Vita e opere di Cartesio

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Testo

Prima metà del XVII secolo. La Francia assume un ruolo centrale sia dal punto di vista politico, economico, linguistico, e nella moda. Si assiste anche alla fioritura di centri culturali e sebbene la maggior parte della popolazione sia analfabeta la cultura tende a diffondersi anche ai ceti meno elevati, grazie all’intervento di intellettuali gesuiti i quali grazie alla nuova riforma religiosa poterono aprire collegi e oratori. L’istituzione di nuove biblioteche si iniziò a diffondere anche alla bassa e media borghesia.
Vita e opere di Cartesio
Nasce a La Haye in Francia nel 1596. studierà diritto sino al 1618, quando insoddisfatto della preparazione ricevuta, poiché di stampo umanistico deciderà di abbandonare gli studi per dedicarsi alla vita militare iniziando così una vita di viaggi. A lui si deve la rappresentazione geometrica dei problemi algebrici mediante l’utilizzo di due assi cordinati. Nel novembre del 1619 a Ulm durante una pausa nella guerra dei trent’anni Cartesio si dedicherà ad elaborare una scienza mirabile attraverso un approfondita conoscenza di se stesso. Sebbene Cartesio fosse un sostenitore della teoria copernicana decise di non cercare lo scontro con le autorità ecclesiastiche decidendo di non pubblicare il suo trattato sulla luce. Nel 1637 estrarrà da questo trattato di fisica tre trattati(Diottrica, le Meteore, la geometria) che non affrontano apertamente la questione della mobilità della terra, dunque non comportano rischi con l’inquisizione, ma che danno comunque un idea sull’impostazione del metodo delle ricerche cartesiane. Questi vengono pubblicati con un introduzione : il discorso sul metodo, che avrà una circolazione autonoma. Nel 1641 pubblicherà le meditazioni sulla filosofia prima che contiene sia le obbiezioni formulate dai maggiori studiosi europei alle tesi sostenute da Cartesio sia le risposte del filosofo a tali obiezioni.
Muore a Stoccolma l’11 febbraio 1650.
La critica della cultura tradizionale
Nella prima parte del "discorso sul metodo" Cartesio nega l'utilità della cultura classica, così cara all'umanesimo per la risoluzione di problemi attuali. Per quanto riguarda la filosofia egli nota che essa non é stata finora in grado di arrivare a delle conoscenze certe. Egli inoltre critica anche la logica aristotelica che si preoccupa solo della vuota coerenza formale di sillogismi.
Cartesio criticò anche le discipline matematiche mettendo in evidenza come le sue dimostrazioni appaiano superficiali e frutto del caso e rilevandone l'eccessiva frammentazione in vari ambiti: tutti aspetti che ne vanificano il decisivo ruolo di strumento per la conoscenza della realtà.
Egli è dell’idea che si debba formulare un nuovo sistema di saperi che soppianti la scolastica, sostituendosi definitivamente come filosofia ufficiale del cristianesimo.

L’architetto della ragione
Sebbene Cartesio abbia largamente criticato la matematica ad essa riconosce un grado di evidenza e quindi di certezza superiore a quello di tutte le altre scienze, proprio per questo essa verrà presa come modello per il rinnovamento di tutto il sapere. Per attuare tale restaurazione Cartesio decide di elaborare un nuovo metodo di indagine. Questo consiste nel buttare giù tutte le conoscenze precedenti e trovato il punto archimedeo (ovvero una solida base) ricostruire sopra esso una nuova conoscenza. Per far ciò Cartesio dubiterà di tutto fino a che troverà qualcosa sulla quale non si può dubitare costruendo su di essa tutto il nuovo sapere. Il dubbio cartesiano sarà un dubbio iperbolico (infinito), metodico(perché per metodo dubbita di tutto), ma non sarà uno scettico poiché Cartesio prima di dubitare sa già che troverà qualcosa di cui non si può dubitare.
Fonderà questo suo metodo sulla ragione , che è uguale per natura in tutti gli uomini. Per indagare la verità delle cose Cartesio porrà non più l’oggetto da conoscere, ma bensì il soggetto che conosce. In quanto fondato sulla ragione il nuovo sistema di sapere sarà di tipo deduttivo. Inoltre Cartesio considererà solo gli aspetti quantitativi della natura tralasciando quelli qualitativi e soggettivi.

A Cartesio si fa risalire l’avvio del razionalismo moderno, il quale credeva che la ragione umana costituisse il fondamento essenziale della vita e del sapere.
Il metodo
Nella seconda parte del Discorso sul metodo Cartesio riassume il suo metodo in quattro precetti generali:
1. Regola dell' evidenza: non accettare mai niente per vero che non sia assolutamente chiaro e indiscutibile.
2. Regola dell'analisi: suggerisce di dividere ogni problema nelle sue parti elementari, cioé di scioglierlo in problemi via via più semplici, fino a giungere ad un problema la cui soluzione sia a portata di mano cioé evidente.
3. Regola della sintesi: afferma la necessità di disporre i propri pensieri in ordine da una minore ad una maggiore complessità; si tratta del procedimento opposto al precedente.
4. Regola dell'enumerazione completa: ribadisce la necessità di non omettere o tralasciare nulla.
Per prima cosa Cartesio dubitò di tra cose fondamentali:
1. La conoscenza sensibile
2. L’esistenza del mondo esterno
3. Delle verità matematiche
In primo luogo Cartesio si rivolge ai sensi, dicendo che anche sui sensi é possibile dubitare in quanto spesso essi ci ingannano. Un'altra argomentazione cartesiana contro i sensi é quella del sogno in quanto spesso nei sogni si hanno sensazioni del tutto simili a quelle che si hanno nella veglia senza che si possa distinguere fra le une e le altre.
In seguito Cartesio si rivolge a quelle conoscenze che sono reali sia nel sogno che nella veglia, come le conoscenze matematiche. Per estendere il dubbio metodico anche a queste conoscenze Cartesio introduce l'ipotesi di un genio maligno e ingannatore che fa apparire all'uomo chiaro ed evidente ciò che in realtà e falso e assurdo. Con l'ipotesi del genio maligno il dubbio si estende ad ogni cosa e diventa universale, si arriva così al cosiddetto dubbio iperbolico.
A questo punto avendo distrutto tutto, troviamo il punto archimedeo sul quale costruire il sapere ovvero il:
COGITO ERGO SUM → PENSO = ESISTO non è un ragionamento ma bensì qualcosa che si coglie per intuizione.
Per Cartesio il pensare e l’esistere sono la stessa cosa poiché di tutto posso dubitare tranne del fatto che stia dubitando, se dubito penso, quindi sono.
Il COGITO ERGO SUM di Cartesio si basa su una filosofia dualista che ha per fondamento due sostanze [con questo termine indichiamo una realtà che esiste di per se senza aver bisogno di nessun altra realtà per esistere, come pensava Aristotele (Cartesio usa volutamente questo termine pur sapendo di sbagliare poiché l’unica vera sostanza reale è Dio che ha creato queste due res)]:
la res cogitans (sostanza pensante ovvero il pensiero) → la quale è immateriale, unica, non occupa spazio, è eterna etc. essa è propria dell’uomo che pensa e parla. Questa esiste di per sé e non è legata ad altro. Cartesio non specifica se questa sia una immutabile o una individualizzante.
La res extensa (sostanza estesa) → riguarda tutto ciò che è materiale e ha caratteristiche diametralmente opposte alla res cogitans. Di questa posso dubitare poiché non è dimostrabile.
Queste due realtà non vengono mai in contatto→ problema delle filosofie dualiste.

Per il filosofo il termine idea delinea qualsiasi contenuto della mente ovvero della res cogitans. Egli divide le idee in:
* innate: cioè quelle idee che derivano da me stesso (come quella di verità) le conosco in maniera chiara e distinta.
* avventizie: quelle che mi derivano dal mondo esterno( come quella di calore)
* fittizie : ossia finzioni prodotte da me (come le figure fantastiche)
Per dimostrare l'esistenza di Dio Cartesio parte dall’idea che l'idea di Dio sia un'idea innata. E adottando la prova ontologica di S. Anselmo , la quale dice che se penso una cosa questa esite, dimostra l’esistenza di Dio. Ma se Dio esiste questo è per forza buono dunque non può volermi ingannare dunque la matematica ha valore e i sensi non ingannano.
Contrariamente agli empiristi Cartesio sostiene la teoria della conoscenza a priori, secondo la quale è possibile compiere la conoscenza sensibile poiché dentro l’individuo esistono delle idee innate, come la grandezza, il numero e l’estensione, che ci permettono una corretta e sensata esperienza sensibile.

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