Schelling

Materie:Riassunto
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Testo

SCHELLING

L’INFLUENZA DI FICHTE
Schelling fu sicuramente il rappresentante dell’idealismo tedesco piщ vicino alle tematiche romantiche, soprattutto per la sua concezione della natura e per le sue teorie estetiche. La filosofia di Shelling prese le mosse da un confronto con l’idealismo di Fichte: infatti il giovane Schelling aveva visto in Fichte un “nuovo eroe” del pensiero, colui che aveva finalmente trovato quel principio incondizionato, quel primum, su cui fondare la conoscenza e la realtа stessa.
Tale principio era appunto l’Io infinito di Fichte, ossia il pensiero infinito, che costituiva la vera origine di ogni sapere e ogni realtа. Cosa significava porre l’Io come fondamento?
Significava affermare che esisteva un’attivitа pensante infinita, universale e sovraindividuale, di cui cioи i singoli pensieri e i singoli intelletti (il mio pensiero, il tuo intelletto ecc.) erano solo determinazioni particolari ed accidentali (Fichte infatti indicт i singoli soggetti con l’espressione Io empirici per distinguerli appunto dall’Io infinito): essa costituiva una realtа originaria ed incondizionata, non dipendente che da se stessa, da cui era possibile dedurre metafisicamente la realtа del mondo naturale ed umano.
Fichte dunque, secondo Schelling, aveva compreso una veritа fondamentale, ossia che senza un pensiero infinito, senza un’attivitа pensante originaria, senza un soggetto pensante non esisterebbero nй conoscenza nй realtа.
Il pensiero infinito infatti, pensando il mondo e la natura, in un certo senso li poneva, li faceva essere, li determinava e li conosceva: il pensiero dunque (inteso non come sostanza statica ma come attivitа infinita, come principio dinamico, come incessante atto del pensare) costituiva quella dimensione ontologica originaria che prendeva il posto della divinitа trascendente.
Schelling apprezzт questo nuovo punto di vista metafisico di Fichte, in quanto esso risolveva le questioni lasciate aperte da Kant, ossia le scissioni tipiche del kantismo (dicotomia tra fenomeno e cosa in sй, tra fisica e metafisica, tra conoscenza scientifica e moralitа ecc.): l’idealismo fichtiano fu considerato dunque da Schelling una grande conquista della filosofia in quanto, attraverso esso, era possibile costruire un sistema assoluto, ossia una visione unitaria del reale in cui venivano superate ed annullate le separazioni e le scissioni di Kant e dell’illuminismo.
Abbiamo giа detto in altra sede che la cultura romantica ed idealistica propendeva per una visione unitaria del mondo, ritenendo che la realtа fosse un tutt’uno assoluto e che le distinzioni e le differenze fossero solo articolazioni interne di tale assoluto e, come tali, non avessero un’esistenza autonoma (vedi Giordano Bruno, Spinoza).
Idealismo e romanticismo condannarono quindi quelle filosofie che, dando valore alla molteplicitа degli aspetti e alle opposizioni esistenti tra le cose, non avevano saputo cogliere la sostanziale totalitа e unitа del reale.

SUPERAMENTO DI FICHTE: L’IDENTITA’ DI PENSIERO E NATURA
Tuttavia, dopo l’iniziale esaltazione, Schelling cominciт a prendere le distanze da Fichte: si delinearono cosм i caratteri peculiari dell’idealismo schellinghiano. La rottura con Fichte avvenne sul tema della natura, ossia dell’oggetto, della realtа estesa: Fichte infatti aveva concepito la natura essenzialmente come negativitа, tanto che l’aveva chiamata non-Io, considerandola come l’opposto negativo del pensiero e della coscienza, come una sorta di scenario in cui si dispiegava e si esercitava la potenza del pensiero infinito (non a caso egli aveva affermato che “l’Io pone di fronte a sй il non-Io”).
La svalutazione della natura-oggetto era evidente: libero ed assoluto era soprattutto il pensiero, la coscienza universale, non certo la natura, ridotta al rango di strumento passivo per la realizzazione del soggetto pensante. Schelling respinse questa impostazione, che a lui appariva troppo sbilanciata sul versante dell’Io e cercт di recuperare quell’equilibrio tra pensiero e natura che era invece presente nel sistema di Spinoza: quest’ultimo infatti aveva intuito una veritа essenziale, ossia che la realtа assoluta, che il filosofo olandese aveva chiamato Sostanza, poggiava su un perfetto equilibrio tra soggetto ed oggetto, tra spirito e natura, tre res cogitans e res extensa.
In una lettera ad Hegel del 1795 Schelling scrisse “io, in questo frattempo, sono diventato spinoziano…Per Spinoza l’universo era tutto, cioи l’oggetto in opposizione assoluta al soggetto” (abbiamo evidenziato in altra sede l’importanza di Spinoza per l’idealismo).
Pertanto la natura, secondo Schelling, si poneva sullo stesso piano dello spirito in quanto l’Assoluto era identitа, era unitа indifferenziata di spirito e natura, di soggetto e oggetto, di consapevolezza ed inconsapevolezza. Pensiero e natura erano dunque le modalitа infinite in cui si dispiegava un unico principio originario, erano cioи le due facce della medesima realtа, quella dell’Assoluto, in cui ogni distinzione si annullava: infatti la distinzione tra soggetto ed oggetto, tra coscienza ed incoscienza era solo il frutto di un’astrazione a posteriori operata dall’intelletto umano ma non aveva senso dal punto di vista del principio originario.
L’Assoluto pertanto si realizzava come identitа, come indifferenza degli opposti (filosofia dell’identitа). Erano evidenti i richiami di questa teoria schellinghiana alla concezione della sostanza di Spinoza o alla coincidenza degli opposti di Cusano e Bruno. Ed era altrettanto evidente il rifiuto dell’impostazione soggettivistica di Fichte, che aveva identificato l’Assoluto soprattutto nell’elemento del pensiero e dello spirito.
Per questo Schelling chiamт la natura “Io oggettivo” o “pensiero inconscio” mentre il pensiero venne definito “natura, oggetto divenuto consapevole”: la natura dunque era solo la preistoria del pensiero e tutta la sua vita interna descriveva un processo attraverso cui essa tendeva gradualmente a farsi coscienza.
La natura si configurava quindi come una sorta di Io oscuro e profondo che evolveva verso la consapevolezza, era cioи una razionalitа inconsapevole che si sforzava di divenire consapevole.

LA FILOSOFIA DELLA NATURA: ORGANICISMO E FINALISMO
Una rivalutazione cosм marcata della natura non poteva non generare una filosofia della natura che ribaltт completamente la visione meccanicistica e deterministica della scienza moderna e dell’illuminismo.
Gli scritti principali in cui fu espressa questa filosofia della natura furono Idee di una filosofia della natura, Sull’anima del mondo e Primo abbozzo di un sistema della filosofia naturale.
La visione schellinghiana della natura ebbe un carattere decisamente romantico e andт quindi ben oltre l’analisi kantiana del finalismo espressa nella Critica del giudizio.
In primo luogo occorre evidenziare la critica radicale che il filosofo portт alla scienza della natura che si era affermata con Galilei, Hobbes e Newton: il meccanicismo scientifico moderno andava rifiutato in quanto esso costituiva una spiegazione del tutto parziale, inadeguata e superficiale del mondo naturale.
Soprattutto esso, come aveva giа notato Kant, non poteva in alcun modo spiegare l’organismo vivente, la sensibilitа, la coscienza.
Contro questa fisica meccanicistica e matematica Schelling elaborт una sua fisica speculativa, ossia filosofica, che considerava i processi naturali soprattutto da un punto di vista qualitativo e finalistico ed aveva come concetto cardine quello di vita, intesa come capacitа di auto-organizzazione della natura.
La fisica speculativa era dunque in grado non solo di cogliere e spiegare il fenomeno vitale ma anche di descrivere il processo infinito e le leggi attraverso cui la natura tendeva ad auto-organizzarsi nei suoi livelli superiori, cioи organici, vitali e coscienti.
La natura venne cosм concepita come una realtа vivente e razionale in cui tutte le parti risultavano inseparabili ed interagenti come in un immenso organismo, i cui molteplici organi erano il prodotto di un medesimo impulso formativo. Avevano dunque ragione i filosofi del Rinascimento a rappresentare la natura come un organismo senziente e animato.
Il metodo, il modo di procedere della fisica speculativa era il contrario di quello della fisica meccanicistica: mentre quest’ultima considerava i livelli superiori della materia come effetto e conseguenza di quelli inferiori, quindi li riduceva ad essi, la fisica speculativa invece giustificava le forme inferiori partendo da quelle superiori: erano i livelli superiori a dare ragione di quelli inferiori proprio perchй questi ultimi tendevano verso essi. Ad esempio non era assolutamente possibile ricondurre la vita organica ai concetti meccanicistici di materia estesa e movimento, caso mai era possibile fare il contrario.
La filosofia della natura di Schelling ebbe dunque come concetto base quello di vita organica: gli organismi viventi infatti rappresentavano il raggiungimento di un superiore livello di organizzazione della natura, costituivano in un certo senso una sorta di conquista di libertа da parte della natura, che affermava cosм la propria razionalitа e la propria capacitа di auto-organizzazione, tanto che il filosofo affermт “la vita…и lo schema della libertа in quanto si manifesta nella natura.”
In natura operava un “continuo e sicuro procedere verso l’organizzazione”, tanto и vero che la materia inorganica venne studiata alla luce del modello organico, come se l’inorganico fosse interpretabile come tentativo fallito di auto-organizzarsi a livello organico. Tra mondo inorganico e mondo organico sussisteva un profondo rapporto di continuitа e di gradualitа.

POLARITA’ E GRADI DELLA NATURA
La storia della natura, il suo sforzo infinito di approdare alla consapevolezza dello spirito, erano regolati da una legge suprema, quella della polaritа, ossia della opposizione tra due forze contrapposte. Tali forze erano quella di attrazione, di espansione, e quella di repulsione, di limitazione.
Lo scontro tra tali forze risultava essere essenziale per la produzione di corpi fisici determinati nonchй per il raggiungimento di un equilibrio.
La legge della polaritа faceva sм che la natura evolvesse secondo un sistema progressivo di gradi (o potenze), ognuno dei quali esprimeva un necessario livello di organizzazione e di sviluppo.
Ogni grado era potenza in quanto tendeva a trasformarsi in quello successivo, a cui risultava affine. Ogni grado inoltre era basato su una minore o maggiore complessitа e su un determinato stato di equilibrio, che risultava essere inversamente proporzionale alla complessitа del grado.
Si alternavano quindi stati di equilibrio e di disequilibrio, attraverso cui la natura tendeva ad organizzarsi secondo una crescente complessitа. Sulla base di tali idee Schelling individuт tre gradi fondamentali in cui la natura si era strutturata:
1) fisico-meccanico, caratterizzato in particolare dal prevalere della forza di gravitа. Essendo il grado meno complesso, in esso si realizzava una condizione di massimo equilibrio.
2) chimico, caratterizzato dal collegamento di quegli elementi che la forza repulsiva aveva isolato e separato. Appartenevano a tale grado i fenomeni magnetici, elettrici e chimici. A questo proposito occorre notare che fu merito di Schelling aver colto la stretta connessione esistente tra magnetismo ed elettricitа, connessione che fu poi confermata dalla scienza positivistica successiva.
3) organico-biologico, caratterizzato dal raggiungimento della vita organica. Nei fenomeni organici si manifestavano facoltа superiori come la sensibilitа, l’irritabilitа e la riproduzione, attraverso cui cominciava ad intravedersi la presenza dello spirito.

ARTE ED ASSOLUTO
La filosofia della natura aveva descritto il processo che dalla natura inconscia, dal non-Io, conduceva allo spirito consapevole, ossia all’Io.
Nel Sistema dell’idealismo trascendentale invece Schelling descrisse il processo inverso, ossia il processo che dall’Io conduceva al non-Io, cioи all’inconscio. Ciт equivaleva a descrivere le modalitа attraverso cui il soggetto realizzava la conoscenza di sй e del mondo e quindi a porsi il problema del valore e del limite delle diverse forme di sapere (scienza, filosofia e arte).
Schelling era convinto che l’Assoluto, in quanto identitа di spirito e natura, di conscio ed inconscio, non potesse essere colto dal pensiero razionale, ossia dalla filosofia: essa infatti, pur risultando superiore alle singole scienze per le ragioni che abbiamo esposto parlando della fisica speculativa, presupponeva comunque l’opposizione di pensiero e realtа, di soggettivo ed oggettivo.
Infatti, pensando razionalmente la realtа, la filosofia distingueva il pensiero dalla natura estesa, l’interno dall’esterno: ma in questo modo essa rimaneva prigioniera di tale distinzione.
Il problema era dunque quello di trovare una forma di conoscenza che superasse tutte le separazioni e cogliesse direttamente l’unitа indistinta ed originaria propria dell’Assoluto. Quale era questa forma di conoscenza? Secondo Schelling era l’arte.
Il filosofo tedesco elaborт cosм la teoria dell’arte intesa come unica esperienza umana in grado di rivelare e cogliere, in modo immediato, l’Assoluto stesso. L’arte pertanto finм con il configurarsi come vero e proprio organo della filosofia, e da tale concetto derivт la definizione di idealismo estetico data all’idealismo schellinghiano.
Quella di Schelling fu dunque una concezione estetica che, partendo dalle teorie di Kant e dalle successive rielaborazioni di Schiller, sfociт direttamente nel clima culturale del Romanticismo. Shelling infatti affermт il primato dell’arte rispetto a tutte le altre forme di conoscenza: l’arte quindi come rivelazione del mistero dell’Assoluto.
In particolare, secondo il nostro filosofo, l’identitа di conscio e inconscio, di ideale e reale, di interiore ed esteriore, che si manifestava progressivamente ed indirettamente nella storia della natura e dell’uomo, veniva invece colta in modo diretto ed immediato, cioи in modo intuitivo, nell’arte.
Cosм egli espresse questo concetto: “se l’intuizione estetica non и se non l’intuizione intellettuale divenuta obiettiva, s’intende di per sй che l’arte sia l’unico vero ed eterno organo e documento insieme della filosofia, il quale sempre e con novitа incessante afferma attesta quel che la filosofia non puт rappresentare esternamente, cioи l’inconscio nell’operare e nel produrre e la sua originaria identitа col cosciente. Appunto per ciт l’arte и per il filosofo quanto vi и di piщ alto, perchй essa scopre, per cosм dire, il misterioso santuario dove, in eterna ed originaria unione, arde in un’unica fiamma ciт che nella natura e nella storia и separato”.
L’artista dunque era visto romanticamente come un individuo eccezionale proprio perchй in grado di compiere questo miracolo, cioи di intuire in qualche modo il segreto ed il mistero dell’Identitа originaria.
L’essenza dell’arte non consisteva dunque in una pura e semplice imitazione della natura o di modelli del passato, come sosteneva il neoclassicismo, ma si poneva invece come vera e propria creazione (= dare vita a qualcosa che prima non c’era) operata dal genio dell’artista: quest’ultimo infatti riproduceva i processi creativi presenti nella realtа.
In particolare Schelling indicт nella poesia e nell’arte i due elementi costitutivi della creazione artistica: la poesia esprimeva il momento inconscio e naturale, coincideva quindi con la cosiddetta ispirazione, la quale “non si puт imparare nй conseguire con l’esercizio…ma puт essere soltanto innata per libero dono della natura”.
L’ispirazione poetica infatti s’impadroniva dell’artista, spingendolo alla “produzione involontariamente e persino con interna riluttanza”: essa quindi costituiva una sorta di potenza oscura ed inconscia, non controllabile e non dipendente quindi dalla volontа, che, spingendo incessantemente, costringeva a produrre immagini, simboli, miti e parole che lo stesso artista non comprendeva interamente e del tutto consapevolmente, tanto и vero che il significato ultimo di un’opera d’arte era “suscettibile di un’interpretazione infinita”.
Questo momento inconscio della poesia o ispirazione poetica veniva completato ed integrato dal momento dell’arte, che costituiva invece la fase consapevole e volontaria del processo creativo: l’arte stava ad indicare quell’insieme di tecniche, di operazioni formali, di regole razionali entro cui il contenuto dell’ispirazione veniva piegato, disciplinato ed organizzato per dare vita concretamente all’opera.
Come affermт Schelling, senza l’arte “la poesia, anche dove и innata, non crea se non prodotti…dai quali nessun intelletto umano puт trarre diletto”; l’arte pertanto risultava decisiva per dare forma, equilibrio, armonia e valore ad un contenuto che, senza di essa, rischiava di rimanere in una dimensione amorfa ed indeterminata. In quanto frutto della riflessione, l’arte era suscettibile di apprendimento e di miglioramento mentre la poesia non poteva in nessun modo essere appresa, in quanto era innata, era un “dono di natura”.
La sintesi di poesia e arte costituiva propriamente il genio, che non era quindi nй pura e semplice poesia nй soltanto arte: era il genio dunque quella facoltа da cui nasceva la vera bellezza artistica, che Schelling definм “l’infinito espresso in modo finito”.
L’esaltazione schellinghiana dell’esperienza estetica si risolse, come giа accennato, nell’affermazione della superioritа dell’arte rispetto alla conoscenza filosofica, una superioritа confermata dal fatto che mentre quest’ultima innalzava alla suprema veritа solo un “frammento dell’uomo” l’arte invece vi conduceva “l’uomo intero, come egli и”.
Seguendo le orme di Schiller, Shelling affermт cosм una prioritа dell’estetica, intesa come esperienza umana totale, rispetto alla parzialitа e alla limitatezza che invece caratterizzavano la conoscenza scientifica e filosofica e l’agire umano nella storia: solo l’arte era la porta per accedere al mistero della veritа dell’Assoluto, per questo il filosofo arrivт a preconizzare un futuro in cui la filosofia sarebbe morta a se stessa per rinascere sotto forma di arte e poesia.

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