Schopenhauer e Kierkegaard

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

SCHOPENHAUER E KIERKEGAARD
S. e K. furono due forti oppositori dell’idealismo e in particolare quello di Hegel ed entrambi contestavano il principio ispiratore della filosofia di quest’ultimo : il razionalismo. Sch. opponeva che la realtà fosse dominata da un principio irrazionale ,la Volontà, mentre K. sosteneva che la vita umana non fosse dominata necessità dialettica ma dall’indeterminatezza ,legata alle scelte dell’uomo. In questo modo l’uomo per S. si presenta assoggettato ad un principio infinito e di cons. la sua realizz. come uomo è assai difficile, mentre per K. invece è l’uomo che diventa l’unico punto di vista da cui affrontare i problemi della filo. Inoltre entrambi si opposero allo storicismo ,un importante tema dell’ hegelismo.Per S. lo sto. sbaglia nel voler dare un senso e un fine alla vita che invece è irraz., mentre per K .sbaglia nel voler inserire in una vicenda collettiva problemi che invece ogni uomo deve affrontare singolarmente.
SCHOPENAUER
La filosofia per S. deve basarsi sull’esperienza ,non solo quella esterna ma anche quella interiore, e cercare in essa un principio unico cui ricondurre tutto il mondo dell’esperienza.
Il mondo è da un lato rappresentazione ossia un inesauribile insieme di fenomeni ,dall’altro è volontà, la quale costituisce il principio unico di tutta la realtà. Il mondo fenomenico è costituito da rappresentazioni intuitive concrete, che non sono semplici sensazioni, ma l’unione dei dati forniti dai sensi con le forme unificatrici a priori .Riprendendo il criticismo di Kant afferma che le forme a priori sono soltanto tre (spazio, tempo, causalità)le quali provengono dall’intelletto. Mentre l’intelletto coglie le rappres. mediante una funzione intuitiva ed immediata ,la funzione della ragione è quella di elaborare i concetti partendo dalle rappres. ben conosciute. A sua volta i concetti sono rappres. secondarie ricavate per astrazione dalle vere e proprie rappresentazioni e non hanno alcun valore se non riconducono a tali rappres. S. infine conclude che possiamo conoscere solo i fenomeni poiché esclude che la ragione possa condurci a qualcosa di nuovo rispetto al mondo delle rappres. ed arriva sostenere che la realtà è pura illusione.
Il mondo come volontà : Dal momento che il mondo fenomenico è illusorio ,non ha senso affermare che la vera realtà è nella materia =>rifiuta il materialismo .La via dunque per giungere alla vera realtà ,ossia la “cosa in sé” kantiana deriva dalla scoperta di un doppio aspetto dell’essere :l’organismo ,intuibile da chiunque nel mondo delle rappres. e la volontà che rappresenta l’insieme dei bisogni, impulsi che tendono a conservare la vita ed è l’aspetto più profondo e più reale dell’essere. Tale volontà per S. non ha un fondamento scientifico ma più che altro rappresenta “la verità filosofica” per eccellenza e cosa più importante essa costituisce la “cosa in sé” kantiana. In essa va cercata la realtà profonda di qualsiasi essere e inoltre essa si sottrae alle 3 forme a priori poiché risulta una sola in tutti i vari esseri ,non è sottoposta alla causalità e agisce liberamente, senza alcuna motivazione .
La natura : Come Schelling ,vede nel mondo naturale una profonda unità che parte dal grado più basso verso altri sempre più elevati, ma ciò che lo distacca da Sch. è l’identificazione di realtà e volontà che lo porta ad esaltare la forza inesauribile presente in ogni fenomeno. Il grado infimo è la natura inorganica in cui la volontà si manifesta pura causalità meccanica .Natura organica :il rapporto causale si manifesta come eccitazione ; essa si articola in gradi diversi che vanno dalla vita vegetale alla v. animale e quando la volontà dà luogo al formarsi del cervello allora appare l’intelletto e la volontà diventa volontà di conoscenza. L’ uomo costituisce il grado più elevato dell’oggettivazione della volontà e in lui la volontà ,che di per sé è incosciente, diventa cosciente di sé.
Il pessimismo : caratteristica della filosofia della natura di S. è che gli esseri tematiche sono in continua lotta tra di loro. La volontà costituente il principio dell’universo si trova divisa in tante volontà individuali e continuamente si esprime come bisogno, mancanza ,dolore. Il dolore è costitutivo del mondo umano e rappresenta uno stato positivo della realtà ,mentre il piacere ,stato negativo della vita ,è il momentaneo appagamento del bisogno ,la mom. cessazione del dolore. La vita così si presenta insieme tremenda e incantevole e come un continuo oscillare fra il dolore e l’aspirazione a una liberazione da esso ;inoltre in contrasto con l’ottimismo di Hegel sostiene che il dolore è un fatto universale e diventa sempre più acuto con l’acuirsi della coscienza . Infine per lui la storia dell’umanità non ha alcun fine né è mossa dalla provvidenza ;non è dominata dalla Ragione ,come voleva Hegel, ma dal Destino che fa tendere la vita all’infinito.
Liberazione dal dolore : le vie di questa liberazione sono 3 :la moralità ,l’arte ,l’ascetismo. La moralità consiste in un sapere superiore di quello della ragione e dell’intelletto, il cui principio fondamentale è la pietà, riconoscere l’unità di tutti gli esseri. Tale pietà ha il potere di eliminare dall’animo umano la malvagità che rende gli uomini nemici tra di loro. L’arte è la contemplazione delle cose nel loro carattere ideale ,ossia delle idee ,che sono l’oggettivazione immediata dalla volontà. Contemplando le idee l’uomo “dimentica se stesso “ e si libera seppur temporaneamente la sua volontà di vivere ;la musica ha il primato fra tutte le arti ed è vista quasi come una filosofia inconscia e dichiara S. che essa è il linguaggio dell’irrazionale .L’ascetismo rappresenta l’estrema attenuazione possibile della volontà di vivere e riesce a liberare definitivamente l’animo dalle illusioni del mondo empirico. Egli è contro il suicidio, un atto che non estingue la volontà di vivere ,ma determina la volontà di vivere la vita in condizioni diverse da quelle del momento del suicidio. Attraverso l’asc. l’uomo modifica radicalmente la volontà ,che si trasforma nel suo opposto ,la noluntas (annullamento della personalità). Inoltre S. riconosce alle religioni più ,come il cristianesimo delle origini e il buddismo, la capacità di condurre l’uomo alla negazione ascetica, ma in esse vi è però un pericolo :quello di perdere il loro carattere metafisico e diventare idolatrie .Infine l’eliminazione della volontà di vivere costituisce l’unico atto possibile per conquistare la libertà.

KIERKEGAARD
Polemica con l’hegelismo :il fulcro della critica di K. a ogni razionalismo e in particolare a quello di H. si basa sull’affermazione che il pensiero logico non è in grado di afferrare la realtà, né quella naturale né quella spirituale. Se nello sviluppo dell’assoluto hegeliano gli opposti possono conciliarsi questo è possibile solo perché la loro opposizione è una mera apparenza; nella realtà invece le opposizioni sono inconciliabili e si escludono a vicenda. Inoltre siccome il sistema hegeliano si presenta come una concezione dell’essere infinito, esso non perviene mai al singolo uomo ed è quindi una filosofia incapace di cogliere l’effettivo processo del reale. K. parte invece da una riflessione diretta sull’individuo nella sua interiorità e innanzitutto afferma che esistere, per il singolo, significa existere, cioè uscire fuori dall’infinità, trovarsi al confine fra l’essere e il non essere. La categoria fondamentale del singolo non potrà essere la necessità razionale che sceglie Hegel, ma la categoria della possibilità . Il singolo ha la caratteristica di trovarsi sempre nella situazione di dover scegliere fra illimitate possibilità. Egli è libero di decidere, ma la sua libertà si traduce in un profondo e invincibile sentimento di angoscia. Come Hegel, egli vede nella realtà un processo, un perenne divenire, ma la legge di questo divenire non è la dialettica hegeliana, ma tale processo si può ricostruire mediante una dialettica qualitativa che considera ogni momento distaccato dall’altro. L’esempio più significativo di questa considerazione ci è offerto dalla riflessione sull’esperienza religiosa :in un primo momento l’uomo è vissuto in uno stato di completa innocenza ,come Adamo nel paradiso terrestre, cioè ignorando se stesso, ma ciò che ha fatto portare l’uomo alla coscienza di sé è stato un atto di ribellione ,il peccato originale, che ha fatto scoprire ad Adamo la propria esistenza di individuo.
I tre stadi :K. studiando la vita umana nella sua concretezza vi individua tre stadi alternativi.
Lo stadio estetico :è quello di chi considera il mondo come un grande spettacolo da cui trarre gioia e “si lascia vivere” senza dover compiere alcuna scelta né impegnarsi in alcuna cosa. La figura tipica dell’esteta è quella del “seduttore” che finisce , disperdendo la propria personalità, nella noia e nell’ansia di una vita diversa.
Lo stadio etico : E’ grazie all’ironia che l’individuo si solleva al di sopra del mondo delle cose in cui si trova immerso ed evita di restarne imprigionato. L’ironia ha un potere distruttivo, è la forza del contrasto e mediante essa l’uomo deve abbandonare la propria situazione di indifferenza a tutto ,rientrare in sé e decidere di assumere il compito assegnatoli dalla vita(es. uomo coniugato dedicato alla famiglia).
Lo stadio religioso :è lo stadio estremo ,in cui il singolo attraverso il pentimento ha rinunciato a qualsiasi scopo relativo e finito di cui riconosce la reale contingenza ed esso nasce da una paradossalità, che scopre l’interiorità nascosta dell’individuo. Egli scopre in tal modo la propria finitezza , sente la propria dipendenza da un essere fuor di misura ed entra in rapporto diretto e personale con Dio. L’organo di tale scoperta è la fede, non la ragione. Sviluppandosi nell’interiorità più profonda dell’individuo, essa lo porta ad abbandonarsi alla grazia divina, senza però liberarlo dall’angoscia della propria finitezza.

IL “SINGOLO” E LA “FOLLA”
Dio :Dio si rivela nell’interiorità nascosta del singolo uomo e lo fa come persona. Il vero cristiano però non si limita ad accettare tutte le contraddizioni che la ragione ha sempre rivelato in questa figura, ma deve fare q.cosa di più :non solo ammirare Cristo ,ma imitarlo. L’effetto della rivelazione di Cristo nell’interiorità si esaurisce in tale inter. o si manifesta nei rapporti con gli altri uomini ? il primo K. presentava la fede come rapporto diretto tra l’anima dell’uomo e Dio, che rivela al credente di essere peccatore , gli fornisce la coscienza della propria singolarità e quindi incide esclusivamente sulla sua coscienza interiore. Il 2° K. invece non dice più che il cristianesimo rimane estraneo alle vicende del mondo, ma che entra in conflitto con esso, vi porta la discordia e rende gli uomini infelici. Di qui il dovere del vero cristiano di non rinchiudersi in se stesso, ma opporsi a chi è pago di questo mondo e aiutarlo a salvarsi. Diventa facile capire il disprezzo per la massa o folla che segue la moralità generale passivamente e il ripudio della “mondanità tiranna che vuole tutti gli uomini uguali”. Inoltre la “folla” considera la vita quale bene supremo ,mentre il cristiano sa che l’unico bene supremo è il contatto diretto del singolo con Dio. Questo è un atteggiamento sinceramente e K. si pone fuori da ogni forma di razionalismo oltre che dalla corrente romantica perché la sua concezione di Dio come persona trascendente è infatti inconciliabile con le forme di panteismo romantico.

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