Tesina di filosofia

Materie:Tesina
Categoria:Filosofia

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Data:16.04.2007
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Testo

Telesio.
L’opera più importante di Telesio è la Natura secondo i propri principi, nella quale egli considera la natura come un mondo a se, autonomo che si regge solo su propri principi e che solo in base a questi può essere compreso, è totalmente autonoma, e l’uomo per conoscerla deve interrogarla attraverso i sensi. Per Telesio la natura deve essere spiegata attraverso le due forze principali: il caldo, che ha sede nel sole, elemento originario, che dilata, rende leggere e adatte al movimento le cose; e il freddo, che ha sede nella terra, che rende le cose pesanti, le condensa le rende immobili. In contrasto con la fisica aristotelica per Telesio Dio non è solo il motore del mondo, compito troppo restrittivo, ma è il garante dell’ordine e dell’autonomia della natura. Per Telesio l’intera conoscenza sta nella sensibilità e l’anima è un prodotto della natura, attraverso la quale l’uomo si riconnette alla natura ed è lui stesso natura, quindi:LA SENSIBILITA’ NON E’ CHE LA RIVELAZIONE CHE LA NATURA FA A SE STESSA. Il bene supremo per Telesio è la conservazione dello spirito vitale del mondo; solo la vita religiosa per lui non è riconducibile alla sensibilità, perché è aspirazione ad un bene che non è conosciuto dai sensi e si rivolge ad un mondo che non è quello sensibile.

Bruno
Ricordiamo alcune opere di Bruno quali: L’ombra delle idee, Lo spaccio della bestia trionfante, De l’infinito universo et mondi, La monade.
Forte è in Bruno l’amore per la vita che sfocia poi in un fortissimo interesse per la natura che non si tramuta come in Telesio in una razionale e pacata ricerca; per Bruno la natura è tutta viva, tutta animata e volle intendere quest’universale animazione con la sua filosofia, di qui scaturì quindi la sua predilezione per la magia, poiché secondo lui la natura andava presa d’assalto, di qui ancora la sua predilezione per la mnemotecnica ovvero quella tecnica che mira a prendere d’assalto il sapere senza quella razionale e paziente indagine tipica di Telesio. Il naturalismo di Bruno è stato anche definito, oltre a panteistico e metafisico, poiché Dio si manifesta nella natura e nelle sue cose per vestigia, come una religione della natura, un impeto lirico un furore eroico, ma ancora il suo naturalismo religioso ha in se elementi cristiani, platonici e egiziani; per Bruno la religione è solo un sistema di credenza ripugnante e assurdo utile solo per l’istituzione di popoli rozzi: ma in contrapposizione con questa religione che egli definisce santa asinità sta la religione dei teologi o meglio la loro filosofia, quella continua ricerca della strada per arrivare a Dio: secondo lui esiste una conoscenza originaria discendente da Mosè e tramandata nel corso dei secoli, tuttavia questa conoscenza può esser stata alterata durante questo tempo ed arricchita ed egli ammette che in alcuni casi quella conoscenza può essere riveduta e modificata; per lui la magia va ricondotta ad Ermete Trismegisto e all’asclepius. Per Bruno Dio è Mens super omnia e Mens insita omnibus: ovvero Dio è fuori dalla portata della capacità razionali dell’uomo, ed infatti vano tentare di risalire dalla natura la creatore; Dio però è anche principio immanente del cosmo e risulta accessibile alla ragione umana. Dio è l’anima del cosmo cioè l’insieme di tutte le idee e le forme che plasmano la materia e opera attraverso l’intelletto universale; ancora Dio è causa e principio dell’essere, causa perché è l’energia produttrice del cosmo, principio perché l’elemento costitutivo delle cose; L’universo per Bruno è un immenso organismo dotato di un’unica forma, Dio, e di un’unica materia, la massa corporea del mondo. Bruno giunge ad una nuova definizione del mondo, secondo la quale l’universo è infinito e disseminato di altri soli, le stelle con altri sistemi solari che ruotano intorno ad essi, quest’infinità viene dedotta in gran parte del principio della scolastica secondo il quale il mondo avendo la sua causa in un essere infinito deve a sua volta per forza essere infinito; con lui si ha il superamento di quel dualismo tolemaico tra mondo sopralunare e sublunare e l’unificazione del cosmo in un’immensa regione. Per Bruno l’universo non ha ne centro ne periferia ne limiti, con lui si completa quel processo che porta da un universo chiuso e finito ad un universo infinito che era già possibile notare in Cusano quando affermava che l’universo non era finito ma neanche infinito piuttosto interminato .
Campanella.
Campanella riprende quell’universale animazione tipica di Telesio e la estende a tutte le cose a al mondo intero; ancora come per Telesio per lui la vera sapienza è fondata sui sensi. Riprendendo nella sua metafisica il pensiero agostiniano secondo cui anche lo scettico che sa di non sapere nulla conosce almeno questa verità, arriva da affermare l’esistenza di una sapienza originaria, che è la conoscenza che l’anima ha di se stessa, tuttavia questa conoscenza originaria nell’anima è oscurata dalla conoscenza illata o acquistata solo in Dio la coscienza innata conserva tutta la sua potenza. Per Campanella tutte le cose sono formate da tre primalità: poter(potentia), sapere(sapientia), e amore(amor), infatti ogni cosa è in quanto può essere, ogni cosa è dotata della conoscenza di se e delle altre cose attraverso la sensibilità e infine gli enti amano il loro esser e desiderano esser amati; di conseguenza vi sono tre primalità del non essere: impotenza, insipienza odio.
Copernico
Da una scossa devastante al sistema geocentrico con la sua opera fondamentale, il De rivolutionibus orbium coelestium, infatti cercando negli antichi soluzioni alternative al geocentrismo si imbatte nell’eliocentrismo sostenuto dai Pitagorici, da Iceta a da altri. Secondo lui al centro c’è il sole a la terra gira intorno a lui e girando su se stessa origina il moto apparente dei pianeti; la luna gira intorno alla terra e poi ci sono le stelle fisse. Tuttavia egli pensava ancora all’universo come sferico e chiuso; Copernico riuscì a salvarsi dall’inquisizione grazie al teologo luterano Osiander che premise alla sua opera una prefazione in cui sosteneva la natura puramente ipotetica delle tesi copernicane affermando che essa era solo uno strumento di calcolo, insomma solo dei semplici calcoli senza il pretesto di rovesciare l’antico sistema geocentrico di andare contro la chiesa.
Galileo
Il primo e forse più importante risultato decisivo dell’opera di Galileo è stata la netta separazione tra religione e scienza e l’affermazione dell’autonomia e dell’indipendenza di quest’ultima: infatti secondo ciò che aveva stabilito la controriforma, ogni forma di sapere doveva essere in armonia con la bibbia, e ciò per Galileo poteva avere come unico risultato quello di cerare un ostacolo per lo sviluppo del sapere; dice Galileo che la scienza ci insegna come è fatto il cielo la fede come andare al cielo. La scienza non deve essere solo indipendente dalla chiesa ma anche dall’autorità culturale passata; Importante è un aneddoto col quale egli cercò di rendere giustizia alle tesi copernicane, infatti disse al cardinale Bellarmino che se solo non si fosse rifiutato di guardare nel cannocchiale avrebbe capito come stano veramente le cose e avrebbe accettato la realtà: questa affermazione fu fatta al riguardo delle sue ipotesi sulla superficie lunare che si credeva del tutto liscia e invece lui scoprì che era disseminata di crateri e montagne, scoprì poi anche le cosiddette macchie lunari e di contro anche quelle solari evidenziando così come anche i corpi celesti fossero soggetti a mutazioni e alterazioni; Bellarmino come Osiander per Copernico tendeva a riportare le tesi galileiane su di un piano puramente teorico e matematico. Nel 1632 diede vita al Dialogo sopra i due massimi sistemi: a Simplicio è dato il compito di presentare la teoria geocentrica, Salviati difende la teoria copernicana e Sagredo fa da mediatore; qui Salviati dice che non c’è cosa peggiore, quando si tratta di cose naturali che bisognano di una spiegazione che arrivi qualcuno come Simplicio e pretenda di dichiarare falsa quella tesi e affermare il contrario in base solo a un testo o a credenze. Per lui la scienza deve essere descrizione oggettiva della realtà e per esserlo deve esser in grado di distinguere tra le realtà PRIMARI o OGGETTIVE e la realtà SECONDARIE o SOGGETTIVE e deve prendere in considerazione solo le prime le quali appartengono al corpo per natura e senza le quali il corpo non potrebbe esistere. Per lui la vera scienza e filosofia è la fisica e la natura è scritta con un linguaggio matematico geometrico che è compito della scienza capire; è per questa matematizzazione che si parlato per Galileo di uno sfondo e di un carattere platonico, Coiret ha sottolineato ciò. Galileo afferma che nelle questioni legate alla natura non servono le autorità ma l’esperienza e la matematica, tuttavia l’esperienza non basta ma deve lavorare in stretta relazione con un ragionamento logico. In Galielo il cannocchiale è importantissimo poiché senza di esso egli non avrebbe potuto rivoluzionare l’astronomia, questi strumenti si rivelarono necessari sia per l’osservazione sia per la riproduzione dei fenomeni in condizioni specifiche volute: ciò appare ovvio per noi ma ai tempi di Galileo lo strumento in aiuto della scienza non era scontato; importante è poi notare come non fu importante la costruzione del cannocchiale ma il suo uso scientifico, infatti gli olandesi conoscevano già le lenti ma le consideravano come puro divertimento, come ha fatto notare Ronchi
Bacone
Per Bacone occorre purificare la mente dagli antichi ideali e pregiudizi che impediscono di comprendere correttamente la natura, come l’induzione aristotelica che passa per enumerazione e senza intermezzi dal particolare all’universale, scivola sopra le cose. Bacone distingue gli IDOLA in idola tribus ovvero quelli comuni a tutti gli uomini e idola specus che sono specifici e variano da uomo a uomo secondo l’educazione le abitudini ecc.…quindi distingue tra gli idola fori ovvero quelli che provengono dall’esterno tramite il linguaggio e le dispute verbali e possono esser o parole di cose che non esistono o parole di cose che esistono ma che sono fraintesi e confusi; ci sono poi gli idola theatri che derivano dalle dottrine filosofiche passate e da dimostrazioni errate La vera induzione per Bacone è quella per eliminazione secondo la teoria delle tavole per la quale è stato designato come l’iniziatore della statistica, tuttavia è ancora convinto di poter cogliere l’essenza di un fenomeno e perciò è ancora legato alla magia rinascimentale, e poiché mantiene sempre la causa finale delle 4 aristoteliche è legato anche a lui pur rinnegandolo. Quando si indaga su qualsiasi fenomeno si deve tenere presente tutti i casi dove il fenomeno si manifesta e compilare una TABULA PRESENTIAE; quindi tutti i casi in cui il fenomeno non si manifesta che andranno in una TABULA ABSENTIAE; infine una TABULA GRADUUM dove si registrano tutti i casi in cui il fenomeno si manifesta con maggiore o minore intensità. Bacone per eliminazione intende l’esclusione di tutte le ipotesi false, solo dopo aver escluso tutte queste ipotesi false si arriva ala prima vendemmia la prima ipotesi vera, per fare ciò si devono creare una serie di istanze alla natura costringendola a risponderci, le più importanti sono la ISTANZE DELLA CROCE che si hanno quando ci si trova di fronte ad un bivio e qui si mette in atto la strategia dell’experimentum crucis: Bacone distingue ancora tra EXPERIMENTA LUCIFERA che portano luce fanno chiarezza e che contano di più degli EXPERIMENTA FRUCTIFERA che invece producono solo u frutto un risultato. Importante in Bacone è la concezione della scienza come potere dell’uomo sulla natura al servizio dell’uomo per comprendere obbedendo alle sue leggi il mondo naturale.

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