano un pericolo grave come la guerriglia rivoluzionaria per le istituzioni.
Molte delle stragi più sanguinose vennero compiute su commissione dell'esercito, che agì per "salvaguardare il suo buon nome, anche di fronte all'opinione della Comunità Internazionale".
Una parte dei militari, comunque, si dichiarò "contraria", anche se recenti scandali, insabbiati sul nascere (si parlava di civili uccisi e fatti passare per paramilitari, per "mostrare dei risultati" ) hanno gettato forti dubbi su queste affermazioni.
Le azioni dei "pàras" non tolgono, in ogni caso, che anche le FARC e l'ELN si siano macchiate di orribili crimini e violazioni dei diritti umani.
Omicidi di esponenti politici (come testimoniano le ultime "purghe" nei confronti di sindaci e consiglieri comunali dei piccoli centri), rapimenti, estorsioni, esecuzioni sommarie di ostaggi, attentati terroristici avvengono in modo pressoché quotidiano.
Successivamente la guerriglia vide una progressiva diminuzione dei finanziamenti da parte di molti governi comunisti, il che spinse queste organizzazioni a sfruttare ulteriormente (fra l'altro) narcotraffico, contrabbando e sequestro di persona; oltretutto, negli ultimi anni si assistette ad un feroce imbarbarimento del conflitto, determinato anche dall'effetto generato sulla situazione sociale da una guerra protrattasi per un tempo così lungo.
Nel 2002 fallirono i colloqui di pace tra la presidenza di Andrés Pastrana e le FARC (che restano sempre la maggiore formazione guerrigliera del Paese, con oltre 17.000 uomini); subentrò al governo Alvaro Uribe, che, forte dell'appoggio USA, scatenò una serie di offensive su vasta scala contro i ribelli in tutto il Paese, purtroppo ancora con significativo peggioramento alla situazione umanitaria.
La squadra di Uribe, in mezzo a difficoltà economiche e gravi scandali legati alla corruzione, sta imprimendo una pericolosa militarizzazione del Paese, lasciando poco spazio alle trattative di pace con la guerriglia.
Anche l'influenza americana è in crescita, particolarmente con l'entrata in vigore del Plan Colombia, ossia una strategia di aiuti economici e (soprattutto) militari devoluta a Bogotà, ufficialmente per "la lotta alla guerriglia ed al narcotraffico"; in realtà, dietro questo programma sembra emergere la volontà di controllo sul petrolio e sulle risorse naturali del Paese da parte delle multinazionali statunitensi; più di 400 americani, metà dei quali marines sono impiegati in Colombia per "mansioni di addestramento del personale militare" e, a quanto pare, anche in "partecipazione in missioni attive" quali sorveglianza di oleodotti di compagnie private.
Le campagne antidroga si basano sulle "fumigazioni" dei campi di coca, effettuate da appositi aerei, che stanno destando forti polemiche tra le varie Organizzazioni Non Governative per i gravissimi effetti ambientali conseguenti all'uso di questi defolianti.
La situazione dei civili
Nonostante la propaganda governativa affermi il contrario, parlare di democrazia in Colombia è praticamente impossibile: il tasso di corruzione che affligge il sistema amministrativo raggiunge livelli scandalosi, così come il suo grado di connessione col paramilitarismo e col narcotraffico.
Per contro, le FARC e l'ELN (la cui vittoria della guerra è comunque improbabile) non offrono una adeguata alternativa al governo, anche perchè dopo quasi 40 anni di guerra la loro struttura resta quasi unicamente improntata sull'ambito militare, senza un piano politico soddisfacente.
I problemi sociali sono innumerevoli, primo fra tutti la violenza, che sembra ormai radicata nella società colombiana, a tal punto da far eleggere il Paese come uno dei più pericolosi del pianeta, indipendentemente dal conflitto; più della metà della popolazione sopravvive in condizioni di miseria, e ciò spinge maggiormente i giovani a "trovare riparo" fra narcotrafficanti e guerriglia.
Nelle aree rurali non si vive certamente meglio, soprattutto con l'imperversare delle stragi dei paramilitari, dei ribelli e delle truppe regolari; il numero di "desplazados" (sfollati) sfiora i 2.200.000; questi civili si rifugiano in località interne del Paese, od oltre le frontiere, principalmente in Venezuela, Ecuador e Panama, il che purtroppo non offre la completa sicurezza, anche a causa del proliferare dei gruppi armati colombiani in questi Stati.
Gravi violazioni si consumano anche ai danni delle comunità indigene che, nonostante abbiano espressamente richiesto di non venire coinvolte nella guerra, subiscono assassini, stragi, deportazioni e arruolamenti forzati, talvolta anche ad opera delle multinazionali del petrolio.
Di urgente attualità è anche la questione dei bambini-soldato (circa 11.000), il più delle volte utilizzati in combattimento come "carne da cannone" da entrambi gli schieramenti.

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