Materie: | Tesina |
Categoria: | Geografia |
Download: | 348 |
Data: | 31.01.2006 |
Numero di pagine: | 37 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
Download
Anteprima
egitto-descrizione-archeologica_1.zip (Dimensione: 218.01 Kb)
readme.txt 59 Bytes
trucheck.it_egitto:-descrizione-archeologica.doc 321.5 Kb
Testo
La storia dell'Egitto ebbe inizio circa 5000 anni fa, ma la sua conoscenza nacque nel 1822 quando Jean-Francois Champollion rivelò i primi risultati della decifrazione dei geroglifici.
Da allora la conoscenza dell'antico Egitto crebbe in maniera esponenziale. I ricercatori da scavatori diventarono storici, il loro compito non era limitato nel trovare qualcosa, ma dovevano far rinascere la storia.
La lingua egizia
Si narra che gli egizi inventarono i geroglifici come codice cifrato per nascondere ai profani il segreto della loro conoscenza: ed in effetti a chi non sa decifrare lo sguardo e la mente sono come confusi in quella foresta di segni di fascinosa bellezza.
In realtà la parola “geroglifico” non è egiziana ma bensì greca. Il termine è formato da due parti, da “hieros” che significa “sacro” e da “glyphein” che significa “incidere”.
I greci dunque consideravano la scrittura egizia come una rappresentazione incisa del sacro, cosa non errata poiché gli egizi definivano la propria scrittura o come “bastone di dio”, al quale appoggiarsi per meglio ordinare la propria vita, o come “parola di Dio”, che era necessario saper comprendere.
In più per gli Egizi solo ciò che era scritto avrebbe assicurato l’immortalità.
Le prime testimonianze scritte della lingua egiziana risalgono all'incirca al 3000 a.C. Rimase in uso per oltre 4000 anni sopravvivendo sino agli inizi del Medioevo quando fu gradualmente soppiantata dall'arabo.
Nel corso della sua lunghissima storia, l'egiziano subì cambiamenti che si riflettono nella lingua scritta. Pertanto, gli studiosi hanno potuto identificare cinque diversi stadi di sviluppo di questa lingua:
i geroglifici
ANTICO EGIZIANO (circa 2900 a.C. - 2134 a.C.). E' la lingua dell'Antico Regno nella quale sono stati scritti i cosiddetti Testi delle Piramide, incisi all'interno delle camere delle piramidi durante la V e la VI dinastia.
MEDIO EGIZIANO (2134 a.C. -1364 a.C). E' l'idioma del periodo compreso tra la IX dinastia e l'inizio della XVIII dinastia. Per il suo prestigio letterario divenne la lingua classica in cui dovevano essere redatti i testi a carattere religioso o monumentali fino all'epoca greco-romana.
NEO EGIZIANO (1364 a.C. - 700 a.C). Appare come la lingua scritta durante il regno del faraone Akhenaton (XVIII dinastia) e venne utilizzata in testi privati, amministrativi e giuridici, ma anche nelle opere letterarie.
DEMOTICO (664 a.C. - V secolo d.C). Questo termine indica sia uno stadio della lingua sia la scrittura corsiva con cui è espressa. Fece la sua comparsa a partire dalla XXVI dinastia.
COPTO (III secolo d.C. - XI secolo d.C.). Deriva il suo nome dal termine greco Aegyptios, che significa Egitto. E' l'ultimo stadio della lingua egiziana scritta con l'alfabeto greco maiuscolo integrato da alcuni segni del demotico, che servivano per esprimere quei suoni della lingua egiziana sconosciuti al greco.
I modi di scrittura
i modi di scrittura dell'egiziano sono quattro:
LA SCRITTURA GEROGLIFICA: Questo tipo di grafia deve il suo nome al fatto che in epoca greca fu utilizzata quasi esclusivamente per le iscrizioni sacre (hieros), scolpite (glupho) sulle pareti dei templi o sui monumenti pubblici.
Il suo nome non è del tutto corretto in quanto il geroglifico venne usato anche per scrivere testi profani.
I primi segni di geroglifici sono attestati dal periodo Predinastico Tardo, mentre l'ultima testimonianza conosciuta di questa scrittura è rappresentata da un'iscrizione nel tempio di File e datata al 394 d.C.
A parte un incremento del numero dei segni, nel corso della sua storia millenaria il geroglifico non subì sostanziali cambiamenti.
LA SCRITTURA IERATICA: è la forma corsiva della scrittura geroglifica.
Essa, introdotta con ogni probabilità contemporaneamente al geroglifico, è così chiamata poichè in epoca greco-romana era la grafia impiegata per i testi religiosi (hieratika in greco significa appunto sacerdotale)
LA SCRITTURA DEMOTICA: E' una forma ancora più corsiva della grafia ieratica.
Il demotico (il termine demotikos in greco significava popolare) venne introdotto nel VII secolo a.C. e divenne di uso comune durante l'epoca greco-romana.
In demotico si scriveva soprattutto su papiri o su ostraka, frammenti di terracotta, ma in periodo greco-romano fu utilizzato occasionalmente per scopi monumentali, su stele funerarie e commemorative (es: la stele di Rosetta).
LA SCRITTURA COPTA: è la trascrizione dell'egiziano in caratteri greci, integrato da sette segni speciali, che servivano ad esprimere quei suoni della lingua egiziana sconosciuti al greco.
La decifrazione dei geroglifici
La decifrazione della misteriosa scrittura appassionò tutti dal 1799 quando il capitano francese Bouchard, durante le opere di fortificazione al forte St. Julien, vicino alla città di Rosetta, ritrovò una pietra oggi megli conosciuta come la “stele di Rosetta”.
La pietra, una tavola di durissimo basalto nero, mostrava su una faccia una lunga iscrizione trilingue, con i testi sovrapposti. Delle tre iscrizioni, la prima era in caratteri geroglifici, la seconda era demotica (dalla parola greca “demos” che significa “popolo” e che designava una scrittura in uso presso il popolo in opposizione a quella ieratica dalla parola “hieros” cioè “sacra”), e la terza in greco.
Una volta tradotta l’iscrizione in lingua greca risulto essere un decreto sacerdotale in onore di Tolomeo Epifano e terminava con l’ordine formale che “questo decreto, inciso su tavola di pietra in triplice scrittura, geroglifica, demotica e greca, fosse scolpito in tutti i più importanti templi d’Egitto.
Religione
Le divinità
AMON – dio egizio dinastico. Seguendo le fortune di Tebe divenne prima dio supremo del pantheon egizio, e poi divinità universale di tutto il mondo, assimilandosi al dio solare Ra sotto il nome di Amon-Ra.
AMON-RA - divinità scaturita dall’assimilazione del dio tebano Amon con la divinità solare Ra.
ANUBI - divinità funeraria egizia. Come dio dei morti e dell’oltretomba presiedeva alle cerimonie funebri, custodendo il defunto assicurandogli vitto e buona sepoltura.
Viene rappresentato in forma umana con testa di sciacallo o di cane e, talvolta, con aspetto interamente animalesco.
ANUKET - Dea egizia minore.
Viene rappresentata come donna con un copricapo di piume e foglie.
ASTARTE - dea egizia della fecondità e madre progenitrice dei viventi di origine siriana. Fu anche divinità astrale e, identificandola con Iside, la si collegò anche alla figura di una dea guerriera.
ATEN - Il disco solare divinizzato che con una riforma religiosa il faraone Amenhotep IV/Akhenaten (XXII dinastia) dichiarò unica divinità.
Viene rappresentato come un disco solare dal quale discendono alcuni raggi terminanti con piccolehe offrono al faraone e alla moglie il simbolo della vita.
BASTET - dea egiziana dinastica protettrice del faraone.
Il suo centro di maggior culto è localizzato a Bubasti, nel Delta del Nilo.
Viene rappresentata con corpo di donna e testa di gatta, regge l’egidia e il sistro, talvolta anche una sotula.
BES - Divinità egizia minore,
Viene rappresentata con l’aspetto grottesco di nano, con grande testa, lingua penzolante e gambe arcuate
DEDUN - divinità egizia della Nubia, di antichissima origine, che in seguito venne assimilata a Khnum e ad Amon.
Viene rappresentato sotto forma di ariete.
GEB – dio egizio dinastico della terra. Spesso appare sui sarcofagi insieme alle dea Nut, considerata sua sposa, mentre il dio dell'aria Shu interviene ad interromperne l'amplesso. Talvolta compaiono sul suo corpo disegni di foglie.
HAPI - Divinità rappresentante il Nilo. Non si tratta del fiume divinizzato, ma piuttosto del suo spirito, della sua essenza dinamica. Veniva rappresentato come uomo dai seni pesanti e dal ventre prominente, a simboleggiare abbondanza; la divinità portava sempre doni, fiori e piante.
HATHOR - dea egizia il cui nome significa "dimora di Horus". Dea dell'amore, come divinità funeraria accoglieva i defunti nell'aldilà, dispensando loro cibi e bevande. Personificazione della volta celeste.
Il suo centro di maggior culto era localizzato a Dendera.
Viene rappresentata come giovenca, o con forme di donna con testa bovina o umana, ma sempre con corna e orecchie bovine tra cui era il disco solare affiancato da due alte penne di struzzo.
HORUS – dio egizio dinastico che presiedeva all'osservanza di riti e leggi e il faraone ne rappresentava l'incarnazione terrena.
Il suo centro di maggior culto era localizzato a Ieraconpoli.
Viene rappresentato come un falco con disco solare e ureo sul capo e ali distese, oppure come uomo con testa di falco.
ISIDE – dea egizia dinastica protettrice del benessere, delle nascite, dei naviganti e dello Stato. E’ sposa di Osiride e madre di Horus.
Viene rappresentata in forme femminili, con disco solare tra le corna bovine, o con il suo geroglifico (un seggio) sulla testa e il nodo isiaco sull'abito; compare a volte anche come sparviero.
KHEPRI - forma divinizzata dello scarabeo sacro che nell'Antico Egitto, data la
credenza in una sua generazione spontanea dalla palla di sterco che si rotola dinnanzi, si riteneva il dio primordiale creatore di se stesso.
KHNUM - dio egizio ritenuto il creatore degli uomini e delle varie forme di vita, modellate nella creta sul tornio, era anche guardiano delle sorgenti del Nilo e presiedeva alle inondazioni.
Il sul centro di maggior culto era localizzato a Isna e a Elefantina.
Viene rappresentato con corpo umano e testa di ariete.
KHONSU – dio egizio considerato, nella triade tebana, figlio di Amon e Mut. Viene rappresentato come uomo o fanciullo, dal corpo a forma di crisalide, con crescente e disco lunare sul capo, appare talvolta con testa di falco.
MAAT – dea egizia simbolo dell’ordine cosmico, della giustizia e della verità, considerata figlia del dio sole Ra.
Viene rappresentata con l’aspetto di donna con una piuma di struzzo sul capo.
MERETSEGER - divinità egizia.
Il suo centro di maggior culto era localizzato tra gli operai di Deir el-Medina nel tardo Nuovo Regno (Tebe).
Viene rappresentata come cobra dalla testa di donna.
MIN – dio egizio della fecondità spesso assimilato ad Amon.
Il suo centro di maggior culto è localizzato a Coptos e Panopoli.
Viene rappresentato con aspetto umano con caratteristiche crisaliformi con modio affiancato da due piume sul capo, un flagello nella mano destra come simbolo del potere e il fallo nella sinistra.
MONTU – divinità egizia guerriera collegato inizialmente al culto del sole.
Il suo centro di maggior culto era localizzato a Hermonthis collegato.
Viene rappresentato con testa di falco e disco solare con piume sulla testa, in epoca tarda compare a volte con testa di toro essendo stato assimilato al toro sacro locale.
MUT – dea egizia sposa di Amon.
Il suo centro di maggior culto era localizzato a Tebe.
Viene rappresentata in forma di avvoltoio o in sembianze di donna con copricapo a forma di avvoltoio.
NEITH – dea egizia dinastica.
Il suo centro di maggior culto era localizzato a Sais.
Viene rappresentata in forma umana con attributi archi, frecce e la corona del Basso Egitto.
NEKHBET – dea egizia protettrice del Faraone e del regno insieme alla dea serpente Uto. Le regine venivano considerate la sua personificazione.
Viene rappresentata come un avvoltoio con le ali spiegate, compare anche come donna con testa di avvoltoio o donna con una corona in capo.
NUT – divinità egizia dinastica del cielo, considerata sposa di Geb, dio della terra, compare spesso nel momento in cui il dio dell’aria Shu la separa dal consorte disteso sotto di lei. Madre delle stelle e del sole, che secondo il mito partorisce ogni mattina e divora ogni sera, viene rappresentata come donna nuda con dal lungo corpo inarcato con i piedi e le mani appoggiati al suolo. Talvolta assume la forma di una giovenca e, come dea funeraria, compare in epoca tarda sui sarcofagi.
OSIRIDE - dio egizio dinastico della vegetazione e dell’agricoltura.
Viene rappresentato in forme umane, lo stretto mantello che ne fascia il corpo gli dà l’aspetto di una mummia; lo accompagnano i tipici attributi regali: flagello, pastorale e corona dell’Alto Egitto affiancata da piume.
Secondo il mito fu ucciso dal fratello Seth che ne fece a pezzi il cadavere disperdendolo; ricomposto e resuscitato da Iside, divenne il signore dei morti e il faraone defunto fu con lui identificato.
PTAH – dio egizio dinastico considerato creatore del cosmo oltre che patrono degli artisti e dio dinastico. Ebbe vari legami con altre divinità, da Sakhmet a Osiride.
Il suo centro di maggior culto era localizzato a Menfi.
Viene rappresentato come avvoltoio in vesti aderenti, tali da dargli un aspetto crisaliforme. Impugna nelle mani giunte sul petto lo scettro e il flagello; la testa è rasa e la barba è posticcia.
RA – dio egizio del Sole. Fu ritenuto dio creatore dell’universo, dio dello Stato e della giustizia.
Il suo centro di maggior culto era localizzato a Eliopoli.
Viene rappresentato come uomo con testa di falco e disco solare con l’ureo sulla testa.
RESHEP – dio egizio di origine siriana. Venne considerato in maniera complessa: da dio dell’oltretomba a dio solare, da divinità negativa a dio pietoso.
Il suo centro di maggior culto era localizzato tra gli operai e i soldati nella regione del Delta.
Viene rappresentato come guerriero con scudo, braccio alzato armato di mazza e copricapo conico con protome di gazzella.
SAKHMET - divinità egizia che incarnava la forza devastatrice. Apportatrice di pestilenze, aveva però anche poteri apotropaici, contro le malattie e come tale era patrona dei medici e maghi. E’ sposa di Ptah e viene spesso assimilata a Bastet e Tefnut.
Il suo centro di maggior culto era localizzato a Menfi.
Viene rappresentato con corpo di donna con lunga tunica e testa di leone con parrucca, disco solare, lo scettro e il segno della vita.
SATET - dea egizia che insieme a Khnum e Anuket presidiava la prima cateratta.
Il suo centro di maggior culto era localizzato a Elefantina.
Viene rappresentata con aspetto di donna con alta tiara bianca, la corona dell’Alto Egitto, e corna di gazzella a forma di lira.
SELKET – dea egizia originaria del Basso Egitto.
Viene rappresentata in forma di scorpione con testa di donna, oppure come donna con uno scorpione sul capo.
SETH – dio egizio dinastico della violenza e della guerra.
Viene rappresentato con corpo umano e testa di animale.
Secondo il mito uccise il fratello Osiride facendone a pezzi il cadavere e disperdendolo e venne a sua volta ucciso dal Horus per vendicare il padre.
SHU - Dio dell'aria secca, figlio di Atum-ra e gemello di Tefnut. Genera Geb e Nut. Nell'iconografia separava Geb da Nut.
SOBEK – divinità egizia.
Il suo centro di maggior culto era localizzato a Crocodicopolis.
Viene rappresentata come coccodrillo o come uomo con la testa di coccodrillo.
SOPED – divinità egizia ritenuta signore delle frontiere orientali e dei paesi a est dell’Egitto.
Viene rappresentata con l’aspetto di un falco con due lunghe penne sul capo o , talvolta, quello umano con caratteristiche asiatiche.
TEFNUT - Dea dell'aria umida, figlio di Atum-ra e gemella e sposa di Shu. Dea di Oxyrhynchos.
THOT – dio egizio della parola creatrice, della scrittura e del calcolo. Viene considerato scriba degli dei e nell’aldilà addetto alla psicostasia.
Il suo centro di maggior culto era localizzato ad Ermopoli.
Viene raffigurato con corpo umano e testa di ibis, talvolta di scimmia.
UTO – dea egizia che insieme alla dea Nekhbet è protettrice del Faraone e del Regno.
Il suo centro di maggior culto era localizzato a Buto, nel Delta del Nilo.
Viene rappresentata sottoforma di serpente con la corona rossa del Basso Egitto.
leggende
LA CREAZIONE DELLA VIA LATTEA
Quando ancora il mondo non esisteva, quando ancora tutto era tenebre e Nun, solo Ra era. Generato dallo stesso brodo primordiale trascorreva la sua esistenza nella solitudine e nel silenzio, fu proprio in un momento in cui si sentiva particolarmente solo e in cui gli istinti sessuali lo invasero che al culmine di un suo atto di masturbazione generò tramite eiaculazione la Via Lattea.
Essa si fissò nell’oscurità del cielo e da allora fu punto di riferimento per i viaggiatori del deserto.
I CINQUE GIORNI
Nut sorella di Geb e figlia di Shu, fu sorpresa dal padre durante un amplesso con il fratello.
Contrario a tale unione Ra vietò categoricamente l’unione dei due in qualsiasi giorno dell’anno; ma essi chiesero aiuto a Thot che vincendo varie partire di Senet con la Luna ottenne come premio varie fazioni di tempo che permisero al dio di creare cinque nuovi giorni, detti i giorni Epagomeni durante i quali Nut concepì Osiride, Iside, Neftis e Set.
Questo mito nasce dall’esigenza di suddividere l’anno in 365 giorni mantenendo sempre ogni mese di 30 giorni, di fatti i giorni che in questo caso si troverebbero al di fuori dei 12 mesi sarebbero per l’appunto 5.
FURORE E MISERICORDIA DI RA
Disgustato dal genere umano, deluso dalla sua più grande creazione, il dio Sole Ra, decide di sterminare questa specie ricorrendo al immenso suo calore.
Sekhmet, dea leonessa ed appunto rappresentazione del calore mortale del sole, contrapposto al calore amorevole di esso, Hathor, viene inviata a questo proposito sulla terra.
Sottoforma leonina Sekhmet comincia la grande strage del genere umano con tanta atrocità e tanto accanimento da indurre le altre divinità a chiedere clemenza al dio sole per il genere umano.
Ra impietosito dalle suppliche mortali e divine fa inondare i campi dell’Egitto con della birra mescolandovi dentro una sostanza rossa che ne conferiva un colore sanguigno; la leonessa attirata da tale colore cominciò a bere il liquido cadendo in un profondo sonno e dimenticandosi della missione affidatagli, risparmiando così la vita dell’umanità superstite.
La cerimonia funebre
La tecnica di imbalsamare i cadaveri e di trasformarli in mummie era considerata di origine divina e si faceva risalire a Horus, figlio di Osiride ed Iside.
Il termine mummia deriva dall'arabo "mumiya " o "mumyai", che secondo il viaggiatore arabo del XII secolo, Abd-el-Latif, significa bitume, o miscuglio di pece e mirra: un composto largamente usato nella manipolazione dei cadaveri.
Anticamente veniva fatta la distinzione tra mummie naturali e mummie artificiali, considerando tra le prime quelle che si erano conservate intatte senza essere sottoposte ad un particolare trattamento.
Ancora oggi si ritiene che la spettacolare conservazione dei cadaveri egiziani sia dovuta solo in secondo luogo alla perfetta tecnica di imbalsamazione, in quanto la causa principale sarebbe stata il clima estremamente arido dell'Egitto, che permette la totale assenza dei batteri nell'aria e nella sabbia.
Grazie ai bassorilievi e ai dipinti conservati nelle tombe, sappaimo come si svolgevano le esequie nell'antico Egitto.
Il corteo funebre era aperto da un gruppo di schiavi che portavano offerte e oggetti di proprietà del defunto (se era un guerriero le sue armi e il suo cavallo, se era un contadino i suoi strumenti di lavoro). Seguiva poi il gruppo delle prefiche, che alzavano alte e terribili grida, si strappavano i capelli e intonavano lamenti funebri. Infine, dopo il maestro di cerimonie e il sacerdote, ecco il catafalco a forma di barca solare, che veniva issato su una specie di slitta trainata da un tiro di tori. Seguiva la famiglia del defunto, i suoi amici e i parenti, tutti vestiti a lutto anch'essi intonanti pianti e grida di dolore. Chiudeva il corteo un ultimo gruppo di donne che proferiva l'elogio funebre del defunto. Tutt'intorno, lungo il percorso, una folla di oziosi e curiosi. Se la necropoli si trovava sull'altra riva del Nilo, allora il corteo si fermava per imbarcarsi su delle chiatte che attraversavano il fiume. Sull'opposta sponda, la mummia, la mummia veniva nuovamente issata sul carro e i gruppi si riformavano nello stesso ordine precedente.
Giunti infine sul luogo dell'ultima dimora, la mummia prima riceveva le offerte e gli ultimi addii dei parenti e degli amici; poi veniva effettuata la cosiddetta "cerimonia dell'apertura degli occhi e della bocca", con cui simbolicamente si restituivano al defunto i sensi che aveva avuto in vita.
Infine la mummia veniva deposta nella quiete della sua tomba.
Il rito di mummificazione
La tecnica di imbalsamare i cadaveri e di trasformarli in mummie era considerata di origine divina e si faceva risalire a Horus, figlio di Osiride ed Iside.
Il termine mummia deriva dall'arabo "mumiya " o "mumyai", che secondo il viaggiatore arabo del XII secolo, Abd-el-Latif, significa bitume, o miscuglio di pece e mirra: un composto largamente usato nella manipolazione dei cadaveri.
Anticamente veniva fatta la distinzione tra mummie naturali e mummie artificiali, considerando tra le prime quelle che si erano conservate intatte senza essere sottoposte ad un particolare trattamento.
Ancora oggi si ritiene che la spettacolare conservazione dei cadaveri egiziani sia dovuta solo in secondo luogo alla perfetta tecnica di imbalsamazione, in quanto la causa principale sarebbe stata il clima estremamente arido dell'Egitto, che permette la totale assenza dei batteri nell'aria e nella sabbia.
Grazie ai bassorilievi e ai dipinti conservati nelle tombe, sappaimo come si svolgevano le esequie nell'antico Egitto.
Il corteo funebre era aperto da un gruppo di schiavi che portavano offerte e oggetti di proprietà del defunto (se era un guerriero le sue armi e il suo cavallo, se era un contadino i suoi strumenti di lavoro). Seguiva poi il gruppo delle prefiche, che alzavano alte e terribili grida, si strappavano i capelli e intonavano lamenti funebri. Infine, dopo il maestro di cerimonie e il sacerdote, ecco il catafalco a forma di barca solare, che veniva issato su una specie di slitta trainata da un tiro di tori. Seguiva la famiglia del defunto, i suoi amici e i parenti, tutti vestiti a lutto anch'essi intonanti pianti e grida di dolore. Chiudeva il corteo un ultimo gruppo di donne che proferiva l'elogio funebre del defunto. Tutt'intorno, lungo il percorso, una folla di oziosi e curiosi. Se la necropoli si trovava sull'altra riva del Nilo, allora il corteo si fermava per imbarcarsi su delle chiatte che attraversavano il fiume. Sull'opposta sponda, la mummia, la mummia veniva nuovamente issata sul carro e i gruppi si riformavano nello stesso ordine precedente.
I testi delle piramidi
I testi delle Piramidi documentano, insieme con l'evoluzione dell'architettura funeraria, il continuo cambiamento delle concezioni sulla vita ultraterrena e del rituale che ne consegue, fissando nella pagina parietale, i contrasti spirituali e le tensioni politiche dell'epoca.
Essi costituiscono una silloge di "formule" di carattere religioso-funerario, che, sebbene trascritte in copia epigrafica alla fine dell'Antico Regno, riflette in parte tradizioni arcaiche, di sapore magico e mitico(come di ordine magico sono pure certi espedienti grafici, quali il dividere in due i geroglifici rappresentanti figure animate, o usarne solo alcune parti, e in numero assai scarso, per evitare che possano recar danno al morto), alcune anzi formatesi ancora in fase preistorica, altre, elaborate successivamente nell'ambito del tempio.
La loro formazione è composita, poichè nel rituale funerario regale sono confluiti testi di genere diverso: inni agli dei, rituali del culto regale (ad esempio di incoronazione, allusioni mitologiche, formule magiche, testi di propaganda politico-religiosa che celebrano il carattere demiurgico del sovrano).
"Lo concepì [il re] la madre sua, abitatrice del cielo inferiore,
il re fu generato da suo padre Atum,
quando non c'era ancora il cielo,
quando non c'era ancora la terra,
quando non esistevano ancora gli uomini,
quando gli dei non erano ancora stati generati,
quando non esiteva ancora neppure la morte..."
La diversità di origine e di epoca di questo materiale eterogeneo ben si rileva nelle contraddizioni o meglio nella pluralità di esiti potenziali o nel destino soprannaturale del re morto: egli può diventare stella fra le circumpolari secondo credenze antichissime, oppure identificarsi con il Sole, che ogni giorno è partorito da Nut, dea del cielo, e ogni sera è da lei inghiottito, oppure essere Osiride.
Archeologia
La Sfinge
Nel 1949 l'egittologo prof. Selim Hassan, pubblicò la sua opera principale: il diario ed risultati degli scavi fatti nel complesso della Sfinge.
Quest'opera imponente è a tutt'oggi accettata dalla comunità scientifica come la storia definitiva della Sfinge. Tra le cose più interessanti si legge che "tra il muro di cinta di Kheope e quello di Khefren, una volta scorreva un'ampia fogna progettata per lo scarico dell'acqua piovana. Quando il corpo della Sfinge fu scavato nella fossa che la circondava, formando un avvallamento, la fogna finiva direttamente in questo nuovo avvallamento. Per questo gli egizi dovettero chiudere la fogna alla base della Sfinge con blocchi di granito per evitare che l'acua nell'avvallamento straripasse. Questo provò oltre ogni dubbioche la fogna si trovava lì ancora prima che la Sfinge fosse intagliata nella roccia. Poiché la fogna separava le due piramidi, ovviamente le mura di cinta dovevano essere state costrutite PRIMA della Sfinge. Ciò fu confermato anche dalla scoperta di tombe intagliate nella roccia all'interno delle mura nord e sud della trincea che circondava la Sfinge e che risalgono tutte alla IV dinastia. Ancora una volta ciò voleva dire che la fossa si trovava lì prima ancora che le tombe fossero scavate.
Pertanto Hassan concluse che la Sfinge fu creata dopo la costruzione delle mura delle piramidi, ma prima della fine della IV dinastia.
Sembra una conclusione molto convincente.
Spero che questo metta fine a leggende e teorie non supportate da nulla se non dalla fantasia e ignoranza di alcuni romanzieri
Gli obelischi
L'obelisco e' un monolito eretto, rastremato verso l'alto a quattro facce e terminante con una cuspide detta Pyramidion. Furono i Greci a chiamare Obeliskos, vocabolo diminutivo che significa spiedino.
Il termine corrispondente in arabo e' "messalah", che indica un grosso ago da rammendo.
Gli Egizi ritenevano che gli obelischi fossero sacri al Dio sole il cui principale centro di culto era Eliopoli. Alla periferia nord-orientale del Cairo giacciono le rovine di Yunu, uno dei piu' antichi santuari egizi, era noto come la citta' del Sole ad Erodoto. Qui gli intelletuali del tempo dell'unificazione dell'Alto e del Basso Egitto formularono una cosmogonia che spiegasse gli elementi essenziali del loro universo culminante con i contributi dei Testi delle Piramidi delle dinastie V e VI.
La cosmogonia di eliopoli
Prima dello sviluppo del cosmo esisteva un illimitato oceano inerte simboleggiato dal primo essere chiamato Nu o Nun. Dopo la creazione Nu circondava il firmamento celeste e gli egizi avevano paura che Nu spezzasse il cielo e cadesse sulla terra.
Atum "il Signore di Eliopoli" e' il demiurgo, il creatore del mondo che usci da Nu per creare gli elementi. Come Dio-Sole si sviluppo in un essere e si sistemo in un tumulo rialzato. Questo tumulo fu idintificato nel BenBen, una solida elevazione primordiale che sostiene il Dio-Sole. Egli contiene in se' la forza vitale di ogni altra divinita' che deve nascere, in se' vi sono positivita' e negativita' essendo la totalita' e quindi cio' ha permesso la nascita di una Dea costruttiva come Iside, e di un Dio del caos come seth. Da Atum nacquero Shu e Tefnut, da loro nacquero Geb e Nut, e poi Geb e Nut diedero origine a Seth, Iside, Osiride e Nefti ed essi infine crearono la popolazione della terra.
Le divinita' qui' sopra nominate formano la Pesdjet di Eliopoli (la Enneade).
Le città degli obelischi.
Durante il periodo fortunato della diciottesima dinastia (1570-1320 a. C.) e forse anche in altre epoche le cuspidi degli obelischi furono ricoperte d'oro e di un altro metallo. Gli Egizi nominarono Eliopoli Iunu che significa "pilastro", altre volte Iunu meht, "pilastro settentrionale". I primi obelischi furono innalzati a Eliopoli e tale consuetudine si protrasse per tutto l'arco dell'eta' faraonica. L'unico che si erge attualmente e' l'obelisco di Sesostri I (1971-1928 a.C). L'antica Tebe era denominata Iunu Scemayit "pilastro meridionale", il suo Dio principale fu Amun, ed esso fu nominato Sovrano degli Dei, Amun-Re, ed ad esso furono eretti numerosi obelischi, solo tre sono ancora in posizione a tebe.
Le piramidi
LE PIRAMIDI-DA DAHSHUR A GIZA.
La forma della piramide romboidale a Dahshur è diretta conseguenza del disastro di Meidum. In questa località che si trova tra Saqqara e Meidum, si innalzano due piramidi costruite interamente in pietra.
E' accertato che dopo la piramide di Meidum, fu costruita la piramide romboidale, e dopo la piramide romboidale fu edificata la piramide rossa. Da recenti scavi si è attribuita la piramide romboidale a Snofru, e lo stesso si può dire della piramide rossa, a riguardo esiste un decreto del re Pepi I della Sesta Dinastia che esonera i sacerdoti delle due piramidi di Snofru da tasse e servizi.
A differenza della piramide di Meidum, sembra che le piramidi di Dahshur siano state per lungo tempo luogo di culto, testimoniato dalla lunga serie di sacerdoti adetti ai culti funerari, le cui tombe sfortunatamente attrassero l'attenzione dei cercatori arabi di tesori. Ci sono molti indizi che nel primo periodo intermedio vennero saccheggiate e depredate del loro contenuto.
Il culto di Snofru sopravvisse per tutto il Nuovo Regno e anche in epoca tolemaica. La sua prima esplorazione fu attuata dall'indomito e attivissimo Perring, nel 1839.
Fu nel 1948 che Abdulsalam Mohammed Hussein iniziò una sistematica indigine sulla Piramide romboidale per conto dell'Antiquities Service. La sua prima grande scoperta fu quella di trovare il nome di Snofru inciso sulle pietre angolare del monumento e nella camera superiore.
L'Hussein scoprì anche la struttura in travi di legno di cedro nella camera superiore che era stata nascosta da un gran numero di piccoli blocchi squadrati di pietra le cui stanze della Piramide romboidale, come quella di Meidum e della Piramide rossa, erano state in parte riempite. Imhotep aveva scoperto il metodo di erigere un alto edificio in pietra valutando la spinta verso l'interno del contrafforte, e questo ingegnoso accorgimento è servito ai costruttori delle piramidi.
I contrafforti si possono vedere allo scoperto nelle piramidi a gradini di Zoser, di Sekhemket e di Khaba e a causa del suo crollo anche della piramide di Meidum. Nulla si può dire circa la struttura interna delle due piramidi in pietra di Dahshur o delle piramidi di Khufu e Khafre a Giza. Possiamo dire con una certa sicurezza che anche loro siano strutturate allo stesso modo. Inoltre i contrafforti si possono vedere nella piramide di Menkaure, e nelle piramidi sussidiarie a Giza, e nelle piramidi in stato assai più precario della Quinta dinastia ad Abu-Sir. Esiste un'altra ragione per cui non si può erigere una piramide senza aver costruito un nucleo centrale. Mentre in una piramide a gradini i leggeri errori di allineamento sono difficilmente visibili e si possono vedere, ciò non accade per una vera e propria piramide. I suoi spigoli devono essere diritti e al tempo stesso devono incontrarsi in un punto che nelle prime fasi di costruzione è molto alto e lontano. Sembra quasi impossibile che gli egiziani possano essere stati così precisi nell' attuare questa operazione. Per una piramide come le grandi piramidi di Giza un errore di soli 2 gradi nell' allineamento degli spigoli avrebbe portato in cima a uno sfasamento di oltre quindici metri. Gli spigoli dovevano essere corretti fin dall' inizio e dovevano essere accurati alla frazione di grado.
LE PIRAMIDI DI GIZA
CENNI SULLA TECNICA COSTRUTTIVA.
E' il cantiere più importante ed imponente dell'antichità, si tratta di un grande complesso che prevedeva nella parte a sud le abitazioni degli operai, del cimitero e dei laboratori, le tombe delle regine, la piramide di Cheope.
Le piramidi che noi conosciamo, quelle di Cheope, Micerino e Chefren, sono state edificate con il sistema costruttivo rappresentato in figura 1, una specie di mastaba veniva coperta di materiale, e poi veniva posto il paramento finale.
Lo schema di Arnold (vedi figura 1) ricavato dalle piramidi delle regine non concluse, ci mostra come dovevano essere edificate le piramidi: per prima cosa, venivano costruiti dei grandi gradini, poi si riempiva con del materiale fino ad ottenere l'inclinazione voluta e poi venivano collocati i massi finali. I massi con cui si otteneva la linea ideale di inclinazione della piramide si chiamano Backing Stone, essi servivano a portare a distanza corretta il rivestimento finale di calcare.
Insieme a questa ipotesi, si affianca quella di Petrie, il quale osserva che i corsi dei blocchi cambiano di altezza, perchè?
-Dopo aver costruito il basamento, si inizia con i massi e si costruisce una rampa, essa ha bisogno di una pietra più grossa per poter permettere la costruzione di un passaggio laterale ove verra distribuito il lavoro (vedi figura 2). Ecco che questa "pietra grossa" crea una piattaforma leggera di passaggio. Il sistema di trasporto dei blocchi e messa in opera poteva essere svolto con leve, rudimentali gru, o semplicemente con il sistema del ribaltamento. Successivamente quando la piramide a gradini è terminata si procede a collocare il rivestimento in calcare procedendo dall'alto verso il basso, e togliendo man mano che si scendeva le piattaforme di aiuto alla costruzione.
Come arrivavano i massi al cantiere della piramide?
-Dopo aver estratto il blocco di pietra (con dei cunei si infilavano dei bastoni, che imbevuti, aumentavano di volume e spaccavano il blocco di pietra), venivano utilizzate delle slitte (vedi figura 3) che scivolavano su dei tronchi in legno ricavati dagli scarti delle navi.
-Veniva usato qualche particolare elemento cementizio?
-No, tra un grande macigno e l'altro vi è una scanalatura, la quale è riempita con del materiale, che sembra cemento e calce, ma in realtà non lo è (La calce non veniva utilizzata perchè per ottenerla bisognava produrre un'elevata temperatura). E' un impasto composto da gesso, silice e solo in parte da calcare. Veniva utilizzato per la messa in posizione dei massi, lo scivolamento degli stessi e operazioni di sigillazione. Si pensi che ove si procuravano delle rotture, esse venivano riparate in modo accurato.
Cosa contiene il materiale di scorrimento:
Sabbia 2-25%
Gesso 23%-89,2%
Carbonato di calcio 0,7-71,9%
A seconda della composizione, più carbonato di calcio è presente e più cementa.
Il rivestimento esterno della piramide di Cheope è costruito in basalto durissimo. La domanda è come hanno fatto a tagliare i blocchi di basalto?
-Probabilmente vi era un enorme sega (vedi figura 4), la quale faceva un movimento ondulatorio, a cui contemporaneamente si versava dell'acqua e della sabbia per tagliare più facilmente i blocchi di pietra.
FIGURA 1.
Costruzione di una Piramide. A) Costruzione della Mastaba. B) Riempimento per ottenere un inclinazione desiderata. C) Backing Stone. D) Pietre finali.
FIGURA 2.
Metodo di costruzione delle piattaforme di lavoro.
FIGURA 3.
Metodo di trasporto dei massi.
FIGURA 4.
Taglio delle pietre.
Un sarcofago sotto il mare
Per una lettura scevra di scetticismo su questo articolo è d'obbligo, non per manie di protagonismo, una breve presentazione del suo autore, giusto per verificare le competenze.
Effettuo immersioni subacquee dal 1992 e dal 1996 sono istruttore; ho al mio attivo circa 2000 immersioni effettuate in giro per il mondo anche se la maggioranza sono da dividersi tra la Liguria e il mar Rosso. Questa passione ha anche incontrato lo studio, in quanto ho discusso una tesi archeologica sulla Liguria bizantina, effettuando anche delle immersioni in siti dove reperire tracce che attestassero traffici commerciali marittimi e antiche strutture di porti. Premesso questo, arriviamo al succo del discorso.
Quest'estate ho deciso di fare una settimana di immersioni a Marsa Alam, in Egitto, località posta a 300 km dal confine col Sudan.
Per quanto isolato e selvaggio, il villaggio di Marsa Alam, che presenta una farmacia, una scuola, un ufficio postale e tante parabole satellitari quante le case fatiscenti, è sito in una posizione estremamente strategica, ovvero all'incrocio tra la strada che arriva/porta ad Edfu e quella costiera. Sin in epoche remote questo era il percorso tracciato da Tolomeo II come collegamento diretto tra il Mar Rosso e la Valle del Nilo, ma sicuramente ricalcava un percorso utilizzato anche in precedenza, visto che molteplici sono le attestazioni della frequentazione di questa strada: innumerevoli iscrizioni rupestri, alcune delle quali di epoca preistorica, con l'aggiunta di petroglifi che documentano spedizioni commerciali. Altre evidenze archeologiche, rinvenute nel vicino wadi Mija, attestano la presenza di un tempio, risalente a Seti I, che fa supporre l'esistenza di un villaggio di minatori, vista la presenza di cave.
Unendo la passione per le immersioni e lo studio per l'Antico Egitto ho reputato che la sperduta Marsa Alam potesse essere il luogo migliore, lontano da frotte di turisti, dove trascorre una settimana ad agosto.
Ma le sorprese non erano finite. Nonostante le difficoltà riscontrate con la polizia nel percorrere la strada che porta fino ad Edfu, dove il provvidenziale bakshih, qualche parola di arabo e il fatto di sostenere una discussione agitando le braccia sempre più in alto(questo è un segno di supremazia dialettica), ha fatto si che potessi gironzolare a fare un po' di sopralluoghi terrestri, per le immersioni non ci sono stati intoppi di carattere burocratico.
Un'immersione in particolare ha destato la mia attenzione, e non solo per un discorso naturalistico!
A 20 km a nord di Marsa Alam, dopo circa 20 minuti di navigazione, ci si può immergere ad Elphistone, una barriera lunga e stretta che corre parallela alla costa con un perfetto allineamento nord - sud. Questa secca, come viene definita in gergo subacqueo, ovvero un rialzamento isolato e delimitato del fondale, ha un cappello (la parte più vicina alla superficie) a circa 5-7 mt per arrivare a una profondità di circa 100 mt.
Essendo un'immersione al largo della costa è ricca di incontri e non è raro incrociare lo squalo martello (incontro avvenuto) e da qualche mese i curiosi, quanto insistenti (meglio stare alla larga), longimanus.
Immergendosi verso sud e percorrendo il lato ovest della barriera, intorno ad una profondità di circa 60 mt. (questa profondità è vivamente sconsigliata a chi effettua immersioni ricreative, dove la profondità massima è di 40 metri) si incontra un arco nella scogliera, e al suo interno.
La forma che emerge dalla roccia è quella di un parallelepipedo, naturalmente tutto concrezionato, dove il corallo ha attecchito. Avendo poco tempo di permanenza a quella profondità, onde evitare fastidiose e lunghe tappe di decompressione, l'analisi velocemente condotta da me e dalla mia compagna di immersione (anche se una archeologa medievale, ma di occhio buono e allenato) sulla strana forma è che poteva tranquillamente trattarsi di un elemento in origine estraneo alla barriera, e che successivamente è stato inglobato in essa. Processo che capita frequentemente con i relitti che si posizionano su fondali rocciosi.
Un sarcofago in mezzo al mare? Nulla può escluderlo e neanche accertarlo. Non restava che effettuare un'altra immersione sul sito muniti di macchina fotografica scafandrata. La difficoltà di tale immersione, sia per le correnti che per la profondità, non consente un reiterato accesso al luogo, soprattutto perché i diving programmano l'immersione a Elphistone una sola volta a settimana.
Il raccontare però di questo strano incontro al responsabile del diving, oltre a "martellare" per ore e ore il giorno successivo a effettuare un'altra immersione lì, ha consentito di poter tornare per tentare un rilievo fotografico.
Purtroppo però, un o-ring mal posizionato, ovvero una guarnizione che consente alla custodia della macchina di essere stagna, ha fatto sì che lo scafandro si allagasse e fosse così impossibile documentare per una successiva analisi a tavolino.
Il mistero di un "quasi" sarcofago di uno sconosciuto faraone rimane irrisolto.
Al prossimo viaggio l'ardua sentenza!
Al bersha la necropoli
Nel Medio Egitto, tra Tell- el-Amarna e Beni Hassan, c'è una località nel deserto orientale che si chiama Deir Al-Bersha. Non facile da raggiungere, vi si incrociano valli di vari wadi asciutti sulle cui pareti rocciose vi erano cave di pietra e molti luoghi di sepoltura, perlopiù scavati nella roccia, forse sul tipo di quelle di Beni Hassan. Queste tombe risalgono alla XII Dinastia, periodo in cui questo luogo era stato scelto come cimitero per i nomarchi che risiedevano nella capitale del nomo della Lepre, Ashmunein, sita sull'altra riva del Nilo. Purtroppo, queste tombe sono in rovina, perché, successivamente, dei cavatori di pietra ne hanno riutilizzato i pilastri provocando crolli, ma dovevano essere splendide. Il famoso dipinto nella tomba di Djehutihotep del trasporto su slitta di una statua colossale, che pare fosse interamente di alabastro, si riferisce proprio a questo luogo. Inoltre, gli splendidi sarcofaghi del Medio Regno esposti al Museo del Cairo, provengono da questo sito. Ma qui vi sono reperti che risalgono anche all'Antico Regno, al primo ed al secondo periodo intermedio, al Nuovo Regno (la stele di Sennefert, anno 33 di Tuthmosis III), fino ad iscrizioni che si riferiscono a Nectanebo I. In seguito, in questa località si sono anche stanziati degli eremiti copti. Vi sono, inoltre una quantità di iscrizioni ancora da tradurre e catalogare e di tombe e mastabe (spesso riutilizzate) da esaminare. Insomma, qui è ancora quasi tutto da scoprire.
Una missione di archeologi belgi, guidata dal Prof. Willems, vi sta lavorando da dieci anni ed è ancora ben lontana dal giungere a risultati definitivi ed al termine degli scavi. Attualmente sono al lavoro su ben 100 tombe, finora mai prese in considerazione, e pare ce ne siano molte altre ancora da scavare. Una nuova Valle dei Re?
La piramide di Cheope
Gli archeologi devono (o almeno dovrebbero) basarsi su aspetti concreti e scientifici nel formulare delle teorie, anche per non perdere credibilità in un mondo in cui si è sempre esposti a feroci critiche non appena si esce, anche di poco, da quanto asserito dall'archeologia classica. Però, dato che io sono solo un appassionato e non un archeologo e non ho niente da difendere, posso anche sbizzarrirmi nell'elaborare teorie alternative. Quindi, mi permetto di avanzare queste ipotesi sulla Grande Piramide, detta di Cheope.
Sono personalmente convinto che sia un'opera architettonica che è stata realizzata in varie fasi successive. Infatti, osservando il disegno dello spaccato noto:
1 - Esiste una camera ipogea, allo stato grezzo, nella quale è presente un pozzo. Si trova a circa 30m. sotto il livello del suolo e vi si accede tramite un lungo corridoio obliquo, anch'esso non rifinito. La presenza del pozzo mi fa pensare ad una ritualità completamente diversa da quella seguita dagli Egizi in tempi storici, più simile a quella riscontrata nella cosiddetta "tomba di Osiride", recentemente scoperta in zona, e a quella dell'Osireion di Abydos. Di conseguenza, presumibilmente, questa camera è stata realizzata in tempi molto precedenti al 2550 a.C.
Perciò, ipotizzo una prima struttura, forse ricoperta da un tumulo, in cui, forse, è anche possibile siano penetrati dei profanatori, scavando, dall'alto, il primo tratto del condotto verticale che sbuca nel corridoio discendente.
2 - La camera della regina, che non presenta strutture di scarico sovrastanti, è al termine di un passaggio orizzontale che si apre sul corridoio ascendente, ma nessuno di questi due passaggi è particolarmente monumentale. Ci sono poi gli stretti condotti, detti di aerazione, che puntano verso l'esterno, ma non vi giungono. E questo mi fa pensare ad una seconda struttura, costruita posteriormente sulla precedente.
3 - La grande galleria, di una monumentalità impressionante, che porta alla camera del re (che si trova in posizione disassata rispetto alla perpendicolare della piramide), parte solo dal livello della camera della regina e non si comprende, perciò, il perché di questa evidente distonia con il tratto precedente. Se la sua costruzione fosse stata realizzata contemporaneamente alla camera della regina, la monumentalità, secondo logica, avrebbe dovuto iniziare fin dal tratto più in basso. L'unica spiegazione, a mio parere, è che si tratti di una terza fase costruttiva, con una sua particolare progettazione, come risulta evidente anche dalla presenza delle camere di scarico. In questa fase, probabilmente, è stata realizzata anche la curva del condotto cosiddetto di "aerazione" che parte dalla camera della regina e che, altrimenti, sarebbe sboccato nella stessa grande galleria. La piramide, in questa fase, avrebbe potuto assumere anche esternamente la sua forma definitiva, che comprende il leggero rientro delle facce esterne, lungo l'apotema dei quattro triangoli, per assicurare una maggiore compattezza e resistenza alla struttura nel suo complesso.
Pure le iscrizioni trovate da Vyse e che riportano il nome di Khufu sono presenti solo nelle camere di scarico superiori. Perciò, possono essere considerate sì come una datazione, ma solamente di questa parte della Grande Piramide!
4- Il condotto verticale che va dal passaggio per la camera della regina al corridoio discendente e che viene erroneamente definito "condotto dei ladri" (cosa impossibile, data la mancanza di passaggi con l'esterno), credo sia stato anch'esso realizzato in tempi diversi. Infatti, presenta un tratto obliquo alla metà del suo percorso che, altrimenti, non avrebbe ragion d'essere. Dato il suo inesistente grado di finitura, doveva avere solo scopi pratici. Escluderei che sia servito per l'eliminazione di detriti nel corso dell'opera. Il passaggio ascendente attiguo, era ancora aperto e quindi non solo sarebbe stato uno scavo laborioso ed inutile e che avrebbe poi costretto a risalire, con il peso dei detriti il corridoio ipogeo, ma, dato il suo tratto obliquo, c'era anche la forte possibilità di un intasamento dello stesso. In definitiva, credo sia stato completato solo per l'evacuazione degli operai che hanno provveduto, dall'interno, al blocco del corridoio ascendente.
5 - La cima della piramide presenta uno spazio vuoto di vari metri di lato. C'è chi dice che la struttura è rimasta incompiuta e che quello era lo spazio previsto per la pietra "ben-ben". A parte il fatto che una pietra di quelle dimensioni avrebbe posto problemi di trasporto e collocazione che credo insormontabili, per sistemarla avrebbero dovuto essere ancora presenti delle rampe o quant'altro per sistemarla in situ. Invece, le pareti della piramide sono già completamente rifinite. Per cui, a mio parere, in questo luogo doveva essere stata prevista, durante la costruzione, la collocazione di qualcosa di diverso (la struttura a "ged" di cui parla Pincherle, una statua del Faraone, un obelisco?) di cui ad oggi non resta traccia, forse perché mai eretta.
In definitiva, quando si prendono in considerazione opere così antiche che, chiaramente, non sono state fatte in tempi brevi, si propende a considerarle un tutt'uno, mentre le realtà possono essere molte e anche aver interagito tra loro. Rifacimenti, alternanze di progettazione, imprevisti, restauri, cambi di finalità, errori e quant'altro può succedere nel corso del tempo. Ricostruire passo-passo quanto si è verificato realmente nel tentativo di dare una progressione logica ed omogenea allo svolgersi di un opera di tali proporzioni, credo sia praticamente impossibile. Per cui, non c'è che prendere atto delle possibili incongruenze che si possono incontrare qui e là ed accontentarsi, in mancanza di nuove prove, di formulare le ipotesi più logiche e credibili basandoci solo su quanto abbiamo sotto gli occhi.
E questo è quanto, nel mio piccolo, ho cercato di fare.
Le mummie
Nell'antico Egitto, la mummificazione delle salme si deve alle loro credenze religiose che identificavano, in ogni individuo, tre aspetti vitali. L'Ankh, il principio vitale, il Ba, l'anima spirituale ed il Ka, la vita in quanto tale. A questi si aggiungeva il Nome, senza il quale l'individuo (o anche la cosa) non poteva esistere. Il defunto, una volta superato l'esame della pesatura del cuore, che doveva essere leggero come la piuma di Maat, e dichiarato di non aver mai fatto ben trenta diversi "peccati", doveva attraversare il Duat. Alla fine del percorso nel Regno dei Morti, il suo Ka sarebbe poi ritornato attraversando la "finta porta" e ridando vita al corpo fisico, che andava perciò preservato, munito di amuleti e fornito di cibo e bevande per il suo lungo viaggio. Essenziale era anche la presenza del suo nome. Il cancellarlo - come è stato fatto per Hatshepsut e per Akenaton - non era solo eliminare il ricordo, bensì negare al suo proprietario il diritto di esistere di nuovo.
Le mummie più antiche giunte fino a noi sono solo corpi sepolti nel deserto, che si sono conservate solo in funzione delle particolari condizioni climatiche e del terreno. Una di queste, in posizione rannicchiata su un fianco, è conservata nel Museo Egizio di Torino. In seguito, le tecniche di imbalsamazione si affinarono sempre più, giungendo al massimo durante il Nuovo Regno. Erano procedimenti segreti, gelosamente custoditi dalla corporazione degli imbalsamatori e nulla di scritto è rimasto al proposito. Quanto sappiamo ci è solo giunto da Erodoto. Però, le odierne tecnologie fisico/ chimiche non invasive di indagine sulle mummie stanno permettendo di conoscere molte notizie sui procedimenti seguiti. Purtroppo, sono numerosi i depositi di mummie saccheggiati nel passato. Molte sono state distrutte per ricavare la famosa "polvere di mummia" alla quale, nel '6/700, si attribuivano particolari poteri magici. Altre sono state addirittura usate come combustibile, data la scarsità di legna e carbone, per le vaporiere dei treni egiziani. Che si conosca, i procedimenti di mummificazione erano diversi a seconda del ceto del defunto. In tutti, però, veniva utilizzata sabbia proveniente dalla valle del Natron, situata tra Alessandria e la depressione di Al-Qattara. Questa era ricca di un sale minerale, ora noto come salnitro, che ha grande potere disidratante. Nel procedimento di mummificazione più semplice, per la gente del popolo, ci si limitava ad immergere il corpo nel natron, dove veniva lasciato per 10/15 giorni, poi a lavarlo e ricoprirlo con oli essenziali e quindi a bendarlo. Per il ceto medio, il corpo veniva prima eviscerato, e immerso nel salnitro per almeno 30 giorni. Per i personaggi di più alto lignaggio, Faraoni compresi, il periodo di mummificazione durava almeno 70 giorni. Si estraeva il cervello, cui non si dava alcun valore, con dei ganci dalle cavità nasali e si lavava l'interno del cranio con liquidi che disfacevano le parti residue. Il cuore veniva lasciato al suo posto (doveva essere pesato!) e le altre viscere, anch'esse lavate e disidratate, raccolte e suddivise nei vasi canopici che portavano il nome dei quattro figli di Horus: Duamtef, con la testa di sciacallo, conteneva lo stomaco, Hapy, a testa di babbuino, i polmoni, Amset, a testa umana, il fegato e Kebehsenuf, a testa di falco, gli intestini.
La successiva disidratazione nel natron, in questo caso, durava almeno due mesi. Poi il corpo veniva ripulito e, con una particolare cerimonia, lavato nell'acqua del Nilo e poi con vino di datteri. Come racconta Erodoto, la cavità addominale era quindi riempita con vegetali triturati, quali mirra, cassia ed altri aromi con significati religiosi ed effetti antibatterici e, nelle cavità oculari, spesso si inserivano delle cipolle. Il cadavere era poi cosparso di resine ed oli essenziali e poi avvolto nelle bende impregnate di sostanze gommose, tra le quali si inserivano amuleti di protezione per il viaggio nel Duat. Le bende potevano avere anche colori contrastanti per creare particolari effetti. Il sesso della mummia era poi indicato dalle posizione delle braccia: incrociate sul petto per i maschi, con un braccio lungo il corpo per le donne. Con l'avvento dei romani, la pratica della mummificazione cadde poi via via in disuso.
Dalle mummie esaminate dall'équipe del Prof. S. Buckley, emergono diversi aspetti interessanti. Gli oli essenziali di cui si cospargevano i corpi avevano proprietà indurenti e, polimerizzandosi, costituivano una specie di bozzolo atto a preservare da qualsiasi traccia d'umidità le salme dentro alle loro sarcoteche. Inoltre i materiali usati per il procedimento di mummificazione hanno subito notevoli variazioni nel corso degli anni, come, ad esempio, negli ultimi tempi, l'utilizzo della cera d'api, ricca di sostanze antibatteriche. Inoltre, la diversità delle sostanze usate costituisce anche un utile indicatore delle variazioni socio/economiche nel tempo dell'antico Egitto, sia perché testimoniano il livello delle disponibilità finanziarie dei ceti più elevati, sia perché forniscono preziose indicazioni sulle vie di commercio e d'importazione. Un'altra notizia apparsa tempo fa sulla stampa è che in alcune mummie (Seti I, e altre) erano state riscontrate tracce di nicotina.
Con tutta probabilità la cosa è imputabile a contaminazioni successive. Però, qualora non fosse così, la cosa potrebbe costituire la prova di un contatto tra il mondo egizio e le Americhe e dare ragione a Thor Heyderdahl che, dopo l'avventura col Kon Tiki nel Pacifico, negli anni sessanta attraversò l'Atlentico con un'imbarcazione costituita da fasci di papiro che battezzò "Ra".
Economia
L’economia dell’Egitto era basata sull’agricoltura. I prodotti che si coltivavano nell’antico Egitto erano tanti come il: grano, frumento, creali, gli ortaggi la frutta ecc.Il prodotto che però si coltivava di più era il grano. Questo, infatti, forniva alla popolazione una ricchezza enrme, L’ASPETTO ECONOMICO
infatti, con esso gli Egizi nutrirsi allo spreco, perchè ogni anno si ottenevano due raccolti, quindi ve ne era in abbondanza. Questo, porto allo sviluppo di questa civiltà.Ma qui comunque vi sono anche la lavorazione dei metalli come il Bronzo ma anche l'uso della carta, cioè i papiri, e la lavorazione della ceramica e della pittura.
IL NILO
Il Nilo fu la ricchezza più grande che gli Egizi avevano. Contadini potevano fare due raccolte l’anno di grano. Il Nilo, che stradipava regolarmente due volte l’anno, rendeva fertile il terreno e quindi coltivabile e sfruttabile per coltivare il grano e gli altri prodotti che gli servivano per sfamarsi. Questo era causato dalla pena che creava durande le grandi piogge nelle zone equatoriali dove vi erano le sua foce. Questo era possibile, perché il Nilo dopo la sua stradipazione lasciava sul terreno un fertilizzante molto forte chiamato LIMO. Questo limo rendeva il terreno fertile quindi i contadini piantavano i loro prodotti e sfamarsi per madare la loro prospertà sempre più avanti.
economia
Nonostante il recente sviluppo delle attività industriali e turistiche l'economia egiziana è ancora basata sul settore primario.
• Addetti all'agricoltura: 32%
• Addetti all'industria: 22%
• Addetti al terziario: 46%
Settore primario
La maggior parte dei campi è irrigata artificialmente e la fertilizzazione dei terreni (oltre alla naturale fertilità di quelle terre) permette fino a tre raccolti l'anno.
Le colture sono diversificate a seconda della stagione:
• Invernali (frumento legumi)
• Estive (cotone, canna da zucchero, riso, arachidi, sesamo, mais)
• Autunnali (miglio e mais)
Industria
Grazie a petrolio e gas naturale l'industria energetica è abbastanza sviluppata. Sono importanti anche il settore siderurgico, meccanico e chimico. Il settore più sviluppato è comunque quello tessile.
Terziario
• Strade: 64.000 km
• Ferrovie: 8.600 km
• Vie navigabili interne: 3.100 km
La navigazione interna (lungo il Nilo e canali ad esso collegati) è molto intensa.
Il canale di Suez, lungo 120 chilometri e terminato nel 1869, è una via di comunicazione strategica.
I trasporti su gomma sono sviluppati solo nella zona della valle del Nilo.
La bilancia commerciale egiziana è in passivo, anche perché le esportazioni riguardano solo il petrolio, il cotone e i datteri.
Turismo
Il turismo, attualmente l'attività più importante del settore terziario, è ripreso dopo gli attentati degli anni '90. Anche in passato, i riferimenti vanno ancora prima della nascita di Cristo, l'Egitto era meta di pellegrinaggi dal sud del continente africano e popolazioni orientali.
Il territorio
Superficie: 998.002 Km²
Abitanti: 69.537.000 (stime 2001)
Densità: 70 ab/Km²
Forma di governo: Repubblica presidenziale
Capitale: Il Cairo (6.500.000 ab., 13.000.000 aggl. urbano)
Altre città: Alessandria 3.585.000 ab., Giza 2.200.000 ab., Shubra el-Khema 710.000 ab., Porto Said 400.000 ab.
Gruppi etnici: Arabi 85%, Beduini, Nubiani, Berberi e altri 15%
Paesi confinanti: Libia a OVEST, Sudan a SUD, Israele e Palestina ad EST
Monti principali: Jabal Katrina 2637 m
Fiumi principali: Nilo 1550 Km (tratto egiziano, totale 6671 Km)
Laghi principali: Nasser 5500 Km² (artificiale)
Isole principali: Jazirat Shadwan
Clima: Mediterraneo - arido
Lingua: Arabo (ufficiale), dialetto arabo-egiziano, Inglese, Francese
Religione: Musulmana sunnita 90%, Cristiani copti 7%
Moneta: Sterlina egiziana
Lo Sapevate Che?
Una parte di questo Stato africano si trova in Asia: è la grande penisola del Sinai, ampia 58.824 km² (circa tre volte Israele), separata dal resto del Paese dal canale di Suez. Proprio qui si trova inoltre il punto più alto d'Egitto (V.L.C.)
Situato sull’estremo lembo nord-orientale del continente africano, l’Egitto (Misr in arabo) si estende per oltre 1 milione di chilometri quadrati, compresi fra il mar Mediterraneo a nord, la Libia a ovest, il Sudan a sud e il Mar Rosso a est, con la penisola del Sinai che già appartiene geograficamente al continente asiatico. Il territorio egiziano è costituito prevalentemente dai deserti libico e arabico, che si estendono rispettivamente a occidente e a oriente della valle del Nilo, il grande fiume che rappresenta la principale fonte di sussistenza del Paese.
La Valle del Nilo
Il Nilo scorre per 1500 km da sud a nord, dividendo il Paese in due aree geograficamente distinte e costituendo la fonte principale per io sviluppo del Paese. Lungo la sua valle si aprono i territori fertili che creano una striscia di terra verde, larga tra i 10 e i 20 km, tra Assuan e IL Cairo. Ramificazioni di origine eolica si spingono fino alle depressioni del deserto Libico, dove sorgono le oasi più fiorenti. Sviluppatasi fin dall’antichità, grazie alle inondazioni del fiume che fino alla costruzione delle moderne opere idrauliche avvenivano annualmente, oggi Ia valle del Nilo rappresenta l’unica area coltivabile del Paese: il 3,5% dell’intero territorio, in cui si concentra circa il 98% della popolazione. Con la costruzione delle dighe di Assuan, negli anni a cavallo fra il XIX e il XX secolo, il flusso delle acque è stato regolato, permettendo così una costante irrigazione di tutta l’area fertile e la conseguente estensione dei territori coltivabili. Il Delta del Nilo, che si apre a nord del Cairo, è costituito da due ramificazioni principali, le quali portano l’acqua nella valle creando un’area coltivabile di circa 23 .000 kmq. Oltre a essere fonte di sostentamento alimentare, con le sue piene che hanno permesso lo sviluppo del Paese, il Nilo ha rappresentato anche una fonte preziosa di materie prime per l’edilizia: è nei suoi fondali che gli antichi Egizi prelevavano il fango argilloso e la sabbia calcarea da utilizzare nella costruzione degli edifici che ancora oggi simboleggiano l’Egitto in tutto il mondo. Il deserto , che copre la maggior parte del territorio egiziano, si distingue in deserto Libico (a occidente della valle del Nilo) e deserto Arabico (a oriente).
IL deserto Libico è un altopiano calcareo completamente arido e privo di vegetazione; vi si trovano colline isolate di piccole dimensioni a testimoniare la potenza dell’erosione del vento del deserto: il fenomeno delle tempeste di sabbia (soprattutto nella parte meridionale) e particolarmente violento nel periodo fra marzo e giugno, quando il vento proveniente da sud (khamsin) solleva muri di sabbia bloccando l’intera vita delle oasi, fino a pericolo passato. Nella parte settentrionale del deserto si trova Ia depressione di El-Qattara, la più vasta e la più profonda (137 m sotto il livello del mare), caratterizzata da scarsa vegetazione con rari pozzi di acqua salmastra. Per trovare vere e proprie oasi ci si deve spostare nella zona centrale, dove le depressioni, pur di non considerevole livello, costituiscono ampie aree coltivabili, su un terreno argilloso ricco di minerali. Completamente differente è il deserto Arabico, costituito prevalentemente dalla catena montuosa che si estende lungo la Costa del Mar Rosso. Le alture, molte delle quali superano i 2000 metri, sono formate da strati di arenaria nubiana e calcarea, mentre le vette sono di origine vulcanica. La vegetazione è concentrata nelle valli e nelle gole protette dove sgorgano le rare sorgenti d’acqua, che fungono da oasi per I beduini nomadi che popolano la zona. Simile al deserto Arabico è la penisola del Sinai, con un vasto altopiano di arenaria e roccia calcarea nella parte settentrionale e un massiccio montuoso nella parte meridionale, che comprende anche la vetta più alta dell’Egitto: il Gebel Katherina, 2641 metri.Le coste I 900 km di coste che si affacciano sul Mediterraneo rappresentano, pin che una meta turistica per gli amanti del mare, lo sbocco fondamentale per i commerci del Paese, con il porto di Alessandria che smaltisce l’80% dei traffici internazionali. Le placide spiagge di sabbia, dal carattere tipico mediterraneo, sono lunghe e raramente interrotte da promontori di rilievo. La costa mediterranea del Sinai è un susseguirsi di dune sabbiose fra le quali emergono lagune saline. La costa del Mar Rosso, sia quella continentale che quella della penisola del Sinai, è formata da promontori fra i quali si aprono profonde insenature. Il deserto si affaccia su un mare cristallino, spesso immediatamente profondo, ricchissimo di flora e fauna marine, fra cui estese barriere coralline che costituiscono una delle principali attrazioni. Di fronte alle coste, sparsi in questo mare tropicale chiuso, emergono numerosi isolotti e secche che ne fanno un ambiente unico e suggestivo