riflessioni su:lettera a meneceo

Materie:Altro
Categoria:Filosofia

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Testo

Epicureo:”LETTERA A MENECEO”

In questa breve lettera è espressa tutta la dottrina etica epicurea, che intende la filosofia come tetrafarmaco,ossia il quadruplice rimedio alle problematiche umane;infatti quattro sono i punti fondamentali riassunti : la teoria dei bisogni, la confutazione dell’ immagine erronea degli dei, la filosofia come mezzo per il raggiungimento della felicità e l’ eliminazione della paura della morte da parte dell’ uomo. Egli nella prima parte della lettera cerca di dare una giusta definizione al concetto di divinità, che più volte viene da lui vista comeessere congiunto alla felicità e completamente disinteressato alle vicende umane, in quanto ritiene che il mondo sia regolato da una legge di necessità ovvero da un’ ordine gerarchico necessario delle cose.Perciò egli ammonisce l’uomo dal dare un’erronea immagine della divinità, una definizione cioè che esuli dagli aggettivi propri agli dei.
Epicuro prosegue cercando di elaborare un‘argomentazione che serva a liberare gli uomini dalla paura della morte utilizzando la celebre definizione ‘’Quando ci siamo noi la morte non c’è, quando c’è lei non ci siamo noi’’ questa frase
esplica perfettamente il pensiero del filosofo riguardo al non vivere, riducendo tutto ad una percezione sensibile, intesa come godere e soffrire, sentimenti che vengono a mancare nello stesso istante in cui il nostro corpo si corrompe divenendo nulla. Perciò l’uomo saggio, per essere considerato tale, non deve temerla, perché sa che essa avverrà indolore senza alcuna sofferenza, mentre lo sciocco, che non indaga la felicità e non elabora una ricerca filosofica, non vivrà serenamente a causa del suo affliggersi per il continuo pensare alla morte, non godendo in questo modo dei piaceri della vita.
Un altro importante fattore espresso in questa lettera è la teoria dei bisogni, che consiste nella suddivisione dei desideri dell’ uomo in naturali e vani. Tra i desideri naturali ce ne sono alcuni necessari e altri no. Solamente quelli che possono essere considerati necessari devono essere appagati, gli altri legati soltanto al piacere materiale devono essere abbandonati. Secondo Epicuro l’accorto calcolo dei bisogni può far vivere l‘uomo nella perfetta felicità senza farlo divenire schiavo dei suoi desideri e dei suoi piaceri.Infatti non è felice colui che vive un ‘ esistenza ricca, incentrata sul semplice piacere superfluo e materiale, ma chi riesce a raggiungere la serenità dell’ anima, che reca il piacere stabile.
All‘inzio di questa lettera Epicuro, partendo dal presupposto che la felicità è il fine della vita,spiega a Meneceo che a qualsiasi età è giusto filosofare poiché a tutti, giovani e vecchi, è consentito provare piacere attraverso la conoscenza,
e poiché è insito nella natura umana la tendenza a raggiungere il piacere e ad evitare il dolore. Lo scopo della filosofia è proprio quello di liberare l’uomo da tutti i timori che possono impedire il raggiungimento della felicità.
Egli ci invita a conoscere le cose che fanno la felicità affinché si possa vivere una vita serena.
Da questo scritto emerge un Epicuro innovatore e fondamentalmente controcorrente rispetto ai filosofi suoi predecessori e successori, in quanto egli esprime un razionalismo fuori dal comune che esula dagli schemi fissati dal tradizionale filosofo classico, il quale non concepisce infatti nella propria dottrina nessun tipo di pensiero materialistico. Pensiero materialistico che trapela in forma edonistica da questa epistola, proprio per il suo continuo riferimento al piacere stabile ovvero a tutti quei piaceri che recano una felicità continua ed eterna.

Alessandro Melini

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