Analitica trascendentale

Materie:Appunti
Categoria:Fisica

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Testo

ANALITICA TRASCENDENTALE
L’intuizione spaziale e temporale non è ancora conoscenza. La sensibilità non è che una delle fonti del conoscere; l’altra è l’intelletto in quanto facoltà di pensare i dati della sensibilità, riferendoli a concetti. Sensibilità ed intelletto sono indispensabili alla conoscenza, perché senza sensibilità nessun oggetto verrebbe dato e senza intelletto nessun oggetto verrebbe pensato (“I pensieri senza intuizioni sono vuoti, le intuizioni senza pensieri sono cieche”). Mentre la sensibilità è recettiva, l’intelletto è attivo e opera mediante le categorie o concetti. La conoscenza consiste nell’unificare diverse rappresentazioni in una rappresentazione comune. La sensazione è una rappresentazione immediata mentre l’attività dell’intelletto è mediata e discorsiva cioè si esplica per mezzo dei concetti nel giudizio; l’intelletto è dunque la facoltà di giudicare. Le categorie non sono rappresentazioni generali astratte, ma sono solo modi con cui l’intelletto unifica il molteplice delle intuizioni sensibili. Poiché esplicano la loro funzione nel pensiero, come predicati di giudizi possibili, esse sono tante quante sono le possibili forma di giudizio. Per questo Kant ritiene di poter ottenere l’elenco completo delle categorie basandosi sulle tavole dei giudizi della logica tradizionale. Questa comprende dodici tipi diversi di giudizio raggruppati secondo la quantità, la qualità, la relazione, la modalità; dodici dunque sono anche le categorie Kantiane ugualmente ripartite.
Questo ricorso alla logica formale è considerato il punto debole della dottrina Kantiana e infatti la classificazione che ne risulta appare casuale e arbitraria, tanto più se si tiene conto che la logica trascendentale si contrappone alla logica tradizionale proprio per il modo diverso in cui vengono intesi i concetti. I concetti puri sono solo le condizioni a priori senza i quali non è possibile pensare un oggetto, ma il pensiero deve sempre riferirsi al materiale sensibile ordinato nello spazio e nel tempo. Spazio, tempo e categorie appartengono al soggetto, sono il nostro modo di rappresentarci le cose e di pensarle secondo determinati rapporti. Ciò che noi conosciamo è, quindi, il fenomeno, la realtà come appare a noi, mentre la realtà in sé (noumeno) ci è ignota.

L’IO PENSO
L’individuazione delle categorie dell’intelletto non risolve un problema ancora molto grave: Come può un’attività soggettiva condizionare obiettivamente l’esperienza? Si tratta di stabilire con quale diritto le categorie possano garantire la validità universale e necessaria nell’ambito fenomenico. La dimostrazione di un diritto è detta in termini giuridici “deduzione”. La parte dell’analitica trascendentale in cui Kant si occupa del problema dell’oggettività delle categorie prende il nome di Deduzione trascendentale. Essa è una delle parti più complesse di tutta la critica. Tutto il processo conoscitivo avviene per Kant attraverso l’attività del soggetto pensante che, come sensibilità, organizza secondo dimensioni spazio – temporali un qualcosa, un dato, che viene poi disposto secondo le funzioni delle dodici categorie. Data una simile impostazione è evidente che la realtà naturale, che noi descriviamo attraverso le scienze naturali e la fisica, è il risultato dell’attività del soggetto pensante. E’ appunto una realtà fenomenica risultato dell’attività organizzatrice del pensiero. Ma chi mi garantisce che la natura si conformerà alle categorie dell’intelletto? Il problema si pone perché l’intelletto umano non è né creativo, in modo che possa produrre esso stesso gli oggetti, né passivo, tale che sia limitato semplicemente a rispecchiare la realtà cosi come è. Nel primo caso, infatti, l’oggetto sarebbe determinato dal soggetto; nel secondo caso il soggetto sarebbe determinato dall’oggetto. Il problema esiste perché il soggetto non crea, ma ordina solo il materiale proveniente dall’esterno, dalla sensibilità, dall’esperienza.
Kant ricorre, per risolvere il problema, al concetto dell’ “Io penso”, che non va confuso con l’anima sostanziale né con la singola individualità. L’ “Io penso” è la struttura mentale, che Kant definisce appercezione o autocoscienza trascendentale comune a tutti i pensanti, grazie alla quale tutte le rappresentazioni vengono unificate.
Una rappresentazione che non fosse pensata dall’ “Io penso” non sarebbe nulla. Un oggetto è un oggetto di conoscenza in quanto viene da me pensato; di conseguenza esso si costituisce come oggetto solo in conformità alle leggi del mio pensiero. L’unità sintetica dell’autocoscienza è quindi la condizione oggettiva di tutta l’esperienza. L’analitica trascendentale giunge alla piena giustificazione della scienza della natura; Questa risulta possibile solo se per natura non si intende altro che il mondo fenomenico a cui il soggetto trascendentale impone le sue leggi. La rappresentazione è un atto della spontaneità, non può essere ritenuta propria della sensibilità. Si chiama “appercezione pura” o “appercezione originaria” perché è una e identica in ogni coscienza. Si chiama anche “unità trascendentale dell’autocoscienza” per designare le possibiltà di una conoscenza a priori, che su essa si basa. Infatti le molteplici rappresentazioni non potrebbero tutte assieme essere mie rappresentazioni se tutte assieme non appartenessero ad una sola autocoscienza.

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