Materie: | Appunti |
Categoria: | Filosofia |
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Data: | 01.02.2001 |
Numero di pagine: | 3 |
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SCHELLING
Per S. la cosa in sé è una contraddizione perciò viene meno (al contrario di ciò che pensa Fichte), quindi non esistono nemmeno più i limiti dell’uomo rappresentati da ciò che è inspiegabile in natura (pensati da Fichte). Per Fichte la natura (non-Io) non è autonoma, ma è funzionale al soggetto, mentre secondo S. la natura non è più un ostacolo, ma diventa la realtà in sé, poiché se viene meno la cosa in sé, anche il suo opposto, il non-Io di Fichte, non può esistere.
La filosofia di S. si basa sull’Assoluto (mentre quelle di Fichte si basa sul contrasto Io/non-Io), ovvero sull’indifferenza assoluta tra soggetto e oggetto, poiché l’Assoluto è sciolto dalle determinazioni fondamentali, quali Io/non-Io, soggetto/oggetto, essere/non-essere…, che sono tutti dualismi tipici della filosofia moderna, mentre la filosofia idealista vuole svuotare la realtà dai dualismi.
Partendo dall’Assoluto, S. individua due strade per rappresentare il mondo:
- Lo studio della natura attraverso la filosofia naturale, che segue la natura nel suo sviluppo, dalle forme più semplici allo spirito. La natura è un organismo animato che organizza se stesso, non riceve quindi dall’esterno un principio organizzativo, infatti S. non pensa come Galileo che la natura sia un meccanismo di fenomeni concatenati. Dentro la natura c’è un’anima, perciò la natura si evolve in un cammino generato dallo scontro delle forze di attrazione e repulsione, che fanno in modo che essa sia costruita a livelli, quali il livello inorganico, quello organico, fino a raggiungere l’elemento più alto che è l’uomo. Per S. la natura è da considerarsi come “preistoria dello spirito”, come spirito inconscio e inconsapevole di sé, che raggiunge la consapevolezza di sé nel suo momento più alto rappresentato dall’uomo.
- Lo studio del soggetto attraverso la filosofia trascendentale, che segue lo spirito che si dissolve nella natura. Nella filosofia trascendentale S. individua le epoche dell’Io:
1. sensazione
2. intuizione produttiva
3. riflessione
4. volontà
Un altro problema che si pone S. è quello relativo al dualismo della realtà (soggettiva e oggettiva), che secondo lui scaturisce dall’Assoluto. Solo attraverso l’esperienza artistica l’uomo può cogliere l’Assoluto, poiché l’arte è l’organo di rivelazione dell’Assoluto nei suoi caratteri di infinità, consapevolezza e inconsapevolezza; infatti l’artista, quando produce, è in preda a una forza incommensurabile e irrazionale che lo ispira, ma nel prodotto finale è presente anche l’intervento tecnico e razionale dell’artista. Per S. l’arte è la produzione spirituale in modo naturale.
Nella filosofia dell’Assoluto di S., Hegel (nella “Fenomenologia dello spirito”) individua una contraddizione, che sta nel rapporto tra Assoluto, spirito e natura. L’Assoluto è l’essenza che esiste attraverso la natura e lo spirito, ma esso è anche definito come identità indifferenziata di soggetto e oggetto, un’identità indifferenziata che si contraddice perché c’è differenza tra l’essenza e l’esistenza poiché l’essenza nega se stessa quando esiste (non è più solo essenza, ma esiste realmente e concretamente). Quindi l’Assoluto non può spiegare le differenze presenti nella vita dell’uomo e la molteplicità della realtà, infatti per Hegel tra l’Assoluto e la realtà che percepiamo c’è un salto; l’unica via d’uscita secondo S. e Fichte è di riproporre il salto tra Assoluto e realtà trasformando l’Assoluto in Dio, considerando Dio immanente (“Dio è la storia”): si ritorna così al dualismo Dio/uomo. Hegel tenterà di usare il discorso di Fichte e S. per articolare l’Assoluto affinchè possa esprimere la molteplicità della realtà superando il dualismo soggetto/oggetto.