Zenone

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Testo

ZENONE
(540-? a.C. circa)
I paradossi zenoniani prendono il nome di logoi (ragionamenti): furono una spinta formidabile allo sviluppo della logica e a teorie alternative che giustificassero il divenire pur mantenendo fermo l'essere immutabile ed eterno. Per superare l'aporia della divisibilità infinita messa in luce da Zenone, Democrito formulò la sua teoria degli atomi, ma si cimentarono nella sua confutazione anche Aristotele e Platone.
Tutti i paradossi di Zenone, come già detto, vogliono dimostrare l'impossibilità del molteplice e del divenire: ciò che appare non ha alcuna importanza, perché la verità è comunque quella alla quale si arriva logicamente per mezzo della ragione.
Alcuni esempi di argomenti (logoi) zenoniani:
Il moto non esiste (Achille e la tartaruga).
Uno degli aspetti della realtà che giustificano maggiormente l'esistenza del divenire è l'esistenza dell'estensione della materia nello spazio e nel tempo, ovvero il suo occupare diversi spazi in tempi diversi. Celebre è il paradosso di Achille e della tartaruga. Zenone dimostrò come non fosse possibile per Achille raggiungere la tartaruga partita prima di lui.
Per Zenone il moto si spiega come il passaggio da un punto di partenza a un punto di arrivo. Ma per arrivare al punto di arrivo occorre arrivare prima alla metà di questo percorso, e per arrivare alla metà di questo percorso, occorre arrivare alla metà del percorso che va dall'inizio al punto intermedio, e così via: in sostanza, un uomo, per raggiungere una posizione nello spazio, deve sempre prima percorrere i segmenti intermedi, e questi segmenti, essendo lo spazio divisibile all'infinito, sono infiniti... ora, come può Achille raggiungere la tartaruga se è alle prese con la divisione infinita degli spazi che la separano da essa?
La divisione infinita dello spazio comporta che Achille in realtà non si muova mai, ma resti sempre fermo, nell'impossibilità di uscire dall'infinita serie di segmenti divisibili. Inoltre, il movimento è una serie sequenziale di istantanee ferme (di posizioni immobili che si succedono una dopo l'altra), come possono prendere movimento tali posizioni immobili, se sono immobili? Come può scaturire il movimento dal non-movimento? (si veda anche la concezione del tempo di Severino).
Il paradosso del chicco di grano.
I paradossi zenoniani insistono spesso sul rapporto finito-infinito, parte-intero. Come può, ad esempio, qualcosa che preso da solo ha un significato, moltiplicato, ne ha un altro? Un chicco di grano, cadendo, non produce alcun rumore. Un sacco di grano invece si. Come può una somma di silenzi dare origine a un rumore?
La divisione del molteplice.
Come è possibile allora che le cose molteplici possano costituire un intero? Se le cose sono molteplici (ovvero divise e distinte le une dalle altre) devono per forza essere separate da altre cose intermedie, ma che cosa stabilisce il numero di questi intermedi, essendo il molteplice, per sua stessa natura, indefinito?
Dunque Zenone illustra con esempi pratici ciò che il maestro Parmenide aveva teorizzato; le aporie che sorgono dai suoi logoi sono tali perché, per Zenone e per Parmenide, in realtà non vi è alcun rapporto tra verità (raggiunta per mezzo della ragione) e mondo sensibile (opinione, non-verità), mentre per gli uomini che non seguono la strada della verità, si apre la lotta per far coincidere l'apparenza sensibile alle conclusioni contrarie suggerite dalla ragione.

Esempio