Materie: | Scheda libro |
Categoria: | Generale |
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Data: | 25.05.2001 |
Numero di pagine: | 5 |
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Testo
RELAZIONE DEL LIBRO “LA MORTE A VENEZIA” DI THOMAS MANN
BREVE RIASSUNTO:
Gustav von Aschenbach è un celebre scrittore tedesco che ha bisogno d'una catarsi spirituale per ritrovare l'ispirazione e decidere di compiere un viaggio di piacere. L'istinto lo induce verso Venezia, città pittoresca ma anche sinistra, dove intende trascorrere alcuni giorni di tranquillità. Sulla spiaggia vede un ragazzo polacco, Tazio, di divina bellezza. A poco a poco se né invaghisce, al punto d'essere lieto di non partire per un disguido. Si mette a pedinarlo, lo sogna. La sua passione diventa mania: cerca di ringiovanirsi con il trucco; nel frattempo è scoppiata un'epidemia di colera: per evitare il panico le autorità italiane lo negano, ma lui lo sa; potrebbe scappare, e, soprattutto, mettere in guardia Tazio: invece decide di tacere, per non provocare la separazione.
Il giorno che la famiglia si prepara a partire, Gustav va per l'ultima volta a spiare il ragazzo sulla spiaggia; per un attimo s'illude di scorgere nel suo sguardo un lampo di complicità, ma s'abbatte al suolo, morto (colera?).
PERCHÉ È STATA SCELTA PROPRIO VENEZIA?
Secondo la mia opinione è stata scelta proprio Venezia perché, da un passo che emerge dal racconto, un tempo, vi fiorì l’arte. Infatti insieme con Ravenna, sono le due città d’Italia che, dopo il decadimento di Roma, prendono in mano le tecniche artistiche lasciate da questa e le modificano e le migliorano, Ravenna con l’aiuto d’artisti bizantini, mentre Venezia con la lavorazione del vetro da parte dei primi vetrai. Inoltre, quando si imbarca per Venezia, un marinaio gli dice che è una città meravigliosa, dall’attrattiva irresistibile per le persone colte, tanto per la sua storia quanto per il suo fascino attuale. Quello che interessa in questa affermazione è “per le persone colte”, categoria di gente di cui faceva parte anche Aschenbach.
IL PROTAGONISTA SI RIVELA INSICURO; INDIVIDUARE I PASSI DEL BRANO CHE LO DIMOSTRANO:
Uno dei molteplici passi che dimostra la veridicità di quest’ipotesi, emerge dal testo quando il protagonista decide di lasciare di nuovo Venezia (non era la prima volta che Gustav von Aschenbach si era recato in questa città, e l’aveva lasciata per la sua atmosfera) a causa dell’aria malsana e dell’odore un po’ marcio dell’acqua e della palude. Infatti, mentre si trova sulla gondola che lo deve portare al traghetto, è preso da un gran pentimento, e l’atmosfera che prima gli sembrava così da ribrezzo, ora la sentiva più dolce. Ciò che sentiva cosi pesante da dover sopportare era quindi il pensiero di non poter più vedere Venezia, constatando che la sua aria lo faceva ammalare.
IL SENSO DELLA CONTRAPPOSIZIONE TRA ASCHENBACH E TAZIO:
Secondo l’autore, il senso della contrapposizione tra Aschenbach e Tazio, sta nel rapporto che c’è tra vita e morte. Il vecchio repellente indica quest’ultima, che lui incontra sin dall’inizio del racconto, davanti al cimitero di Monaco, fissando la figura dello sconosciuto dai denti di teschio; Tazio rappresenta invece la vita, ma la vita intesa come ipotesi di continuità ideale, non certo di dissipazione terrena. Entrambi i personaggi devono soggiacere poi al contatto col demonio.
ANALIZZARE IL TESTO SECONDO VARI INDICATORI:
Nel racconto emerge anche il tema della corruzione o della dissoluzione. Questo è legato soprattutto all’arrivo del colera. Infatti, al manifestarsi dei primi sintomi della malattia orientale, le autorità veneziane fecero di tutto per tenere nascoste le condizioni sanitarie della città e presero le necessarie misure di sicurezza. Tutto questo fu fatto solamente per il timore di una rovina troppo generale, per le enormi perdite che in caso di panico avrebbero minacciato gli alberghi, i negozi e la molteplice industria turistica. La cittadinanza sapeva, ma la corruzione, con l’incertezza generale, produsse un incoraggiamento a impulsi antisociali che si manifestò con crescente criminalità.
Inoltre è presente anche il tema del mito della bellezza. Le penose manovre di Aschenbach per ridarsi un aspetto giovanile, mentre sottolineano la turpe maledizione della natura, confermano che l’identificazione del vecchio con il suo bellissimo sosia è già avvenuta attraverso il rapporto tra l’artista e il suo modello: “la dedizione commossa di colui che, sacrificandosi, crea nello spirito il bello, verso chi la bellezza possiede, gli invase, gli intenerì il cuore”.
Dalla lettura del libro emerge anche l’ambiguità del fascino esercitato da Tazio su von Aschenbach. Il protagonista è talmente attratto dal “bello” che, al manifestarsi della malattia del colera, visto che il ragazzo polacco non ne era a conoscenza, preferisce tacere per evitare la separazione che potrebbe allontanarlo da lui. Da questo si può concludere che von Aschenbach preferisce la morte al solo pensiero di non poter più rivedere Tazio.
Il protagonista, come ho citato nel breve riassunto, è un’artista. In alcune parti del racconto però, emergono delle contraddizioni che non lo possono far definire veramente come tale, infatti quando decide di scrivere un piccolo saggio su Tazio, dopo averlo completato, pensa solo che, se il testo diventerà famoso, sarà un bene che il mondo conosca soltanto la bella opera e non le sue origini e neanche le condizioni in cui venne formata. A mio parere questo non è giusto perché, se si prende l’esempio di un cantante, quando gli si chiede da dove ha preso l’ispirazione per creare una certa canzone, lui ti risponde senza nasconderne la fonte e la “conoscenza” che gli ha permesso di crearla. Un’altra contraddizione che ho notato è sempre legata a questo passo, cioè dopo aver concluso il saggio si sente stanco e affaticato, e in lui non emerge alcun sentimento per l’aver completato l’opera. Secondo me un vero artista deve sentirsi almeno felice per essere riuscito a concludere il lavoro cui si stava dedicando. Un’altra contraddizione si ha quando Gustav afferma che la parola riesce solo a esaltare la bellezza, ma non a ritrarla; per me questo non è per niente vero perché, se una persona riesce descrivere la bellezza di un’altra persona con le parole, ci può riuscire anche con i “colori”.
In questo racconto l’epidemia ha la funzione di risolvere il problema della corruzione, che si era creato con l’arrivo del colera.
RIFLETTERE SUL MODO IN CUI TAZIO E’ INTRODOTTO NELLA NARRAZIONE:
Innanzi tutto bisogna dire che i personaggi sono i veri elementi di aggregazione di tutti gli avvenimenti presenti nella narrazione. Un personaggio può essere presentato direttamente e indirettamente; in questo romanzo Tazio viene introdotto nella narrazione in base al primo modo, in quanto si da’ la sua descrizione fisica e psichica attraverso la visione del protagonista; infatti il bello ha il viso pallido racchiuso tra i capelli color miele, il naso diritto e fine e la bocca graziosa. Tutto questo, insieme alla sua espressione di serietà incantevole e divina, ricordava le statue greche dell’epoca più nobile. La personalità di Tazio è dolce e tranquilla: è sempre descritto dal protagonista mentre sta compiendo delle azioni delicate e graziose. Esso viene descritto attraverso la prospettiva di Von Aschenbach che lo prende come un modello per poter ritornare alla gioventù passata e non invecchiare. Fa ciò descrivendolo in più parti del racconto, facendo emergere la sua infinita bellezza che il protagonista cerca di raggiungere in vari modi anche andando più volte dal parrucchiere dell’albergo. Più esternamente, Tazio viene descritto con la prospettiva dell’autore che osserva dall’esterno le fasi successive della metamorfosi negativa tra Aschenbach e il bello. Questo romanzo non ha creato in me conseguenze particolari, solo una mia considerazione per il fatto che se Tazio fosse stato descritto da una persona normale, forse sarebbe potuto anche essere meno bello e non considerato quasi come una divinità greca.