Popper ed il circolo di Vienna.

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Categoria:Filosofia

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Testo

Popper

Circolo di Vienna Æ movimento di filosofi- scienziati, che facevano dibattiti a Vienna.
Si posero i problemi della metodologia scientifica e videro il criterio fondamentale nella verificazione, cioè un criterio di demarcazione Æ separa teorie verificabili e significative da altre non scientifiche Æ per esempio la metafisica non è una scienza.
Popper è stato spesso associato a questo circolo anche se lui lo ha negato apertamente Æ c’è avvicinamento tematico ma vi si oppone. Afferma lui stesso di non essere mai stato neopositivista. Hanno trattato gli stessi temi, e anzi lui è stato un interlocutore molto critico verso quelle dottrine: contrappone al principio di verificazione quello di falsificazione. Il gruppo si sfaldò ed alcuni andarono in America da cui furono influenzati Æ contaminazione da parte del pragmatismo americano. Altri andarono in Inghilterra e svilupparono la filosofia del linguaggio. La biografia dell’autore è importante. Grande interesse per la matematica, si laurea in filosofia con una dissertazione di carattere metodologico. Insegna e nel 1934 pubblica la sua opera più nota ”logica della scoperta scientifica”. Costretto ad allontanarsi perché ebreo si trasferirà in Nuova Zelanda dove scrive “la miseria dello storicismo”, “la società aperta e i suoi nemici”(polemica politica) e giunto in Inghilterra per insegnare, scrive “ Congetture e confutazioni”(60). Nel 74 scrive la sua autobiografia con sottotitolo La ricerca non ha fine ”e “ La replica ai miei critici” .E’ morto negli anni 90.
Popper recupera autori classici e tradizionali, come Kant, Hegel, Marx, Bacone, addirittura Socrate e i presocratici. Essi sono stati per lui i fondamentali protagonisti della fondazione del pensiero critico Æ grande contributo.
Uno dei temi fondamentali è l’induzione. Ne parlavano già Aristotele e Bacone. Popper dirà che l’induzione non esiste e non ha senso. Bacone sosteneva che dell’induzione esistono due facce: induzione per enumerazione e per eliminazione. L’induzione aristotelica non poteva portare a una vera conoscenza, essa portava alle premesse del sillogismo (procedimento deduttivo), ma era solo enumerativa, infatti l’esperienza umana è limitata e quindi per Bacone bisognava sottoporre ogni ipotesi a delle prove. Per Popper nemmeno il sistema di Bacone funziona, perché, pur evidenziando i limiti, ha supposto che le ipotesi fossero finite Æ cancellando quelle sbagliate si giunge all’unica vera; ma in realtà le ipotesi sono infinite Æ induzione inutile, inesistente. Popper riprende la storiella di Russel Æ il tacchino induttivista Æ questo tacchino iniziò cautamente ad osservare col tempo che alle ore nove gli veniva dato il cibo, ma solo alla fine di molte prove giunse a questa conclusione con rigore. Ma alla vigilia di Natale il cibo non gli arrivò e se lo mangiarono.
L’induzione è un circolo vizioso della mente: per affermare l’induzione ho bisogno di un ulteriore procedimento induttivo alle spalle Æ infondatezza. L’induzione non è fondata su principi logici e nemmeno su una base di ordine empirico; non si può trovare il principio su cui si basa tutto il processo, non c’è appiglio.
La negazione del fatto che la mente umana possa diventare tabula rasa Æ Bacone voleva fare della mente tabula rasa per eliminare tutti gli errori che impediscono all’uomo di procedere con un metodo scientifico.
La mente umana per Popper non potrà mai diventare tabula rasa = utopia. Senza una aspettativa rispetto alla realtà che mi circonda, senza prerogative, non esiste neppure il problema; se sono tabula rasa riguardo a quel problema non ne verrò mai a capo, non lo vedrò neppure. Senza una aspettazione l’uomo non è in grado di conoscere nulla. La ricerca comincia da un problema. L’uomo deve inventare un’ipotesi per affrontarlo e risolverlo. Bisogna ricavare dall’ipotesi delle conseguenze ( se… allora…). Queste conseguenze vanno provate e solo se esse si producono posso sostenere che tale ipotesi non è falsificata. Se una o più conseguenze non si producono l’ipotesi è falsificata. Devo allora cercare altre teorie nelle quali possa ricavare tutte le conseguenze che non erano falsificate nella prima teoria e contemporaneamente siano valide anche quelle falsificate.
Verificazione e falsificazione sono concetti paralleli ma molto diversi: posso sottoporre una teoria a milioni di verifiche, ma essa non sarà mai certa in modo assoluto, perché basterà un piccolo fatto negativo a falsificare una teoria, mentre non bastano mille prove a verificarla.
La scienza per Popper non è come per Kant, si evolve, muta, progredisce, anche se con momenti di arresto e di caduta. Nessuna teoria è assoluta. Anche se trovassimo la verità assoluta, non potremmo mai affermarla, perché non potremmo mai verificare tutte le infinite conseguenze di questa teoria onnicomprensiva. L’uomo non ha e non deve avere questa pretesa. Cosa ci guida nella scelta di una teoria? Popper dice che falsificando una teoria ricaviamo dati nuovi per elaborare una teoria alternativa. Dobbiamo scegliere asserzioni più precise Æ una teoria T² deve poi prendere in esame più fatti di una teoria T¹, deve superare i controlli che non ha superato T¹, deve stimolare una serie di controlli sperimentali. Popper dice che più una teoria è verosimigliante più è improbabile Æ quando sostituisco una teoria ad un’altra devo avvicinarmi maggiormente alla verosimiglianza Æ verosomiglianza e possibilità sono però incompatibili Æ una teoria più verosimile ha un più alto potere esplicativo, contiene un contenuto conoscitivo più ampio e perciò posso ricavare più conseguenze Æ la teoria è più facilmente falsificabile se prendo due tesi ( A= venerdì pioverà B= sabato ci sarà il sole ) queste separate possono dire anche il vero , se da una informazione più ampia che comprende entrambe ( venerdì pioverà e sabato ci sarà il sole) questa è più facilmente falsificabile, è più rischiosa. Anche se ho fallito devo comunque prendere i nuovi dati per formulare una tesi più vera…..
In contrapposizione con i neopositivisti di Vienna abbiamo il tema della metafisica Æ non senso, senza significato, non scienza per i circolisti . Popper al contrario pensa che ci siano delle asserzioni metafisiche non scientifiche, ma un significato ben preciso Æ Per Popper i positivisti sono troppo sbrigativi, così facendo , non l’hanno liquidata, ma, così senza rendersene conto , sono stati loro stessi metafisici Æ Hanno posto alla base di tutto il loro lavoro metodologico il processo di verificazione, cullandosi nell’illusione di giungere ad una filosofia vera Æ hanno introdotto la metafisica nella scienza.
Popper ritiene che le affermazioni metafisiche abbiano significato ed abbiano aiutato molto psicologicamente la scienza (l’ordine dell’universo) e da un punto di vista storico idee metafisiche sono diventate idee scientifiche Æ punto di contatto Æ per esempio l’atomismo democriteo Æ atomo solo ideologico, passando per Parmenide metafisicamente .

Differenze tra Popper e il circolo di Vienna.

Popper parla poi anche delle scienze sociali e della politica Æ ” Miseria dello storicismo” ”La società aperta e i suoi nemici” Æ Contributi importanti oggi Æ Popper fu un grande critico dell’assolutismo teorico e pratico, insiste sulla libertà e sul pluralismo e si batte per difendere questi valori sociali e civili.
Partendo da .” Miseria dello storicismo” vediamo Popper criticare i sistemi autoritari.
Cos’è lo storicismo? STORICISMO Æ concetto ampio , è per Popper quella filosofia che pretende di cogliere nella storia un senso globale ed oggettivo Æ filosofie che hanno voluto cogliere nella storia un destino a cui tutti devono sottostare Æ malattia intellettuale dei nostri anni. Queste filosofie storiciste sono dette ORACOLARI Æ filosofo che profetizza, ma è oracolo non filosofo (Hegel, Marx, Comte, Platone ) Æ filosofie totalitarie Æ gli uomini devono conformarsi al destino. Il totalitarismo è metodologico e politico, l’errore sul piano conoscitivo è evidente Æ Popper non crede ad una storia precostituita, tutte le tappe vanno interpretate (Nietzsche) . La storia assume il significato che dà l’uomo ed io non posso avere la presunzione di trarre insegnamenti Æ siamo noi che dobbiamo produrre la finalità nella storia Æ la pretesa degli storicisti è detta da Popper “olista” Æ vuole spigare tutto. Ma noi non siamo in grado di descrivere l’intero, l’analisi è sempre selettiva, colgo certi aspetti ,ma altri mi sfuggono Æ errore metodologico dello storicismo perché confondo ora tendenza con una legge e spaccio la prima per la seconda Æ errori politici.
John Dewey

Americano, morì nel 1952. Fu definito il più grande filosofo americano del XX secolo.
Fa parte della corrente del pragmatismo in cui si afferma la necessità di un sapere pratico teso all’azione. Dewey preferisce usare il termine STRUMENTALISMO per definire la sua filosofia, cioè rifiuto della gnoseologia e della logica, o NATURALISMO, cioè rifiuto della filosofia nella sua globalità per sottolineare il nesso tra l’uomo e l’ambiente.
Dewey studiò il pensiero di filosofi europei, come Hegel, sostenendo però che le contrapposizioni perdono significato se si pensa alla totalità. Da Darwin ricavò il concetto chiave secondo cui ogni organismo tende a sopravvivere e a reagire alle minacce dell’ambiente modificando il proprio comportamento. La conoscenza è la reazione del soggetto di fronte all’ambiente. Non esiste per Dewey il determinismo: caos e ordine sono mescolati nel mondo e supporre la provvidenza è sbagliato.
Nasce nel 1859, si dedica all’insegnamento prima in scuole secondarie e poi all’università. Nel 1894 si trasferì a Chicago, dove approfondì temi psicologici e pedagogici e scrisse “Scuola e Società” . Nel 1904 fu professore a New York e nel 1916 scrisse “ Saggi sulla logica sperimentale ” e “ Saggi di natura “ .
Nel 1924 si occupò di temi filosofici e politici. Fu un grande difensore degli ideali democratici, schierandosi con i gruppi più progressisti.
Si batté per il diritto di voto alle donne; difese Sacco e Danzetti, processati per anarchismo, sostenne il new-deal, ma fece tutto il modo acritico. Negli ultimi anni approfondisce temi vecchi: nel 1938 Æ “Logica teoria dell’indagine “ 1949 Æ “Esperienza ed educazione”.
A novant’anni scrisse “ Il Conoscere e il conosciuto” noto come “ Conoscenza e transazione” Æ concetto che appare nelle ultime opere sostituendo il concetto di interazione.
Naturalismo = La filosofia parte dalla totalità della natura. C’è una profonda traccia di Hegel Æ la totalità supera il punto di vista della parzialità e da un senso alle parti. Dewey lesse attentamente anche Darwin Æ Soggetto e ambiente sono strettamente legati Æ adattamento all’ambiente . Ma per Darwin l’interazione fra soggetto e un altro soggetto porta alla lotta per la sopravvivenza, soprattutto se sono della stessa specie; per Dewey invece i soggetti collaborano per giungere a una democrazia autentica.
Un concetto importante è quello di CONTINUITA’ e INTERAZIONE .
Nelle ultime opere l’autore sostituisce questo concetto chiave di interazione con quello di TRANSAZIONE, molto più forte ed accentuato del primo. Quando si parla di interazione si presuppone sempre l’indipendenza tra soggetto e ambiente e poi li si mette in relazione. Parlando di transazione l’interdipendenza è molto più accentuata: i due elementi in relazione esistono solo se esiste la transazione; il rapporto è in primo piano, non le parti. In “Esperienza e natura ”dà un nuovo concetto di esperienza Æ l’esperienza per gli empiristi era atomistica, cioè costituita da tanti fatti , uno separato dall’altro, ed era esperienza cosciente. Per Dewey il concetto di esperienza è dilatato, comprende tutto, cosciente ed incosciente, razionale e confuso ecc. l’esperienza ha una sua storicità ed un’apertura verso il futuro. Ogni esperienza si inserisce in un concetto storico che può essere oggettivo o soggettivo: oggettivo = fatti che accadono fuori di noi ; soggettivo = fatti ed esperienze dirette e personali .
Non c’è un dato empirico che abbia un significato costante. Ogni dato di esperienza muta a seconda del soggetto, del contesto. Un uomo del paleolitico ed un uomo moderno percepiscono lo stesso dato in modo diverso, e anche due uomini della stessa epoca possono percepirlo diversamente .Tra i vari soggetti c’è una percezione diversa, che dipende dalla storicità soggettiva e dai suoi apprendimenti. Il concetto di apertura al futuro sottolinea il fatto che la conoscenza non è solo teoretica e contemplativa, ma attiva e pratica, finalizzata a produrre nuove ricerche e a predisporre interventi futuri nel mondo . Esperienza Æ interazione : l’esperienza non è certa, ma precaria, instabile, rischiosa Æ la natura presenta necessità e caso mescolati assieme. La sensazione della precarietà ha spinto l’uomo a cercare qualcosa di fermo, stabile e sicuro nel mondo. Solo se l’uomo trova certezza domina la precarietà e si sentirà più potente nel comprendere il mondo e la realtà. Fin dalla preistoria l’uomo ha tentato di trovare certezze e uno dei primi tentativi è stato quello di costruire strumenti per agevolarsi, così anche la moderna tecnologia Æ elementi continui per creare l’ordine nel disordine. Con l’elaborazione teorica, per esempio le filosofie l’uomo ha compiuto altri tentativi per trovare la stabilità e cristallizzarla, fissarla Æ nascita dei concetti di essere, materia, spirito, Dio……aspetti della natura cristallizzati dall’uomo. Ma anche a livello filosofico si insinua il concetto di precarietà Æ instabilità filosofica = dualismi (essere- divenire, sostanza- accidente). All’interno di queste contrapposizioni l’uomo ha sempre cercato di valorizzare l’elemento di stabilità.
La natura per Dewey non ha non ha un fine assoluto nel suo movimento, tuttavia l’uomo può parlare di “fini” con un particolare significato Æ fine =completamento di un processo, un procedimento che di per sé non è né buono né cattivo, non lo si può giudicare eticamente, è uno sviluppo e basta. L’unico modo corretto per accostarsi al mondo è quello sperimentale Æ tentativi, prove, errori Æ autocorrezioni. Dewey difende il metodo scientifico non come un positivista, non crede alle certezze assolute della scienza , ma apprezza il metodo sperimentale scientifico Æ metodo dell’indagine: 1) Situazione problematica; il soggetto, di fronte al problema, prima prova disagio, poi tenta vie risolutive Æ 2) Strategie; il soggetto elabora strategie di soluzione, cioè idee basate sull’osservazione Æ si ipotizzano conseguenze 3) Ragionamento; cioè una formalizzazione linguistica dell’idea, attraverso lo strumento linguistico posso formalizzare, comparare i risultati tra loro e ne scaturisce un Æ 4) Progetto, sottoposto poi alla verifica empirica, se questa viene superata, il progetto diviene un Æ 5) Giudizio, cioè una valutazione complessiva del problema, che comprende una serie di suggerimenti pratici. Tra teoria e pratica c’è continuità, non contrasto e separazione. IL pensiero di Dewey, che critica le filosofie metafisiche e i loro errori, è stato a sua volta accusato di metafisica Æ alcuni critici hanno detto che il suo è un pensiero olistico, cioè c’è il tutto che prevale su ogni parte, valorizza troppo la totalità andando a discapito delle parti , non essendo più in grado di fornire quindi soluzioni e risposte su piani concreti e particolari, diventa tutta metafisica e globale. Dewey ha combattuto tale accusa, elaborando la sua teoria del linguaggio . Il linguaggio ha un ruolo fondamentale nell’evoluzione dell’uomo. Esso è”lo strumento degli strumenti”, è un grande tentativo riuscito per dare dei punti fermi all’uomo nella sua instabilità. Il linguaggio è anche un mezzo potente per acquisire una sua autocoscienza: esso fissa dei significati, rielabora ed interrompe l’associazione più elementare dell’uomo, cioè quella di “stimolo risposta”. Il linguaggio ci ha allontanato dall’istinto immediato, ci obbliga ad interporre tra stimolo e risposta un momento di riflessione. Cioè è importante per formare un’autocoscienza e prendere le distanze dalla realtà Æ essere parte di fronte alla globalità. L’esperienza permette all’uomo di progettare.
Dewey si occupa di temi antichi, come gli UNIVERSALI. Gli empiristi dicevano che gli universali nascono in seguito ad una astrazione logico- linguistica, partendo da una realtà singola e riportandola ad altre simili. Per Dewey l’operazione di costruzione degli universali avviene in un percorso temporale molto lungo ; il soggetto non deve percorrere tutte le tappe per giungere ad elaborare gli universali Æ gli uomini hanno fatto passi avanti e li hanno già prodotti nell’antichità, per cui ora l’uomo se li trova precostituiti, preesistenti Æ percorso evolutivo culturale continuo Æ il pensiero filosofico si è costituito col contributo del passato e si accresce con quello del presente. L’uomo ha ogni potenzialità e durante la storia le ha sviluppate formando delle categorie: molti concetti che per noi sono chiari e scontati (per esempio il concetto di astratto e concreto) per i più antichi filosofi greci non erano così distinti, e proprio grazie al loro pensiero oggi ci troviamo avvantaggiati . IL linguaggio non si inventa, ma si impara Æ socialità dell’uomo Æ l’uomo vive insieme ad altri uomini Æ etica e politica fondamentali per Dewey. Se la filosofia per Dewey è filosofia dell’azione, un giudizio morale sull’azione stessa nasce spontaneo. Dewey conosce la filosofia europea e su questo tema ha letto attentamente la “Critica della ragion pratica” di Kant. A volte la respinge per esempio: la separazione netta che Kant stabilisce tra leggi naturali e leggi morali: queste ultime sono per Kant puramente razionali, ben separate da istinto e sensibilità; per Dewey questa separazione è impossibile perché l ’io di un soggetto si sviluppa secondo strutture sociali ed istintive che coesistono . Solo l’uomo , le cui abitudini siano buone, sa ciò che è buono Æ istinti ed abitudini condizionano la morale. La felicità è alla base della moralità dell’uomo Æ una morale improntata sul dovere puro è troppo astratta non è attuabile. Per Dewey la felicità è un grande obiettivo e non è detto che tutto ciò che porta alla felicità sia un vizio. Per altri aspetti Kant e Dewey sono d’accordo. Per esempio l’INTENZIONE che sta alla base dell’azione. Le riflessioni sull’etica sono comprese nel più ampio tema dei valori Æ attualmente non esiste una scienza dei valori, ma è convinto che sia possibile costruirla: per il circolo del neopositivismo le proposizioni valutative non sono scientifiche; per Dewey invece la proposizione valutativa può essere espressa in modo scientifico, sotto forma di ragionamento ipotetico. Per Dewey “se uso i mezzi X e Y allora si raggiunge il fine Z” Æ ne è prova di scientificità perché si può verificare che X e Z portino ad Y. Se un osservatore crea condizioni X e Y allora si può osservare un fenomeno Z” Æ proposizione scientifica senza alcun dubbio, ma nell’impostazione ipotetica non è molto diversa dalla prima Æ continue relazioni tra mezzi e fini Æ questi concetti non devono mai essere estranei l’uno all’altro Æ non posso raggiungere un fine adottando mezzi contrari a quel fine Æ Fine = mezzo procedurale ; mezzo = parte frazionata del fine Æ omogeneità interazione.
Alcuni critici hanno osservato che Dewey è lontano dal cristianesimo perché dovrebbe essere significativo solo il fine ultraterreno.
Dewey non fu un politico, ma un grande osservatore della politica contemporanea e si schierò sempre di fronte a problemi scottanti. Dewey è un democratico che crede in una democrazia avanzata, perfettamente compatibile con l’intervento dello Stato . Il mondo capitalista e industriale è pieno di ingiustizie sociali, potere e ricchezza non sono giustamente ripartite. Lo stato deve intervenire per rimuovere queste ineguaglianze. Il tratto più caratteristico del pensiero scientifico è che non è mai definito, ma sempre in evoluzione Æ la democrazia è la forma politica che più da vicino ricalca questo metodo scientifico Æ non è rigida, ma sempre pronta ad autocorreggersi. Dewey ha definito la sua posizione “liberalismo radicale” Æ libertà al primo posto, bisogna essere liberi da…e liberi di… non è il liberalismo vecchio del “lasser faire “. Per Dewey vanno considerati gli sfruttamenti di uomini su altri uomini (cultura marxista). Ma Dewey non è un marxista perché il marxismo si propone come verità ultima ed assoluta, hanno fiducia nella rivoluzione e nella violenza. La democrazia di Dewey è invece gradualista, si pratica per gradi ,attraverso il dibattito e continue autocorrezioni. La violenza inganna ed illude utopicamente l’uomo. L’uomo deve essere educato ( attenzione per la pedagogia).
È un ottimista perché ha fiducia nello sviluppo pacifico di questa democrazia. Dewey non ha certezze religiose assolute, tuttavia si proclama profondamente religioso: ci deve essere una particolare religiosità in ogni esperienza dell’uomo. Questa religiosità anima l’uomo ed è una tensione che accompagna l’uomo quando è impegnato e tende a raggiungere un obbiettivo Æ religiosità laica Æ la ricerca è religiosa.

LA SCUOLA DI FRANCOFORTE

Gruppo vario ed eterogeneo, unito dalla critica feroce contro la società contemporanea. La sede era l’istituto per la ricerca sociale Æ indagine sulle organizzazioni cardine della società: famiglia, cultura, mass media, tale ricerca era indirizzata al mantenimento della società stessa Æ molti di questi autori ebbero interesse politico senza grandi cariche. Tra gli autori abbiamo: Adorno, Orkeimer, Marcuse, Fromm. L’ascesa del fascismo significò la caduta di questa scuola (33) Æ alcuni di origine ebraica Æ molti emigrarono a Ginevra, altri negli USA come Adorno.

ADORNO

Prese il nome dalla madre, da cui ereditò anche la passione per la , musica.
Trasferitosi negli USA cominciò a collaborare con Orkeimer Æ “Dialettica dell’illuminismo”. Nella seconda metà degli anni ’40 Adorno scrive una raccolta di aforismi: “Minima moralia”; scrive poi ancora “La personalità autoritaria”, non originale ma frutto di una ricerca “viva” sugli studenti americani Æ la famiglia trasmette valori sociali e si sviluppano personalità autoritarie (padri) Æ nella famiglia si educa al totalitarismo che porterà ad un regime totalitario (fascismo e nazismo). Con la caduta del Nazismo alcuni tornarono a rifondare il circolo.
PUNTI FONDAMENTALI
Marx e Hegel Æ punti di riferimento. Hegel Æ approccio globale Æ la società = totalità, e quindi bisogna ricollegare il problema ad un contesto più ampio. Tale approccio globale = approccio critico, grazie a cui la società muta in positivo.
TESTI ED OPERE
“Dialettica dell’illuminismo” Æ il nostro mondo è dominato dalla razionalità strumentale. Nel corso dei secoli l’uomo ha valorizzato il sapere pratico trascurando quello contemplativo, quindi l’illuminismo è simbolo dell’era moderna Æ tutto è ridotto a numero e l’uomo perde la sua identità.
“Eclissi della ragione” di Orkeimer Æ nella prefazione Orkeimer dice che il testo rispecchia le idee di Adorno. Quale ragione si è eclissata? Quella tradizionela filosofica che cerca la legge del mondo; il suo senso senza attività pratica, ma solo per la semplice comprensione Æ tramonta perché prevale la ragione scientifica he svaluta l’uomo Æ le grandi industrie contribuiscono a soffocare il bisogno di metafisica dell’uomo.
“Minima moralia” Æ Adorno torna su queste tematiche, riferendosi anche al mondo americano, distruggendo alcuni luoghi comuni come il buon senso che protegge i valori del mondo contemporaneo.
Nel 67/68 questi divennero gli autori più letti soprattutto quelli che riguardavano la famiglia, ma che riguardavano poi anche il campo politico Æ riflessione sui sistemi totalitari.
Totalitarismo (Marcuse +Orkeimer)Æ concetto ampio che si adatta a diversi tipi di stato Æ si afferma quando la classe dirigente ha grande contatto con chi è al potere. Può avere diverse forme come in Russia Æ statalismo, che impone modelli, processi ecc… e in USA Æ il potere politico è legato al potere industriale e determina comportamenti e riflessioni in modo meno evidente grazie al grande sviluppo dei mass media Æ cittadino = consumatore, in cui le grandi industrie inculcano i loro bisogni con la pubblicità. Queste teorie destarono molte critiche dei letterati americani ( negavano di essere così vicino ai russi ) e russi. Ma anche in ambito marxista abbiamo diverse critiche benché fosse l’ambiente di formazione culturale di diversi autori ( molti erano tesserati comunisti ). Marcuse è l’intellettuale più interessante politicamente; il testo più letto è “L’uomo ad una dimensione” Æ uomo moderno occidentale, che vive in una confortevole, levigata, democratica non libertà Æ in realtà noi siamo privi di autentica libertà Æ uomo = consumatore. L’uomo deve rifiutare globalmente questa società e questo ruolo. Marcuse è morto nel ’79.

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