Brasile

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Testo

AMBIENTE NATURALE
Il Brasile è per estensione il quinto paese al mondo e corrisponde, da solo, a quasi la metà dell’America Meridionale.
Fa parte del Brasile l’enorme bacino del Rio delle Amazzoni. L’Amazzonia, che costituisce il maggior bacino idrografico del mondo,è coperta dalla foresta pluviale con clima equatoriale.
I fiumi, larghi e lenti, si espandono in paludi perenni e allagano periodicamente altre vaste zone.
La foresta è gravemente danneggiata dall’intervento umano in vari modi: il taglio intensivo per la vendita di legname pregiato; la costruzione di autostrade, che aprono grandi ferite nel manto verde che fino a pochi decenni fa era impenetrabile; l’assalto di milioni di contadini che aprono con il fuoco altri spazi ai lati delle strade: ma il terreno diviene presto sterile e bisogna abbandonarlo per poi ripetere l’operazione in altre zone; le attività estrattive delle società minerarie che fanno ampi scavi e dei piccoli cercatori d’oro che estraggono il metallo usando il mercurio, avvelenando così le acque.
La foresta pluviale ha un sottosuolo basso e povero. In un ambiente umido, lo strato di foglie cadute viene elaborato e decomposto in fretta dai microrganismi, restituendo così rapidamente i minerali al terreno. Se però è esposto alla luce a causa del taglio degli alberi, asciuga in fretta e può facilmente essere spazzato via dalla pioggia. Se quindi vaste zone vengono ripulite, la foresta non riesce a rigenerarsi, perdendo così la capacità di assorbire l’anidride carbonica derivante dall’inquinamento e di bilanciare l’effetto serra. L’Amazzonia è anche immensamente ricca di piante e di specie animali, di incalcolabile valore per la medicina e l’agricoltura, la perdita delle quali sarebbe un gravissimo danno per l’umanità intera. La scomparsa del “polmone verde” avrebbe così gravi conseguenze per la Terra, che governi e scienziati cercano accordi e rimedi per evitarla.
Il Massiccio della Guyana a nord-ovest comprende la vetta più elevata del paese, il Pico de Neblina (3014 m).
A sud dell’Amazzonia si estende l’immenso altopiano del Brasile. Il clima è di tipo tropicale, con inverni caldi e secchi ed estati torride e piovose; la vegetazione è costituita dalla savana arbustiva.
Nel nord-est la piovosità è irregolare e scarsa. Invece la fascia costiera dell’altopiano, che beneficia delle precipitazioni provenienti dall’Atlantico, è coperta da una ricca vegetazione tropicale.
Nella parte meridionale del paese i tavolati hanno un clima più salubre, grazie all’altitudine, e le precipitazioni sono distribuite nelle stagioni.
LE RISORSE NATURALI
Le risorse naturali del Brasile sono inestimabili. Oltre al legname pregiato delle foreste il paese dispone di savane erbose adatte al pascolo e di suoli fertilissimi. Ma il settore più redditizio è quello delle risorse energetiche e minerarie. Il Brasile è infatti il secondo produttore mondiale di ferro, il quarto di bauxite e stagno e possiede notevoli riserve di zinco, nichel oro e pietre preziose. Tra le materie prime energetiche vi è carenza solo di carbone, mentre è rilevante la produzione di petrolio. Il potenziale idroelettrico è enorme, ma sino ad ora è stato sfruttato poco;tuttavia la diga di Itaipu è la più grande del mondo
Costituzione
Il Brasile è una repubblica federale di tipo presidenziale dal 1889, come hanno confermato la costituzione del 1988 e il referendum del 1993. Il potere esecutivo è esercitato dal presidente della repubblica nella sua qualità di capo del governo. Eletto a suffragio universale diretto, il presidente dura in carica 4 anni ed è rieleggibile. Egli nomina e revoca i ministri.
Del potere legislativo è titolare il Congresso nazionale (in talune circostanze, però, anche l'esecutivo), il quale si compone di un senato (81 membri), eletto per otto anni e rinnovabile per 1/3 e 2/3 ogni quattro anni, e di una camera dei deputati i cui membri (513) sono eletti per quattro anni.
Ognuno dei ventisei Stati federati è retto da un governatore ed è dotato di un'assemblea legislativa elettiva.
LE REGIONI ECONOMICHE
Nel Brasile si possono distinguere principalmente cinque grandi regioni economiche:
- Nord: corrisponde al bacino amazzonico. I principali centri sono: Belem, Manaus, Santarem, …
- Nord-Est: è la regione dove s’insediarono per primi i coloni portoghesi ove impiantarono le prime grandi estensioni da canna da zucchero. Negli ultimi decenni, entrata in crisi questa produzione, quest’area è diventata la più degradata del Brasile avendo il livello di vita più basso del paese. I centri maggiori sono: Bahia, Fortaleza, Recife e Maceio
- Centro-Ovest: questa regione si estende all’interno del paese. Qui ha sede la capitale Brasilia; comprende il Mato Grosso, lo stato di Goias e il distretto federale. Vi si trovano grandi latifondi dove è praticato l’allevamento brado. Una volta questa regione era particolarmente isolata, ma quest’isolamento negli ultimi anni è stato attenuato per via delle grandi arterie stradali che vi sono state fatte costruire
- Sud-Est: è il centro vitale dl paese, la regione più industrializzata. Vi hanno sede i ⅔ delle industrie del paese e tutti i principali centri amministrativi. Si distingue il triangolo industriale composto da San Paolo, Rio de Janeiro e Belo Horizonte
- Sud: vi si trovano soprattutto città agricole in via di sviluppo. Le città più importanti sono: Curitiba e Porto Alegre
IL SETTORE PRIMARIO
Il Brasile è uno dei maggiori centri agricoli del mondo, a causa dei suoi 60 milioni d’ettari arativi e dei 184 milioni d’ettari tenuti a prato. La superficie complessiva agricola rispetto al territorio nazionale è da considerarsi circa il 28%, il 57,6% è occupata da boschi e il restante 14,4% è considerato improduttivo. Per la maggior parte il sistema agricolo brasiliano è basato sui latifondi e dal predominio delle società capitalistiche estere, che praticano in particolar modo l’agricoltura estensiva. Si affiancano a questi latifondi dei minifondi i quali dispongono di mezzi inadeguati e con scarse possibilità economiche. L'agricoltura brasiliana presenta dunque due volti ben distinti. Il primo è dato dalle grandi aziende monocolturali, modernamente attrezzate. Si tratta appunto delle grandi fazendas, dove si praticano le colture specializzate di caffè, cacao, tabacco, cotone, banane e canna da zucchero. I contadini che vivono in campagna, molto spesso, non hanno campi propri e sono salariati con stipendi molto bassi che spesso non bastano al loro sostentamento.
Grazie all’ampiezza dei terreni coltivabili, in Brasile si hanno varie colture in base alle fasce climatiche: le colture che interessano le regioni interne sono quelle del mais, del frumento, del riso, della manioca, delle patate e dei fagioli.
Nella fascia sub tropicale sono noti i produttori d’ananas, banane, avocados e altri frutti tropicali, mentre nelle regioni più meridionali ci sono coltivazioni d’agrumi. Nello stato del Rio Grande ha notevole importanza la coltura della vite. Importante è anche la produzione d’olio.
Le coltivazioni commerciali principali sono costituita principalmente da caffè, canna da zucchero, cacao, tabacco e cotone. Queste monocolture commerciali sono in continua espansione e selvaggiamente s’impossessano dei territori che non sono mai stati utilizzati.
Grande è anche il patrimonio forestale, il patrimonio zootecnico per la grande abbondanza di zone da pascolo e la pesca in alcune zone.
L’allevamento è praticato su basi prevalentemente commerciali nei vasti spazi dell’interno; il Brasile possiede un patrimonio bovino di 140 milioni di capi, tra i più considerevoli del mondo, mentre minor peso hanno gli ovini (21 milioni) e i caprini (12 milioni), cui si aggiungono, in numero relativamente elevato (6 milioni), i cavalli, impiegati soprattutto nel Nordest. Diffuso è l’allevamento dei suini (33 milioni) e dei volatili da cortile (601 milioni). Notevole importanza presenta infine la pesca, che dà complessivamente 900.000 tonnellate di pescato.
IL SETTORE SECONDARIO
Il settore industriale brasiliano nel complesso è ben sviluppato; ma l’industrializzazione è avvenuta soprattutto grazie all’impiego di capitali pubblici o da grandi multinazionali estere. Grazie a questo il Brasile ha una buona produzione interna ma neanche questo è riuscito a contenere la disoccupazione, in particolar modo nei centri urbani dove la disoccupazione è causata dalla crisi agraria e dall’aumento demografico.
SIDERURGIA: si hanno colossali impianti a Rio de Janeiro (Volta Redonda), Minas Gerais (Usiminas) e a San Paolo (Cosipa), specializzati nella produzione di ghisa, acciaio varie leghe
METALLURGIA: opera nella lavorazione del rame, piombo, stagno e alluminio e sorgono nella Volta Ridonda, San Paolo, Itaguai, …
INDUSTRIA MECCANICA: è presente nei pressi di San Paolo dove sono prodotte molte automobili.
INDUSTRIA CHIMICA: produce fertilizzanti, acidi, medicinali, …
INDUSTRIA TESSILE e ALIMENTARE: presenti a Rio de Janeiro, San Paolo e Porto Alegre.
SETTORE TERZIARIO
Il settore terziario in Brasile ha una notevole importanza sia per il numero d’addetti sia per il reddito prodotto. In Brasile il cosiddetto terziario avanzato dei paesi sviluppato e l’espansione di tutti i servizi del paese.
La carenza delle vie di comunicazione è uno dei principali ostacoli per il sistema produttivo interno. Carenti sono le ferrovie e le strade. Grandi possibilità si avrebbero se si usufruisse del sistema fluviale che però non viene preferito a quello viario.
Il sistema più articolato è quello aereo che conta più di 2000 scali.
Molto importante è il commercio estero che in questi ultimi anni va a svilupparsi grazie sia all’esportazione di prodotti agricoli sia per l’esportazione di manufatti.
I CICLI PRODUTTIVI
La storia economica del Brasile fino agli anni recenti è stata caratterizzata da periodi di sfruttamento commerciale di materie prime e coltivazioni diverse.
Nel XVI secolo i portoghesi iniziarono lo sfruttamento del territori dando vita al cosiddetto ciclo del legno, esportandone In Europa grandi quantità.
Successivamente si dedicarono allo sfruttamento agricolo praticando la coltivazione della canna da zucchero, deportando dall’Africa schiavi neri da sfruttare come manodopera.
La scoperta di giacimenti di oro e diamanti diede inizio al ciclo minerario.
Seguendo le richieste di prodotti agricoli del mercato europeo, l’agricoltura di piantagione si specializzò nella produzione di cacao, cotone, caucciù e caffè.
ECONOMIA
PUNTI DI FORZA. L’industria locale è ben sviluppata e assicura al paese una posizione dominante nella regione. Immense le risorse naturali: il Brasile è il maggior produttore mondiale di caffè, il secondo di semi di soia e uno dei maggiori esportatori di zucchero.
Ampi giacimenti di oro, argento e ferro. E’ uno dei più importanti produttori di acciaio.
PUNTI DI DEBOLEZZA. Gli investimenti esteri sono frenati dalle imposte sulle attività economiche e dalla corruzione. Il Brasile è un paese di forte instabilità politica e commerciale.
PROFILO SINTETICO. Il Brasile è una delle maggiori economie del mondo, ma anche una delle più difficili da gestire. Durante gli anni ’60 e ’70 il paese ha avuto una buona crescita, ma contemporaneamente ha aumentato il proprio debito pubblico, che è stato diminuito solo negli anni novanta. Il paese ha subito una nuova recessione nel biennio ’90 – ’92 ,ma il lancio della nuova valuta, il Real, nel ’94, ha contribuito alla drastica riduzione dell’inflazione da circa il 50% mensile del ’94 a meno del 5% annuo del ’97. Il governo ha avviato un vasto programma di privatizzazione. Nonostante ciò dal ’99 l’economia del paese sta vivendo la più grave recessione della sua storia, dimostrando così la propria instabilità.
GLI SQUILIBRI SOCIO-ECONOMICI
In brasile gli squilibri socio economici sono molto forti: difatti il 5% delle famiglie brasiliane si spartisce il 45% del reddito nazionale, mentre i più poveri hanno a disposizione il 12%. Sono numerose le favelas, baraccopoli e aumentano i ragazzi di strada i quali sono destinati ad una vita “immersa” nell’illegalità e miseria.
LE ETNIE
Per limitare le decimazioni degli indios (alcune popolazioni si ritirarono sempre più nelle foreste) ci furono da un lato le fondazioni, un po’ irrealizzabili, delle reducciones da parte dei gesuiti, dall’altro la massiccia introduzione di schiavi africani. Su queste basi ebbe origine la particolare composizione etnica del Paese, quel trípticovital che è considerato l’espressione della vitalità e dell’originalità del Brasile. Esso ha potuto attuarsi grazie anche all’atteggiamento degli immigrati lusitani, uomini spesso rozzi, che trovarono nelle donne indie un loro ideale femminile e che non ebbero mai veri e propri pregiudizi razziali: a ciò si deve la rapidità con cui la fusione razziale è avvenuta, arricchendosi successivamente con l’arrivo dei negri, che si calcola siano giunti dall’Angola e dal Congo in numero di 4 milioni. Tuttavia i rapporti inter razziali non hanno coinvolto tutti gli strati sociali. La grande immigrazione europea del secolo scorso e dei primi decenni di questo secolo ha portato masse di Italiani, Spagnoli, Tedeschi, Scandinavi e Slavi che hanno conservato la loro identità europea, spesso nazionale, e che solo marginalmente si sono mescolati con individui di sangue diverso. Il grado delle fusioni presenta peraltro varie sfumature. Oggi, semplificando, i dati ufficiali parlano di bianchi, di sanguemisti (pardos), di negri, di indios do mato (indiani della foresta) o indios bravos. Tra i sanguemisti si classificano i mulatti, nati da bianchi e negri, e i meticci, nati da indios e bianchi, secondo un processo iniziato all’epoca delle colonizzazioni. Sempre molto rari sono stati gli incroci tra indios e negri (cafusos).
Numericamente queste diverse presenze etniche variano fortemente da una parte all’altra del Paese. Fino al secolo scorso la colonizzazione ebbe i suoi centri principali sulle coste del Nordest ed è qui che si possono osservare ancor oggi gli aspetti più interessanti della mistione razziale, benché prevalenti siano negri e mulatti. La maggior parte della popolazione bianca è stanziata invece più a Sud (dove ha trovato più adatte condizioni climatiche) con massimi centri a Rio de Janeiro, San Paolo, Pôrto Alegre e nelle altre città di più recente sviluppo. L’immigrazione e l’incessante incremento demografico (oggi del 2,1%, valore tra i più alti del mondo) hanno fatto raggiungere al Brasile una popolazione ben presto elevatissima, che dai 9,9 milioni circa del 1872 è passata ai 30,6 milioni del 1920, ai 41,2 milioni del 1940, agli oltre 150milioni di oggi.
GLI SQUILIBRI TERRITORIALI
Anche gli squilibri territoriali sono molto forti: le zone più ricche sono quelle dove si insediarono i primi coloni. A tale zona è contrapposta la parte restante del paese (il 64%) per lo più spopolata e povera.
Per quanto riguarda le risorse minerarie, il Brasile si sta avviando a diventare una potenza mineraria: in particolare per il ferro è già il secondo produttore del mondo (ca. 98 milioni di t annue di minerale contenuto) e i depositi amazzonici di Serra dos Carajás, che si affiancano a quelli di più antico sfruttamento del Minas Gerias, sono ritenuti i più vasti del mondo. Per molti altri minerali il Brasile si pone ai primi posti nella graduatoria mondiale, per esempio per il cristallo di rocca, in pratica addirittura monopolio brasiliano, la cromite, la mica, lo zirconio, il berillo; molto cospicui sono anche i giacimenti di manganese (circa 1 milione di tonnellate), magnesite, cassiterite, bauxite, nichel, uranio, titanio, amianto, fosfato, tungsteno, ecc. che si aggiungono ai minerali di tradizionale estrazione, come l’oro proveniente in particolare dal Minas Gerais, da dove si ricava anche una buona quantità di diamanti e di pietre preziose (acque marine, ametiste, topazi).
LE CITTA’
Le città che si svilupparono per prime nella storia del Brasile furono i centri costieri del Nordest, poiché erano gli approdi più vicini all’Europa, tutti con funzioni portuali rispetto alle aree di piantagione circostanti: oggi la città più popolosa, con circa 2 milioni di abitanti, è Salvador, la vecchia Bahia, che è stata la prima capitale del Paese, seguita da Recife, con 1,3 milioni di abitanti; altri centri portuali sono Fortaleza, Natal e São Luís, collegati mediante la ferrovia a Teresina, grosso centro dell’interno. Ma la vera metropoli costiera è Rio de Janeiro, che conta con la sua area urbana 6 milioni di abitanti; Rio de Janeiro oggi è abbastanza importante sia per il suo porto, sia perché in passato era la capitale; oggi, spodestata da Brasília, Rio de Janeiro risente della perdita delle sue antiche funzioni, nonostante lo straordinario fascino esercitato da questa città che forse più di tutte esprime l’anima del Brasile e che con la sua splendida baia è considerata una delle più belle del mondo. Essa è ben collegata con Belo Horizonte, terza città del Brasile, massimo centro delle attività minerarie e industriali del Minas Gerais. Belem e Santos registrano importanti attività portuali. Santos si sviluppò in funzione di San Paolo e di tutta l’area del caffè. La metropoli paulista, che fu alla base della valorizzazione delle regioni interne degli altopiani, è una città sempre dinamica, industriale, commerciale, nodo di comunicazioni ferroviarie fondamentali e, con circa 10 milioni di abitanti, massimo centro del Paese. Grosse città sono anche Curitiba, capitale del Paraná, e Pôrto Alegre, del Rio Grande; Brasília è infine la grande città nuova, cresciuta rapidamente nonostante l’iniziale sfiducia e divenuta il polo di attrazione e di propulsione verso i centri pionieri dell’interno insieme con la vicina Goiânia.
STORIA
Il Brasile fu scoperto dal navigatore portoghese Pedro Álvares Cabral che denominò la nuova terra come Isola di Vera Cruz. In base al trattato di Tordesillas, , il nuovo territorio fu ufficialmente incluso nella zona d'espansione territoriale del Portogallo.
Fino all'inizio del XVII sec. vennero colonizzate soltanto le pianure costiere. Alla fine del XVI sec., esistevano quindi pochi centri abitati permanentemente, fra cui i più dove dal 1532 era stata iniziata la coltivazione della canna da zucchero. La relativa vicinanza della madrepatria e dell'Africa, che forniva schiavi negri e il clima tropicale favorevole a tale coltura sperimentale fecero sì che questa regione, fino alla fine del XIX sec., costituisse il nucleo di popolamento più importante del Brasile, mentre, più a sud, i centri portoghesi erano semplici scali fortificati perennemente minacciati dalle tribù indie. L'interesse preminente rivolto alle Indie Orientali dai sovrani del Portogallo impedì loro, fino alla metà del XVI sec., di occuparsi dei possedimenti brasiliani, che furono affidati a grandi proprietari (donatàrios). Resosi finalmente conto dell'importanza del Brasile, il re Giovanni III, revocò i donatários trasferendo i loro poteri a un governo generale del Brasile
Fin dal 1554 i gesuiti avevano iniziato la penetrazione nell'interno del paese per evangelizzare gli indigeni. L'occupazione degli altipiani, realizzata gradualmente nel corso dei secoli, fu iniziata dai bandeirantes. Bande di razziatori di schiavi si erano addentrate, nella seconda metà del XVII sec., nelle regioni dell'Ovest, nel cosiddetto sertão, risalendo le vie fluviali e stabilendo nei punti strategici centri fortificati per resistere alle iniziative dei gesuiti, ostili ai loro metodi di colonizzazione; i bandeirantes divennero cercatori d'oro e di pietre preziose nel XVIII sec., in seguito alla scoperta di questo. Il Brasile fu allora al primo posto nella produzione mondiale dell'oro. D'altra parte le miniere non offrivano durevoli risorse: l'estrazione irrazionale, lo stretto controllo esercitato dall'amministrazione reale causarono l'impoverimento e l'abbandono dei giacimenti fin dalla metà circa del XVIII sec. Solo la regione di Rio de Janeiro trasse reali vantaggi da questo sfruttamento perché, a causa della sua posizione geografica, era lo sbocco più diretto dei paesi minerari: nel 1763 perciò Rio de Janeiro soppiantò Bahia (Salvador) come capitale
. Al periodo della coltivazione della canna da zucchero e al periodo della ricerca dell'oro e delle pietre preziose, succedette quello dell'allevamento del bestiame. La pianura dell'Amazzonia rimase estranea all'ambito economico brasiliano, ma fu di fatto integrata nella colonia portoghese, in un primo tempo grazie alle missioni dei gesuiti, poi, dopo il loro allontanamento, grazie all'intervento del governo di Lisbona, che fece costruire un forte alla confluenza del Rio Negro e del Rio delle Amazzoni. D'altra parte la conquista dei territori periferici causò conflitti con gli Spagnoli,che pretendevano, in base al trattato di Tordesillas, il controllo di tutti i centri a ovest della linea che congiungeva la foce del Rio delle Amazzoni a San Paolo
La prosperità economica del Brasile era ormai solidamente stabilita; furono favorite le colture del riso, del tabacco, delle piante coloranti e soprattutto della canna da zucchero, ma nella massa della popolazione l'intrecciarsi delle razze aveva portato alla creazione di un nuovo tipo umano, il caboclo, termine che si riferiva ugualmente al mulatto o al meticcio. I caboclos erano sempre poverissimi; i gravami imposti loro dall'amministrazione centrale e la crisi mineraria aggravarono il loro malcontento; sorse così una corrente rivoluzionaria parallela a quella delle classi più colte. Il nazionalismo brasiliano nacque quando, in seguito all'occupazione del Portogallo da parte di Napoleone, la famiglia reale si trasferì a Rio de Janeiro (1808). Tornato in Portogallo nel 1821,il re Joao VI lasciò in Brasile il figlio Pedro col titolo di reggente; allo scopo di evitare che nella colonia scoppiasse la rivoluzione già latente, il nuovo sovrano proclamò a Ipiranga (7 settembre 1822) l'indipendenza del Brasile, e il 12 ottobre dello stesso anno prese il titolo di imperatore
La madrepatria non oppose resistenza a queste innovazioni e le truppe portoghesi lasciarono il Brasile poco dopo il 1823; nel 1824 entrò in vigore la costituzione, che accordava al sovrano una funzione di “moderatore” con possibilità di controllo sul potere legislativo. Tuttavia nel 1826 scoppiò una prima crisi politica, poiché, alla morte di Giovanni VI, Pietro (Pedro) I prese possesso del trono portoghese; non volendo tornare all'antica dipendenza dalla madrepatria, i Brasiliani si rivoltarono e costrinsero l'imperatore ad abdicare in favore del figlio Pietro (Pedro) II, nato in Brasile, che aveva allora solo cinque anni.Pietro II, sovrano colto e abile politico, , seppe imporre una politica di grande espansione economica . Nei confronti degli altri Stati sudamericani il Brasile aveva, nel frattempo consolidato la propria posizione, affrontando con Argentina e Uruguay una dura guerra contro il Paraguay, conclusasi con una piena vittoria che diede all'esercito brasiliano la coscienza della forza che rappresentava. Così, quando la politica di Pietro II, aperta ai princìpi del liberalismo ma condotta con metodi dispotici, coalizzò contro il sovrano il malcontento del clero, quello dei conservatori, dei liberali e dell'aristocrazia terriera (abolizione della schiavitù), fu appunto l'esercito che rovesciò il regime e proclamò la repubblica
Con la nuova costituzione repubblicana stabilita con l'appoggio dei militari e dei positivisti votata il 22 febbraio 1891, fu creato uno Stato laico e federale.
Nel 1914 il Brasile era incontestabilmente la principale potenza dell'America latina e la prima guerra mondiale, cui partecipò a fianco degli Alleati, favorì ancor più la sua economia. La produzione di grano nel sud e quella del caucciù nella foresta amazzonica incrementarono grazie all'esportazione. Ma la chiusura dei mercati europei, il crollo dei prezzi del caucciù e soprattutto del caffè nel 1929, provocarono una profonda modifica nel sistema di governo. Il capo dei liberali, Getúlio Vargas ,costituì un governo provvisorio e dittatoriale.Il carattere dittatoriale del regime divenne ancora più evidente quando il presidente Vargas sciolse il congresso, i partiti e divenne dittatore del Brasile per sei anni; il Brasile, durante la seconda guerra mondiale, si schierò (1942) a fianco degli Alleati con un corpo di spedizione di 25.000 uomini, che operò nel Nord Africa e in Italia nel 1943-1945. Ma il 30 ottobre 1945, Vargas venne deposto per iniziativa di un gruppo di generali, e nel 1946 fu adottata una nuova costituzione democratica e federalista. Il successore Juscelino Kubitschek cercò di portare sempre più il paese al livello internazionale, facendosi inoltre promotore di un piano per una migliore e più intensa collaborazione interamericana;volle infine fondare una nuova capitale, Brasilia. La realizzazione di questo programma era condizionata dalla creazione di un'organica rete di comunicazioni, la quale permettesse la ridistribuzione all'interno del paese di una popolazione troppo concentrata sulla costa .Ma un pronunciamiento dell'esercito, guidato dal generale Branco indusse alla fuga Goulart. Venne nominato presidente lo stesso generale Branco, che avviò un programma moderato di riforme, tendente ad arrestare la svalutazione del cruzeiro, a favorire gli investimenti e lo sviluppo delle imprese private.
Nell'ottobre 1966 il Congresso federale brasiliano elesse presidente della repubblica il maresciallo Da Costa, con il cui insediamento a Brasilia entrava in vigore la nuova costituzione, che conferiva i più ampi poteri al presidente. Nell'economia si registrava una rapida espansione, determinata essenzialmente dal liberismo che, insieme con le agevolazioni fiscali, i bassi salari e la stabilità sociale, propiziò un ampio flusso di capitali stranieri. Così sorsero grandi industrie moderne e nel paese fecero il loro ingresso le tecnologie più avanzate. Il tasso di crescita raggiunse la straordinaria media annua del 10%, con punte massime dell' 11,4% nel 1971 e nel 1973. Le esportazioni aumentarono notevolmente. Il principale partner commerciale divenne il Giappone, L'espansione economica brasiliana fu realizzata a un prezzo elevatissimo sul piano sociale. La stabilità fu mantenuta in tutto il paese mediante una durissima repressione.
Quando, nel gennaio 1974, il generale Ernesto Geisel assunse la presidenza, il regime militare si trovò ad affrontare le prime difficoltà economiche derivanti dall'aumento dei prezzi internazionali. A settembre, nel presentare il secondo piano di sviluppo (1975-1979), Geisel rifiutò la teoria di Delfim Netto, secondo cui la crescita risolve da sola il problema della ripartizione dei redditi, e affermò invece che la priorità doveva essere data al livello di vita e alla sicurezza sociale. Il governo rinunciò a una crescita economica fondata sul dinamismo delle esportazioni e preferì stimolare la domanda interna mediante un'appropriata politica salariale. In politica estera il Brasile rallentò i legami con gli Stati Uniti e cercò di intensificare i rapporti con i paesi arabi e con quelli dell'Europa sia occidentale sia orientale.
. Agli inizi degli anni Ottanta il peggioramento della situazione economica interna e della bilancia dei pagamenti con l'estero provocò l'esplosione di un sempre più diffuso malcontento con manifestazioni popolari contro la fame e la disoccupazione. Il presidente nel 1982 fu costretto a indire le elezioni politiche per il rinnovo della camera dei deputati. Gli anni successivi furono caratterizzati dai contrasti tra il potere legislativo e il potere esecutivo sia sui problemi socio-economici (inflazione, disoccupazione, analfabetismo, debito con l'estero) sia sulle questioni istituzionali (elezione del presidente da parte del Congresso o a suffragio universale diretto). Si creò un vasto movimento d'opinione mirante a imporre l'elezione del presidente a suffragio universale diretto. Il movimento uscì sconfitto nella contrapposizione alla giunta militare, ma portò al formarsi di una vasta coalizione della forze d'opposizione (Alleanza democratica), il cui candidato, Tancredo de Almeida Neves, vinse le elezioni del gennaio 1985. Il ritorno alla democrazia fu, però, funestato dall'improvvisa morte del presidente neoeletto, al quale succedette il vicepresidente José Sarney. Questi fece approvare dal Congresso un emendamento alla costituzione per l'elezione a suffragio universale diretto del presidente della repubblica (maggio 1985), ma dovette cedere alle imposizioni del FMI sulla politica economica, provocando un vasto malcontento. Il nuovo governo cercò comunque di fronteggiare la grave situazione socio-economica, deliberando il piano per la riforma agraria (ottobre 1985), riforma divenuta poi lunghissima per l'opposizione incontrata, anche armata, dei latifondisti. Il governo decise inoltre, nel 1986, di adottare una nuova moneta, il cruzado, e l'attuazione di un programma per combattere l'inflazione. Tali provvedimenti permisero una notevole crescita dell'economia e una rapida industrializzazione, pagata però dall'ulteriore impoverimento dei ceti già disagiati, con l'aggravarsi dello scontro sociale e dei problemi di ordine pubblico. Nel 1989 fu eletto alla presidenza Fernando Collor de Mello, personaggio sconosciuto creato appositamente con una campagna elettorale mediatica e sostenuto dalla borghesia conservatrice, vittorioso su Luis Ignacio da Silva, ex sindacalista, del Partito dei lavoratori (PT); la sua inconsistenza si rivelò ben presto: travolto da scandali famigliari e dalle accuse di corruzione, la nomina a ministro di un appartenente al passato regime militare, scatenò le proteste di piazza e la richiesta di impeachment; dimessosi nel 1992 (prosciolto definitivamente nel 1994) fu sostituito ad interim da Itamar Franco. Le presidenziali del 1994 registrarono l'elezione, nuovamente su L. da Silva, di Fernando Enrique Cardoso del Partito socialdemocratico brasiliano (PSDB). Già ministro delle finanze e promotore del “piano real” (che aveva introdotto la nuova moneta, il real, oltre a nuove misure di risanamento economico), studioso apprezzato e colpito in passato dalla dittatura, Cardoso godette di ampio sostegno, non solo da parte dei conservatori. Ma le speranze di una svolta per il Brasile sono state in fretta disattese: lo scontro sociale è andato peggiorando e al buon stato dell'economia (privatizzazione e apertura ai capitali stranieri) è corrisposto un impoverimento generale, anche delle classi medie, con vantaggi solo per i ceti molto ricchi. La mancata riforma agraria ha inoltre scatenato ondate di protesta e ingenti manifestazioni, raccolte intorno al Movimento dei senza terra (MST), in risposta ai continui violenti massacri perpetrati dai latifondisti e spesso impuniti. Nonostante il calo di popolarità nel 1998 Cardoso è stato rieletto alla presidenza con il 53% dei voti e maggior consenso ha ottenuto sia il suo partito (PSDB) sia gli alleati del Partito del fronte liberale (PFL). In una situazione economica non facile prevalgono due questioni: la deforestazione amazzonica (a cui il governo fa fronte in modo confuso, limitando dapprima i permessi per lo sfruttamento della foresta ma riducendo anche la zona legalmente protetta) e la protesta legata alla distribuzione della terra del MST, sempre più diffuso e attivo con azioni sempre più eclatanti, dalle lunghe marce alle occupazioni coordinate in tutto l’immenso Paese
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