Materie: | Tesina |
Categoria: | Generale |
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Data: | 14.02.2001 |
Numero di pagine: | 6 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
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Testo
COLLEGAMENTO INTERDISCIPLINARE DI ITALIANO E STORIA
Il 1943 può essere considerato certamente l’anno più importante della II Guerra Mondiale, in quanto è in questo periodo della guerra che si è deciso l’esito finale.
Infatti, nel 1943 avvenne il ribaltamento dei rapporti di forza fra le potenze dell’Alleanza (U.S.A., Inghilterra, Francia, Canada, Australia,Nigeria ed altre) e quelle del cosiddetto Asse (Italia, Germania, Giappone). Infatti, gli alleati, dapprima sovrastati dalla superiorità dell’esercito tedesco, riuscirono pian piano a sconfiggere le truppe nazifasciste su tutti i fronti principali di guerra, fra cui ricordiamo l’Africa (13 MAGGIO), e il predomino militare degli alleati ai danni delle flotte tedesche e giapponesi.
Soprattutto la disfatta africana, incise notevolmente sul destino del regime fascista in Italia; infatti la popolazione italiana iniziò a manifestare il proprio malcontento al regime, in quanto erano stanchi del peggioramento delle condizioni di vita, e si erano finalmente accorti della esagerata demagogia di cui era impregnato il sistema fascista. Questo malcontento si manifestò con scioperi e con la ripresa dell’attività dei partiti antifascisti, i quali oltre ad avanzare rivendicazioni economiche, manifestarono la propria opposizione alla guerra e al fascismo. Il colpo di grazia alle esigue speranze di Mussolini, che voleva salvare la situazione, fu dato il 10 luglio dallo sbarco alleato in Sicilia , la quale venne facilmente occupata dalle forze anglo-americane, le quali riuscirono in breve tempo a conquistare le regioni meridionali, e riuscirono addirittura a bombardare Roma il 19 luglio, causando 1500 morti e migliaia di feriti.
Questa situazione di disarmante inferiorità militare fu la causa principale delle dimissioni forzate di Mussolini e del suo arresto, decisi dal Gran Consiglio del Fascismo, nella figura di Dino Grandi, e dal Re Vittorio Emanuele III, il quale nominò Badoglio Pietro come nuovo capo del governo, il 25 luglio 1943.
Badoglio inizialmente confermò l’appoggio militare alla Germania, ma aveva già celatamente avviato una trattativa di pace separata con gli alleati, la quale venne sancita definitivamente il 3 settembre 1943 a Cassabile nei pressi di Siracusa. In disaccordo con il comandante delle truppe alleate Einsenhower, l’annuncio alla nazione venne dato dal comandante alleato, e successivamente da Badoglio, l’8 settembre, nonostante la richiesta italiana di posticiparlo ulteriormente per poter permettere la preparazione di un piano per fronteggiare l’inevitabile e furiosa reazione tedesca. Purtroppo la reazione tedesca fu più dura e violenta di ogni più tragica previsione, e si manifestò in tutta la sua violenza soprattutto nel Nord Italia, che era ancora sotto il controllo tedesco. Intanto gli alleati premevano sempre di più e cercavano di sconfiggere le forze tedesche che si erano però attestate saldamente sulla cosiddetta linea “ Gustav “.
Quindi l’Italia oltre a essere divisa militarmente, in quanto parte dell’esercito, lasciato al suo destino e senza direttive precise, era rimasto fedele ai tedeschi, mentre un’altra parte si era unita alle forze anglo – americane o si era riunita in formazione partigiane comandate dal Comitato di Liberazione Nazionale (CNL), che in seguito si unì con altri comitati di liberazione, formando il Corpo Volontario della Libertà (CVL). Intanto il Re e il governo decisero di lasciare Roma, teatro di violenti scontri tra i tedeschi e gli alleati, per mettersi sotto la protezione alleata a Brindisi, dove il 14 ottobre Badoglio dichiarò guerra alla Germania. Da questo momento in poi si susseguirono numerose vicende militari e politiche, che segnarono il destino dell’Italia, che era oramai diventato un campo di battaglia, dove ad aver la peggio fu la popolazione civile.
Infatti, la popolazione era continuamente sottoposta da duri bombardamenti alleati, che in questo modo cercavano di sfondare la linea “ Gustav “, operazione che riuscì definitivamente il 4 Giugno con la liberazione di Roma. Questa operazione, iniziata nel mese di Maggio con un bombardamento intenso a Cassino ( che provocò la distruzione dell’antica abbazia ), si concluse, a caro prezzo per la popolazione italiana, a metà di giugno con la liberazione di Firenze, ma con il rafforzamento della linea difensiva tedesca sulla cosiddetta linea “ Gotica “.
Purtroppo la reazione tedesca fu nuovamente disumana, e a farne le spese furono migliaia di persone massacrate dalla violenza nazista. Un episodio tristemente famoso è certamente il caso di Marzabotto, vicino Modena, dove le SS massacrarono 1836 persone di cui 200 bambini.
Malauguratamente, esso non fu l’unico tragico episodio di gratuita violenza, a essa vanno aggiunte molte altre fra cui il bombardamento di Roma, che oltre a provocare migliaia e migliaia di morti civili nel quartiere San Lorenzo, fu causa dello scoperchiamento di numerose tombe al cimitero del Verano. Questo episodio fu visto da molti come il massimo della violenza e dell’abbrutimento della II guerra mondiale, che non aveva più rispetto neanche dei morti e che causò in molti uomini sensibili un’enorme disagio esistenziale, che fu descritto magistralmente da Giuseppe Ungaretti, con una sua bellissima poesia intitolata “Non gridate più”.
Questa poesia appartiene ad una raccolta, scritta dal 1940 al 1946 e chiamata “ Il dolore “, che è strutturata come una confessione autobiografica che ruota attorno alla definizione data da Ungaretti di se stesso come >. La forma è quella di un diario sul tema del dolore. Una parte della raccolta è dedicata alla memoria della morte del fratello Giovanni e del figlio Antonino; l’ultima sezione abbandona il tono biografico e si sposta su un livello più generale attraverso le immagini, a volte apocalittiche, di squarci della seconda guerra mondiale. > è una poesia di impegno morale e civile, ispirata dal poeta dalla violenza della guerra e dai contrasti scoppiati, dopo la fine delle ostilità, tra le nazioni occidentali e i paesi del blocco comunista. Questa situazione di tensione politica e militare venne definita guerra fredda, in un discorso tenuto a Fulton da Churchill Winston nel marzo 1946, il quale idealizzò la creazione di una linea tra Stettino (Polonia) e Trieste che separava i due mondi contrapposti. Questa ideale linea venne soprannominata “cortina di ferro”, e i contrasti furono a volte tanto gravi da far temere lo scoppio della III Guerra Mondiale.
Questi contrasti non si verificarono solo nei rapporti internazionali, ma anche nell’interno di alcuni Stati, come l’Italia, determinando lotte, spesso cruente, ispirate dalle contrapposte ideologie.
Fu proprio in questo clima di tensione che si levarono le grida di condanna di alcuni poeti, perfino degli ermetici, fra cui appunto Ungaretti, e dei loro epigoni, i quali sentirono il dovere di uscire dal loro narcisistico isolamento e di far sentire il loro grido di dolore per gli odi e le passioni che dividevano ancora gli uomini sopravvissuti all’inumane conflitto. Oltre a condannare l’inspiegabile odio e la violenza, Ungaretti esortava gli uomini alla pacificazione degli animi in nome delle sofferenze e dei lutti recenti, e in rispetto della memoria dei milioni di morti, che sembrano quasi lanciare un flebile messaggio di pace, di speranza e di civiltà. Non ascoltare questa flebile voce dei morti era come ucciderli un’altra volta, perché significava che il loro sacrificio era stato vano ed inutile. Quindi il poeta con questa poesia fece sentire la propria voce, con brevità e semplicità di parole, esortando gli uomini a raccogliersi in religioso silenzio, per ascoltare e comprendere il messaggio dei morti.
Con questa poesia, secondo i critici, Ungaretti svolge un motivo affine a quello della foscoliana corrispondenza d’amorosi sensi (nei Sepolcri), ossia di un dialogo ideale tra vivi e i morti. In effetti, però si è visto che si tratta di un’affinità solo generica, perché le motivazione del dialogo tra i vivi e i morti sono ben diverse, dovute alla diversità delle epoche storiche a cui si riferiscono i due poeti.
Il Foscolo, volendo scuotere gli Italiani del suo tempo dal loro torpore spirituale e indurli a combattere per la liberazione della patria, fu mosso da un intento patriottico quando scrisse che le tombe dei forti spingono gli animi eroici a compiere imprese gloriose verso la patria. Ungaretti, volendo esortare gli italiani del suo tempo a deporre gli odi e a vivere in pace fra loro, fu mosso da un intento morale e civile, e pertanto affidò ai morti non il compito di indurre gli italiani a compiere imprese gloriose, ma quello di indurre gli Italiani a non azzuffarsi più tra loro, a meditare sulla disumanità e la follia delle guerre, a godere i frutti della pace e della convivenza civile. Quella del Foscolo è dunque una esortazione energica e battagliera, mirando ad accendere negli uomini la passione e l’ideale patriottico; quella di Ungaretti, invece è pacata e mira a far ragionare gli uomini sugli effetti catastrofici e nefasti dell’odio e delle guerre, che affliggono e disonorano l’umanità. In breve il Foscolo, facendo leva sulla corrispondenza di amorosi sensi tra i vivi e i morti, parla al sentimento degli Italiani, Ungaretti alla loro ragione.