Saggio introduttivo a Nietzsche

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Testo

Friederick Nietzsche (1844-1900)
Vita & Opere
Nietzsche il cui nome è indissolubilmente legato al culto dell’ “Ubermensch” (il super-uomo) nacque a Rocken nel 1844. diventò professore universitario di filologia classica a Basilea nel 1869, a soli 24 anni.
Qui conobbe Richard Wagner, la cui amicizia lo fece interessare vivamente alla musica, e Schopenhauer, del quale ne fu conquistato.
Gli anni seguenti pubblicò alcune opere (“La nascita della tragedia”, “Considerazioni inattuali”) che ricevettero freddi consensi dai filologi del tempo.
L’amicizia con Wagner però si affievolisce: Nietzsche vedeva in lui l’estremo rappresentante del romanticismo, e scorse nell’ultima fase della sua opera, originata verso il cristianesimo, un abbandono di quei valori vitali che erano propri dell’antichità classica, accompagnati da uno spirito di rinuncia e rassegnazione. Nell’opera “Umano troppo umano” pubblicato nel 1878 segna il suo distacco dal musicista e da Schopenhauer.
Frattanto la salute del filosofo andava peggiorando: colpito da una malattia di origine vitale, che lo portava alla follia (malattia che colpirà anche Hitler) dovette abbandonare, nel 1879, la cattedra di Basilea.
Nel 1880 esce la seconda parte di “Umano troppo umano”, dal titolo “Il viaggiatore e la sua ombra” (un inno di attesa alla sua morte).
Nel 1881 pubblica “Aurora”, primo libro che contiene le tesi della dottrina nietzschiana.
Nel 1882 conosce una 24 enne finlandese, Lou Salomè, nella quale crede di aver trovato un discepolo e una compagna.
Ella però rifiutò di sposarlo, unendosi invece con un altro discepolo del filosofo, Paul Ree. Nietzsche si sentì abbandonato e deluso.
Tra il 1883 e il 1884 scrisse “Così parlò Zarathustra” (pubblicato poi nel 1891).
Nel 1885 esce “Al di là del bene e del male” che è uno dei suoi libri più significativi, ma che non fu subito compreso dai critici.
Nel 1887 uscì “La genealogia della morale”, “L’anticristo” e l’ “Eccehomo”.
Ridotto ad una larva umana nel suo letto di casa, per colpa della malattia, facendo largo uso di droghe pesanti per sedare il dolore (con il laudano), Nietzsche vide i suoi amici che si allontanavano a poco a poco da lui a causa della sua stessa opera. La sua fama iniziò solo quando, chiuso nella sua follia non se ne potette rendere conto. Morì il 25 agosto del 1900, mentre i libri, che aveva pubblicato a sue spese correvano in tutto il mondo.
“ Al di là del bene e del male” e il “Super-uomo”

Il super-uomo e la volontà di potenza sono due nozioni che sintetizzano le varie tematiche del pensiero nietzchiano.
Il “super-uomo”, il motivo più noto e volgarizzato del pensiero del filosofo è in linea generale un concetto filosofico di cui si serve Nietzsche per esprimere il progetto di un nuovo essere qualificato da una serie di caratteristiche che emergono oggettivamente dalla sua opera.
Il Super-uomo è colui in grado di:
- Accettare la vita;
- Rifiutare la morale tradizionale;
- “Reggere” la morte di Dio;
- Superare il nichilismo;
- Collocarsi nella prospettiva dell’eterno ritorno;
- Porsi come volontà di potenza.
1) Nietzsche vuole essere discepolo di Dionisio, perché simbolo del suo “si” totale al mondo, rappresentazione entusiastica del mondo e dell’”esaltazione infinita dell’infinita vita”. Lo spirito del Dio Grego non ha nulla a che fare con l’accettazione rassegnata della vita. Dionisio è il Dio dell’ebbrezza e della gioia e secondo Nietzsche rappresenta l’accettazione integrale della vita che trasforma il dolore in gioia, la lotta in armonia etc….
Tutte le virtù che tendono a mortificare l’energia vitale e ad impoverire la vita sono, per Nietzsche un abbassamento dell’uomo al di sotto di se, quindi indegne per lui. Per lui virtù sono tutte le passioni che dicono si alla vita e al mondo (gioia, salute, amore sessuale etc…). non va inteso però il suo pensiero alla stregua di un ottimismo estetizzante, anzi lui critica il pessimismo come segno di decadenza e proprio l’ottimismo come simbolo di superficialità, e propone piuttosto un accoglimento della vita nell’insigne dei contrari che la caratterizzano.
2) Nietzsche sostiene che la morale è un grande inganno di alcuni uomini per dominare gli altri: “le idee del bene e del male non esistono, sono menzogne costruite per governare gli uomini. Per l’etica comune le leggi e lo Stato servono per facilitare la vita e la libertà di ognuno. Contrario e Nietzsche che definisce il potere come un “bene” di pochi, rifacendosi al padre dell’anarchia Bakunin che disprezza tutte le forme di governo: “chi sta al potere si lascia tentare dal potere e, anche in un regime comunista, troverà il modo di arricchirsi ai danni del cittadino”. Nietzche sostiene che “Stato e Dio” sono due menzogne create da furbi che volevano dominare gli altri, inventandosi idee del bene e del male.
3) Per Nietzsche Dio è sostanzialmente simbolo di ogni prospettiva oltre-mondana e anti-vitale, ed è la personificazione di tutte le “certezze” ultime dell’umanità, ossia di tutte le credenze metafisiche e religiosi create per dare un “senso e un ordine rassicurante” alla vita. La concezione di un mondo sorretto da Dio provvidente è soltanto una costruzione della nostra mente per sopportare la durezza dell’esistenza.
Dio appare a Nietzsche come la più antica delle bugie vitali, “come la nostra più lunga menzogna”. Come tale essa è l’espressione di una paura, di fronte alla verità dell’essere. Con la “Morte di Dio” Nietzsche allude al venir meno di tutte le certezze assolute che hanno sorretto gli uomini per millenni, capaci di “esorcizzare” lo sgomento provato dal flusso caotico e irrazionale delle cose.
4) Per Nietzsche il nichilismo è “la volontà del nulla”, ossia un atteggiamento di fuga nei confronti del mondo reale (incarnato nel Platonismo e nel Cristianesimo) ed è la situazione dell’uomo moderno che non credendo più in un senso e in uno scopo metafisico e nei valori supremi, finisce per avvertire il senso del “vuoto e del nulla”. L’uomo avrebbe creduto in un mondo formato da verità, unità, bene, fine etc……….
In seguito, resosi conto della fittizzità di queste categorie sarebbe piombato nella disperazione nichilista. Nietzsche si ritiene nichilista, ma anche capace di superarlo.
Il suo intento consiste nel fare del super-uomo una figura in grado di imporre un senso alla caoticità priva di senso nel mondo.
5) La concezione della vita di Nietzsche è sicuramente meccanicistica e materialistica, non esiste nulla oltre la materia (“Dio è morto”, esclama Zarathustra), che è governata da leggi meccaniche eterne e sempre uguali a se stesse. Tutto ritorna uguale a se stesso: “Ritornerà questo mio sospiro, questo chiaro di luna, ritornerà questa tela di ragno”.
Tutto si ripete, questa è la verità alla base del principio dell’eterno ritorno dell’identico.
L’uomo, in questo meccanismo deve recuperare la libertà, non credendo in primo luogo più al bene e al male: tutto è lecito. La tra svalutazione (cambiamento) dei valori è la prima fase per poter ritrovare se stessi. Bisogna andare “al di là del bene e del male” e si scoprirà che la vita (anche se l’essenza è tragedia) merita di essere vissuta. Bisogna amarla, e bisogna provare amore per il fato (Amor Fati): bisogna dire di si alla vita e no allo Stato.
6) La volontà di potenza identifica il modo di essere proprio del super-uomo, visto come libertà creatrice, che, ergendosi al di sopra del caos della vita, impone ad essa i “propri” significati e le “proprie” interpretazioni: “per conservarsi, l’uomo fu il primo a porre dei valori alle cose”. L’uomo cioè è colui che valuta.
Infatti è proprio in virtù della volontà di potenza (come sorgente di interpretazioni) che l’accettazione esistenziale dell’essere (Amor Fati) si concretizza in un atteggiamento volto a ricreare l’essere a misura della propria oltre-umanità.
“Al di là del bene e del male”
Pubblicata nel 1886, è una delle grandi opere nelle quali Nietzsche affronta il problema morale con quella spregiudicatezza che tanto scandalo ha suscitato e lo ha reso celebre. In quest’opera, tra l’altro, si trova la distinzione tra morale dei “signori” e morale degli schiavi (a volte definita anche morale del gregge), ognuna delle quali è espressione di un certo tipo d’uomo. La morale dei signori è imperniata sui valori vitali della forza, della salute, della fierezza etc…, praticati originariamente dall’antica nobiltà greca. Viceversa la morale degli schiavi comprende i valori anti-vitali della mansuetudine, dell’umiltà, della castità, ecc., praticati originariamente dalla massa degli schiavi e comunque da tutti gli uomini deboli e insicuri. Nietzsche disprezza apertamente la morale degli schiavi che, a suo parere, ha avuto il sopravvento definitivo con la diffusione del cristianesimo, ed auspica la riscoperta dei valori aristocratici che egli considera i soli naturali.
Attraverso un esame storico-comparato delle dottrine morali Nietzsche è giunto ad individuare due tipi fondamentali di morale: quella dei signori e quella degli schiavi. La prima è detta così perché si è formata nell’ambito di un gruppo dominante che prendeva coscienza con piacere della propria superiorità; la seconda è detta così perché viceversa si è formata tra i dominati, gli schiavi, i sottomessi in genere.
I signori considerano buoni quegli atteggiamenti e comportamenti elevati che essi avvertono come caratteristiche della propria superiorità sulla massa da loro disprezzata. Nietzsche aggiunge l’osservazione che in questa morale l’antitesi buono-cattivo corrisponde all’antitesi nobile-spregevole, mentre l’antitesi buono-malvagio si trova nella morale degli schiavi i quali provano timore (non disprezzo) di fronte alla potenza del malvagio (il signore).
I signori disprezzano i vili, i paurosi, gli egoisti, i deboli dallo sguardo servile, i miserabili, coloro che per paura si lasciano maltrattare come cani, i postulanti adulatori, specialmente i bugiardi, come risulta anche dal fatto che i nobili dell’antica Grecia si vantavano della loro sincerità.
Nietzche poi sottolinea che i signori si sentono autori dei valori e non subordinati a dei valori già dati, non sentono il bisogno di approvazione per le loro azioni, considerano dannoso in sé ciò che è dannoso a loro, ritengono che le cose ricevano valore dalle loro valutazioni. In questo senso si può dire che la morale dei signori è una forma di orgogliosa auto-glorificazione.
Pietà, altruismo, disinteresse, non sono mai i moventi dei signori perché sono sentimenti propri di uomini deboli (poco prima Nietzsche ha scritto che “anche l’uomo nobile presta soccorso allo sventurato, ma non o quasi per pietà, bensì piuttosto per un impulso generato dalla sovrabbondanza di potenza” (p. 179). La morale aristocratica nutre un certo disprezzo e diffidenza verso i cosiddetti buoni sentimenti.
Nietzsche constata che la morale aristocratica è disapprovata dagli uomini nel suo tempo (nell’aforismo 202 ha scritto: “La morale è oggi in Europa una morale di gregge”). È disapprovata l’idea che ci siano doveri solo verso i propri pari, ma non verso le persone inferiori verso le quali è lecito decidere “al di là del bene e del male”. Gli uomini moderni non sono capaci né di una duratura riconoscenza né di una duratura vendetta, non comprendono la necessità di avere nemici per essere buoni amici, ecc. Dunque Nietzsche ritiene arduo (ma non impossibile) restaurare la morale aristocratica.
La morale degli schiavi è espressione del pessimismo, del sospetto, della diffidenza degli uomini mediocri verso ciò che i signori hanno stabilito essere buono. (nella Genealogia della morale Nietzsche aggiungerà che essa è fondata sul risentimento di coloro che non sanno vivere). Tale morale è essenzialmente utilitaria perché celebra come valori le qualità (come la pietà, la solidarietà, la pazienza, ecc.) più utili ai deboli per sopravvivere.

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