Schema del pensiero di Kant

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Testo

SCHEMA DEL PENSIERO DI KANT
1 Problema di Kant: Dare un fondamento alla SCIENZA e fare della FILOSOFIA una scienza superando lo scetticismo di Hume.
2 La conoscenza scientifica consta di proposizioni o giudizi; ci sono tre tipi di giudizio:
- giudizio analitico dove il predicato è già incluso nel soggetto e dà l'universale e il necessario
ma non il nuovo.
- giudizio sintetico dove il predicato aggiunge qualcosa di nuovo al soggetto e non può dare né
l'universale né il necessario.
- giudizio sintetico apriori dove troviamo sia il nuovo che l'universale e necessario. Questo è il
giudizio di cui fa uso la scienza di Newton.
3 Il giudizio sintetico apriori esiste di fatto.
Dobbiamo vedere come è possibile e qual è il suo fondamento. La sua possibilità è dovuta al fatto che nella conoscenza operano insieme (interagiscono) sia il soggetto che l'oggetto in un'unità inscindibile. Il soggetto con i suoi limiti (filosofia critica) che diventano possibilità, condizione, forma apriori (filosofia trascendentale). Qui sta la rivoluzione copernicana di Kant.
4 Nell'uomo operano tre tipi di conoscenza.
I tre tipi di conoscenza sono quella sensibile, quella intellettuale e quella razionale. Tutte e tre sono sintetiche apriori. La conoscenza dunque è fatta sempre di materia (oggetto) e forma (soggetto).
5 Estetica trascendentale
E' la dottrina della conoscenza sensibile. La materia è data dall'oggetto che è ricevuto dal soggetto con i suoi limiti o condizioni soggettive che sono lo spazio e il tempo, detti anche intuizioni pure.
6 L'analitica trascendentale
E' la dottrina della conoscenza intellettiva. La materia è data dalla conoscenza estetica che viene ricevuta dall'intelletto con i suoi limiti o condizioni soggettive o categorie o concetti puri ricavati dai giudizi di quantità, qualità, relazione, modalità. Il fondamento e la giustificazione (quid juris) delle categorie è l'io penso come funzione unificatrice, come appercezione trascendentale, come sintetico apriori originario, come pura possibilità di unificare e farsi unificare. L'io penso non è una realtà ma una funzione:è l'autodeterminazione esistenziale dell'uomo come essere pensante finito.
7 Distinzione tra fenomeno e noumeno

La conoscenza scientifica è fenomenica, è solo un'unificazione del reale, è la conoscenza della realtà così come ci appare di contro al noumeno che è la cosa in sé da noi irraggiungibile: il noumeno per noi è solo il limite della nostra conoscenza fenomenica.

8 L'analitica dei principi
Lo schematismo trascendentale è la scoperta dei principi apriori della scienza fisica. Lo schema è una determinazione apriori del tempo. Tra la conoscenza sensibile e quella intellettiva ci vuole un ponte di congiunzione che è il numero per la quantità, il grado per la qualità, la permanenza, la successione e la simultaneità per la relazione, la possibilità, la realtà e la necessità per il modo. Di qui i principi: 1)assiomi dell'intuizione:ogni quantità è composta di parti; 2)anticipazioni della percezione:la realtà è graduale; 3)analogie dell'esperienza:sostanza, causa, azione reciproca; 4)postulati del pensiero empirico in generale:possibile, reale, necessario.
9 La dialettica trascendentale
E' la dottrina della conoscenza razionale; la ragione è dialettica perché conosce per analisi e sintesi, per tesi e antitesi, per affermazione e negazione: è sillogizzare. Dalla tavola dei sillogismi Kant deduce la tavola dei concetti puri della ragione che egli chiama idee in senso tecnico. Tre sono i tipi di sillogismo:categorico, ipotetico e disgiuntivo. Tre saranno le idee:anima, mondo e Dio. Esse non hanno realtà ontologica e sostanziale ma sono una pura esigenza unificatrice e regolatrice della ragione. L'anima non si può dimostrare perché si cade nel paralogismo non potendo uscire dal sintetico apriori. Il mondo non si può dimostrare perché cadiamo nelle quattro antinomie: divisibile-indivisibile, finito-infinito, libero-necessario, causato-incausato. Dio non si può dimostrare perché le tre prove storiche (ontologica, cosmologica e fisico-teologica) sono riducibili a quella ontologica che pretende di passare dall'idea di Dio alla sua esistenza; questa prova non regge perché Dio non sarà mai un fatto di esperienza. Le idee della ragion pura non hanno un uso costitutivo ma possono e devono avere un uso regolativo, indirizzando la ricerca intellettuale verso quella unità totale che rappresentano. L'anima unifica l'esperienza interna; il mondo unifica l'esperienza esterna; Dio unifica la totalità dell'esperienza.
10 Critica della Ragion Pratica
La ragion pratica è la ragione protesa all'azione e riguarda quindi la morale che studia le leggi del comportamento umano. La critica non è alla Ragion Pura Pratica, ma solo alla ragion pratica. Qual è la fonte delle leggi morali? Potrebbero essere:
- il senso, ma non è valido perché ricadrebbe nella necessità;
- l'uomo come sola ragione, ma non è valido perché affermerebbe la perfetta conformità dell'azione ala ragione (la santità) che non esiste di fatto ed anch'essa ricadrebbe nella necessità.
La fonte della morale è l'imperativo categorico; la ragione che comanda sui sensi. Esso è l'apriori della ragion pratica. E' categorico in contrapposizione a ipotetico che non sarebbe né universale né necessario. Proprio perché è un comando senza condizioni è un dovere che impone l'obbedienza alla legge in quanto legge (ha come legge la stessa legge; comanda di seguire la ragione; è il dovere per il dovere): è formale. Essendo tale è anche autonoma: ha come fonte l'uomo stesso e non viene dal di fuori (eteronoma) e quindi è anche antropologica. Si può esprimere secondo tre massime: 1)Fa in modo che la massima della tua azione possa essere massima universale; 2)Fa in modo che la tua volontà possa essere legislatrice universale; 3)Fa in modo che la tua azione abbia sempre l'uomo come fine e non come mezzo.
11 I Postulati della Ragion Pratica
La morale proprio perché è imperativo categorico, è formale, autonoma e antropologica, esige l'esistenza della libertà altrimenti non potrebbe esistere. La libertà è un 'esigenza, un bisogno (un postulato) dell'uomo come essere morale. L'impegno morale è teso verso il sommo bene che comprende la virtù e la felicità che sulla terra non sono necessariamente congiunte: si esige (si postula) l'esistenza di Dio che dia la felicità come premio alla virtù. La virtù non si raggiunge sulla terra: si postula l'immortalità dell'anima.
12 Il mondo del diritto, della storia e della religione
Il diritto.
La semplice conformità o obbedienza esteriore alla legge costituisce la legalità: su di essa è fondato il diritto. Il diritto è l'insieme delle condizioni (leggi) per cui la volontà dell'uno si accorda con la volontà dell'altro secondo la legge della libertà e si avvale della costrizione e della punizione per gli inadempienti: la libertà di ognuno deve arrivare là dove comincia la libertà dell'altro. Abbiamo il diritto innato che è la libertà e il diritto positivo che si divide in privato e pubblico. Per Kant l'onestà è la migliore di ogni politica.
La storia.
Essa è frutto della responsabilità degli uomini che la indirizzano secondo degli ideali; non ha insita in sé nessuna legge o senso preordinato. Kant è un antistoricista. L'ideale da seguire dovrebbe essere quello della pace (si veda l'opera "Per la pace perpetua").
La religione.
Essa è importante perché abbiamo il dovere di onorare Dio (nostro sommo bene) e di ottenere da Lui la salvezza dal male radicale. Il male radicale è la stessa possibilità di disobbedire all'imperativo ed è insito nella libertà e non nella sensibilità.
13 Critica del Giudizio
In questa critica Kant si propone il compito di tentare una mediazione o armonizzazione tra il mondo fenomenico della natura che si presenta come necessità e il mondo noumenico della morale che si presenta come libertà. Questa mediazione è operata dal giudizio riflettente (da distinguere dal giudizio determinante che entra a costituire le cose). Esso non è altro che il sentimento. Se l'accordo è appreso immediatamente abbiamo il giudizio estetico che ha come oggetto il piacere del bello (il piacere di un'armonia tra natura e spirito, colta con immediatezza, senza concetto e senza interesse); secondo la qualità, il bello è l'oggetto di un piacere senza alcun interesse; secondo la quantità il bello è ciò che piace universalmente senza concetto; secondo la relazione, la bellezza è la forma della finalità di un oggetto in quanto questa vi è percepita senza la rappresentazione di uno scopo; secondo la modalità il bello è ciò che, senza concetto, è riconosciuto come oggetto di un piacere necessario. Se l'accordo è appreso mediatamente abbiamo il giudizio teleologico che ha come oggetto il fine. Il bello diventa sublime quando ci troviamo di fronte alla grandezza (sublime matematico) o alla potenza (sublime dinamico). Il gusto del bello è soggettivo ma nello stesso tempo è anche universale e necessario perché comunicabile e fondato sul senso comune, sul dato di essere fatti alla stessa maniera. Bisogna distinguere la bellezza libera da quella aderente, il piacevole dal piacere estetico. Viene prima la bellezza naturale.
La cifra spirituale di Kant come uomo e pensatore è racchiusa nell'espressione incisa anche sulla sua tomba: "Due cose riempiono l'anima di ammirazione e di reverenza sempre nuove e crescenti…il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me".

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