Tutto su Aristotele (fatto bene)

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

Rizzuto Matteo Appunti su Aristotele
La vita
Aristotele (Stagira 384-322), entrò nella scuola di Platone a 17 anni e compì la sua formazione sotto la sua influenza, per poi allontanarsene definitivamente. Ad Atene Aristotele fondò il Liceo.
Le opere
Abbiamo molti scritti aristotelici; questi sono la trascrizione degli appunti delle sue lezioni, trattati scolastici destinati ai soli studenti. Egli scrisse anche opere destinate ad un vasto pubblico, di cui ci restano solo frammenti. Il pensiero aristotelico, quindi, ci è giunto sotto forma di trattato. I trattati si suddividono in:
a) Scritti di logica;
b) Scritti filosofici, che comprendono i 14 libri della Metafisica, una serie di brani autonomi;
c) Scritti di fisica, matematica psicologia e storia naturale;
d) Scritti di etica, politica e poetica;
Il distacco da Platone e l’enciclopedia del sapere
Gli anni che separano Platone da Aristotele sono pochi ma molte cose cambiarono; essi vissero infatti in due contesti socio-politici differenti. Platone si colloca nella cultura della polis e della classicità greca: egli vede il filosofo come unico reggitore della città. Aristotele, invece, è vicino alla cultura dell’età ellenistica. Platone ha una visione del mondo verticale e gerarchica e distingue le realtà tra “vere” e “apparenti” e le conoscenze tra “superiori” e “inferiori”; Aristotele invece ha una visione orizzontale e unitaria del mondo e colloca le realtà e le scienze sullo stesso piano. L’insieme di questi elementi forma l’enciclopedia del sapere aristotelica, dove si trattano i molti aspetti dell’essere. Aristotele sostiene che la filosofia si differenzi dalle altre scienze perché analizza l’essere e la realtà in generale e in quanto tali, si parla così di scienza prima. Mentre la filosofia platonica era caratterizzata dall’incessante ricerca, quella aristotelica si presenta come un sistema chiuso di verità connesse. Tuttavia è comune a entrambi i filosofi che la ricerca filosofica nasce dalla meraviglia, che porta l’uomo a voler conoscere.
Il quadro delle scienze
Le scienze, secondo Aristotele, si suddividono in tre grandi partizioni:
• Scienze teoretiche;
• Scienze pratiche;
• Scienze poietiche; (produttive)
Alle scienze teoretiche appartengono la matematica, la fisica e la metafisica; studiano il necessario, ciò che non può essere diverso da com’è, ed hanno come scopo la conoscenza del vero. Aristotele attribuisce maggiore importanza a queste scienze rispetto alle altre.
Le scienze pratiche hanno per oggetto il possibile e studiano i comportamenti umani a livello individuale (etica) e a livello collettivo (politica).
Le scienze produttive comprendono le belle arti e le tecniche e hanno minore importanza.
La metafisica
Il termine “metafisica” non è aristotelico. Egli la chiamava “filosofia prima”, scienza che indaga sulle strutture profonde delle cose, andando oltre la percezione sensoriale. Nella sua opera Aristotele ha dato 4 definizioni di metafisica:
a) Studia le cause e i principi primi;
b) Studia l’essere in quanto essere;
c) Studia la sostanza;
d) Studia Dio e la sostanza immobile;
Aristotele si sofferma prevalentemente sul secondo significato e sostiene che le altre scienze sono filosofie seconde e la metafisica è la filosofia prima perché è la sola che studia l’essere in quanto tale.
Che cos’è l’essere
Aristotele classifica i modi dell’essere in:
a) L’essere come accidente; (caratteristica casuale della sostanza)
b) L’essere come vero;
c) L’essere come atto e potenza;
d) L’essere come categorie. (o per sé)
Le categorie sono le proprietà di un soggetto, le determinazioni che ogni essere possiede necessariamente, e costituiscono il significato principale dell’essere. Esse sono: la sostanza, la qualità, la quantità, l’agire, il subire, la relazione, il dove e il quando. Di tutte le categorie la più importante è la sostanza (ciò che stà sotto). Così, se l’essere si identifica con le categorie e queste ultime poggiano tutte sulla sostanza, si può dire che l’essere è la sostanza. Per ricondurre i molteplici significati dell’essere in uno solo, Aristotele, nella Metafisica, esprime il principio di non-contraddizione in due modi: (sempre per dimostrare che l’essere è la sostanza)
a) E’ impossibile che la stessa cosa insieme inerisca e non inerisca alla medesima cosa e secondo il medesimo rispetto. (logica)
b) E’ impossibile che la stessa cosa sia e insieme non sia. (ontologica)
La sostanza
Per sostanza Aristotele intende l’individuo concreto che funge da soggetto di proprietà, un ente autonomo che ha vita propria. L’essere è formato da tante sostanze, ognuna delle quali forma un sinolo cioè un legame indissolubile tra due elementi: la forma e la materia. Per forma Aristotele intende la sua natura propria; per materia intende il materiale che compone una determinata cosa. La forma è l’elemento attivo e determinante del sinolo, la materia quello passivo e determinato. In conclusione la sostanza è il sinolo tra forma e materia.
Ogni cosa è sostanza, le sostanze non differiscono tra di loro in quanto sostanze, ma per caratteri diversi della sostanza stessa. La sostanza è l’oggetto proprio della scienza perciò tutte le scienze, in quanto rivolte tutte alla ricerca della sostanza, hanno lo stesso valore.
Le quattro cause
Aristotele indica quattro tipi di cause: causa materiale, formale, efficiente e finale. La causa materiale è la materia, ossia ciò di cui una cosa è fatta, la causa formale è la forma, l’essenza necessaria di una
cosa. La causa efficiente è ciò che dà inizio al movimento o alla quiete. La causa finale è lo scopo cui una cosa tende
La critica alle idee platoniche
Aristotele va contro la teoria platonica delle idee, viste come essenza necessaria di una cosa; egli afferma che, essendo le idee fuori dalle cose (iperuranio), non possono essere causa delle cose. Aristotele sostiene infatti che il principio delle cose non può che risiedere nelle cose stesse. Al posto delle idee platoniche Aristotele pone le forme, strutture immanenti degli individui.
La dottrina del divenire
Andando contro Parmenide, Aristotele sostiene che il movimento, e quindi il divenire, non consiste nel passaggio dall’essere al non essere e viceversa, ma da un movimento da un certo tipo di essere ad un altro. Egli sostiene infatti che il divenire sia solo una modalità dell’essere.
Aristotele elabora i concetti di potenza e atto. Per potenza si intende la possibilità da parte della materia, di assumere una determinata forma. Per atto si intende la realizzazione di tale capacità. Potenza e atto potrebbero paragonarsi rispettivamente a materia e forma. L’atto è anche chiamato “entelechia” (realizzazione o perfezione attuata). Aristotele ritiene che l’atto possegga una priorità nei confronti della potenza perché l’atto è temporalmente prima della potenza, infine, l’atto costituisce il fine della potenza.
Poiché in natura tutti i movimenti vanno da una materia ad una forma, spesso ciò che è forma, ciò punto di arrivo di un movimento, diventa materia, ossia punto di partenza di un movimento ulteriore. Questa catena, secondo Aristotele, prevede due termini estremi: da un lato una materia pura, una materia prima priva di determinazioni, che potenzialmente può divenire qualcosa. Dall’altro prevede una forma pura o un atto puro, ossia una perfezione completamente realizzata.
Questa forma ultima corrisponde alla sostanza più alta dell’universo, Dio.
La concezione aristotelica di Dio
La teologia indaga l’essere più alto e la causa suprema del cosmo: Dio.
Nella Metafisica Aristotele fornisce una prova dell’esistenza di Dio, tratta dalla teoria del movimento. Aristotele infatti afferma che ogni cosa in movimento è necessario sia mosso da altro. Deve esistere perciò un principio primo e immobile, causa iniziale di ogni movimento possibile; egli chiama Dio anche “motore immobile”. Essendo Dio immobile, è atto puro, ossia atto senza potenza, poiché la potenza implicherebbe la possibilità di movimento. Inoltre, dato che l’universo è in eterno movimento, Dio è realtà eterna (immortale).
Secondo Aristotele i protagonisti dell’universo sono due: da un lato la materia prima che, essendo priva di forme, tende verso la forma e la perfezione; dall’altro Dio che è la forma e la perfezione stessa, che “attrae” la materia prima verso di sé. Pertanto, nell’universo aristotelico non è tanto Dio che ordina e forma il mondo, ma è il mondo che, aspirando a Dio, si auto-ordina e auto-determina. Infine Dio è pensato come pensiero del pensiero in quanto pensa a se stesso, alla perfezione stessa.
Psicologia e Gnoseologia
L’anima è una sostanza che da vita ad un corpo e, secondo Aristotele, opera solo a contatto con il corpo. Aristotele distingue tre funzioni dell’anima:
a) Funzione vegetativa, propria di tutti gli esseri viventi a cominciare dalle piante, adibita alla nutrizione e alla riproduzione;
b) Funzione sensitiva, propria degli animali e dell’uomo, che comprende la sensibilità e il movimento;
c) Funzione intellettiva, propria dell’uomo.
Le funzioni più elevate integrano anche quelle minori.
Sensibilità, immaginazione, intelletto
Secondo Aristotele, oltre ai cinque sensi, esiste un senso comune che ha una duplice funzione:
1. la coscienza della sensazione (sentir di sentire)
2. percezione delle determinazioni sensibili comuni a più sensi.
La sensazione coincide con l’oggetto sensibile; si può dire così che se non ci fossero i sensi non ci sarebbero gli oggetti sensibili (se non ci fosse la vista non ci sarebbero i colori). Dal senso si distingue l’immaginazione, la capacità di produrre immagini indipendentemente dagli oggetti a cui si riferiscono. Inoltre l’intelletto, elaborando i dati forniti dai sensi e dall’immaginazione, ricava la forma o sostanza delle cose.

La fisica - I movimenti
La fisica fa parte delle scienze teoretiche ed è la scienza che studia l’essere in movimento. Aristotele ammette quattro tipi di movimento:
1. movimento sostanziale, cioè la generazione;
2. movimento qualitativo, cioè il mutamento;
3. movimento quantitativo, cioè l’aumento e la diminuzione;
4. movimento locale.
Quello locale è il movimento al quale tutti gli altri si riducono, e può essere di tre specie:
1. movimento circolare, intorno al centro del mondo;
2. movimento dal centro verso la periferia;
3. movimento dalla periferia verso il centro.
Questi ultimi due movimenti sono opposti e possono appartenere alle stesse sostanze che saranno soggette al mutamento; il movimento circolare, invece, non ha contrari e muove sostanze immutabili.
Aristotele sostiene che l’etere, l’elemento che compone i corpi celesti, sia l’unico che si muova di movimento circolare.
I luoghi naturali
I movimenti dal centro alla periferia e dalla periferia verso il centro sono invece propri dei quattro elementi che compongono le cose terrestri: acqua, aria, terra e fuoco. Secondo Aristotele ognuno di questi elementi ha un suo luogo naturale e, se allontanati, tendono a ritornarvi. I quattro elementi sono disposti sulla Terra in base al loro peso. L’ultimo di essi, il fuoco, sta sotto la sfera lunare.
Perfezione e finitezza dell’universo
L’universo fisico è, secondo Aristotele perfetto, unico, finito ed eterno. Infatti il mondo, possedendo tutte e tre le dimensioni (altezza, larghezza e profondità), è perfetto perché non manca di nulla; ma se è perfetto è anche finito (infinito per Aristotele corrisponde a incompiuto), il cielo delle stelle fisse segna i limiti dell’universo; inoltre nessun volume determinato può essere maggiore del volume di questa sfera (cielo), pertanto non possono esistere altri mondi al di là del nostro.

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