Platone e Aristotele

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia

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Testo

PLATONE
• VITA
Platone nacque nel 428 a. C. A 20 anni divenne discepolo di Socrate. Con la morte del Filosofo abbandonò le aspirazioni politiche per ricercare nella filosofia le basi della società. Venduto da Dionigi il Vecchio come schiavo, usò i soldi del riscatto per fondare l’Accademia. Tornò a Siracusa, dove Dionigi il giovane lo trattenne quasi come uno schiavo. Tornò poi ad Atene, dove insegnò fino a 81 anni, morì nel 347.
• SCRITTI
➢ PRIMO PERIODO: Apologia, Repubblica I, …….
➢ SECONDO PERIODO: Repubblica II - X, Menone, Fedro, ……..
➢ TERZO PERIODO: Parmenide, Teeteto, Sofista, Politico, Leggi, ……
Platone tenne dei corsi intitolati “Intorno al Bene”, in cui, per la profondità dell’argomento, preferì la dimensione dell’oralità dialettica. In queste “dottrine non scritte” sviluppa una metafisica pitagorica sui concetti di Uno (Bene) e Diade (Illimitato).
• LA 2° NAVIGAZIONE
I filosofi precedenti, secondo Platone, andarono fuori rotta, nella prima navigazione della filosofia, nella ricerca nel sensibile delle cause del mondo sensibile.
Con la seconda navigazione Platone introduce la ricerca in un mondo soprasensibile.
• LA DOTTRINA DELLE IDEE
Le idee sono le essenze delle cose, ragioni ultime e supreme che fan sì che una cosa sia ciò che è, modello unico e perfetto delle cose molteplici e imperfette di questo mondo. Esse si trovano nell’Iperuranio, un luogo materialmente inesistente. Le idee possiedono le caratteristiche dell’essere parmenideo.
• I PRINCIPI DELL’UNO (BENE) E DELLA DIADE
I principi dell’Uno, inteso anche come Bene, è il principio costituente delle idee: applicato sul concetto di Diade (Illimitato), esso limita l’illimitato “creando” così le altre idee. La Diade viene definita con l’ossimoro “materia intelleggibile”, ovvero quella vastità di forza su cui si applica il Bene.
• IL COSMO SENSIBILE (mito del Demiurgo tratto dal Timeo)
Il Demiurgo è un Dio-artefice che, ispirandosi alle Idee, ha plasmato la Chora, ovvero la materia sensibile, imperfetta.
• LA CONOSCENZA
L’anima, di mezzo fra i due mondi, li conosce entrambi, e non deve far altro che ricordare ciò che vide. Esempio nel “Menone” di Socrate che, con la maieutica, fa ricordare ad uno schiavo il teorema di Pitagora. La conoscenza è perciò reminescenza (anamnesi). Nel “Fedone” Platone si rifà alle idee matematiche, sostenendo che sulla terra nulla è perfettamente geometrico, a differenza che nella mente.
• I GRADI
CONOSCENZA
SENSIBILE
DOXA
IMMAGINAZIONE (EIKASIA)
CREDENZA (PISTIS)
OMBRE DELLE COSE
OGGETTI SENSIBILI
SCIENZA o CONOSCENZA RAZIONALE
EPISTEME
RAGIONE MATEMATICA (DIANOIA)
INTELLIGENZA FILOSOFICA (NOESIS)
IDEE MATEMATICHE
E LORO RAFFIGURAZIONI
OGGETTI SENSIBILI
• L’EDUCAZIONE
Nella “Repubblica” Platone enumera le quattro discipline propedeutiche alla filosofia:ARITMETICA, GEOMETRIA, ASTRONOMIA, MUSICA. Gli studenti inizieranno con ginnastica e musica; i migliori studieranno poi filosofia, le cariche militari e civili e poi saranno pronti a reggere lo stato.
• LA CONDANNA DELL’ARTE IMITATIVA
L’arte è l’imitazione di un’immagine, quella del mondo delle idee, e pertanto tre volte lontana dalla verità. Inoltre essa corrompe l’uomo, scatenando gli istinti più bassi. Essa corrisponde all’eikasia, e può essere utile solo se assoggettata alla filosofia.
• LA DIALETTICA
La dialettica è lo studio dei rapporti esistenti fra le idee. Esiste la dialettica ascensiva, che, partendo dal sensibile porta alle Idee e quindi e quindi all’idea suprema (Bene/Uno), e quella discensiva, che partendo da un’idea più generale va nel particolare.
• L’AMORE PLATONICO
Eros (nato da Acquisto e Povertà) è una forza semi - divina che unisce il sensibile al soprasensibile. Amore è alla ricerca del Bello, che coincide con il manifestarsi del Bene, come un filosofo è sempre alla strenua ricerca del sapere, Per questo Amore è desiderio dell’Assoluto, e si divide in tre generi: l’amore fisico, che cerca nella generazione di nuovi esseri l’immortalità, l’amore intellettuale, che cresce nello spirito, e infine l’amore filosofico per il Bello, ovvero il Bene. L’anima, rivedendo la Bellezza nelle cose sensibili, si infiamma ricordandosi il suo viaggio nell’Iperuranio, e si eleva verso quel luogo da dove è discesa. L’amore platonico è nostalgia dell’Assoluto, la forza che eleva l’amante verso il Bello.
• CONCEZIONE DUALISTICA DELL’UOMO
L’uomo è visto sin dall’Orfismo come un’opposizione tra anima (soprasensibile) e corpo (sensibile),per cui la prima è in realtà prigioniera della carne. Platone semplicemente le distingue e afferma che il lavoro del filosofo è quello di prepararsi alla vera vita che sta dopo la morte, fuggendo dal male del corpo mediante la virtù e la conoscenza, e contemporaneamente fuggire dal male insito nel mondo sensibile per avvicinarsi a dio.
• LO SCOPO DELLA DIALETTICA
Con la dialettica, ovvero sforzandosi di raggiungere il mondo delle idee, il filosofo purifica l’anima e questo, come diceva anche Socrate, è il supremo compito morale dell’uomo.
• L’IMMORTALITÀ DELL’ANIMA
➢ FEDONE: l’anima è capace di cogliere le realtà immutabili delle idee perché è di natura affine ad esse, altrimenti non sarebbe in grado di comprenderle, e pertanto è immortale come loro. (DELLA SOMIGLIANZA)
➢ TIMEO: l’anima è stata creata dal Demiurgo, ma per statuto divino non è soggetta a morte.
➢ CONTRARI: ogni cosa è generata dal suo opposto, quindi la vita è generata dalla morte, nel senso che l’anima rivive dopo la morte del corpo.
➢ VITALITA’: l’anima, in quanto soffio vitale, è vita e partecipa all’idea di vita, quindi non può accogliere in sé l’idea di morte.
• LA METEMPSICOSI
Secondo Platone le anime si reincarnano in vari livelli di esseri a seconda della condotta nella vita passata. Nella “Repubblica” afferma che il numero delle anime è finito, quindi il castigo non è eterno, bensì di mille anni circa, poiché era affascinato dal numero perfetto 10 dei Pitagorici, e quindi 10 volte una vita di cento anni.
• IL MITO DI ER (TRATTO DALLA REPUBBLICA)
Er, morto in battaglia e resuscitato dopo 12 giorni, racconta che la parca Lachesi propone ad ogni anima il tipo di vita, onorevole o viziosa, da scegliere, e spesso questa scelta è legata alle esperienze passate. L’ordine di scelta viene estratto a sorte, ma comunque anche gli ultimi avranno un’ampia scelta. Dopodiché l’anima beve l’acqua del “fiume della dimenticanza” e si reincarna.
• IL MITO DEL CARRO ALATO (TRATTO DAL FEDRO)
L’anima è come un carro alato al seguito degli dei, che procede verso l’Iperuranio. Ma l’auriga (=ragione) deve comandare un cavallo bianco (=irascibile) che lo porta nella giusta direzione, e un cavallo nero (=concupiscibile) che lo tira verso il basso. Quei pochi che riusciranno a vedere per più tempo l’Essere nella “Pianura della verità” avranno una vita moralmente più perfetta. Ogni 10.000 anni di vite, castighi e premi le anime potranno ritentare il viaggio, mentre per le anime che si sono dedicate alla filosofia per tre volte consecutive ciò avverrà ogni 3000 anni.
• LA REPUBBLICA PLATONICA
Secondo Platone il politico deve essere un filosofo. Lo Stato non è altro che l’immagine della nostra anima nelle sue varie parti. La “Repubblica” è l’opera scritta più importante di Platone.
• LO STATO IDEALE
Lo Stato nasce perché ciascuno di noi non è autarchico, ma ha bisogno dei servizi di altri. La Città è perciò divisa in tre classi. Ad ognuna di queste classi corrisponde una parte dell’anima e un determinato valore.
➢ I PRODUTTORI: ovvero i contadini e gli artigiani. Ad essi corrisponde la parte passionale dell’anima, e perciò ciò cui essi dovranno propendere dovrà essere la temperanza, ovvero la capacità di disciplinare i piaceri e i desideri e sopportare il comando delle classi superiori.
➢ I GUARDIANI: ovvero i combattenti, sono la parte volitiva dell’anima. Essi dovranno essere coraggiosi per difendere la città dai pericoli esterni e dai vizi legati alla quantità di ricchezze, mansueti e fieri.
➢ I GOVERNANTI: ovvero i politici. In essi prevale l’aspetto razionale, e dovranno adempiere alla saggezza. Saranno pertanto anche filosofi.
La GIUSTIZIA si ottiene quando l’armonia si instaura tra queste tre virtù.
• IL COMUNISMO PLATONICO
Affinché non vi siano contrasti interni, Platone suggerisce l’abolizione della proprietà privata, specialmente per i custodi. Essi non avranno mogli proprie e i figli saranno strappati ai padri ed educati, affinché lo Stato si riveli un’unica grande famiglia. I bambini verranno educati all’apprenddistato
di un mestiere se in essi prevarrà l’aspetto concupiscibile dell’anima, alle attività ginnico-sportive se prevarrà l’aspetto irascibile (custodi), o seguiranno la propedeutica alla filosofia (vd. L’EDUCAZIONE) se tenderanno verso la ragione. I reggitori vivranno nella povertà e la loro felicità sarà costruita dal raggiungimento della visione del Bene.
• CONSIDERAZIONI SULLO STATO IDEALE
Platone afferma, alla fine del IX libro, che “poco importa che ci sia o possa esserci” tale Città, basta che ciascuna viva seguendo le sue leggi. Ossia, prima che nella realtà, la Città platonica si realizza nell’interiorità dell’uomo.
• LO STATO SECONDO
Nel “Politico” e nelle “Leggi” Platone descrive le tipologie di Stato possibili con le relative degenerazioni: monarchia, aristocrazia e democrazia che degenerano in tirannide, oligarchia e demagogia.
• IL MITO DELLA CAVERNA (TRATTO DALLA REPUBBLICA)
➢ SIGNIFICATO ONTOLOGICO: le ombre sono parvenze sensibili, le statuette gli oggetti sensibili. Il mondo fuori della caverna è perciò il mondo delle idee (le matematiche riflesse sull’acqua), con il sole che rappresenta l’idea del Bene.
➢ SIGNIFICATO GNOSEOLOGICO: le ombre sono l’eikasìa, le statuette la pìstis, la liberazione è l’arte del filosofo della dialettica.
➢ SIGNIFICATO POLITICO: il ritorno del filosofo coincide con lo scopo del politico, identificato in Socrate.

ARISTOTELE
• LA VITA
Aristotele nacque a Stagira nel 383-384 a. C.. Dai 17 e per vent’anni frequentò l’Accademia. Alla morte del maestro creò una scuola propria ad Atarneo. Nel 342 andò a Pella per educare Alessandro. Dopo che il re divenne un despota orientale, nel 335-334, dopo 13 anni, tornò ad Atene, dove fondò il Liceo (PERIPATO=GIARDINO). Morì nel 322-321 a Calcide.
• GLI SCRITTI
Si dividono in:
➢ ESSOTERICI (destinati al pubblico): corrispondenti ad alcuni scritti platonici, con miti e ornamenti vivaci. Nel PROTRETTICO Aristotele afferma che filosofare è necessario.
➢ ESOTERICI (destinati all’insegnamento): scarni e sistematici.
• SCRITTI DI LOGICA (Organon)
• METAFISICA (14 libri)
• FISICA
• ETICA
• LA DIVERSA CONCEZIONE DEL SAPERE
(Platone) (Aristotele)
Finalità politica della conoscenza, Conoscenza disinteressata del reale,
Filosofo = politico, Filosofo = sapiente,
Filosofia = sapere più alto, le altre scienze La realtà si divide in parti che vengono studiate
riguardano il mondo imperfetto. alle scienze, la filosofia le studia nell’insieme.
La metafisica studia l’Essere e la realtà in quanto tali, le scienze ne studiano una parte, pertanto la filosofia è la “scienza prima”. La filosofia di Aristotele è rigorosamente razionale e specialistica, formata da un insieme fisso di verità rigidamente connesse. Inoltre Aristotele, a differenza di Platone, è più interessato alle scienze naturali che a quelle matematiche.
• LE SCIENZE
➢ SCIENZE TEORETICHE: metafisica, fisica e matematica (studiano il necessario).
Hanno come scopo la conoscenza disinteressata alla realtà.
➢ SCIENZE PRATICHE: etica e politica
➢ SCIENZE POETICHE: arti belle e tecniche
Queste studiano il possibile.
• LA METAFISICA ( o FILOSOFIA PRIMA)
La metafisica studia:
➢ CAUSE E PRINCIPI PRIMI
➢ *L’ESSERE IN QUANTO ESSERE
➢ LA SOSTANZA
➢ DIO E LA SOSTANZA IMMOBILE
*La matematica studia l’essere in quanto quantità, la fisica in quanto movimento, solo la filosofia lO studia nella sua essenza.
• I SIGNIFICATI DELL’ESSERE
Aristotele attribuisce all’essere vari significati:
➢ ESSERE COME ACCIDENTE
➢ ESSERE COME CATEGORIE
➢ ESSERE COME VERO
➢ ESSERE COME ATTO E POTENZA
• L’ESSERE COME CATEGORIE
Le categorie sono le caratteristiche fondamentali e strutturali dell’essere:

➢ LA SOSTANZA,
➢ LA QUANTITÀ,
➢ LA QUALITÀ,
➢ L’AGIRE,
➢ LA RELAZIONE,
➢ IL SUBIRE,
➢ IL DOVE,
➢ IL QUANDO.
Sotto l’aspetto ontologico le categorie sono i modi in cui la realtà si presenta, sotto quello logico sono i vari modi in cui l’essere viene predicato. La sostanza è ciò a cui fanno riferimento le categorie, che la presuppongono. Ma se l’essere si identifica con le categorie, che poggiano sulla sostanza, allora la sostanza è quella natura determinata che è impossibile negare di esso, ovvero necessaria affinché una cosa sia ciò che è. (seguendo il principio di non-contraddizione)
• LA SOSTANZA (o TODE Tì)
La sostanza è l’individuo concreto che compie le azioni (soggetto), è un ente autonomo al quale vengono riferite le varie qualità. Per qui l’essere è un insieme di sostanze e qualità. La sostanza è un sinolo di materia e forma. La forma è l’essenza che rende l’oggetto ciò che è, la materia è il quid o materiale concreto. La forma è l’elemento attivo, la materia quello passivo.
La forma è dunque la struttura che definisce un oggetto, a differenza dell’accidente che è una qualità momentanea che l’essere può avere o non avere.
• LE QUATTRO CAUSE
Le cause sono specificazioni della sostanza, ovvero il chiedersi il perché di una certa cosa. Esse sono:
➢ CAUSA MATERIALE (la materia),
➢ CAUSA FORMALE (La forma o essenza necessaria),
➢ CAUSA EFFICIENTE (il principio del movimento),
➢ CAUSA FINALE (lo scopo del movimento).
• LA CRITICA ALLE IDEE PLATONICHE
Aristotele riconosce nelle idee platoniche la causa formale delle cose, ma critica il fatto che tale causa sia posta in un mondo trascendente, l’Iperuranio. Infatti non capisce come le idee partecipino o vengano imitate; così la causa formale è insita nel mondo reale. Inoltre le idee dovrebbero essere in numero pari,se non maggiore, delle cose esistenti, poiché definiscono anche qualità e fasi transitorie inesistenti nel mondo sensibile. Le idee sono quindi inutili doppioni.
• LA DOTTRINA DEL DIVENIRE
Sostenuto da Eraclito, impensabile per Parmenide, il divenire viene inteso da Aristotele come il passaggio da un certo tipo di essere ad un altro tipo.
• L’ESSERE COME POTENZA E ATTO
Allo scopo di pensare adeguatamente al divenire, Aristotele elabora i concetti di potenza e atto. La potenza risiede nella materia, ed è la possibilità di questa di assumere una certa forma, l’atto è appunto la realizzazione di questa possibilità; esso è anche chiamato ENTELECHIA, che significa perfezione attuata. L’atto possiede rispetto alla potenza una priorità
➢ CRONOLOGICA (il seme-potenza deriva da una pianta già in atto),
➢ GNOSEOLOGICA (la conoscenza dell’atto presuppone la sua potenza),
➢ ONTOLOGICA (esso costituisce la causa, il senso e il fine della potenza).
• LA MATERIA PRIMA
Il divenire è dunque atto e potenza, materia che, priva di forma, la raggiunge (concetto di privazione). Il movimento presuppone la causa efficiente e quella finale. Esso è una catena di trasformazioni che, secondo Aristotele, presuppone due estremi: la pura materia, potenza di ogni forma, e la pura forma, o atto puro, cioè una perfezione completamente realizzata, priva di potenza.
• LA CONCEZIONE ARISTOTELICA DI DIO
Aristotele dimostra l’esistenza di Dio affermando che ogni oggetto in movimento è mosso da un altro oggetto, anch’esso in moto. Risalendo per questa catena si deve giungere a un principio primo e immobile, causa iniziale del movimento, altrimenti esso rimarrebbe inspiegato. Aristotele identifica questo principio con Dio. Dio è atto puro, poiché, essendo immobile, non presuppone alcuna potenza, di conseguenza Dio è pura forma. Dio è inoltre la causa finale delle cose, cioè come oggetto d’amore per la materia che aspira alla forma, attira a sè le cose. Così tutte le cose aspirano alla perfezione, che per Aristotele è sinonimo di forma. Dio è oggetto del suo stesso pensiero, ovvero pensiero del pensiero.
• LA LOGICA o ANALITICA
La logica non è una scienza, bensì il procedimento comune a tutte le scienze. Essa si fonda sull’essere, ed è quindi legata alla metafisica. L’Organon, l’insieme dei libri propedeutici alla logica, la distingue in varie parti: il concetto, la proposizione, il ragionamento.
• I CONCETTI
Secondo Aristotele esistono concetti più o meno generali di altri, possono essere classificati quindi per genere e specie. Il primo è quello più generale, quindi contenente meno caratteristiche ma più componenti, perciò la comprensione e l’estensione sono inversamente proporzionali. Percorrendo la scala dei concetti, troviamo l’individuo o sostanza prima ad un estremo e dei generi sommi all’altro, le categorie dell’essere.
• LE PROPOSIZIONI
Le proposizioni sono combinazioni di concetti di tipo APONFATICI, ossia asserzioni che possono essere considerate vere o false, escludendo preghiere, comandi ecc… Le proposizioni si dividono in: universali o particolari, affermative o negative. Aristotele dedica particolare attenzione ai rapporti fra di esse. In epoca medievale è stato stilato il Quadrato degli Opposti:
A (da adfirmo) contrarie E (da nego)
UNIVERSALE AFFERMATIVA UNIVERSALE NEGATIVA
subalterne contraddittorie subalterne
I (da adfirmo) sub-contrarie O (da nego)
PARTICOLARE AFFERMATIVA PARTICOLARE NEGATIVA
contrarie = quantitativamente uguali, qualitativamente diverse
contraddittorie = quantitativamente e qualitativamente diverse
subalterne = quantitativamente diverse, qualitativamente uguali
• IL VERO E IL FALSO
Considerando il modo in cui si predica un soggetto, Aristotele divide i discorsi in asserzioni, possibilità, necessità (A è B, A è possibile che sia B, A è necessario che sia B). I concetti non sono né veri né falsi, ma uniti in proposizioni ciò può venir stabilito. Aristotele formula perciò due teoremi:
➢ La verità risiede nel pensiero/discorso, non nell’essere, il quale è per definizione sempre vero;
➢ La misura della verità risiede nell’essere.
Perciò nel dire che una cosa è bianca, potremo stabilirne la veridicità solo se nella realtà essa è davvero bianca. La verità si ottiene perciò congiungendo ciò che nella realtà è congiunto e disgiungendo ciò che è disgiunto.
• IL SILLOGISMO
Secondo Aristotele noi ragioniamo quando poniamo dei rapporti consequenziali tra più proposizioni. Il SILLOGISMO è il ragionamento per eccellenza, in cui poste alcune premesse, si giunge a una conclusione. Il sillogismo tipo è formato da una PREMESSA MAGGIORE, una PREMESSA MINORE (antecedenti) e da una CONCLUSIONE.
Ogni uomo, estremo minore essendo animale, termine medio è mortale. estremo maggiore
A B C
Se A è B, e B è C, è necessario che A sia C. (proprietà transitiva)
• LE FIGURE E I MODI DEL SILLOGISMO
In base alla posizione del termine medio, Aristotele divide i sillogismi in 3 figure (4 successivamente):
1) termine medio soggetto nella premessa maggiore e predicato nella minore: I sub-prae
2) termine medio predicato in entrambe le premesse: II prae-prae
3) termine medio soggetto in entrambe le premesse: III sub-sub
4) termine medio predicato nella premessa maggiore e soggetto nella minore: IV prae-sub
(4 figure (3+1) elevato alla quarta (A, E, I, O) danno 256 sillogismi possibili)
Secondo Aristotele solo 14, e successivamente 19, sono i sillogismi validi, ovvero concludenti:
1^ figura: BARBARA, CELARENT, DARII, FERIO
(prima vocale = premessa maggiore, seconda vocale = premessa minore, terza vocale = conclusione)
• IL PROBLEMA DELLE PREMESSE
Negli ANALITICI PRIMI Aristotele tratta solo della validità, ovvero della correttezza, dei sillogismi. Negli ANALITICI SECONDI invece si sofferma sulla validità di tali sillogismi. Un sillogismo vero deve esserlo in tutte le sue parti, comprese le premesse. Le premesse sono per Aristotele ASSIOMI, veri di verità INTUITIVA, secondo alcune o tutte le scienze (PRINCIPIO DI NON-CONTRADDIZIONE, DI IDENTITÀ, DEL TERZO ESCLUSO). Tuttavia questi principi necessari non sono sufficienti, ma occorrono anche dei principi propri delle scienze, che vengono forniti da ipotesi e definizioni di un essere nella sua peculiarità. Le premesse vengono così formulate tramite il METODO INDUTTIVO, ovvero partendo da due proposizioni particolari si giunge a una conclusione universale. In questo caso nella prima premessa i due estremi vengono uniti nonostante il fatto che l’affermazione che ne deriva non è universalmente dimostrabile.
• L’INTUIZIONE
Le premesse arrivano dunque da quella parte dell’intelletto che può eseguire un’ INTUIZIONE RAZIONALE. L’intuizione è perciò il principio della conoscenza, e l’induzione è il metodo empirico che fa scattare l’intuizione osservando il particolare per cogliere l’universale, tant’è che da un’esperienza singola possiamo intuire un concetto generale. Tuttavia solo l’osservazione di più casi ci permette di comprendere con sicurezza la verità, ovvero l’essenza.
• LA SCIENZA COME SAPERE DELLE ESSENZE
Secondo Aristotele la scienza non è altro che il sapere delle essenze, la conoscenza delle cause ultime e necessarie attraverso l’intuizione e la dimostrazione sillogistica, ovvero l’esplicitazione ragionata della sostanza e delle sue proprietà. Aristotele voleva così creare un’enciclopedia contenente le definizioni di tutte le essenze.

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