Materie: | Scheda libro |
Categoria: | Generale |
Voto: | 1.5 (2) |
Download: | 883 |
Data: | 19.11.2001 |
Numero di pagine: | 3 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
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Testo
SCHEDA LIBRO
• Alunno: Veneziani Carlo
• Classe: IV A
• Scuola: Liceo Scientifico “Blaise Pascal”, Busto Arsizio
• Data di lettura: 6 novembre 2001 – 14 novembre 2001
• Autore: Thomas S. Kuhn
• Titolo: “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”
• Editore: Biblioteca Einaudi
1) Argomento centrale e linee di sviluppo generali
L’argomento centrale è riconoscere il ruolo che hanno i paradigmi nella ricerca scientifica e analizzare le ragioni che portano gli scienziati ad operare una “rivoluzione”.
Secondo Kuhn esistono nella storia periodi in cui domina un paradigma, inteso come modello scientifico universalmente riconosciuto dalla comunità di scienziati: tali periodi sono chiamati “scienza normale”. In questo periodo gli scienziati risolvono i problemi (rompicapo) determinati dal modello in questione. La scienza normale è un sapere “cumulativo”, cioè si arricchisce progressivamente.
Ma capita che, un sapere arricchendo i suoi contenuti, si esponga al rischio di essere smentito. Quando gli scienziati perdono la fiducia nella teoria fino a quel momento abbracciata, la scienza normale entra in crisi. Nasce così la scienza straordinaria dalla quale emerge un nuovo paradigma, punto da cui si articolerà di nuovo la scienza normale. Il passaggio da un paradigma ad un altro è chiamato rivoluzione scientifica. Esempio di rivoluzione scientifica è quella dall’astronomia tolemaica a quella copernicana.
2) Passaggi argomentativi / dimostrativi di rilievo
Kuhn descrive il passaggio dall’astronomia tolemaica a quella copernicana come un riorientamento gestaltico: quando la comunità scientifica abbraccia un nuovo paradigma, è in possesso della stessa quantità di dati di prima ma, ed in questo sta la vera rivoluzione, li pone tra loro in relazioni differenti. Caso esemplare di rivoluzione scientifica è quella copernicana, in cui la concezione geocentrica (vecchio paradigma) è sostituita da quella eliocentrica (nuovo paradigma).
3) Contesto e motivo della pubblicazione
Pubblicato agli inizi degli anni ’60, il libro costituisce un recupero della rivoluzione scientifica (1543 – 1687). L’autore, impegnato in un corso sperimentale di fisica, si mise in contatto per la prima volta con la storia della scienza e con teorie e pratiche scientifiche, e ne fu affascinato. Il risultato fu un mutamento di indirizzo, che lo portò dalla fisica allo studio della storia della scienza.
4) Pagine scelte e perché
Capitolo III, pagina 43. Tema ricorrente nell’opera di Kuhn è “paradigma”. In una scienza il termine paradigma non è, come nell’uso corrente, un modello (ad esempio amo, as, avi, atum, are) che permette la riproduzione di esempi, ma è lo strumento per una ulteriore articolazione di quei fenomeni e di quelle teorie già fornite.
Capitolo XIII, pagina 196. Al contrario di quanto si possa comunemente pensare, Kuhn sostiene che il passaggio da un paradigma ad un altro non porta ad un reale progresso: lo sviluppo della scienza è “ateologico” in quanto senza scopo e senza fine. Non ha senso, quindi, parlare di un progresso verso un fine, cioè verso la completa e definitiva verità sul cosmo.
5) Breve biografia dell’autore
Thomas S. Kuhn è nato a Cincinnati, nell’ Ohio nel 1922. Storico e filosofo della scienza statunitense, si è formato nell’ambito di studi di fisica, ottenendo il dottorato all’università di Harvard. Passò poi alla storia della scienza, pubblicando un’importante monografia sulla nascita dell’astronomia moderna (La rivoluzione copernicana, 1957) e un articolo su La conservazione dell’energia come esempio di scoperta simultanea (1959). Nell’ambito dei suoi studi storici maturò le posizioni sviluppate nel volume La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962). Tra le altre sue opere vanno ricordate: Sources for History of Quantum Physics (1966) e alle origini della fisica contemporanea (1978). La sua carriera universitaria lo ha visto docente di Storia delle scienze e in seguito di Filosofia della scienza ad Harvard, Berkeley e a Princeton. È morto nel 1996.
6) Note personali
La lettura di questo testo mi ha riservato notevoli difficoltà tanto da rendere necessaria la stesura di uno schema che riassumesse i passaggi logici del pensiero dell’autore. Non nascondo però le soddisfazioni ottenute a lettura ultimata, dall’aver schematizzato e acquisito un pensiero così complesso. Particolare fascino hanno esercitato i capitoli sulla gradualità dell’accumularsi del sapere scientifico e sulla precarietà dei traguardi acquisiti. Ogni scoperta non è che una porta spalancata verso un infinito sapere da esplorare.