Voltaire, Rousseau, Kant

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Testo

L’ILLUMINISMO
VOLTAIRE:
Voltaire scrive il „Trattato sulla tolleranza“ (1763), egli è un filosofo francese vissuto nel ‘700. Il “Trattato sulla tolleranza” viene scritto per trattare di un caso giudiziario capitato a Tolosa nel 1762. Questo caso parlava di un ragazzo ucciso di confessione calvinista. Egli era stato trovato impiccato e quindi si pensava ad un omicidio; l’inchiesta giudiziaria sosteneva che era stato ucciso dal padre perché voleva convertirsi al cattolicesimo. La magistratura ritiene che il padre fosse stato colui che ha compiuto il fatto ma sostenuto e aiutato da tutti i familiari. Il movente del delitto era religioso. Il padre viene condannato a morte con il supplizio della ruota; i familiari vengono rinchiusi in carcere e in convento. Oltre a trattare questo caso, Voltaire compie un’indagine storica sulla città di Tolosa. Questo delitto sarebbe l’esito finale di un clima di odio religioso che era iniziato a meta ‘500. in varie città francesi in questi anni c’erano molti scontri tra cattolici e calvinisti. Vincono i cattolici ma restano comunque molte comunità di calvinisti in Francia; la religione di stato resta il cattolicesimo. L’odio nei confronti di una comunità religiosa diversa, trasforma un suicidio in un omicidio a scopo religioso. Lo scopo di Voltaire è quello di dimostrare l’incompetenza della magistratura nelle indagini. I giudici che avevano condotto le indagini appartenevano a sette cattoliche di incappucciati, che profettavano una religiosità radicale.
Voltaire pone l’attenzione sul fatto che il cadavere di Marc-Antoine Calas, il figlio, sia stato portato in processione per le vie della città dai cattolici. Voltaire critica queste cerimonie che evidenziano la presenza di un cattolicesimo oscurantista e fondamentalista che soffoca il buonsenso e la ragione delle persone. Voltaire attraverso il caso Calas denuncia il cattolicesimo per lo stato d’ ignoranza, poiché si basava ancora sulla superstizione e il pregiudizio: il cattolicesimo non educa, ma rende ignorante.
Con questo trattato Voltaire getta luce e fa chiarezza sui fatti con la facoltà umana che Voltaire ritiene indispensabile per allontanare le tenebre e fare chiarezza: la ragione, la razionalità.
L’opera è così importante che consentirà la riapertura del processo con nuovi giudici e una nuova sentenza, secondo la quale il motivo del suicidio di Marc-Antoine Calas era l’insuccesso imprenditoriale e personale che lo aveva portato al suicidio.
Questo processo è uno scontro fra la razionalità e le tenebre, l’ignoranza e l’oscurantismo. Con ciò si può vedere come per gli illuministi sia importante l’istruzione. Questi riti della religione possono essere eliminati solo attraverso l’educazione e la ragione. Per Voltaire è necessario colpire la fonte dell’ignoranza che fa leva sul popolo francese, ovvero la Chiesa di Roma. Il compito di educare deve essere tolto alla chiesa ed affidato allo stato, il quale però dovrebbe creare scuole per educare i suoi sudditi sostituendole a quelle della chiesa.
Il fenomeno per il quale una persona viene giudicata colpevole solo perché appartenente ad un’altra confessione, viene chiamato da Voltaire “intolleranza”. Un intollerante è colui che giudica negativamente una persona per la sua appartenenza religiosa. L’“intolleranza” era già stata utilizzata da John Locke in varie opere nelle quali aveva parlato della necessità di essere tolleranti.
Queste opere di John Locke facevano riferimento ad una legge inglese del 1689, ovvero “l’atto di tolleranza”, che sosteneva che tutte confessioni tranne quella cattolica e musulmana erano tollerate all’interno dei confini d’Inghilterra. Quelli non tollerati erano:
- i cattolici → devoti alla Chiesa di Roma e al Papa
- i musulmani → devoti a Califfo di Costantinopoli
- gli atei → considerati inaffidabili
Al contrario all’interno dello Stato francese ci sono ancora molti scontri religiosi. Nel “Trattato sulla tolleranza” Voltaire si rifà alla religione dei greci e dei romani, i quali invece di perseguitare le altre religioni le integravano alle proprie. Nel mondo greco la prima cosa che un viandante faceva nell’entrare in una nuova città, era di rendere omaggio agli dei. Con questo Voltaire vuole dimostrare l’apertura verso la religione degli antichi e allo stesso tempo sostenere che l’intolleranza religiosa è qualcosa di artificiale, innaturale e ovviamente violento.
Voltaire usa la parola “fanatismo”; viene considerato fanatico chiunque metta in atto comportamenti intolleranti nei confronti degli altri.
ROUSSEAU:
Rousseau è un altro pensatore illuminista di spessore, il quale ha scritto il “Discorso sull’ineguaglianza”. Questo è un articolo che Rousseau scrive partendo dalle analisi delle opere di Thomas Hobbes e di John Locke sullo stato di natura. Egli le critica poiché entrambe hanno un limite:
- Thomas Hobbes descrive l’uomo che vive nello stato di natura come l’incarnazione del male, un essere malvagio, violento ed egoista.
- John Locke descrive l’uomo dello stato di natura già come un essere socievole e razionale.
Questi giudizi morali non possono essere attribuiti agli uomini che vivono nello stato di natura, sostiene poi che gli stati di natura dei due pensatori sono artificiali poiché vengono usati giudizi morali che potrebbero essere usati solo per un uomo civilizzato. Rousseau scarta quindi l’ipotesi pessimistica di Hobbes e quella ottimistica di Locke.
Rousseau si rifà ai studi scientifici e antropologici compiuti nella metà del ‘700 da scienziati, naturalisti e biologi. L’opera più importante era l’ “Histoire naturelle” di uno scienziato francese di nome Buffon; egli sostiene che all’origine gli uomini vivessero in uno stato selvaggio e quindi l’uomo è paragonato ad un animale selvaggio che vive con altri animali selvaggi. Tra tutti gli animali che abitavano la Terra l’uomo era quello più indifeso e preda degli altri animali perché mancava di armi naturali. Buffon arriva a descrivere l’uomo come un animale che vive in una Terra popolata da mostri; egli basa questa idea sul ritrovamento di alcuni fossili di dinosauri o di mammut che venivano considerate creature contemporanee dei primi uomini.
Secondo Buffon l’uomo avrebbe poi cominciato a vivere in società e questo avrebbe fatto sviluppare le facoltà razionali dell’uomo. Questa tendenza a raggrupparsi era tipica anche degli animali (branco), ma a differenza di questi gli uomini sviluppano “associazioni di idee” o facoltà intellettive. Quello che distingue gli uomini dagli animali, è quindi lo sviluppo della razionalità, la quale fa passare l’uomo da vittima a predatore. Infatti questo perfezionamento esiste solo negli uomini ed è legato all’uso della razionalità.
Per Rousseau la razionalità deriva dalla socievolezza. Per Buffon l’uomo diventa razionale dopo che si trova a vivere con gli altri. Rousseau prende spunto da Buffon e sostiene che gli uomini vivevano originariamente in uno stato selvaggio, accumunandoli così agli animali. L’uomo già nello stato di natura era dotato di due sentimenti/stati d’animo: -amore di sé
- compassione
- AMORE DI SÉ equivale a quello che gli scienziati chiameranno autoconservazione, ossia quei comportamenti che l’individuo mette in atto per sopravvivere.
- COMPASSIONE sostituisce la parola di Locke socievolezza e significa identificazione dell’uomo con le sofferenze del proprio simile; è un contatto emotivo con il proprio simile.
Per esempio gli uomini si riproducono perché è una cosa naturale, ma poi non si curano dei propri figli poiché sono individui amorali. L’uomo si trova proprio in uno stato selvaggio in cui non c’è nessuna forma di morale e le sue emozioni sono come quelle animali.
L’uomo per difendersi dagli altri animali entra forma una società naturale, che è un passaggio intermedio tra lo stato di natura e quello civile.
SOCIETÀ NATURALE: è quella società in cui l’uomo si riunisce per difendersi dalle aggressioni di altri animali e quindi è la prima forma di vita sociale a cui l’uomo dà origine. L’uomo non lo fa né per un’inclinazione naturale né per dare inizio ad uno stato civile, ma a puro scopo difensivo.
L’uomo incomincia a coltivare i campi, a costruire attrezzi agricoli e a difendere la sua comunità costruendo armi. Questa fase coincide quindi con lo sviluppo dell’agricola e l’utilizzo dei metalli (età del ferro). Vivendo a stretto contatto fra di loro, gli uomini sviluppano sentimenti ed emozioni più complesse come l’amore per il prossimo, l’egoismo, l’odio, l’invidia, l’ambizione…. In questa società naturale, l’uomo mantiene ancora in vita la sua originaria spontaneità e quindi Rousseau lo giudica positivamente, come un buono stile di vita.
Ad un certo punto del loro sviluppo sociale alcuni uomini incominciano a recintare i terreni, a difenderli con le armi e ad elaborare un diritto che legittimi l’uomo nel possesso esclusivo dei terreni; c’è perciò la nascita della proprietà privata. Nel “Discorso sull’ineguaglianza” Rousseau sostiene che la disuguaglianza fra gli uomini sarebbe nata proprio con la proprietà privata. Ed è quest’ultima che porta allo stato civile. Lo stato civile è quindi basato sulla disuguaglianza poiché poche persone hanno diritto a godere delle terre, mentre tutte le altre non possiedono risorse e sono escluse dai benefici della proprietà privata.
Rousseau sostiene che lo stato civile sia basato su un “patto iniquo”, perché solo una parte degli abitanti dello stato ha il potere e lo esercita attraverso la polizia e la magistratura. Chi ha il controllo delle armi e della giustizia impone questo patto a chi non lo ha e quindi è un patto imposto dai forti ai deboli.
Secondo Rousseau lo stato civile non è una forma di progresso della civiltà, bensì qualcosa d’ingiusto e regressivo. Lo stato civile non è un’evoluzione verso una vita migliore per l’uomo poiché nasce da una sopraffazione. L’uomo usa la propria razionalità per fini egoistici.
Al contrario degli altri illuministi, Rousseau critica la ragione poiché non è detto che venga usata per il bene comune, ma può essere utilizzata per scopi egoistici. Rousseau sostiene che il tipico stato che si fonda su un patto iniquo è lo Stato inglese, poiché persone che hanno un forte potere economico, come i grandi imprenditori, lo utilizzano per costruire strutture politiche e giudiziarie che servono per i loro interessi (questa teoria viene poi ripresa da Hegel e Marx).
Secondo Rousseau, in un’opera chiamata “Contratto sociale”, perché il patto sia equo occorre che sia il risultato della volontà generale, la quale è amante del bene comune. La volontà generale è l’espressione dell’intera nazione e quindi è soltanto il popolo ad essere depositario della sovranità. Il problema è che la sovranità non può essere né trasferita, né delegata a istituzioni superiori.
Perciò la sovranità deve appartenere al popolo, il quale è depositario del potere legislativo.
Alcuni ritengono che il concetto della volontà generale corrisponda ad un modello di “democrazia diretta”, ovvero un tipo di democrazia in cui il popolo esercita direttamente e attraverso una forma di concordia generale le funzioni legislative ed esecutive che in uno stato liberale apparterrebbero a istituzioni distinte.
Rousseau ritiene che la volontà generale si esprima attraverso dei commissari che sono uomini politici che curano temporaneamente le funzioni amministrative dello stato. I commissari non sono dotati di competenze giuridiche, ma sono espressione della volontà generale; essi non hanno poteri veri e propri ma sono depositari temporanei e revocabili di determinate funzioni.
L’idea di Rousseau cerca di essere applicata sia dai Giacobini in Francia (1793/94) e dai Bolsceviti in Russia (1917).
KANT
Kant è un pensatore tedesco che insegnava presso l’università prussiana di Königsberg.
Nel 1795 egli pubblica uno scritto chiamato “Per una pace perpetua”, il quale viene pubblicato dopo che la Prussia aveva stipulato un contratto con il governo francese riconoscendo che il regime politico francese era repubblicano.
Il progetto “Per una pace perpetua” parte da alcune considerazioni che Kant aveva già affrontato nell’opera “La critica del giudizio”. In essa aveva analizzato l’idea di finalità e l’aveva applicata alla natura.
Kant parte dalla considerazione che la natura non ha una propria finalità, non ha obiettivi specifici da realizzare. Questa finalità sarebbe invece il risultato di un’idea che l’uomo applica alla natura. È l’uomo che produce una finalità e la applica alla natura. Essendo l’uomo a concepire la finalità è come se l’intera natura si comportasse per servire all’uomo. Per esempio Kant dice che la lana di cui è dotata la pecora serve per vestire l’uomo, l’acqua serve per placarne la sete, l’albero serve per costruire un tetto, navi.
Kant sostiene che l’uomo non può comprendere se le cose della natura hanno “in sé “ (an sich) una finalità. Non essendo in grado di farlo, l’uomo attribuisce una finalità alla natura, ovvero quella di servire l’uomo.
Così come Kant sostiene che si può solo dare una finalità alla natura, allo stesso modo sostiene come Hobbes che l’uomo nello stato di natura fosse egoista e violento. Di conseguenza l’uomo decide di uscire dallo stato di natura ed entrare in uno stato civile, dove ogni forma di violenza e arbitrio viene allontanata. Nello stato civile vige il diritto positivo, il quale regola la vita delle persone.
Differenze fra Thomas Hobbes e Immanuel Kant:
- Hobbes pone l’accento sulla sicurezza
- Kant pone l’accento sulla ragionevolezza, ovvero sul ritenere che la condizione di vita nello stato civile realizza nella maniera migliore la razionalità dell’uomo. L’uomo infatti affina le sue capacità razionali. Kant agisce proprio come un illuminista ritenendo che la ragione sia ciò che realizza l’uomo. L’uomo si realizza come essere razionale sviluppando associazioni di idee.
A questo proposito Kant scrive un breve articolo chiamato “Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?” nel quale sostiene che l’uomo che vive nello stato civile ha il pieno diritto di sviluppare le proprie capacità razionali in senso critico verso chi esercita il potere. Egli spiega l’importante funzione dell’illuminismo, ovvero far uscire l’uomo dalla sua condizione di minorità per diventare adulto.
MINORITÀ: l’umanità precedente fatta di uomini che dovevano farsi guidare da altri uomini, i principi.
L’illuminismo insegna agli uomini a ragionare con la propria testa e quindi ad uscire dalla minorità e a diventare adulti.
Secondo Kant la ragione critica deve essere usata dagli uomini per criticare l’azione politica dei sovrani attraverso giornali e libri. L’uomo ha una doppia funzione:
- ubbidiente nei confronti delle leggi: come suddito per garantire la sicurezza dello stato (soggezione)
- criticare l’azione politica dei sovrani (libertà).
L’uomo è vincolato rispetto alla legge dello stato ma è libero nell’esprimere il proprio pensiero.
“IL PROGETTO PER UNA PACE PERPETUA”
In quest’opera Kant ritiene che come è stato possibile migliorare la vita dell’uomo all’interno dello stato in quanto essere razionale, così è possibile anche migliorare i rapporti fra gli stati. L’idea di razionalità non dovrebbe esistere solo dall’interno di uno stato ma anche per le relazioni fra i diversi stati. L’opera di Kant sostiene che è possibile costruire relazioni pacifiche fra gli stati.
- Hobbes: Secondo Hobbes le relazioni fra gli stati sono come quelle dell’uomo di natura, è come se vivessero sempre in uno stato di natura, in uno stato di guerra permanente. Egli studia le vicende storiche degli stati e vede che non ci sono stati momenti di pace. Egli fa un’analisi (constatazione) empirica, ovvero si basa sull’esperienza.
-Kant: Kant ritiene invece che i rapporti fra gli stati si possano basare sulla razionalità per creare relazioni durature e pacifiche. Cosí come gli uomini sono entrati in uno stato civile da uno stato di natura, è possibile per alcuni stati uscire dallo stato di guerra permanente per creare una pace duratura, affinché si realizzi lo stato civile occorrono 3 condizioni:
1) deve essere rispettato il diritto di ospitalità per gli stranieri
2) tutte le forme di governo devono essere repubbliche
3) deve essere realizzata una federazione di stati.
1) DIRITTO D’OSPITALITÀ: Significa che lo stato deve proteggere i diritti dei cittadini stranieri e non deve giudicarli come spie o nemici. Questo diritto deve essere reciproco. Allo stesso modo c’è il dovere di non interferire con la politica degli altri stati; queste interferenze possono essere di carattere politico-militare o economico (come la Gran Bretagna, che interferiva con popoli dell’Asia, sfruttandoli a proprio vantaggio).
2) REPUBBLICA: Per repubblica intende uno stato in cui ci sia una Costituzione e un Parlamento e dove quest’ultimo sia l’espressione del popolo (principio della volontà generale di Rousseau). In più è fondamentale la divisione dei poteri: Un’assemblea esercita il potere legislativo, un’altra quello esecutivo e alla magistratura appartiene il potere giudiziario. Perciò ad ogni istituzione compete un potere diverso.
3) FEDERAZIONE: Gli stati che rispettano questi principi possono riunirsi in una federazione di stati. Gli stati stipulano un Covenant e si uniscono.
C’è poi un’altra regola che gli stati devono rispettare affinché il Covenant vanga mantenuto ed è quella di “non commettere quell’azione, commessa la quale la pace verrebbe violata”. Ciascun stato deve sapere l’azione che non deve compiere per violare il Covenant e la pace. Al momento in cui uno stato trasgredisce, il Covenant finisce. Kant ha una visione ottimistica della storia e dell’unanimità poiché pensa che sia possibile creare una federazione di stati dove c’è una pace perpetua, nonostante l’esperienza dimostri che gli stati sono sempre in guerra. La federazione di stati deve comunque dotarsi di un esercito permanente per potersi difendere dagli attacchi degli stati esterni. La pace perpetua è perciò una condizione che può essere mantenuta solo all’interno della federazione.
“CRITICA DELLA RAGION’PURA”
Nell’introduzione a quest’opera, Kant cerca di capire se è possibile fondare la filosofia o la metafisica su basi scientifiche come lo è possibile per la matematica e la fisica. Il modello al quale egli si rifà è quello matematico e geometrico; queste sono scienze perché sono in grado di aumentare la conoscenza umana.
Kant si chiede se anche la metafisica può essere utilizzata per aumentare la conoscenza umana. Egli ritiene che lo strumento principale della ricerca della metafisica sia la ragione, come avevano detto gli illuministi, i quali dicevano che la ragione poteva conoscere ogni cosa (onnipotenza della ragione).
Kant immagina che la ragione sia condotta dinanzi al tribunale della ragione, per scoprire se è veramente onnipotente o se ha dei limiti. Egli vuole colpire tramite un’analisi critica questa credenza illuministica secondo la quale la ragione era pura e conosceva immediatamente le cose. Critica la ragione nella sua presunzione di purezza.
PUREZZA: Per purezza intende il fatto che la ragione possa conoscere le cose in maniera immediata e intuitiva attraverso un “intuizione intellettuale”, ovvero senza l’aiuto dei sensi o di strumenti. Solo la ragione conducendo se stessa davanti al tribunale può capire i suoi limiti.
Secondo Kant questa pretesa della ragione di conoscere attraverso una intuizione intellettuale è impossibile; l’unico che può farlo è invece colui che ha creato gli oggetti, ovvero Dio. Gli uomini non essendo creatori non possono essere dotati di alcuna intuizione intellettuale ma possono conoscere le cose in modo mediato.
La critica della ragion pura si divide in due parti:
-estetica trascendentale
-logica trascendentale
Entrambe hanno in comune l’essere trascendentali. Kant usa questa parola come sinonimo di “a priori”; ciò significa che il soggetto che è dotato di strutture conoscitive innate (sono connaturale in lui), che applica alle cose circostanti (oggetti).
- ESTETICA: dal greco “aistesis” che significa sensazione. Nell’estetica trascendentale Kant studia quella parte delle conoscenze trascendentali umane che è la sensibilità. Questo significa che la sensibilità è passiva o recettiva, nel senso che può recepire ed essere modificata dagli oggetti circostanti. Gli oggetti esterni possono quindi modificare la sensibilità dei soggetti. Viene quindi prodotta una sensazione.
Per Kant le sensazioni sono intuizioni empiriche, ovvero intuizioni che dipendono dalle esperienze e dal contatto con gli oggetti. Queste sono sensazioni che si provano subito dopo il contatto con gli oggetti.
Le intuizioni che il soggetto ha degli oggetti vengono secondo Kant ordinate secondo lo spazio e il tempo, le quali sono forme o intuizioni pure.
Le forme o intuizioni pure si trovano nel soggetto e sono le strutture conoscitive dell’uomo. Tutti gli oggetti che vengono intuiti dall’uomo è come se avessero una disposizione nello spazio e una successione nel tempo. Sono pure in quanto sono a priori nel soggetto; se non ci fossero i soggetti non ci sarebbero spazio, tempo e oggetti.
Kant chiama questa teoria “rivoluzione copernicana” e ciò per indicare che sono gli oggetti a dover adattarsi alle strutture conoscitive dell’uomo. È la stessa cosa della Terra che gira intorno al sole.
Oggetti intorno all’ uomo = come Terra intorno al Sole.
Questa teoria è contraria a tutte quelle precedenti poiché cambia il punto di riferimento. È infatti l’uomo a dare forma agli oggetti. Solo le sensazioni modificano il soggetto e sono indispensabili per le conoscenze intellettuali.

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